blogtecaolivelli

Notizie da Mercurio


Fonte: articolo riportato da Focus..La grafite di Mercurio è ciò che resta della crosta delpianetaUna nuova ipotesi per spiegare le macchiesulla superficie di Mercurio: è grafite nativa del pianeta,non portata dalle comete.
Il cratere Degas, 52 chilometri di diametro: attorno eall'interno, una grande quantità di grafite. | NASA/JOHNS HOPKINS UNIVERSITY APPLIED PHYSICSLABORATORY/CARNEGIE INSTITUTION OF WASHINGTON
 
 
Quando la sonda della Nasa Messenger entrò in orbitaattorno a Mercurio, nel 2011, si videro subito particolarimacchie scure che attirarono immediatamente l'attenzionedei ricercatori.Qualcosa di simile era già stato osservato durante il sorvolodella Mariner 10, nel 1974, ma la bassa risoluzione dellefotografie non permisero di approfondire il problema. Adesso, grazie alla spettrografia ad alta risoluzione, ossiaal sistema che permette di studiare i componenti chimicipresenti su un corpo celeste, i planetologi hanno capitoche il materiale scuro è grafite, proprio quello che si usaper le matite, uno stato allotropico del carbonio. 
Mercurio in "falsi colori" ripreso dalla sonda Messenger.Con questo sistema si possono mettere in luce le principalicomponenti chimiche del pianeta. | NASAIl materiale è pochissimo riflettente e si trova soprattuttovicino a bocche vulcaniche o a crateri da impatto.In un primo tempo si pensò che il carbonio fosse statodepositato dalle comete (di cui sono ricche) che, in grandiquantità, devono aver bombardato il pianeta ai primordidella storia del Sistema Solare.È "ORIGINALE". Questa ipotesi per spiegare la grafite èstata però affiancata da un'altra idea: è possibile che ilminerale venga dall'interno del pianeta.Secondo questa ipotesi, Mercurio, quando era ancora in granparte fuso, aveva una crosta composta per lo più proprio dagrafite.«Partendo dal materiale di cui è composto il pianeta, i modellie una serie di esperimenti ci hanno suggerito l'ipotesi chequando Mercurio, da fuso, iniziò a solidificarsi, la maggior partedei minerali sprofondò, a eccezione del carbonio che formòinvece una crosta di grafite», spiega Rachel Klima, del Johns Hopkins University Applied Physic Laboratory.Secondo il ricercatore quelle macchie sono ciò che resta dellacrosta primordiale e «studiandole abbiamo la possibilità dicapire com'era Mercurio 4,5 miliardi di anni fa».ANCORA ENIGMI. Questa nuova interpretazione rinforza l'idea che Mercurio,pur essendo in apparenza simile ad altri pianeti e allanostra Luna, per via del gran numero di crateri, potrebbeavere avuto un'evoluzione diversa, forse unica.  
Un'area molto scura in prossimità del polo nord di Mercurio. | NASA/JOHNS HOPKINS UNIVERSITY APPLIED PHYSICSLABORATORY/CARNEGIE INSTITUTION OF WASHINGTONLa presenza di grafite in grandi quantità è infatti solamentel'ultima delle scoperta che raccontano la differenza tra quelpianeta e gli altri del Sistema Solare.Sottolinea Larry Nittler, coautore della ricerca:«Il ritrovamento di vaste aree ricche di carbonio ci dice cheoggi vediamo pezzi della crosta antica di Mercurio misti acrateri e aree vulcaniche che si formarono in momentisuccessivi della sua storia».La scoperta non spiega perché la grafite sia così abbondante,e neppure perché il pianeta abbia avuto una simile evoluzione:per saperne di più dovremo probabilmente aspettare BepiColombo,la missione Esa/Jaxa prevista per l'inizio del 2017.