Piani di lettura«[...] Mi avvedevo ora che si possono sognare anche dei libri, e dunque si possono sognare dei sogni.»(
Umberto Eco, op. cit., p. 440)
l nome della rosa (omaggio del pittore
William Girometti ad Umberto Eco)Attribuire un genere letterario al romanzo di Eco è assai difficile: esso infatti è stato particolarmente apprezzato per la presenza di molteplici piani di lettura, che possono essere colti dal lettore a seconda della sua preparazione culturale. Pur presentandosi come un
giallo, o come un
romanzo storico ad una lettura superficiale, il libro è in realtà costruito attraverso una fitta rete di citazioni tratte da numerose altre opere letterarie, dunque è, in un certo senso, un libro fatto di altri libri. È costante il riferimento
linguistico e
semiologico. È anche presente, appena sotto la superficie, una forte componente
esoterica, e di fondo la storia può essere vista come una riflessione
filosofica sul senso e sul valore della
verità e della sua ricerca, da un punto di vista strettamente
laico, tema del resto comune alle opere successive di Eco.Nel piano di lettura storico presente nel romanzo, i personaggi e le forze che nella vicenda narrata si contrappongono rappresentano in realtà due epoche e due mentalità che in quel periodo storico si sono trovate a fronteggiarsi: da un lato il
medioevo più antico, col suo fardello di dogmi, preconcetti e superstizioni, ma anche intriso di una profonda e mistica spiritualità, dall'altro lato il nuovo mondo che avanza, rappresentato da Guglielmo, con la sua sete di conoscenza, con la predisposizione a cercare una verità più certa e intelligibile attraverso la ricerca e l'indagine, anticipazione di un
metodo scientifico che in Europa di lì a poco non tarderà ad affermarsi.L'autore usa un espediente narrativo e così il romanzo scritto da Umberto Eco è in realtà una narrazione al quarto livello di incassamento, dentro ad altre tre narrazioni: Eco dice di raccontare ciò che ha trovato nel testo di Vallet, che a sua volta diceva che Mabillon ha detto che Adso disse... In questo senso Eco non fa che riproporre un artificio letterario tipico dei romanzi inglesi
neogotici, e utilizzato anche da
Alessandro Manzoni per
I promessi sposi.Un ulteriore piano di lettura vede il romanzo come un'
allegoria delle vicende italiane contemporanee o di poco precedenti all'uscita de Il nome della rosa, ovvero la situazione politica degli
anni settanta, con le diverse parti in causa a rappresentare sì l'evolversi politico e spirituale legato al
dibattito sulla povertà nel Trecento, ma anche le diverse correnti di pensiero o situazioni proprie degli
anni di piombo:
Papa Giovanni XXII e la corte avignonese a rappresentare i conservatori,
Ubertino da Casale e i
francescani nel ruolo dei riformisti,
Fra Dolcino e i
movimenti ereticali medievali in quello dei gruppi, armati e non, legati all'
area extraparlamentare.