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La figlia di Iorio


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.La figlia di Iorio è una tragedia in tre attidel 1903 di Gabriele D'Annunzio.OrigineL'autore, che proprio l'anno precedente avevarealizzato alcuni dei suoi capolavori lirici comeAlcione, si distaccò da Eleonora Duse e piombòin una spirale di lussi e di debiti. Affrontò, dopoil successo della Figlia di Iorio, un breve periododi difficoltà creativa ed artistica.Lo stesso d'Annunzio scrisse in una lettera alpittore Michetti, amico e corealizzatore dellatrama: "Tutto è nuovo in questa tragedia e tutto è semplice. Tutto è violento e tutto è pacato nello stesso tempo. L'uomo primitivo, nella natura immutabile, parla il linguaggio delle passioni elementari...E qualcosa di omerico si diffonde su certe scene di dolore.Per rappresentare una tale tragedia son necessari attori vergini, pieni di vita raccolta. Perché qui tutto è canto e mimica...Bisogna assolutamente rifiutare ogni falsità teatrale."La prima rappresentazione avvenne al Teatro Lirico di Milano il 2 marzo 1904 con la compagnia teatrale di Virgilio Talli ed ebbe enorme successo.La protagonista avrebbe dovuto essere Eleonora Duse,la cui relazione sentimentale con D'Annunzio era già incrisi, ma l'attrice si ammalò e il poeta non volle attendereil tempo necessario alla guarigione, così affidò la partedi Mila ad Irma Gramatica.Da alcune testimonianze risulta che la Duse non abbiamai dimenticato il dolore per quel torto subito.Gli altri interpreti erano Ruggero Ruggeri (Aligi), Teresa Franchini (Candia della Leonessa),Oreste Calabresi (Lazaro) e Lyda Borelli.Le scene e i costumi vennero affidate all'artistaFrancesco Paolo Michetti.La prima rappresentazionein Abruzzo, e fu un vero trionfo: si tenne il giorno 23giugno dello stesso anno al Teatro Marrucino di Chieti,città alla quale l'autore donò il manoscritto originaledella tragedia.TramaLa vicenda è ambientata in Abruzzo, nel giorno di San Giovanni, nel borgo montano di Taranta Peligna.La famiglia di Lazaro di Roio del Sangro sta preparandole nozze del figlio Aligi; l'atmosfera è gaia grazie aicanti e ai dialoghi allusivi ed effervescenti delle tresorelle. Aligi pare comunque turbato da strane sensazionie da presagi e si esprime in un linguaggio onirico.Mentre la cerimonia nuziale sta procedendo con unframmisto di riti rurali, ancestrali, pagani precristiani,irrompe nella casa Mila di Codro (la figlia di Iorio, unmago) per cercarvi rifugio; lei è una donna dallacattiva fama, ma è costretta a fuggire per evitare lemolestie di un gruppo di mietitori ubriachi.Quando Aligi, incitato dalle donne presenti al matrimonio,sta per colpirla, viene fermato dalla visione dell'angelo custode e dai pianti delle sorelle.Aligi riesce persino a convincere i mietitori arinunciare alla loro preda.Mila e Aligi finiscono per convivere assieme in unacaverna pastorale in montagna (la Grotta del Cavallone);la loro unione non è peccaminosa e anzi speranoardentemente di recarsi a Roma per ottenere ladispensa papalee poi sposarsi felici e contenti.Ma non è una favola, né tanto meno una storia alieto fine, anzi la situazione precipita rapidamente:Ornella, una sorella di Aligi, addolora profondamenteMila con il racconto sullo stato di disperazione in cuiè caduta la sua famiglia, dopo la partenza di Aligi.Mila decide allora di fuggire, ma viene fermata daLazaro che cerca di sedurla con la forza;Aligi interviene a difendere la donna e nasce cosìuna colluttazione tra padre e figlio che termineràcon la morte del primo. Aligi evita la condanna soloper l'autoconfessione di Mila, che si addebita ognicolpa, autoproclamandosi strega.La giovane verrà condotta alla catasta per morire sulle fiamme.Commento e criticheL'autore stesso, nella lettera a Michetti, descrisseperfettamente le motivazioni e gli intenti dell'opera.Rivivere le sue radici della terra natale, nell'intentodi eternare le figure pastorali antiche, grazie allascoperta dell'immutata sostanza della natura umana.L'autore ricerca oggetti come utensili, suppellettiliche abbiano l'impronta della vita vera, e nel tempomedesimo vuole diffondere sulla realtà dei quadriun velo di sogno antico.Perciò è proprio un sogno antico che riconduceil poeta alla sua terra d'origine, che nell'operaviene riportata ad uno stadio primitivo ed innocente,caratterizzato da usi e costumi arcaici.È infatti alla natura aspra della sua gente che ilpoeta salda la tragedia del destino.È un'opera variegata pervasa dal filo conduttoredella musicalità dannunziana.Ecco perché sembra quasi rientrare nella normalitàdelle cose, la vicinanza della frase ricercata e coltacon la filastrocca invece basata su temi popolari;oppure il tono realistico alternato a quellotrasognato, indefinito e misterioso.Lo stesso poeta definirà il suo verso come: "intero, senza spezzamenti, semplice e diritto, entra nell'anima e vi resta".Le critiche, sia quelle contemporanee allarealizzazione dell'opera sia quelle successive,sono state, generalmente, positive.Scrisse il Paratore: «È l'unica opera del poeta,che pur concedendo il debito posto al furoredei sensi, si solleva in un clima in cui i palpitidell'umana passionalità vibrano di unarisonanza universale».Rileva invece Umberto Artioli: «Nei paesaggi-statid'animo, negli oggetti-emblemi, nei personaggiche solidarizzano o si contrappongono comeframmenti di un'unica individualità scissa in sestessa ed affiorante sulla scena in una pletoradi sembianti diversi, circola quel che gliespressionisti definiranno Ich-Drama: un'opzionedrammaturgica a fondamento allegorico in cuil'eredità romantica, prende quota su un impiantodi sapore medievale».La Figlia di Iorio è stata portata sullo schermo,all'epoca del muto, due volte. In occasione delcentenario, il Comune di Pescara e Il Vittorialehanno sostenuto la produzione della versionecinematografica della tragedia. L'ha diretta eprodotta il regista Mario A. Di Iorio, girandola in digitale. Elena De Ritis è Mila di Codra;Corrado Proia è Aligi.CuriositàL'opera di D'Annunzio divenne oggetto di una parodia teatrale, rappresentata il 3 dicembredel 1904 al Teatro Mercadante di Napoli, ideatada Eduardo Scarpettae intitolata Il figlio di Iorio.Scarpetta fu querelato dalla Società Italiana degli Autori ed Editori per plagio e contraffazione per la messa in scena senza autorizzazione scritta,ma in sede processuale l'autore napoletano sarebbestato assolto.