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L'empatia degli esseri umani verso il "dolore" del robot


fonte: Le Scienze03 novembre 2015 
L'empatia di un essere umano verso un robotumanoide rappresentato in una situazionedolorosa è simile a quella che proverebbe versoun'altra persona.Ci sono però anche delle differenze: l'elaborazionedei processi mentali alla base dell'empatia inizialmente è più lenta, probabilmente per ladifficoltà di assumere il punto di vista di un robotroboticaemozionipercezioneL'empatia è la capacità della mente umana dirappresentarsi emozioni e stati d'animo di altri individui.Grazie all'empatia, per esempio, siamo in grado diconsolare gli altri quando sono in difficoltà, o dipartecipare alla loro felicità in un evento gioioso.Ma che cosa succederebbe se di fronte a noi nonavessimo una persona ma un robot umanoide?Una qualche forma di empatia scatta ugualmente,anche se le differenze tra le due situazioni sonoevidenti, secondo quanto emerge da una ricercacondotta da Michiteru Kitazaki e colleghi dellaToyohashi University of Technology, in Giappone,epubblicata sulla rivista "Scientific Reports".Precedenti studi di neurobiologia hanno indicatoche l'empatia è un fenomeno complesso, cheimplica due diversi processi di elaborazione daparte del cervello, detti bottom-up e top-down.Il primo consente di condividere in modo direttogli stati emotivi delle altre persone.Il secondo consente invece di comprendere in modopieno le emozioni degli altri.L'elaborazione top-down da parte del cervello diun soggetto può essere evidenziata sotto formadi uno spostamento in una particolare curvadel tracciato elettroencefalografico, denominata P3.
Interazione sociale tra uomini e robot:lo studio dimostra le difficoltà per la nostramente di assumere il punto di vista del robot(Cortesia Toyohashi University of Technology)Kitazaki e colleghi hanno chiesto a 15 soggettiadulti sani di osservare una serie di immagini incui erano ritratti esseri umani e robot in situazionidolorose, per esempio mentre si producevano unaferita con un coltello, oppure neutre.Durante il test i soggetti venivano sottoposti aelettroencefalografia."La fase ascendente di P3, che si registra 350-500millisecondi dopo la presentazione dello stimolo,mostrava una differenza tra l'osservazione dellesituazioni dolorose e quelle non dolorose quandoerano coinvolti esseri umani ma non quandoriguardavano robot; le differenze tra esseri umanie robot invece scomparivano nella fase discendentedi P3, che si registra 500-650 millisecondi dopo lostimolo", ha spiegato Kitazaki.In sintesi, i risultati indicano che i soggettiempatizzavano con i robot umanoidi in modo similea quanto avveniva con gli altri esseri umani, anchese l'elaborazione dell'empatia era inizialmente piùlenta osservando i robot umanoidi.Ciò riflette probabilmente la difficoltà dell'osservatoredi assumere il punto di vista del robot.