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Altre opere modernissime


Fonte: InternetAltre opere modernissime che valela pena di leggere o, quantomeno,da considerare nella scelta dei librida leggere, in quanto meritanodavvero.
Orfani bianchiL'inferno sono gli altri sembra volerci dire Antonio Manzini. Anche quando gli altri siamo noi.Danilo Di Termini, Danilo Di Termini, Radio DueLe rinunce e i traumi di chi, ogni giorno, «bada» a una parte delle nostre vite. Abbiamo sempre evitato di pensarci. Dopo questo libro, per fortuna, non è più possibileEnrica Brocardo, Enrica Brocardo, "Vanity Fair"Attraverso la storia bellissima e commovente di una relazione troppo distante tra una madre e un figlio, "Orfani bianchi" offre lo spaccato spietato di una società che ha perso la capacità profonda del "generare".Eleonora Mazzoni, Eleonora MazzoniAntonio Manzini ribalta stereotipi e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai margini della storia. Un romanzo potente e bellissimo.Teresa Ciabatti, Teresa CiabattiCon "Orfani bianchi" Manzini dà voce agli invisibili, emoziona e scuote la coscienzaManuela Sasso, Manuela Sasso, "Diva e Donna"Manzini ci consegna una storia dura, senza dimenticare la tenerezza. Descrive la disperazione e il coraggio e con la sua ironia non rinuncia a strapparci, oltre ad una lacrima, qualche sorriso!Barbara Sardella, Barbara Sardella, Responsabile Eventi Librerie UbikÈ una grande storia d'amore, struggente. Che tiene il lettore inchiodato alle pagine.Dario Paladini, Dario Paladini, "Redattore Sociale""Orfani bianchi" romanzo sconcertante e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico di temerarietà.Massimo Lugli, Massimo Lugli, "il Venerdì di Repubblica""Orfani bianchi" è stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un altro Manzini; il risultato è un romanzo bellissimo, duro, crudo, senza concessioni al lettore.Alessandro Ferrucci, Alessandro Ferrucci, "Il Fatto Quotidiano"Antonio Manzini, in questo romanzo teso e terribile, non fa sconti a nessuno. Qui non siamo dalle parti della capanna dello zio Tom, ma da quelle di Germinal.Bruno Gambarotta, Bruno Gambarotta, "Ttl"Mirta è la quintessenza di una femminilità ancestrale, del tutto smarrita dalle donne garantite, che oscillano fra shopping, palestre, sovralimenta-zione e diete, prive della densità indimenticabile di questa ninfa del dolore.Enzo Verrengia, Enzo Verrengia, "La Gazzetta del Mezzogiorno"È il racconto di uno strazio quotidiano, ma anche di una speranza incrollabile, di un allenamento alla durezza.Annalena Benini, "Il Foglio"LEGGI TUTTO"Volevo misurarmi con un personaggio femminile. Una donna unica con una vita difficile che per tro-vare un angolo di serenità è pronta a sacrifici im-mensi. Mia nonna stava morendo, io guardavo Maria che le faceva compagnia e veniva da un paesino della Romania. E mi domandavo: quanto costa rinunciare alla propria famiglia per badare a quella degli altri?"Antonio ManziniMirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero, ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirli c'è lei, Mirta, che non li conosce ma li accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi.Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza. Una storia contemporanea, commovente e vera, comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a strapparci, anche questa volta, il sorriso. Antonio Manzini ha lavorato come attore in teatro, al cinema e in televisione, e ha curato la sceneggiatura deifilm "Il siero della vanità" (regia di Alex Infascelli del 2004) e "Come Dio comanda" (regia di Gabriele Salvatores del 2008). Con Sellerio ha pubblicato racconti e romanzi gialli con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto fuori dagli schemi, poco attento al potere e alle forme: "Pista Nera" (2013), "La costola di Adamo" (2014), "Non è stagione" (2015), "Era di maggio" (2015) e il recente "7.7.2007" (2016), per settimane in testa alle classifiche dei libri più venduti. Sempre nel 2016 ha pubblicato l'antologia "Cinque indagini romane per Rocco Schiavone" e il racconto satirico "Sull'orlo del precipizio" (Sellerio). Suoi racconti sono presenti nelle antologie poliziesche "Turisti in giallo", "Il calcio in giallo", "Capodanno in giallo", "Ferragosto in giallo", "Regalo di Natale", "Carnevale in giallo" e "La crisi in giallo", tutte pubblicate da Sellerio.