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GABRIELE D'ANNUNZIO


Partecipazione alla prima guerra mondiale (1915-1918)Nel 1915 ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse immediatamente un'intensa propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e delRisorgimento e richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi.Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a Quarto il 5 maggio 1915 durante l'inaugurazione del monumento ai Mille,in seno alle imponenti manifestazioni che si svolsero a Genova inoccasione delle celebrazioni del Primo Maggio, segnò l'inizio di unfitto programma di manifestazioni interventiste, che culminarono con le arringhe tenute a Roma durante tutto il periodo antecedente l'entrata in guerra, durante le cosiddette "radiose giornate di maggio". Con lo scoppio del conflitto con l'Austria-Ungheria, D'Annunzio, nonostante avesse 52 anni, ottenne di arruolarsi come volontario di guerra nei Lancieri di Novara, partecipando subito ad alcune azioni dimostrative navali e aeree.Per un periodo risiedette a Cervignano del Friuli e Santa Maria la Longa, località vicine al Comando della III Armata, a capo della quale era il suo estimatore Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta.La sua attività in guerra fu prevalentemente propagandistica, fondata su continui spostamenti da un corpo all'altro come ufficiale di collegamento e osservatore.Ottenuto il brevetto di Osservatore d'aereo, nell'agosto 1915effettuò un volo sopra Trieste insieme al suo comandante ecarissimo amico Giuseppe Garrassini Garbarino, lanciando manifesti propagandistici; nel settembre 1915 partecipò a un'incursione aerea su Trentoe nei mesi successivi, sul fronte carsico, a un attacco lanciato sul monte San Michele nelquadro delle battaglie dell'Isonzo. Il 16 gennaio del 1916, aseguito di un atterraggio d'emergenza, nell'urto contro la mitragliatrice dell'aereo riportò una lesione all'altezza dellatempia e dell'arcata sopracciliare destra. La ferita, non curata per un mese, provocò la perditadell'occhio che tenne coperto da una benda; anche daquesto episodio trasse ispirazione per autodefinirsi eautografarsi come l'Orbo veggente. Dopo l'incidentepassò un periodo di convalescenza a Venezia, durante il quale, assistito dalla figlia Renata, compose il Notturno.L'opera, interamente dedicata a ricordi e riflessioni legati all'esperienza di guerra, fu pubblicata nel 1921. Dopo la degenza, contro i consigli dei medici, tornò al fronte: nel settembre 1916 partecipò a un'incursione su Parenzo e,nell'anno successivo, con la III Armata, alla conquista del Veliki e al cruento scontro presso le foci del Timavo nelcorso della decima battaglia dell'Isonzo.Nell'agosto del 1917 compì, con i piloti Maurizio Pagliano e Luigi Gori e il loro Caproni Ca.33, decorato con l'Asso di Picche, tre raid notturni su Pola (3, 5 e 8 agosto).Alla fine del mese effettuò col medesimo equipaggioattacchi a volo radente sulla dorsale dell'Hermada, riportando una ferita al polso e rientrando con il velivolo forato da 134 colpi. A settembre parve realizzarsi la possibilità di effettuarel'agognato raid su Vienna. A tal fine, con Pagliano e Goricompì un volo dimostrativo di 1000 km in 9 ore di volo, ma all'ultimo istante il consenso al raid venne negato. Alla fine di settembre si trasferì a Gioia del Colle (BA), inquadrato sempre con Pagliano e Gori, oltre al tenente Ivo OlivetiCasimiro ButtiniGino LisaMariano D'Ayala GodoyAndrea Bafile e il corrispondente di guerra del Corriere della Sera Guelfo Civinini, nel Distaccamento A.R., comandato dal maggiore Armando Armani, suiCaproni Ca.33 e al comando della 1ª Squadriglia bis, per compiere