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Sullo squalo bianco...


12 febbraio 2020Comunicato stampaIl grande squalo bianco abita il Mediterraneo da almeno3,2 milioni di anniFonte: Università di BolognaUno dei reperti storici dello squalo bianco in laboratorio(© Università di Bologna) Un gruppo internazionale diricercatori guidato dall'Università di Bologna è riuscito aricostruire la complessa storia evolutiva di questo grandepredatore dei mari confrontando i dati genetici ottenutidall'analisi di reperti storici come denti, mascelle e vertebre.Ma dai risultati emerge anche che la popolazionemediterranea è oggi a rischio di estinzioneANIMALI GENETICAIl grande squalo bianco nuota nelle acque del Mediterraneoda almeno 3,2 milioni di anni, molto più a lungo di quantoipotizzato finora.E la popolazione presente oggi nel Mediterraneo è genetica-mente più simile agli squali bianchi che abitano l'OceanoPacifico rispetto ai loro vicini dell'Oceano Atlantico. Partendo dall'analisi di reperti custoditi nei musei e trofeistorici, un gruppo internazionale di ricercatori guidato dastudiosi dell'Università di Bologna è riuscito a sequenziareil DNA della popolazione di squali bianchi presenti nelMediterraneo ricostruendo, con un approccio che combinagenetica e modelli matematici, la loro inusuale storia evolutiva.E lanciando un allarme per la loro possibile estinzione.Lo studio è stato pubblicato sul "Journal of Biogeography". "La storia evolutiva delle popolazioni di squalo bianco è moltocomplessa: un caso peculiare che ha dato vita ad una seriedi popolazioni stanziali distribuite attorno al globo, tra cui lapopolazione di squali bianchi del Mare Nostrum, che è unicanel suo genere", spiega Agostino Leone, ricercatoredell'Università di Bologna, primo autore dello studio."Gli squali bianchi oggi presenti nel Mediterraneo, però,mostrano un tasso di variabilità genetica molto basso, equesto potrebbe indicare un gruppo di esemplari moltopiccolo, in pericolo di estinzione". REPERTI STORICI E DNAIl grande squalo bianco (nomescientifico Carcharodon carcharias) è il più grande pescepredatore esistente sul pianeta: può arrivare a superarei 6 metri di lunghezza per oltre una tonnellata di peso.Oggi se ne possono trovare esemplari al largo del Sudafrica,dell'Australia e della Nuova Zelanda, del Giappone e delNord e Sud America, oltre che nel Mediterraneo.Nonostante però sia un animale iconico, protagonista difilm e documentari di grande successo - dal celebre"Lo squalo" di Spielberg in avanti -, la sua storia è ancorapoco conosciuta. Lo squalo bianco del Mediterraneo, inparticolare, è stato fino ad oggi poco studiato, a causa di unapopolazione che nell'ultimo secolo è molto diminuita, cosache ha reso difficile trovare esemplari da analizzare.Per superare questo problema, i ricercatori protagonisti diquesto nuovo studio hanno allora pensato di rivolgersi aimusei e alle collezioni private italiane che custodisconoreperti storici di squali bianchi come denti, mascelle evertebre risalenti agli ultimi due secoli.Grazie a nuove tecnologie che permettono lo studio delgenoma antico, gli studiosi sono così riusciti a ricostruiresequenze del DNA mitocondriale di diversi squali bianchidel Mediterraneo da confrontare con quelle delle altrepopolazioni presenti sul pianeta. "Questi nuovi dati ci hanno permesso di osservare ladiversità biologica della popolazione mediterranea disqualo bianco", dice Agostino Leone. "Analizzando econfrontando sequenze di DNA di esemplari diversi, siamoriusciti a calcolare che la popolazione di squali bianchi delMediterraneo ha iniziato ad accumulare le mutazioni chel'hanno differenziata dalle altre popolazioni globali intornoa 3,2 milioni di anni fa, smentendo così le credenze passatesulla colonizzazione del Mediterraneo da parte di questaspecie solo a partire da circa 450 mila anni fa". DAL PACIFICO AL MEDITERRANEOUn'origine così antica - molto più antica di quanto si pensavafino ad oggi - ha permesso inoltre di confermare che lo squalobianco del Mediterraneo è più simile agli squali bianchi cheabitano l'Oceano Pacifico rispetto a quelli del vicino OceanoAtlantico.Un'affinità che si può spiegare solo ricostruendo il lungo percorsodi colonizzazione di questo grande predatore attraverso gli oceani. Secondo gli studiosi, la popolazione di squali bianchi che oggivive nel Mediterraneo discenderebbe da esemplari provenientidall'Oceano Pacifico, che passarono nell'Atlantico attraverso ilcanale del Centro America prima della formazione dell'Istmo diPanama, arrivando poi anche nel Mediterraneo.Quando però circa 3,5 milioni di anni fa la nascita dell'Istmo diPanama chiuse il canale tra Nord e Sud America, l'OceanoAtlantico subì forti cambiamenti climatici che portaronoall'estinzione di molte specie marine, tra cui probabilmente anchelo squalo bianco.L'Atlantico si sarebbe quindi ripopolato di squali bianchi solo intempi recenti, probabilmente grazie a migrazioni di esemplaridal Sudafrica: da qui la differenza genetica attuale con gli squalibianchi del Mediterraneo. C'è infine un altro aspetto, molto preoccupante, emerso dallostudio del DNA dello squalo bianco del Mediterraneo: il bassotasso di variabilità genetica tra esemplari diversi.Un dato che suggerisce la presenza di una popolazione moltopiccola e quindi in pericolo di estinzione. "La popolazione mediterranea di squalo bianco è probabilmenteuna piccola comunità in pericolo", conferma Agostino Leone."È molto importante mettere in campo azioni per salvarla:la sua scomparsa sarebbe senza dubbio molto dannosa pergli equilibri ecologici del Mediterraneo e per la già precariasituazione a livello globale di questi maestosi predatori delmare". I PROTAGONISITI DELLO STUDIOLo studio è stato pubblicato sul Journal of Biogeography con iltitolo "Pliocene colonization of the Mediterranean by Great WhiteShark inferred from fossil records, historical jaws, phylogeographicand divergence time analyses".La ricerca è stata realizzata da un gruppo internazionale di studiosicoordinati da Fausto Tinti, Alessia Cariani e Agostino Leone delLaboratorio di Genetica e Genomica delle Risorse e dell'AmbienteMarino (GenoDREAM) del Dipartimento di Scienze Biologiche,Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna.Per l'Università di Bologna hanno collaborato inoltre studiosi delMuseo di Anatomia Comparata e del Dipartimentodi Beni Culturali.