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L'origine vulcanica dell'Appennino meridionale.


Fonte: Le ScienzeGEOLOGIA:Nelle viscere dell'Appennino meridionaleindividuato un corpo magmatico
A differenza dei processi che accompagnanola risalita dei magmi durante le eruzioni vulcaniche,la messa in posto di corpi intrusivi (volumi dimagma che si intrudono nella litosfera senzaraggiungere la superficie) è un meccanismoancora poco conosciuto, per la difficoltà delmagma di "comunicare" con la superficie terrestretramite segnali geochimici e geofisici.A gettare nuova luce su questo tema è statopubblicato su Science Advances uno studio,firmato da un team di ricercatori italiani dell'IstitutoNazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e delDipartimento di Fisica e Geologia dell'Università diPerugia, che apre nuove prospettive nella ricercadei meccanismi di innesco dei terremoti in zone nonvulcaniche e nella valutazione del rischio sismicoassociato.Terremoti e acquiferi per svelare l'esistenza delmagmaIl 29 dicembre 2013 un terremoto di magnitudomomento (Mw) 5 è avvenuto sulla verticaledell'Appennino Matese, dando origine a unasequenza sismica che si è protratta per 50giorni con 350 aftershocks. Terremoti giudicati "anomali" dal team di ricercatori a causa della loro maggiore profondità(10-25 km) rispetto alla sismicità tipica di questazona (< 10-15 km).Altri due fattori hanno incuriosito gli studiosi:innanzitutto le forme d'onda dei sismi, simili aquelli che avvengono in aree vulcaniche, e poila distribuzione degli ipocentri, disposti adescrivere un volume di roccia asismico. Tutti fattori che, associati all'attività geotermicadella zona, hanno lasciato pensare alla possibilepresenza di un corpo magmatico.Per provare l'esistenza di fluidi di originemagmatica, i ricercatori hanno dunque analiz-zato un gran numero di sorgenti ed emissionigassose distribuite negli 812 kmq dell'acquiferoMatese.Le sorgenti sono molto ricche in CO2 di origineprofonda, la stessa anidride carbonica chealimenta non solo le numerose emissionigassose superficiali della zona ma anche icomplessi vulcanici di Roccamonfina, dei CampiFlegrei e del Vesuvio, che distano circa 100 kmda quest'area.Una scoperta importanteLa ricerca svela dunque la presenza di magmain profondità e in pieno Appennino meridionale,una scoperta che ha grandi ripercussioni sulleconoscenze della struttura e della sismicitàdelle catene montuose, sui meccanismi di risalitadei magmi nella crosta e sul loro possibilemonitoraggio. «I risultati di questo studio - spiegaGuido Ventura, vulcanologo INGV e coordinatoredel gruppo di ricerca con Francesca Di Luccio -aprono nuove strade alla identificazione dellezone di risalita di magma nelle catene montuosee mettono in evidenza come tali intrusioni pos-sano generare terremoti con magnitudo significativa». I ricercatori escludono che il corpomagmatico possa raggiungere in tempi brevi lasuperficie come spiega Giovanni Chiodini,geochimico INGV e co-autore, «È da escludereche il corpo magmatico possa arrivare in superficieformando un vulcano. Tuttavia se il processo di accumulo di magmanella crosta dovesse continuare, non si puòescludere che, alla scala dei tempi geologici(migliaia di anni), si possa formare un edificiovulcanico».© RIPRODUZIONE RISERVATARIPRODUZIONE CONSENTITA CON LINK A ORIGINALE E CITAZIONE FONTE:RIVISTANATURA.COM