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Dal canto dei criceti alle conversazioni umane


Fonte: Le Scienze01 marzo 2019
I roditori della specie Scotinomys teguina si esibiscono in caratteristici duetti per ilcontrollo del territorio, alternandosi nelcanto.Il comportamento è possibile grazie adue regioni cerebrali distinte, unascoperta che potrebbe servire a capiremeccanismi analoghi che regolano leconversazioni tra esseri umani(red)linguaggioneuroscienzeI maschi di Scotinomys teguina, unaspecie di criceti diffusa in Costarica,hanno un comportamento singolare.Quando si affrontano per il controllodel territorio, due maschi ingaggianouna sorta di "duetto" cantato chesegue uno schema ritualizzato:il criceto che viene sfidato reclama lasua posizione con una vocalizzazione.Lo sfidante inizia il suo canto solodopo che il primo criceto ha finito, ecosì via, in rapidissima successione.Gli studiosi di neuroscienze hannocercato di capire in che modo questiroditori controllano i muscoli checonsentono le vocalizzazioni e cometengono conto di quando devono emetterle,in rapida alternanza con l'avversario. Uno studio pubblicato su "Science" da Michael Long della New York Universityha concluso che i duetti forniscono prezioseindicazioni sulle regioni cerebrali chesovraintendono agli scambi di vocalizzazioniin tutti i mammiferi, compresi gli esseri umani.
Un esemplare della specie Scotinomys teguina (Credit: NYU School of Medicine) Analizzando i tracciati elettromiografici,che misurano i segnali elettrici generatidal cervello per produrre contrazionimuscolari, i ricercatori hanno scoperto cheper i duetti canori dei criceti eranonecessarie aree cerebrali distinte dellacorteccia motoria: una per il controllodella vocalizzazione e una per saperequand'è il proprio turno nelle rapidissimeserie di interruzioni e riprese delle vocaliz-zazioni."Separando i circuiti cerebrali checontrollano la produzione dei suoni daquelli che ne controllano il ritmo negliscambi con altri individui, l'evoluzioneha dotato il cervello di questi roditoricanterini di un raffinato controllo vocaleosservato anche nel frinire dei grilli, neiduetti degli uccelli, e forse anche nelleconversazioni umane", ha sottolineatoArkarup Banerjee, coautore dello studio.Il collegamento con gli esseri umani è ancora speculativo, ma le analogie conquanto avviene negli animali sonosignificative, perché il nostro cervello riescea generare risposte verbali istantaneeutilizzando centinaia di muscoli.Grazie a questo tipo di modelli animali, iricercatori sperano di acquisire informazionianche per trovare terapie per i deficit dellinguaggio e della fonazione, come quellitipici dell'autismo o delle conseguenzedi un ictus, o di quelli carattieristici di altridisturbi psichici.