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Fonte: InternetLo stradone
di Francesco Pecoraro Che cosa mi aspetto dal nuovo librodi Francesco? Che riesca a coniugarebene complessità e intensità emotivacome nel precedente, ma in una formapresumo diversa, essendo passatodel tempo (il giusto tempo, per lavorarea un altro libro importante) da "La vitain tempo di pace". Poiché però i braviscrittori ti sorprendono sempre allespalle, spero soprattutto che nel nuovolibro di Francesco ci sia ciò che io, dasolo, non riuscirei mai a immaginare.Nicola LagioiaHo letto La vita in tempo di pace comeil racconto della disattivazione deldesiderio di una soggettività storica(durante il tempo di pace), come la mes-sinscena dell'elaborazione del lutto chea questa disattivazione consegue, non-ché come la descrizione della rabbiacontro questo stesso lutto.Ivo Brandani, qualsiasi cosa accada, èsolo, ed è un personaggio fondato suun mormorio assorto e potenzialmenteinesauribile in cui sono compresentianalisi e tensione, rimpianto, rimorso,recriminazione.In Brandani l'amarezza è inseparabiledalla lucidità. Le pagine sulle quali pe-riodicamente torno sono quelle in cuiPecoraro descrive gli interni borghesi diPrati, le descrizioni della luce e del"covaticcio domestico", avendo la sensa-zione che ci sia qualcosa di straordinarionel modo in cui Pecoraro percepisce erestituisce l'architettura interna ecomplessa di segni all'apparenza minimi.Giorgio VastaStraordinaria la capacitàdi F.P di restituire un tempo - il secondo900 - e un luogo - Roma - con unosguardo d'architetto che vede deteriorarsiciò che ama."Helena JaneczekFrancesco Pecoraro riesce a tenere insiemesfere di esistenza che di solito gli scrittorinon riescono a tenere insieme, o che nonvedono proprio: i destini dei personaggi,la microfisica del quotidiano, la storiapolitica del presente, la lunga duratadell'evoluzione umana, l'immobilità dellanatura.La vita dei suoi protagonisti idiosincraticirimanda sempre a piani di realtà ulteriori.In ognuno di questi piani si combatte unalotta per dare forma e significato a unmondo che, di per sé, non ha né formané significato.Guido MazzoniIl nuovo romanzo di uno dei più originaliscrittori italiani.Primi anni Venti di questosecolo nella «Città di Dio», decadentemetropoli che assomiglia molto a Roma.Un uomo di circa settant'anni osserva dalsettimo piano della sua palazzina levicende dello «Stradone»; i tanti personaggiche lo percorrono incarnano tutte le formedel «Ristagno» della nostra società.Invecchiamento e conformismo, razzismoe sessismo, sopravvivenze popolari e«trentelli» rampanti, barbagli di verità,etnie in conflitto, il fantasma dell'integra-lismo islamico, la liquefazione di sinistree destre e della classe media in un unico«Grande Ripieno»: nulla sfugge a questonarratore disordinato ma perspicace,che pare saper restituire meglio dichiunque - con ironia, cinismo, nostalgia,umorismo - il non senso del nostropresente.Racconta anche, l'uomo senza nome, lapropria esistenza di «Novecentesco»,aspirante storico dell'arte, funzionariodi Ministero, uomo che ha creduto nelcomunismo e poi si è fatto socialista ecorrotto, con i suoi amori e, oggi, l'os-sessione per la vecchiaia, la malattia,la pornografia; e ricostruisce infine -con documenti veri o quasi-veri - lastoria di un quartiere i cu iabitanti, operaie proletari, per secoli e fin oltre la metàdel Ventesimo, hanno prodotto qui i mat-toni di cui è fatta la Città: il quartiere piùcomunist ae antifascista di tutti, forsevisitat oda Lenin - personaggio inattesodi queste pagine - nel 1908.Il risultatoè un libro certamente unico nel panora-ma letterario non solo italiano, in cui lapassione politica, antropologica elinguistica, le vicende di una vita, di unquartiere, di un intero secolo concorronoa un'esperienza di lettura memorabile:un'illuminante - tragica ed esilarante -avventura di conoscenza.