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La genesi di Frankenstein, tra scienza e dilemmi etici


20 agosto 2016In un'estate di duecento anni fa,una giovanissima Mary Shelley concepì Frankenstein, considerato il primo veroromanzo di fantascienza. Ispirata dallepiù recenti ricerche scientifiche dell'epoca,l'opera ha uno spessore letterario, etico escientifico che va al di là della popolare immaginedella Creaturadi Richard Holmes/Naturearteeticacomunicazione della scienzaNel 1816, una giovanissima donna iniziò a comporrequella che molti considerano la prima vera operadi fantascienza, che avrebbe lanciato uno degliattacchi più duri alla scienza moderna che sianomai stati scritti.Nell'estate di quell'anno, la diciannovenne MaryGodwin (il nome da ragazza) ebbe l'idea di Frankenstein, o il moderno Prometeo mentre sitrovava a Villa Diodati, sul lago di Ginevra inSvizzera, con il suo amante e futuro maritoPercy Bysshe Shelley, e l'amico e collega Lord Byron. Costretto a stare in casa dal maltempo,il gruppo trascorreva le serate raccontandostorie di fantasmi, mentre il medico personaledi Byron, il brillante ventenne John WilliamPolidori, li intratteneva illustrando gli ultimisviluppi della scienza medica.
La statua dedicata a Frankenstein a Ginevra,nei cui dintorni Mary Shelley ebbe l'ispirazioneper il suo romanzo (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)L'immaginosa mente di Mary fu particolarmentestimolata a cimentarsi con la polemica letterariae scientifica.Sua madre era la scrittrice femminista Mary Wollstonecraft,morta per complicazioni del parto subito dopo la nascita di Mary.Il padre era il filosofo anarchico e romanziere WilliamGodwin, la cui cerchia di amici includeva chimici epionieri dello studio dell'energia elettrica comeHumphry Davy e William Nicholson, e il poetaoppiomane Samuel Taylor Coleridge.Queste personalità influenzarono la giovane mentedi Mary, anche per l'incoraggiamento di Shelley,che da ragazzo si era interessato di scienzaall'Università di Oxford, prima di essere espulsoper ateismo.Un dramma goticoIl mito di Victor Frankenstein, il giovane scienziato,pazzo ma idealista, che libera involontariamente lasua creatura mostruosa e si sforza di accettarne laresponsabilità, è un inebriante cocktail di melodrammagotico e inquietante speculazione.Che si è dimostrato sorprendentemente adattabile.La prima versione teatrale, Presunzione: o il destino di Frankenstein, fu rappresentata all'English OperaHouse di Londra nel 1823, di fronte a un pubblicoenorme e accompagnata da una pubblicità scandalistica( "Non portate le mogli, non portate le vostre figlie,non portate le vostre famiglie"). Mary Shelley, cheera presente, sottolineò che "nei primi spettacoli lesignore svenivano, con tutta la confusione che ne segue!"Da allora ci sono state più di 90 diverse trasposizionidell'opera, tra cui quella del 2011 al National Theatredi Londra diretta da Danny Boyle, che si apre con lacreatura che cade nuda da un enorme, utero artificiale pulsante. La storia è stata adattata anche per oltre70 film, tra cui l'iconico Frankenstein di James Whaledel 1931, interpretato da Boris Karloff. Nel maggio diquest'anno, alla Royal Opera House di Londra è statomesso in scena un balletto ispirato a Frankenstein.Il coreografo Liam Scarlett lo ha sagacemente analizzatocome una storia d'amore: "La creatura è come un bambino.E' alla disperata ricerca di un genitore o di una personacara che lo guidi nel mondo ".