una missione sulle installazioni navali del golfo di Cattaro. L'impresa venne portata a termine con successo, sempre con Pagliano e Gori, la notte del 4 ottobre, volando per oltre 500 km sul mare, senza riferimenti,orientandosi con la bussola e le stelleAlla fine di ottobre, durante la battaglia di Caporetto, incitò isoldati, pronunciando discorsi appassionati. Nel febbraio del 1918, imbarcato sui MAS 96 della Regia Marina, partecipò al raid navale, denominato la beffa di Buccari, azione dedicata alla memoria dei suoi compagni di volo Pagliano e Gori,caduti il 30 dicembre.Cazzullo riporta un episodio in cui il poeta cercò di impegnare truppe italiane per un'operazione puramente dimostrativa volendo posizionare un enorme tricolore sul castello di Duino, situato oltre il fronte, in direzione di Trieste. Quando gli austriaci, accortisi dell'incursione, aprirono il fuoco uccidendo diversi soldati italiani, D'Annunzio forzò i fanti rimastiad avanzare comunque, ordinando agli artiglieri di sparare su chi si fosse arreso e additando i superstiti che fuggivano come codardi.L'11 marzo 1918, con il grado di maggiore, assunse il comando della 1ª Squadriglia navale S.A. del campo volo di San Nicolòdel Lido di Venezia, primo esperimento di siluranti aeree, chiamataSquadra aerea San Marco, e ne coniò il motto: Sufficit Animus ("Abbastanza anima"). Tale squadriglia era mista, in quanto formata da aeroplani da ricognizione-bombardamento(velivoli SIA 9B - 4 velivoli nel 1º semestre 1918 e 7 velivolinel 2º semestre 1918) e da ricognizione/caccia (10 velivoli Ansaldo S.V.A.).Nell'agosto del 1918, alla guida della 87ª Squadriglia aeroplani "Serenissima", equipaggiata con i nuovi velivoli SVA 5, realizzòil suo sogno: il Volo su Vienna. Preso posto su uno SVA modificato, pilotato dal capitano Natale Palli, il 9 agosto raggiunse conuna formazione di sette aeroplani la capitale asburgica, compiendo un volo di oltre 1000 km, quasi tutti sorvolando il territorio in mano al nemico. L'azione, dal carattere esclusivamente psicologico e propagandistico, fu caratterizzata dal lancio di migliaiadi manifestini nei cieli di Vienna, con scritte che inneggiavano alla pace e alla fine delle ostilità. L'eco e la risonanza di tale azione furono enormi e perfino il nemico dovette ammetterne il valore. Fino al termine del conflitto, D'Annunzio si prodigò in innumerevoli voli di bombardamento sui territori occupati dall'esercito austriaco,fino alla battaglia finale, ai primi di novembre 1918.Al termine del conflitto «egli apparteneva di diritto alla generazionedegli assi e dei pluridecorati...»[  e il coraggio dimostrato, unitamente ad alcune celebri imprese di cui era stato protagonista, neconsolidarono ulteriormente la popolarità.Si congedò con il grado di tenente colonnello, inusuale, all'epoca, per un ufficiale di complemento (ebbe tre promozioni per merito diguerra); gli verrà anche concesso nel 1925 il titolo onorario di generale di brigata aerea. Fu insignito di una medaglia d'oro al valor militare, cinque d'argento e una di bronzo.Nell'immediato dopoguerra D'Annunzio si fece portatore di unvasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata"e chiedendo, in sintonia con il movimento dei combattenti, il rinnovamento della classe dirigente in Italia.Lo stesso clima di malcontento portò all'ascesa di Benito Mussolini, che di qui al 1922 avrebbe condotto il fascismo aprendere il potere in Italia.Durante il conflitto D'Annunzio conobbe il poeta giapponese Harukichi Shimoi, arruolatosi negli Arditi dell'esercito italiano. Dall'incontro dei due poeti-soldati nacque l'idea, promossa a partire dal marzo 1919, del raid aereo Roma-Tokyo,ovviamente