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Per migliorare una tecnologia non serve comprenderla


Fonte: Le Scienze03 aprile 2019
Migliorare una tecnologia è possibile anche senon si capisce come funziona.E' quanto ha stabilito un test di laboratorio,suggerendo che tecnologie in uso fin dall'antichità,come l'arco o la canoa, sono il frutto di unprocesso di selezione di modifiche apportatenel corso delle generazioni attraverso unmeccanismo di copiatura, spesso senza unacomprensione dei principi sottostantiantropologiatecnologiaMolti degli strumenti che usiamo da millenni,come l'arco o la canoa, mostrano un eccellentegrado di sviluppo tecnologico, adatto alleesigenze di sopravvivenza in un ambiente naturale.Questo sviluppo ha dello stupefacente,considerato che si tratta di manufatti realizzatisenza un progetto e senza una comprensioneteorica dei molteplici parametri coinvolti,difficili da cogliere anche con buone conoscenzedi fisica.
Boscimani a caccia con arco e frecce.Anche nelle società tradizionali, sono in usotecnologie con un elevato grado di perfezionamento,frutto di milglioramenti stratificati in molte generazioni(Agefotostock / AGF)Uno studio pubblicato su "Nature Juman Behavior" da un gruppo internazionale di ricercaguidato da Maxime Derex, dell'Università di Exeter,nel Regno Unito e dell'Università Cattolica di Lille, inFrancia, dimostra ora grazie a un esperimento chenon è necessario comprendere una tecnologia perriuscire a migliorarla.Per spiegare i meccanismi che hanno plasmatol'evoluzione degli strumenti tecnologici, gliantropologi hanno elaborato due teorie principali:l'ipotesi della nicchia cognitiva e l'ipotesi dellanicchia culturale.Secondo la prima, la selezione naturale hamigliorato l'abilità dei nostri antenati di pensarein modo creativo, di pianificare e di ragionaresui nessi causali dei fenomeni che si verificavanonell'ambiente. Le migliorate capacità e competenzehanno poi portato alla produzione di tecnologiepiù efficienti.Secondo l'ipotesi della nicchia culturale, invece,le tecnologie complesse, come quella di un arco,non sono il risultato delle nostre capacità di ragionamento, ma della nostra spiccatapropensione a copiare ciò che fanno gli altrimembri del nostro gruppo.In sostanza, ciascun individuo può introdurrepiccoli miglioramenti, che con il tempo subisconoun processo di selezione fino a ottenere unostrumento efficace, ma senza una comprensioneesplicita dei miglioramenti introdotti e del perchéfunzionino.Per verificare questa idea, Derex e colleghihanno coinvolto alcuni studenti in un esperimento.I partecipanti dovevano ottimizzare laconfigurazione di una ruota che scivolava lungouna pista in discesa.Ciascuno aveva a disposizione cinque tentativiper migliorare la struttura, e prima di ogniazione doveva rispondere a un questionarioideato per verificare la comprensione deimeccanismi fisici che influivano sulla velocitàdella ruota.Per simulare l'azione delle diverse generazioninel miglioramento di una tecnologia, gli autorihanno formato gruppi di cinque partecipanti,in cui ogni soggetto poteva seguire su uncomputer gli ultimi due tentativi di chi l'avevapreceduto.In una seconda versione del test, i soggettitrasmettevano i loro tentativi ai successoriinsieme a una descrizione teorica di ciò cheavevano fatto per arrivare a un miglioramento.In entrambi i casi, la velocità della ruota èmigliorata nel tempo, anche se la comprensionedel perché da parte dei soggetti coinvolti èrimasta mediamente mediocre.Un ulteriore dato importante emerso dallostudio è che spesso i soggetti trasmettevanoai compagni teorie inaccurate, che limitavanoi tentativi dei successori e ne influenzavanola comprensione dei problemi."La maggior parte dei partecipanti ha prodottoteorie errate o incomplete nonostante la relativasemplicità del sistema fisico", ha commentatoDerex. "Ciò  ha limitato la sperimentazionesuccessiva e ha impedito ai partecipanti di scopriresoluzioni più efficienti".Questi risultati indicano che le tecnologiecomplesse non necessitano di un miglioramentodel ragionamento, ma invece emergonodall'accumulo di miglioramenti nel corso dellegenerazioni."Certo, l'intelligenza è importante perl'adattamento umano", ha concluso Robert Boyd,coautore dello studio. "Ma non è abbastanza: lanostra capacità unica di imparare gli uni dagli altrirende possibile l'evoluzione culturale cumulativadi adattamenti efficaci - che nella migliore delleipotesi sono solo parzialmente compresi - equesto potente strumento ha permesso allanostra specie di adattarsi e diffondersi". (red)