Boris Karloff nel ruolo della Creatura in La moglie di Frankenstein, 1935. Diretto anch'esso da Whale,il film fu girato in seguito allo straordinario successodella pellicola del 1931. (Creative Commons)Anchese il mito è ben noto, il romanzo originale non lo è.Ci sono tre versioni. Mary Shelley ha cominciato ascrivere la prima a Villa Diodati, probabilmentecome racconto, in due blocchi d'appunti, per poiespanderlo nel corso dell'inverno 1816-1817 con unaprosa semplice e diretta di grande intensità (i blocchid'appunti sono rimasti inediti fino al 2008).La seconda, con piccoli interventi del marito e di stilepiù letterario, è stata pubblicata nel 1818.La terza, radicalmente rivista dalla sola Mary, è statapubblicata nel 1831, con una nuova affascinanteintroduzione dell'autrice.In tutte le versioni la trama di base rimane la stessa,ma il tono appare via via più cupo. Frankensteindiventa più appassionato e ambizioso, la sua scienzapiù sinistra e mal diretta ( "Ho sentito come se lamia anima stesse lottando con un nemico palpabile"),mentre la sua creatura diventa più alienata e angosciosa.L'introduzione del 1831 contiene anche un immaginificoresoconto retrospettivo della gara di narrazione nella villa.Mary ora chiama il libro la sua "orribile progenie", eafferma che l'idea le venne subito, come un lampoemotivo al risveglio da un incubo terribile."Vedevo - a occhi chiusi ma con la mente ben desta- lo studioso di una scienza sacrilega, pallido, inginocchiatoaccanto alla cosa che aveva messo insieme.Vedevo l'orrida forma di un uomo disteso, poi unamacchina potente entrava in azione, il cadavere mostravasegni di vita e si sollevava con movimento difficoltoso,solo parzialmente vitale "
Il manoscritto originale di Frankenstein.(Matt Cardy/Getty Images)Il libro, tuttavia, può averavuto una genesi più intellettuale.Il miglior resoconto contemporaneo della gara distorie di fantasmi è quello di Polidori.Laureato in medicina all'Università di Edimburgo,aveva scritto la sua tesi di dottorato sul sonnambulismo.Prima del viaggio, era stato incaricato dalla casa editriceJohn Murray di tenere un diario segreto delle avventuredi Byron, e per questo aveva annotato le speculazionie la lettura dei "racconti dell'orrore" tedeschi fattaalla villa. Soprattutto, aveva registrato le discussionisui principi scientifici fondamentali, e sul quesitose il corpo umano "è stato pensato per essere solouno strumento". Come dice Polidori, i loro cervelli"ronzavano".Fatti scientificiPolidori doveva essere al corrente dei recentiesperimenti sulle tecniche di resuscitazione elettricadel fisico italiano Giovanni Aldini (nipote del bio-elettricista Luigi Galvani), e delle nuove teorieanatomiche dei fisiologi tedeschi, come JohannFriedrich Blumenbach. Senza contare il polveronesul "vitalismo" sollevato dai feroci dibattiti tra JohnAbernethy e William Lawrence al Royal College ofSurgeons circa la possibile esistenza di una "forzavitale" elettrica e la natura unica della coscienzaumana.Frankenstein si è nutrito di queste idee controverse- allora vivaci nelle grandi università e nei centri diricerca d'Europa - e in particolare dei problemi moralirelativi ai pericoli dell'ingerenza della scienza nellanatura.Dunque, il processo di scrittura coinvolse un'attentaricerca durata molti mesi.Mary Shelley ne fa cenno nel suo diario per laprima volta il 24 luglio 1816. Era in Svizzera,sopra Chamonix, e camminava verso il MonteBianco, assorbendo il paesaggio brullo del ghiacciaioMer de Glace, che avrebbe poi usato come sfondodello scontro centrale del libro tra lo scienziatoe la creatura."Nulla può essere più desolato della salita diquesta montagna... siamo arrivati fradici finoalle ossa... lo scrivo per la mia storia".La sua trionfale annotazione del completamentodella prima bozza, "trascrivere e correggereF[rankenstein]... Fine trascrizione",  non appareche fra l'aprile e il maggio 1817, solo quattromesi prima della nascita di Clara, la sua terza figlia.Non è un caso che le metafore della gravidanza,del parto e della genitorialità pervadano questoromanzo sulla creazione della vita.Influenze variegateUn ritratto di Mary Shelley mentre viene allestitala mostra "Shelley's Ghost" alla Bodleian Librarydi Londra. Durante il periodo di composizionedell'opera, in Inghilerra, il diario di Mary Shelleyrivela un'impressionante lista di letture.Assorbe il drammatico resoconto dell'esplorazionepolare fatto nel Viaggio intorno al mondo (1748) diGeorge Anson; la distinzione tra alchimia e chimicadegli Elementi di filosofia chimica (1812) di Davy(basati sulle sue famose lezioni di Londra); e i nuoviconcetti sullo sviluppo del cervello illustrati nelleconferenze di fisiologia di