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Le opinioni di Luc Montagnier


Fonte: articolo riportato dall'InternetLUCA SERAFINI3 SETTIMANE FAQuando esterna un premio Nobel, non è proprio come se parlasse un "terrapiattista" qualunque. Per questo, le dichiarazioni di Luc Montagnier che il virus del Covid-19 sia nato in laboratorio hanno avuto una grande eco su tutta la stampa internazionale, anche se sono state stroncate dalla scienza ufficiale.Luc Montagnier, che nel 1983 scoprì il virus dell'HIV e premio Nobel per la medicina nel 2008, ha spiegato sul podcast francese specializzato in medicina e salute, Pourquoi Doctor , e sul canale francese di notizie C-News i motivi per cui è convinto che il virus Sars-CoV-2, che causa la pandemia di Covid-19, sia nato e uscito accidentalmente da un laboratorio.Questa presa di posizione di Montagnier contrasta con quanto sostiene in modo pressoché unanime la comunità scientifica, riassunto in un articolo pubblicato su Nature, dove si affermache il coronavirus non ha alcuna traccia di manipolazione umana e sarebbe frutto di uno spillover, ovvero di un salto di specie da un pipistrello all'uomo.Non siamo certamente in grado di valutare le une e le altre tesi, ma abbiamo fatto uno sforzo per comprendere quali sono le motivazioni espresse da Montagnier (nella versione dell'intervista a CNews) e di spiegarle nel modo più comprensibile possibile, così che ognuno possa fare le proprie considerazioni, sempre ricordando che si tratta di una materia molto complessa e non banalizzabile.L'ipotesi che il Covid-19 sia nato in laboratorioLuc MontagnierLuc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008.Luc Montagnier: «Siamo arrivati alla conclusione che effettivamente c'è stata una manipolazione di questo virus».In questa frase d'esordio c'è il primo, e fondamentale, punto di divergenza tra la tesi di Montagnier e la versione ufficiale, ben riassunta nell'articolo di Nature: «È improbabile che il virus SARS-CoV-2 sia emerso da una manipolazione in laboratorio di un coronavirus simile ai SARS-CoV. Come notato in precedenza, la RBD (il receptor binding domain, l'uncino con cui si attacca alla cellula, NdR) del SARS-CoV-2 è ottimizzato per il legame con l'ACE2 umano con una soluzione efficiente diversa da quelle precedentemente previste. Inoltre, se fosse stata effettuata una manipolazione genetica, sarebbe stato probabilmente utilizzato uno dei diversi sistemi di reverse-genetic (un particolare approccio che permette la manipolazione dei genomi virali, NdR) disponibili per i betacoronavirus. Tuttavia, i dati genetici mostrano inconfutabilmente che la SARS-CoV-2 non deriva da nessuna struttura virale utilizzata in precedenza. Proponiamo invece due scenari che possono spiegare plausibilmente l'origine della SARS-CoV-2: la selezione naturale in un ospite animale prima del trasferimento zoonotico; e la selezione naturale nell'uomo dopo il trasferimento zoonotico».Perché, invece, Luc Montagnier è così sicuro che ci sia stata una manipolazione?«C'è un modello, che è il virus "classico", ed è un modello che in questo caso proviene dal pipistrello. Ma a questo modello sono state sovrapposte delle sequenze dell'HIV, il virus dell'AIDS».Chi le avrebbe sovrapposte?, chiede l'intervistatore.«Beh, questo non lo so. Non è un virus naturale, è un lavoro di professionisti, un lavoro di biologi molecolari, è un lavoro molto minuzioso, si potrebbe dire un lavoro da orologiaio, a livello delle sequenze».Ma a che scopo?«Allora, a che scopo, questo non è chiaro. Il mio lavoro è solo quello di esporre i fatti. Non accuso nessuno, non so chi possa avere fatto questo e neanche il perché. La possibilità è che si sia voluto fare un vaccino contro l'AIDS. Quindi, che si siano prese delle piccole sequenze del virus dell'HIV e che le si siano installate nella sequenza più ampia del coronavirus».Il processo di manipolazione di un virus che descrive Montagnier non è una pratica inaudita o fuori dal mondo; infatti, è una delle strategie perseguite per la ricerca di un vaccino contro l'HIV.Lo spiega bene la Commissione Europea su Cordis (Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo) nell'articolo dal titolo "Un nuovo approccio al vaccino per l'AIDS": «Un'iniziativa dell'UE ha progettato un nuovo vaccino anti HIV utilizzando vettori coronavirus per esprimere gli antigeni HIV. Le scoperte sono molto promettenti per la prossima generazione di vaccini efficaci per combattere la pandemia dell'AIDS».In pratica, si sfrutta la capacità dei coronavirus di colpire le superfici delle mucose nei loro ospiti, per consegnare alle cellule umane degli antigeni che scatenino l'immunità anti HIV.Il giallo del genomaContinua Montagnier: «Con il collega biomatematico Jean-Claude Perez abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus a RNA. Il materiale genetico del virus è come un lungo nastro di RNA - come il DNA, ma è RNA (una molecola a singolo filamento, NdR) - e in questo lungo nastro, in un determinato punto, sono state fissate delle piccole sequenze di HIV. Ma queste sequenze non sono sufficientemente piccole da essere insignificanti, hanno la possibilità di modificare quelli che vengono definiti siti antigenici. Ovvero, se si vuole fare un vaccino, si può benissimo modificare la proteina che è esposta per il vaccino con un'altra piccola sequenza proveniente da unaltro virus. Un gruppo di ricercatori indiani ha tentato di pubblicare uno studio dal quale emerge che il genoma completo del SARS-CoV-2 conteneva sequenze di un altro virus, l'HIV, ma sono stati costretti a ritrattare la pubblicazione perché le pressioni erano troppo forti».È questa la seconda colonna portante della teoria di Montagnier che viene confutata. Lo spiega bene Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, in un suo intervento nell'Aula di scienze Zanichelli: «La possibilità che il nuovo coronavirus sia il frutto di una manipolazioneintenzionale è stata smentita anche da un altro studio pubblicato a febbraio, grazie al quale è stata confutata l'ipotesi che il genoma del nuovo coronavirus contenesse sequenze derivate dal virus HIV-1».Personaggio "scomodo" e spesso controcorrente, forse proprio per questo la tesi di Montagnier ha trovato solo opposizioni nel mondo scientifico. È, comunque, una materia troppo delicata e complessa per dividersi tra guelfi e ghibellini, lasciamo che siano i ricercatori a farlo, in una sana competizione di idee.A noi piacerebbe, invece, sposare lo scenario finale che prospetta Montagnier, perché filosoficamente bello e umanamente rassicurante: «Il virus verrà eliminato man mano che si propaga, perché la natura non accetta alcuna manipolazione molecolare ed eliminerà questi cambiamenti innaturali».Autore: Luca SerafiniLa puntata del 17 aprile 2020 di "L'heur des pros"su C-News. L'intervista a Luc Montagnier comincia al minuto 51.