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La minaccia delle tempeste solari


Fonte: Le Scienze13 marzo 2019La minaccia delle tempeste solariL'analisi di carote di ghiaccio prelevate inGroenlandia ha documentato la presenzadi isotopi radioattivi prodotti da una tempestasolare di eccezionale intensità avvenuta nel660 a.C. e ha confermato anche altri due eventianaloghi nel 775 e nel 994 d.C.Lo studio quindi suggerisce che i rischi per leattività umane di questo tipo di eventi potrebberoessere sottostimatiastrofisicaIl nostro pianeta è investito periodicamenteda tempeste solari costituite da fasci diparticelle elementari ad alta energia, inparticolare protoni, prodotte da enormiesplosioni che si verificano sulla superficiedel Sole. Si tratta di eventi temibili per idanni che possono portare alla distribuzionedella corrente elettrica, alle comunicazioni,alle trasmissioni via i satellite, nonché aisistemi di controllo del traffico aereo.
L''interazione tra le particelle cariche prodottedal Sole e la Terra, protetta dalla suo campomagnetico, evidenziato in viola.Ma le tempeste solari di cui noi esseri umanisiamo stati testimoni negli ultimi decenni, daquando cioè sono disponibili strumenti adattialla loro rilevazione, potrebbe impallidire inconfronto a ciò che avvenne in un lontanopassato.A raccontarlo sono le carote di ghiaccio estrattein Groenlandia da un gruppo di ricercatori dellaLund University che firmano L'analisi di quei campioni, che rappresentanouna sorta di registro storico delle tempestesolari fino a circa 100.000 anni fa circa, mostraun antico evento estremamente intensoavvenuto nel Settimo secolo prima di Cristo, edi cui si ha notizia per la prima volta, e confermaaltri due eventi di rilievo, che si sono verificatinel 775 e nel 994 d.C., ed erano stati giàevidenziati da passati studi sugli anelli diaccrescimento degli alberi plurisecolari.Per stimare frequenze e intensità degli antichieventi, gli autori hanno misurato in particolarel'abbondanza di tre isotopi radioattivi:il carbonio 14, il berillio 10 e il cloro 36.Questi isotopi sono prodotti principalmente dauna cascata di reazioni che si verificano neglistrati più alti dell'atmosfera quando sonoinvestiti da flussi molto energetici di protoniche provengono dal Sole.Una volta mescolatisi con l'aria, questi isotopi radioattivi si fissano nei "registri ambientali", come appunto il ghiaccio, chenelle regioni artiche si può conservare percentinaia di migliaia di anni.I segnali relativi agli isotopi radioattiviconsiderati hanno indicato un rapidoincremento in corrispondenza di stratisedimentatisi nel 660 a.C. e che non puòessere spiegato con la normale modulazionedell'attività solare."Se si verificasse ai giorni nostri, un eventodi quella portata metterebbe a serio rischiola nostra civiltà ad alta tecnologia", hacommentato Raimund Muscheler, professoredi geologia della Lund University e coautoredell'articolo. "La nostra ricerca indica che irischi sono attualmente sottostimati; eccoperché sarebbe il caso di aumentare in viaprecauzionale le nostre difese nei confrontidelle tempeste solari: dobbiamo esserepreparati meglio".Complessivamente, lo studio mostra che leanalisi al carbonio 14 sono inadeguate perottenere stime affidabili della frequenza edelle proprietà delle tempeste solari passate,ma possono essere proficuamente associatealle analisi basate sul berillio 10 e sul cloro36. (red)