Lawrence, tenute nel1816-1817.Nella Ballata del vecchio marinaio(1798) di Coleridgeincontra la psicologia del senso di colpa e del sensodi abbandono, e nel Paradiso Perduto (1667) di JohnMilton, il tema del reietto demoniaco.Nella prefazione non firmata all'edizione del 1818, suomarito ha anche chiarito che avevano discusso il poemascientifico di Erasmus Darwin The Temple of Nature, or The Origin of Society  (1803). Tutto quello che Marydivorava fu brillantemente amalgamanto in un nuovogenere: la fantascienza.Così, le lezioni di Davy alla Royal Institution di Londrasono state sottilmente trasposte, a volte quasi fraseper frase, in quelle dell'immaginario dottor Waldman,lodando il lavoro degli scienziati contemporanei delgiovane Frankenstein. "Questi filosofi... penetrano neirecessi della natura e mostrano come questa lavorinei suoi luoghi nascosti. Essi ascendono al cielo, hannoscoperto come circola il sangue, e la natura dell'ariache respiriamo.Hanno acquisito nuovi poteri, quasi illimitati; possonocomandare i fulmini del cielo, imitare il terremoto, epersino ridere del mondo invisibile con le sue ombre." osserva la sua creatura in un'incisione del 1831)Fin dalla prima stesura, Mary aveva messo a puntouna struttura complessa in cui si intrecciano trenarrazioni autobiografiche, una dentro l'altra comebambole russe, ciascuna delle quali dà una diversainterpretazione del mito di Frankenstein.La prima, spesso trascurata negli adattamenti,è dell'esploratore polare Robert Walton.Raccontata in forma di lettere alla sorella, si svolgenel Mar Glaciale Artico, e presenta un enigma morale.Il giovane Frankenstein è un idealista con intentifilantropici, è spinto dalla cieca ambizione oè semplicemente folle? E la sua creatura èmalvagia o innocente?È un violento emarginato o una vittima perseguitatache desidera solo amore?Il secondo racconto è dello stesso Frankenstein,e si concentra sulla sua esaltante scoperta e sulle"lusinghe della scienza". I primi capitoli costituisconouna delle prime rappresentazioni di fantasia dellaformazione di un giovane scienziato, ed evocano imisteri della sperimentazione, l'entusiasmo ingenuoper gli aquiloni elettrici e il fascino delle pompe ad aria.Abilmente modificati nell'edizione del 1831, i capitolirimandano in modo più sofisticato al galvanismo,alla necessità della matematica, al genio di IsaacNewton e all'inebriante piacere, e ai pericoli, di uncarismatico insegnamento della scienza.Il terzo racconto, drammaticamente tenuto insospeso fino a metà del libro, è della Creatura.Scritto in un registro stilistico completamentediverso, oscilla violentemente tra esclamazionidisperate, appelli struggenti e minacce furiose.Nella grande resa dei conti con Frankenstein sulMer de Glace, la creatura implora lo scienziatodi approfondire la sperimentazione per creareuna compagna che egli possa amare.Di fronte a questo terribile dilemma etico,Frankenstein è d'accordo con la creatura: questaseconda scena di creazione, in un laboratoriosegreto sulle isole Orcadi, al largo della Scozia,è spesso trascurato. All'ultimo momento, temendole conseguenze, Frankenstein distrugge la sua creazionefemminile, trasformando la creatura, delusa, in undemone vendicativo.Emerge così il dramma centrale del romanzo.Non è solo la creazione della vita stessa, l'ambizionetecnica della scienza a essere messa in discussione.Sono le scelte morali e le responsabilità eticheimpreviste che possono essere legate ai progressiscientifici: l'intelligenza artificiale o la vita artificiale,le armi nucleari, il sequenziamento del genoma o lemodificazioni genetiche.Una certa dose di ironia rende il romanzo di Shelleymolto più grande di qualsiasi film, più grandesoprattutto della sua interpretazione popolare comemito antiscientifico. Con tutte le sue oscillazioni, laCreatura diventa, paradossalmente, ancora piùespressiva e umana di Frankenstein.Con parole appassionate chiede giustizia, comprensione,compassione, e diritti umani.Nell'incontro sulle Alpi, la Creatura dichiara laresponsabilità esclusiva di Frankenstein: "dovrei essere il tuo Adamo, ma sono piuttostol'angelo caduto che tu allontani dalla gioia, senzaalcun crimine.Ovunque vedo felicità, dalla quale io solo sonoirrimediabilmente escluso... la sventura mi hareso un demonio. Fammi felice, e io sarò di nuovovirtuoso".E' qui che stanno il duraturo genio giovanile e lagenerosa immaginazione del Frankenstein di MaryShelley, che proclama come lo straniero, l'emarginato,il reietto abbiano il diritto di rivendicare la nostrastessa umanità. E anche la nostra scienza.(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su Nature il 28 luglio 2016. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)