pacifico, a cui il Vate voleva inizialmente partecipare,e che fu portato a termine dall'aviatore Arturo Ferrarin.L'impresa di Fiume (1919-1921) Nel settembre 1919 D'Annunzio, insieme ad un gruppo paramilitare, guidò una spedizione di "legionari", partitida Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925Ronchi dei Legionari in ricordo della storica impresa),per l'occupazione della città di Fiume, che le potenzealleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico.A Fiume, occupata dalle truppe alleate, già nell'ottobre 1918 si era costituito un Consiglio nazionale che propugnaval'annessione all'Italia, di cui fu nominato presidente Antonio Grossich.D'Annunzio con una colonna di volontari (tra i quali vi eraanche Silvio Montanarella, marito della figlia Renata) occupò Fiume e vi instaurò il "Comando dell'Esercito italiano inFiume d'Italia". Il 5 ottobre 1920 aderì al Fascio di combattimento di Fiume.D'Annunzio, che era anche comandante delle Forze Armate Fiumane, e il suo governo vararono tra l'altro la Carta del Carnaro, una costituzione provvisoria, scritta dal sindacalista rivoluzionario Alceste de Ambris e modificata in parte da D'Annunzio stesso, che prevedeva, assieme alle varie leggi applicative e regolamenti varati,numerosi diritti per i lavoratori, le pensioni di invalidità, l'habeas corpus, il suffragio universale maschile e femminile,la libertà di opinione, di religione e di orientamento sessuale, la depenalizzazione dell'omosessualità, del nudismo e dell'usodi droga, la funzione sociale della proprietà privata, il corporativismo, le autonomie locali e il risarcimento deglierrori giudiziari, il tutto molto tempo prima di altre cartecostituzionali dell'epoca.Alle 9 corporazioni originarie ne aggiunse una decima, costituita dai cosiddetti "uomini novissimi".Gli articoli XLIII e XLIV delineano la figura di un "Comandante"(lo stesso D'Annunzio), eletto con voto palese, una sorta di dittatore romano, attivo per il tempo di guerra, che detiene "la potestà suprema senza appellazione" e "assomma tuttii poteri politici e militari, legislativi ed esecutivi. I partecipi delPotere esecutivo assumono presso di lui officio di segretarii e commissarii."Alcuni sostengono che D'Annunzio avesse usato mezzirepressivi per il governo di Fiume, i quali precorsero quelli poi usati dai fascisti. È diffusa l'opinione che l'uso dell'olio di ricino comestrumento di tortura e punizione dei dissidenti sia stato introdotto proprio dai legionari di D'Annunzio, poi fattoproprio e reso famoso dallo squadrismo fascista.Altri sostengono invece che l'esperienza non ebbeconnotati solo nazionalistici, ma anche liberali e libertari piuttosto netti, e che il poeta non avesse intenzione dicostituire un governo personale, ma solo un governod'emergenza con possibilità di sperimentazione di diverse idee, aggregate in un programma politico unico grazie al suo carisma. Prima della fine dell'esperienza fiumana,la Reggenza del Carnaro sarà il primo Stato indipendenteal mondo - anche se auto proclamato e non ufficiale -a riconoscere nel 1920 la legittimità della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa chenel 1923, unendosi alle altre repubbliche federali ad essa subordinate, sorte sulle ceneri dell'Impero Russo durante la rivoluzione d'ottobre, diverrà l'Unione Sovietica;in cambio, i sovietici, guidati da Lenin, furono gli unici al mondo a riconoscere l'indipendenza statale di Fiume dallaJugoslavia. D'Annunzio per un certo periodo guardòcon simpatia ai bolscevichi, tanto che il 27 e il 28 maggio 1922 ospitò al Vittoriale Georgij Vasil'jevič Čičerin, commissario sovietico agli affari esteri arrivato in Italia per la conferenza di Genova.