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Confermata la presenza della malaria nell'Impero Romano


fonte: Le ScienzeConfermata la presenza della malaria nell'Impero Romano
La malaria trasmessa dal plasmodio della specie Plasmodium falciparum, responsabile della maggior parte delle infezioni e delle morti che avvengono oggi, era presente già nell'antica Roma. Lo dimostra una nuova analisi genetica dei resti di individui sepolti in tre cimiteri diversi, situati nelle attuali provincie di Roma, Salerno e Bari, e risalenti al I-III secolo d.C, confermando scientificamente le testimonianze storiche(red)storiaepidemiologiamicrobiologiaLa malaria è una malattia descritta nelle cronache fin dai tempi antichi. Le prime testimonianze risalgono ad alcuni testi babilonesi, e si fanno molto più precise nell'antica Grecia con i testi di Ippocrate (460 a.C.-370 a.C), che descrivono gli effetti di febbri intermittenti che si manifestavano con una frequenza di tre o quattro giorni, chiamate rispettivamente terzana e quartana.Per quanto riguarda l'Italia, fu il medico romano Galeno (130 d.C.-216 d.C.) a ipotizzare che la malattia venisse contratta respirando i miasmi delle zone con acque stagnanti e paludose, da cui l'etimo "mal'aria", che si rintraccia in varie forme e in varie regioni italiane a partire dal XV e XVI secolo.
Cranio conservato nel cimitero di Velia (Credit: Luca Bandioli/Museo Pigorini)Dunque, con tutta probabilità la malaria era endemica nella penisola. Ora però uno studio pubblicato sulla rivista "Current Biology" da un gruppo di ricercatori della McMaster University in collaborazione con Luca Bandioli del Museo nazionale di preistoria ed etnografia "Luigi Pigorini" di Roma, ed Edward Holmes dell'Università di Sydney, in Australia, ha fornito le prove scientifiche della presenza della malattia in Italia durante l'Impero Romano, grazie all'analisi del DNA mitocondriale estratto da alcuni denti umani risalenti al I-III secolo d.C.Gli autori hanno raccolto campioni di denti di 58 adulti e 10 bambini inumati in tre diversi cimiteri nel periodo imperiale: Isola Sacra, in provincia di Roma, Velia, in provincia di Salerno, e Vagnari, in provincia di Bari. Velia e Isola Sacra erano importanti porti e centri commerciali sulla costa, mentre Vagnari, situata in una zona rurale della Puglia, è nota come sito funerario.Dalla polpa dentale di due individui di Velia e Vagnari, in particolare, i ricercatori sono riusciti a estrarre il genoma mitocondriale del plasmodio. I dati genetici confermano che la specie in questione era con tutta probabilità Plasmodium falciparum, la stessa responsabile ancora oggi della maggior parte delle attuali infezioni in tutto il mondo, in particolare nell'Africa sub-Sahariana."La malaria è un patogeno che ebbe probabilmente una storia significativa nell'antica Roma, causando numerosi decessi", ha spiegato il genetista evoluzionista Hendrik Poinar, direttore dell'Ancient DNA Centre della McMaster University. "Le fonti scritte che descrivono febbri molto simili a quelle malariche nell'antica Grecia e nell'antica Roma sono numerose, ma finora non si è mai riusciti a chiarire quali specie di plasmodio fossero diffuse allora; questi risultati aprono nuovi interrogativi a cui occorre dare risposta, in particolare su quanto era diffuso il parassita e quale impatto ebbe sui popoli italici durante l'Impero Romano".