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GABRIELE D'ANNUNZIO


Tuttavia nel 1926 esprimerà invece critiche contro ilgoverno sovietico.Il 12 novembre 1920 una delegazione di ufficiali del Ministero della Guerra, di cui faceva parte anche Pietro Micheletti,stipulò il trattato di Rapallo: Fiume divenne città libera e Zara passò all'Italia, ma D'Annunzio non accettò l'accordoe il governo italiano di Giovanni Giolitti il 26 dicembre 1920 fece sgomberare i legionari con la forza, causando numerosi morti, nel cosiddetto "Natale di sangue".Ai tempi di Fiume D'Annunzio soprannominò sprezzantemente Cagoja l'ex primo ministro Francesco Saverio Nitti, in relazione alla sua contrarietà verso l'annessione di Fiume. Nel 1924 lo Stato libero di Fiume fu infine annesso all'Italia, e italiano rimase fino al 1945.L'esilio a Gardone Riviera (1921-1938Deluso dall'epilogo dell'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera), che pochi mesi più tardi acquistò.Ribattezzata ilVittoriale degli italiani, fu ampliata esuccessivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici dicui la sua stessa persona costituiva il momento diattrazione centrale.D'Annunzio si impegnò inoltre per la crescita e ilmiglioramento della zona: la costruzione della strada litoranea Gargnano-Riva del Garda (1929-1931) fufortemente voluta da lui, che se ne interessò personalmente, facendo valere il suo prestigio personale con le autorità. La strada, progettata e realizzata dall'ing. Riccardo Cozzaglio, segnò il termine del secolare isolamento di alcuni paesi del lago di Garda e fu poi classificata di interesse nazionale con il nome di Strada statale 45 bis Gardesana Occidentale. Lo stesso D'Annunzio, presente all'inaugurazione della strada, la battezzò con il nome di Meandro, per via della sua tortuosità e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro.Il Vate e il fascismoIl rapporto con il fascismo fu complesso e articolato, benchésostanzialmente organico: i fascisti in ascesa celebraronoD'Annunzio, riutilizzando i motti e i simboli del Vate già utilizzatia Fiume, come uno dei massimi e più fecondi letterati d'Italia,ma lo scrittore, dopo l'adesione iniziale ai Fasci di combattimento, non prese mai la tessera del Partito Nazionale Fascista, probabilmente per mantenere la sua completa autonomia.Nel 1919 Mussolini avviò una sottoscrizione pubblica per finanziare l'Impresa di Fiume, con la quale raccolse quasi tre milioni di lire.Una prima tranche di denaro, ammontante a 857.842 lire, fu consegnata a D'Annunzio ai primi di ottobre, mentre altro denaro gli giunse in seguito.Una parte cospicua del denaro raccolto, invece, non fu però consegnata a D'Annunzio e Mussolini fu accusato da due redattori di averla dirottata per finanziare lo squadrismo e il proprio partito in vista delle vicine elezioni politiche italiane del 1919. Per controbattere alle accuse, D'Annunzio inviò una lettera aMussolini in cui ne attestò pubblicamente l'autorizzazione. Il poeta certificò che parte della somma raccolta fu utilizzataper finanziare lo squadrismo a Milano.«Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e diardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve adontarsene né accorarsene.Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superila rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che - avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica - io vi pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa. Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio.» D'Annunzio, assieme a Filippo Tommaso Marinetti, fu uno deiprimi firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato il 21 aprile 1925.Il deputato socialista Tito Zaniboni, più tardi noto per aver organizzato un attentato contro Mussolini il 4 novembre 1925, comunicò al giornale Il Mondo la notizia che D'Annunzio, in una lettera indirizzata a un legionario fiumano, avrebbe scritto in maniera critica sulla questione:All'indiscrezione D'Annunzio rispose il 5 novembre su"La provincia di Brescia":Nel 1937 fu eletto Presidente dell'Accademia d'Italia, ma non andò mai a presiedere alcuna riunione (la nomina fuquasi imposta da Benito Mussolini, con la contrarietà di D'Annunzio). D'Annunzio fu anche Presidente onorario della SIAE dal1920 al 1938. Per molti il Duce, temendo la popolarità e lapersonalità indipendente del poeta, tentò di metterlo risolutamente da parte, ricoprendolo di onori. Mussolini arrivò a finanziarlo con un assegno statale regolare, che gli permise di far fronteai numerosi debiti; in cambio D'Annunzio evitò di esternare troppo il disprezzo che provava per la trasformazione delfascismo-movimento, che aveva ammirato, in un regime dittatoriale.Di certo vi era la scomodità del personaggio: già nel 1922,tre mesi prima della Marcia su Roma, quando D'Annunzio cadde dalla finestra della sua villa rischiando la vita (vicenda soprannominata "il volo dell'arcangelo"), qualcuno parlò di unattentato ordito dal primo ministro Francesco Saverio Nitti oaddirittura dai fascisti; il funzionario Giuseppe Dosi indagòsulla caduta "accidentale" di D'Annunzio, che quasi ne provocòla morte, e scrisse:«Sicuramente qualcuno che ha visto nell'evento la volontà di non far presiedere a D'Annunzio l'incontro con Nitti e Mussolini e quindi cerca la traccia di un complotto. La principale indiziata è Luisa Baccara (compagna di D'Annunzio all'epoca, ndr) o sua sorella Jolanda ovvero tutte e due insieme.Nasce l'ipotesi che Luisa Baccara (che delle due sorelle ha maggiore personalità) sia la carceriera del Comandante; che sia una spia di Nitti o una fascista celata, ma anche che abbia lo scopo finale di uccidere D'Annunzio per toglierlo di mezzo, posto che sia diventato ingombrante per tutti. CertoRenzo De Felice afferma che D'Annunzio fu posto poi sotto ilcontrollo di agenti fascisti, visti anche i buoni rapporti del Vate con esponenti del mondo libertariosocialista e rivoluzionario, tra cui l'ex legionario fiumano e poi socialista Alceste de Ambris (che avvicinò il nazionalista D'Annunzio al sindacalismo rivoluzionario) e il politico Aldo Finzifascista di sinistra (poi partigiano antifascista)che prese parte con il poeta al volo su Vienna. Gli antifascisti Giovanni Bassanesi e Lauro De Bosis (D'Annunzio fuun frequentatore del circolo letterario del padre) vollero invece emulareproprio il volo su Vienna nelle loro imprese propagandistiche su Milanoe Roma. Antonio Gramsci, che già nel 1920 aveva elogiato l'impresa fiumana dopo che anche Lenin aveva definito D'Annunzio "l'unico vero rivoluzionario in Italia", aveva progettato nel 1922 un incontro col poeta, poi non avvenuto, in vista di un avvicinamento del PCI appena nato con gli Arditi del Popolo (formazioni di difesa proletaria nata da una scissione del movimento di reduci degli Arditi d'Italia), in funzione anti-squadrista e contro la posizione isolazionista di Amadeo Bordiga, accusato da Mosca di essere un "frazionista".Nel 1937-38 D'Annunzio si oppose all'avvicinamento dell'Italia fascistaal regime nazista, bollando Adolf Hitler, già nel giugno 1934, come "pagliaccio feroce", "marrano dall'ignobile faccia offuscata sotto gli indelebili schizzi della tinta di calce di colla", "ridicolo Nibelungo truccato alla Charlot", "Attila imbianchino". A partire da questo periodo, D'Annunzio cominciò a propagandare la necessità di completare l'irredentismo con una nuova "impresa fiumana" sulla Dalmazia. Mussolini e Starace lo fecero metteresegretamente sotto stretta sorveglianza, non fidandosi di lui edelle sue iniziative.La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile. Sempre attento ai movimenti deigiovani, fu tra i massimi ispiratori del Fondaco di baldanza, della Federazione Italiana Universitaria e di La Fionda, associazionegoliardica e casa editrice.La sua salute cominciava ormai a declinare; D'Annunzio riceveva sempre le sue numerosi amanti, ma nonostante il carisma intatto e il fascino che esercitava il suo mito, egli le aspettava in camicia da notte o nella penombra, per nascondere il fisico invecchiato.D'Annunzio, fotofobico in seguito all'incidente all'occhio del 1916,stava comunque spesso nella penombra, coprendo con tende (visibili tuttora al Vittoriale) le finestre esposte alla luce solare diretta.Faceva spesso uso di stimolanti (come lacocaina), medicinali varie antidolorifici, visibili tuttora negli armadietti del Vittoriale.Il 1º marzo 1938, alle ore 20:05, Gabriele D'Annunzio morìnella sua villa per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro; sullo scrittoio era aperto il Lunario Barbanera,con una frase da lui sottolineata di rosso, che annunciava lamorte di una personalità. Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione; all'amica Ines Pradella avevascritto pochi mesi prima: "Fiammetta, oggi patisco uno di quegliaccessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me;poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni asorvegliarmi". Nel Libro segreto (1935), D'Annunzio fa intendere anche lacaduta accidentale del 1922 come un tentativo di suicidio.  Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari,primario dell'ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse,medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morteper cause naturali.Alla notizia della morte del poeta, Mussolini, secondo quanto riportato da Galeazzo Ciano nei suoi Diari, avrebbe detto di avvertire un senso di "vuoto" e che il Vate "aveva rappresentatomolto nella sua vita"; parole che appaiono almeno in parte insincere, visto l'antagonismo tra i due, il fatto che il Duce lofacesse controllare ed in privato lo definisse "il vecchio bardo decrepito".Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvoltodalla bandiera delTimavo era seguito da «...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, deidevoti alla sua gloria e alla sua fama...». È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.Luoghi dannunziani[Molti sono i luoghi visitati da Gabriele D'Annunzio, tra iquali l'AbruzzoPescaraOrtonaSan Vito Chietino, la ToscanaFirenze,SettignanoRomaNapoliVenezia e altri posti all'estero. Alcuni di essi sono descritti dal poeta nelle sue opere Il piacerePrimo vere,Canto novoIl fuocoLe novelle della Pescara, e Il trionfo della morte, nelle tragedieLa figlia di Jorio e La fiaccola sotto il moggio, e nella raccoltaa più volumi delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi.In AbruzzoPescara: il rione di Portanuova (corso Manthoné), la Cattedrale di San Cetteo, la casa natale. Gabriele D'Annunzio nacque nell'attuale corso Manthoné, laparte più antica della vecchia Pescara Portanuova. Nelle prime prose di Terra vergine - San Pantaleone, poiconfluite nella raccolta Le novelle della Pescara (1902), d'Annunzio narra storie di stampo verista ambientate siaa Pescara che nell'entroterra della valle.La città è descritta come un luogo povero e malsano, congente semplice e rude che tira a campare pescando o in altri modi non redditizi. La zona nuova di Pescara invece, Castellammare Adriatico,è il rione dei ricchi e degli altolocati, i quali spesso vengono a lite con Pescara, come il fatto di cronaca della guerra del ponte. La Cattedrale fino al 1933 era ridotta in stato avanzato didegrado, e così d'Annunzio fece pressione su Mussolini peruna ricostruzione ex novo dove seppellire anche la madre Luisa D'Annunzio.Francavilla al MareConvento Michetti e Villa Schifanoia.Nel 1899 circa il pittore Francesco Paolo Michetti compròil convento del Gesù in disuso, per farne un cenacolo culturale abruzzese, con membri d'Annunzio,Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio.Spesso d'Annunzio nel primo periodo prosaico,specialmente nella stesura de Il piacere si rifugiò nelconvento per evitare distrazioni varie, spesso amorose.D'Annunzio tuttavia già dal 1882 frequentava la rivierafrancavillese, come dimostrò nella raccolta poetica Canto novo, narrando gli amori con Elda Zucconi. La "Villa Schifanoia" èun luogo immaginario francavillese, dove d'Annunzio ambientauna parte de Il piacere, nel libro II.Guardiagrele: borgo antico, la Collegiata di Santa Maria Maggiore