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Letteratura - La voce scomoda di Calixthe Beyala


Fonte:InternetCalixthe Beyala ha fatto irruzione a 25 anni nelpaesaggio letterario africano con il romanzo,intenso e politico, A bruciarmi è stato il sole(1987) (1), ora apparso in Italia presso le edizioniEpoché, esordite quest'ultime proprio nel 2003con la pubblicazione della prima traduzione italianadella scrittrice camerunense, Gli onori perduti (2).Per quest'ultimo, molto ben accolto in Francia eappena ripreso nei tascabili Feltrinelli, l'autriceaveva ricevuto nel 1996 il Grand Prix de l'Académiefrançaise, provocando la stizza di qualche accademico.Oggi, «l'Amazzone delle lettere africane», come è statadefinita, è giunta a quota quindici con successi di pubblicoe di critica in tutto il mondo non solo francofono,soprattutto a partire dal 1992 con Le petit prince deBelleville, ritratto esilarante, tenero e caustico nelcontempo, della comunità africana dei quartieri popolariparigini dove è vissuta a lungo, indagato di nuovo inchiave ancor più spregiudicata in Selvaggi amori (1999) .Anche in Italia, Beyala è la più nota e la più tradottadelle scrittrici africane della nuova generazione e hasaputo conquistare in breve tempo un suo pubblicospecifico con il divertente Come cucinarsi il maritoall'africana (4). Elemento caratterizzante di tuttal'opera è l'indagine sul destino femminile attraversovari personaggi e vari punti di vista, con unaricorrenza particolare della figura della prostituta.Infatti fin dal primo romanzo il cui titolo, non a caso,allude al Cantico dei Cantici, si è prefissa di prenderela parola, e la penna, per svelare, senza peli sullalingua, la realtà della donna africana contemporaneaa partire dal suo corpo e dal suo desiderio.La storia, in parte autobiografica, è quella di Ateba,protagonista e unica donna non avviata a una qualcheforma di prostituzione in questa bidonville mortiferaimmersa nel fango e la violenza.Se l'assenza della figura materna (numerose sonole orfane nell'opera di Beyala), ha fatto della giovaneun essere smarrito, divorato come «migliaia di altredonne», dall'angoscia e dalle paure fino alla sogliadella follia, ciò l'ha nondimeno resa sensibile,riflessiva e soprattutto ribelle.Ribelle nel rifiutare tutti i tabù volti a emarginaree a occultare la donna, a cominciare da quella leggedel silenzio che già le scrittrici della prima generazioneavevano provato a trasgredire e che Beyala,attraverso il suo personaggio, vuole erigere adatto sovversivo per eccellenza.Ribelle e determinata nel contestare antiche credenze,nello «smettere di attingere dai depositi originarile conoscenze archaiche che portano alla morte ereincarnano la vita».Così per il trasmite di un'originale la voce narrante,una sorta di alterego onnisciente che le permette disovvertire i codici letterari, Beyala è partita in guerra,e la guerra non è finita, contro tutti gli stereotipimaschili e femminili, bianchi e neri, che generanoin Africa come in Francia la violenza quotidiana.La sua scrittura cruda e convincente ha contribuitonon poco ad accelerare la presa di coscienzafemminile e a cambiare l'immagine femminiledi sé e dell'altro/altra. La tensione e la forzavitale che Beyala imprime ai suoi scritti, oltre chenella tematica che si potrebbe sintetizzare in unlungo interrogarsi sull'identità - anche erotica -femminile e il suo futuro, è di certo particolarmenteefficace nelle scelte linguistiche che col passaredel tempo sono diventate sempre più audaci edesacralizzanti e sempre più portatrici didiversità culturale.Se è vero che gli scrittori africani partecipanoattivamente all'elaborazione della lingua francesecontemporanea, adattandola al vissuto eall'immaginario africano, addomesticandola talvoltafino alla sovversione, non si può negare che durantel'arco di quasi vent'anni, Beyala si è dimostrata fratutti capace di ricrearla, nel lessico e nella formula.Nel rivalutare altamente la funzione salvifica dellascrittura femminile, unica atta a trasformare losguardo sulla donna africana e lo sguardo dell'Occidentesull'Africa, Beyala - anche quando (come nelle operepiù recenti) ambienta di nuovo la narrazione in Africa- continua a concentrarsi essenzialmente sulla relazioneFrancia-Africa. Scrittrice femminista, a capo di varieassociazioni militanti per i diritti umani, spesso scomodae sempre polemica, pure ponendo in maniera tragica laquestione femminile in primo piano, lascia intravedereun barlume di speranza («Ateba sa che un giorno ilpaese apparterrà a loro») e una possibilità anche almaschio di riabilitarsi e agli uomini tutti di umanizzarsi,sola alternativa valida per abitare il mondo futuro.Marie-José Hoyetnote:(1) A bruciarmi è stato il sole, prefazione di PierMaria Mazzola, traduzione di Gaia Amaducci, Epoché(«Togu-na», 11), 2005, 14 euro.(2) Gli onori perduti, traduzione di Gaia Amaducci eMonica Martignoni, Epoché («Togu-na», 1) 2003, 15 euro.(3) Selvaggi amori, traduzione di Yasmina Meleouah,2004, edizioni e/o («I Leoni»), 14,5 euro.(4) Come cucinarsi il marito all'africana, Epoché(«Togu-na», 6), 2005, 10 euro. [ 30 giugno 2006 ]Sostieni il Progetto Melting Pot Europa!