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Quando arriveranno le bistecche editate?


Fonte: Le Scienze11 aprile 2018Maiali resistenti alla peste suina, polli immuni all'influenza aviaria, mucche adattate alle regioni tropicali. Sono alcuni dei progetti in corso per l'applicazione delle nuove tecniche di editing genomico alla zootecnia, rimasta finora ai margini dell'ingegneria genetica per questioni regolatorie e per la diffidenza dei consumatori. Riuscirà CRISPR a superare questi ostacoli, aprendo la strada a sviluppi che potrebbero rivoluzionare anche il benessere degli animali?di Anna Meldolesi/CRISPerManigeneticaanimalialimentazioneSe sentiamo la parola OGM, di solito pensiamo allepiante, non agli animali.Negli ultimi 20 anni, infatti, il settore zootecnico hadovuto rinunciare al contributo dell'ingegneriagenetica per le incertezze regolatorie prima ancorache per la diffidenza del mercato.A conti fatti c'è un solo animale transgenico vendutoa scopo alimentare in un solo stato del mondo(il salmone a crescita rapida AquAdvantage,approvato in Canada dopo ben due decennidi attesa), mentre le piante transgeniche sonocoltivate su oltre 180 milioni di ettari in più diventi paesi.Ma le nuove biotecnologie ora bussano anchealle stalle: riusciranno a entrare? Ci speranoal Roslin Institute, il centro scozzese che hadato i natali a Dolly e ora si serve di CRISPRper rendere i maiali resistenti alla sindromeriproduttiva e respiratoria PRRSV.Questa malattia è la più dannosa a livello globaleper la suinicoltura ed è causata da un virus.Una volta identificato il recettore usato dalpatogeno come porta di ingresso per infettarele cellule, i ricercatori hanno provveduto a bloccarlorimuovendo un pezzetto del gene che lo codifica.Se tutto andrà come previsto, ora il tratto saràintrodotto negli animali scelti per la riproduzioneda una società specializzata in breeding dei suini(Genus PIC). La direttrice del Roslin, Eleanor Riley,si augura che entro 5 anni questi animali potrannoottenere il via libera per debuttare in fattoria.In Scozia si lavora anche su altri filoni, tra cui imaiali resistenti alla peste suina africana, i polliimmuni all'influenza aviaria, i bovini migliorati peraumentare la produzione di latte nelle aree tropicali.Per quest'ultimoprogetto, illustrato su"Foreign Affairs" da Bill Gates, gli scienziati del Centre for TropicalLivestock Genetics and Health dell'Università diEdimburgo hanno avviato collaborazioni in Etiopia,Kenia, Nigeria e Tanzania. L'idea è di concentrarsisui geni che rendono tanto produttiva la razzaHolstein usata nei grandi allevamenti dei climi temperatie di correggere di conseguenza il genoma delle vacchetropicali. Oppure di modificare le Holstein per renderlepiù adatte alle condizioni ambientali africane.In America, invece, gli animali simbolo della nuovastagione biotech sono le Holstein private delle corna per via genetica anziché chirurgica, come si fanormalmente per evitare che gli animali si feriscanotra loro.
Questa applicazione dell'editing geneticopotrebbe piacere sia agli allevatori che aglianimalisti più pragmatici, perché riduce lasofferenza degli animali.A ostacolarne la diffusione però, non solonella sospettosa Europa ma anche negli StatiUniti, potrebbero essere gli intralci burocratici.Per una serie di incongruenze di origine storica,infatti, gli animali editati ricadono sotto l'attentasupervisione della Food and Drug Administration,come i farmaci, mentre delle piante editate sioccupa, in modo meno oneroso, il Dipartimentodell'agricoltura. Se questa disparità dovessepermanere, sostiene un'analisi pubblicata sull'ultimonumero del "CRISPR Journal", il settore zootecnicodi fatto faticherà a entrare nell'era CRISPR perchésoddisfare la sovraregolamentazione imporrebbetempi e costi proibitivi.Una soluzione potrebbe essere quella adottatadall'Argentina: regolamentare gli animali editati comele piante editate, esonerando dai controlli piùpesanti i prodotti in cui la correzione genetica nonha richiesto l'inserzione di materiale genetico estraneo.Vale la pena di ricordare che il miglioramentoconvenzionale non è formalmente regolamentatoma non è di per sé più benevolo, anzi nel corso deltempo ha portato allo sviluppo di fenotipi estremigrazie alla selezione di mutazioni spontanee.Il benessere degli animali, dunque, non dipenderàda un sì o da un no all'uso di CRISPR, ma da comedecideremo di usare le tecnologie vecchie e nuove."L'editing dei genomi non pone problemi ineditidal punto di vista categoriale, ma portando questitemi sotto i riflettori può sollecitarci a ripensare iltipo di rapporto che vogliamo avere col mondoanimale", ci ha detto Simone Pollo della Sapienzadi Roma. "Se poi CRISPR favorisse lo sviluppo dellacoltivazione in vitro della carne, questa sì chesarebbe una rivoluzione per l'etica", ha aggiuntoil bioeticista, autore per Carocci del saggio Umani e animali.(L'originale di questo articolo è stato pubblicato nel blog CRISPerMania l'11 aprile 2018. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)