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I più antichi faggi d'Europa.


Fonte: Le Scienze05 luglio 2019Comunicato stampaI faggi più vecchid'Europa scopertinel Parco del PollinoFonte: Università della Tuscia
© Gianluca Piovesan Nel Parco Nazionale delPollino scoperti faggi di oltre 600 anni, lelatifoglie decidue di clima temperato più antichedel mondo.Il segreto di lunga vita è una crescita lenta mache aumenta nel corso dei secoli, una condizioneche sembra accomunare molti alberi longevi delpianeta inclusi i pini loricati.Pubblicato in "Ecology"l'articolo "Lessons from the wild:Slow but increasing long-term growth allows formaximum longevity in European beech"Scoprire,studiare e preservare le foreste vetuste e ivecchi alberi è una priorità assoluta per laconservazione della natura in questa epocadi cambiamenti globali. In questo studioabbiamo utilizzato il metodo dendrocronologico,ossia basato sulla misurazione degli anelli diaccrescimento, per ricostruire le storie di crescitadegli alberi in una faggeta vetusta altomontanadel Pollinello (Parco Nazionale del Pollino).Due degli alberi datati con il metodo dendrocronologicosono di oltre 620 anni, un'età che li distingue peraver raggiunto una longevità massima nell'ambitodella foresta temperato decidua.I due alberi sono stati chiamati Michele e Normanin memoria del botanico Michele Tenore e delviaggiatore e scrittore Norman Douglas che,rispettivamente, nell'ottocento e nei primi delnovecento descrivono le fantastiche forestedel Pollino rimarcando la naturalità diffusa degliecosistemi.Per fortuna la faggeta del Pollinello è stata solomarginalmente toccata dalle forti utilizzazioniforestali del secolo scorso per cui, ancora oggi,si rinvengono tratti praticamente primevi dovegli alberi nascono, crescono e muoionoseguendo un ciclo naturale.Per le alte caratteristiche di naturalità e per icaratteri ecologici unici di foresta decidua cheentra in contatto con le pinete oromediterraneedi pino loricato il popolamento è stato candidatonella lista del patrimonio mondiale dell'umanità"Ancient and Primeval Beech Forests of theCarpathians and Other Regions of Europe".In queste foreste vetuste la storia dellacrescita individuale è molto variabile; un alberopuò impiegare da uno a oltre sette secoli perraggiungere una grande dimensione (diametroa petto d'uomo maggiore di 60 cm).Va rimarcato che in questi boschi la carie,ossia il marciume del legno, attacca spessoi tronchi del faggio rendendo difficile la datazione.Tuttavia, una ricostruzione delle età evidenziala possibilità che alcuni alberi con il tronco cariatopossano avere oltre 800 anni fino a sfiorareil millennio.La ricerca in corso con metodi integratidendrocronologia e radiocarbonio ha quindil'obiettivo di verificare scientificamente questaproiezione basata per ora su modelli di crescitabasati sugli anelli misurati nella prima parte(ossia la più antica) del legno sano.La regola che contraddistingue questi vecchifaggi, i più antichi d'Europa, è quella di unaccrescimento lento ma crescente nel lungotermine, una condizione che si sta confermandosempre più nel mondo degli alberi quale prerequisitoper raggiungere longevità estreme.Soppressione della crescita nelle prime fasi dellavita dovuta a competizione e condizioni climaticheestreme sembrano così essere il segreto di unavita lunga. Sempre a causa delle condizioni ambientalisevere gli alberi non sviluppano altezze importantima mantengono una dimensione più ridotta intornoai 15-25 m che conferisce loro una maggioreresistenza agli eventi climatici estremi.Faggi di oltre 500 anni sono stati rinvenuti incondizioni stazionali simili nelle boschi vetusti deiParchi Nazionali del Casentino e di Abruzzo, faggetericonosciute patrimonio mondiale Unesco nel 2017.Gli alberi habitat che racchiudono queste faggetevetuste ospitano una biodiversità unica di tantespecie di vegetali e animali oggi a rischio di estinzioneperché l'uomo nel corso dei secoli ha distruttoquasi dappertutto nel bioma temperato questiambienti di foresta vergine.Grazie ai nuclei di foresta vetusta sopravvissutiinsieme ad la politica del rewilding attuata daiParchi Nazionali e dai Carabinieri Forestali nelcorso degli ultimi decenni oggi si sta cercando disalvare questi scrigni di biodiversità e di serviziecosistemici per la collettività.Si tratta di politiche ambientali e di ricerche dilungo termine possibili grazie ad una collaborazionetra Parchi Nazionali, in questo caso del Pollinoche ha finanziato lo studio, ed Università, nellafattispecie di questo studio Dipartimento dieccellenza Scienze Agrarie e Forestali dell'Universitàdella Tuscia.La ricerca viene ora divulgata quale buona prassiper la conservazione degli ecosistemi forestalinell'ambito del progetto FISR-Miur Italian MountainLab con la finalità di diffondere i contributi dellabiologia della conservazione nella gestioneforestale per intraprendere la strada dellosviluppo sostenibile in attuazione degli obiettiviprevisti nell'ambito dell'Agenda 2030. "Lessons from the wild: Slow but increasinglong-term growth allows for maximum longevityin European beech" by Gianluca Piovesan, FrancoBiondi, Michele Baliva, Giuseppe De Vivo,Vittoria Marchianò, Aldo Schettino, and AlfredoDi Filippo published in Ecology. https://doi.org/10.1002/ecy.2737