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Giornaliste di Vogue contro fashion blogger


Fonte: InternetGiornaliste di Vogue contro fashion blogger:"Trovatevi un lavoro veroAlla Fashion Week di Milano legiornaliste di Vogue si ribellanocontro le fashion blogger
Fonte: InstagramLa settimana della moda di Milano si è da pococonclusa e le giornaliste di Vogue hanno decisodi dichiarare guerra alle fashion blogger.Il magazine di moda infatti ha presentato, comeogni anno, il suo resoconto sulla Fashion Week di Milano. Oltre ai commenti sulle sfilate, i vip e letendenze in arrivo, le giornaliste della testata hannovoluto riservare uno spazio alle fashion blogger,duramente criticate per il loro ruolo nella settimanadella moda.Secondo le giornaliste di Vogue infatti le fashionblogger sarebbero per lo più ragazze affamate difama e per nulla esperte di moda, interessate solo a correre da una sfilata all'altra per farsi fotografare."È una situazione schizofrenica, e non può essere positivo"ha spiegato  Sally Singer, Direttore Creativo Digitale delsito Vogue "Nota per i blogger che cambiano da testa a piedi i loro outfit sponsorizzati ogni ora: Finitela.Trovatevi un altro lavoro. State dichiarando la morte dello stile".Della stessa idea Sarah Mower, Capo Critico dell'edizioneonline di Vogue, che ha ringraziato la collega per l'interventoe ha aggiunto: "Hai ragione Sally, la categoria dei Blogger, inclusi i fotografi di street style che le aspettano e adorano, è orribile. Ma ancor di più, è patetico come queste ragazze corrano continuamente su e giù per le sfilate, nel traffico, addirittura rischiando di essere investite, solo nella speranza di farsi fotografare".Commenti duri e taglienti anche da Nicole Phelps, Direttricedi Vogue Runway: "Non è triste solo per queste ragazze che si pavoneggiano per i fotografi" ha spiegato la giornalista"È stressante, in egual misura, vedere quanti marchi partecipino al fenomeno accrescendolo".Le sfilate milanesi hanno visto in prima fila, anche quest'anno, le fashion blogger più famose. Da Chiara Ferragni a Chiara Biasipassando per Bryanboy e Carlotta Rubaltelli."Cercare ispirazioni di stile tra i loro look presi e pagati (si può dire 'bloggati'?) nelle prime fila è come andare in uno strip club alla ricerca dell'amore. Certo, è lo stesso circo, ma non è lontanamente paragonabile" ha concluso tagliente Alessandra Codinha, giornalistadi moda di Vogue. Come risponderanno le fashion blogger?  Ed i lettori di Blogteca, cosa ne pensano?Le giornaliste di Vogue, come addette ai lavori, hannoespresso il loro punto di vista ma non si è capito perquale motivo le persone con gusti diversi nel vestirsi enel proporre il loro modo di essere, non possano presentarele offerte ed i prodotti ad un pubblico che poi costituisceanche il mercato del brand.Le sfilate si svolgono in un luogo pubblico cui tutti possonoaccedere, a patto di comportarsi correttamente e civilmente,senza urtare nessuno e quindi, osservando tali regole,le fashion blogger hanno tutto il diritto di presentarsi, difar sfilare le loro modelle che spesso sono le stesse ragazzeche lavorano nei laboratori della penisola italiana ed europei,e non è detto che ciò che propongono non possa essere valido,solo che i loro prodotti trovano una larga fascia di mercato intutti coloro che non possono permettersi di spendere inboutique o che non vogliono versare le cifre da capogirodei brand proposti da Vogue:perciò le giornaliste di quest'ultimarivista temono la concorrenza e cercano di svalutarele offerte alternative. Certo, tutti hanno il diritto di esprimere il loro parerein fatto di abiti e di stile ma bisogna rispettare le scelteed i gusti personali di chi cerca l'alternativo.I fotografi fanno il loro lavoro ed aiutano i piccolilaboratori che vendono per corrispondenza a far conoscerea tutti i piccoli prodotti di un mercato minore e coloroche vi lavorano ne hanno tutto il diritto, così come lafashioniste arabe, cinesi e giapponesi hanno i diritti diproporsi e di vestire le donne dei loro paesi che necondividono il gusto. E le fashion blogger scrivono per un mercato minore,fanno conoscere i piccoli brand e cercano di farsi spazioe strada in un mondo di concorrenza spietata.Ed è un modo onesto di proporsi, certo bisognerebbesapere se queste persone sono anche pagate osvolgono un lavoro parallelo, onesto, per vivere e nonc'è niente di male ad agire così. E' mica la prima volta che le ragazze con la passionedella moda sfilano sui catwalks di paese per illaboratorio delle amiche e poi fanno le baby-sittere le studentesse a tempo pieno, ed è anche giusto.Le giornaliste di Vogue farebbero anche bene a nonsvalutare le scelte ed i gusti degli altri, specialmenteper la carriera brillante che fanno.E poi le donne avranno anche il diritto di esprimere iloro gusti e la loro personalità, cercando l'alternativoed il vintage, facendo i loro propri accostamenti in fattodi linee e colori, seguendo le uniche regole della decenza,della dignità e della pulizia.Che male c'è se la gente ama il vintage, se lesettantenni vogliono abbigliarsi di viola e giallo,con jeans, pullover e scarpe da ginnastica, presentandole loro rughe con un trucco adeguato, il rimmel,il rossetto e tanto di ombretto, e le ragazzine vannocon i jeans strappatissimi e le microgonne senza esseredisturbate da nessuno.Se il mondo fosse così, sarebbe migliore, non c'è alcun dubbio.