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Il nome della rosa di U.Eco.


Storia editorialeEco aveva già un rapporto di lunga datacon la Bompiani, che aveva pubblicato tuttii suoi lavori precedenti e che avrebbepreso Il nome della rosa "a scatola chiusa".Tuttavia pensò in un primo momento diconsegnarlo all'editore Franco Maria Ricci perfarlo pubblicare con una tiratura limitata dimille copie in un volume raffinato.La notizia che Eco aveva scritto un romanzosi sparse però velocemente e l'autore ricevettemolteplici proposte dalla Einaudi e dalla Mondadori che vedevano del potenziale ne Il nome della rosa.A quel punto Eco tornò sui suoi passi e deciseche tanto valeva lavorare con il suo editorestorico.Così nel 1980 il romanzo fu pubblicato daBompiani con una tiratura di 30.000 copie.La prosecuzione delle vendite fu "via viastimolata dal conseguimento di premi letteraria partire dal premio Strega 1981 e altri,dalle notizie sulle traduzioni e sul loro successoall'estero, in particolare negli Stati Uniti".Il romanzo è stato più volte ristampato nelcorso degli anni ed è arrivato a vendere circa50 milioni di copie in Italia e nel resto delmondo, dove è stato tradotto in oltre 40lingue.Nel 2002 fu oggetto di un curioso fenomeno,grazie al lancio di un'iniziativa editoriale delquotidiano La Repubblica che lo distribuìgratuitamente in oltre un milione di copie.Nel 2011 Eco rivisitò Il nome della rosa effet-tuando delle modifiche che portarono il libroad allungarsi di 18 pagine. Questo lavoro di correzione generò critichecontroverse, tra cui quella di Pierre Assouline di Le Monde, che accusò l'autore di volerabbassare il livello del romanzo e semplificarnela lingua per andare incontro alle generazionidigitalizzate.Eco respinse le accuse affermando che il suoera stato solo un piccolo lavoro di "cosmesi",volto soprattutto a sveltire certi passaggi perpreservare il ritmo della narrazione; eliminarecerte ripetizioni; togliere degli errori che daanni gli pesavano e modificare leggermentel'aspetto fisico dei personaggi, che erano a suodire "troppo grotteschi".Anche a causa della sua peculiare struttura, fattadi citazioni di altri testi, il romanzo è stato ac-cusato più o meno apertamente di plagio neiconfronti di vari libri. Nel 1989 venne avanzatanei confronti di Umberto Eco un'accusa formaleda parte di uno scrittore cipriota, il qualesosteneva che alcuni contenuti del libro eranoripresi da un proprio romanzo, dove due personaggientravano in un monastero e discutevano conl'abate dell'Apocalisse.Tuttavia le numerose differenze tra la storia cipriota,che si svolgeva ai giorni nostri, e la scarsa rilevanzadel colloquio, che occupava solo poche pagine,condusse alla sentenza di un tribunale cipriota, chescagionò lo scrittore italiano assolvendolo nel 1992.Riguardo alla traduzione in lingua araba del romanzo,nel 1998 Ahmed Somai, primo traduttore tunisino,accusò di plagio il firmatario della edizione egiziana,Kamel Oueid El - Amiri.PostilleNel 1983 Umberto Eco pubblicò, attraverso la rivista Alfabeta, le Postille al Nome della rosa, un saggiocol quale l'autore spiega il percorso letterario chel'aveva portato alla stesura del romanzo, fornendochiarimenti su alcuni aspetti concettuali dell'opera.Le Postille al Nome della rosa sono state poi allegatea tutte le ristampe italiane del romanzo successiveal 1983.Nel paragrafo intitolato "Il Postmoderno, l'ironia,il piacevole", Eco afferma che il "post-moderno è untermine buono à tout faire".Inoltre, secondo l'autore,il postmoderno è semprepiù retrodatato: mentre prima questo termine siriferiva solamente al contesto culturale degli ultimivent'anni, oggi viene impiegato anche per periodiprecedenti.Tuttavia per Eco il post-moderno non è "unatendenza circoscrivibile cronologicamente, ma unacategoria spirituale, un Kunstwollen, un modo dioperare"."Potremmo dire che ogni epoca ha il propriopost-moderno, così come ogni epoca avrebbe ilproprio manierismo".In ogni epoca si giunge a momenti in cui ci siaccorge che "il passato ci condiziona, ci staaddosso, ci ricatta".All'inizio del Novecento, per questi motivi, l'avanguardia storica cerca di opporsi al condizionamento delpassato, distruggendolo e sfigurandolo.Ma l'avanguardia non si ferma qui, procede finoall'annullamento dell'opera stessa (il silenzio nellamusica, la cornice vuota in pittura, le pagine bianchein letteratura etc).Dopo ciò "l'avanguardia (il moderno) non può piùandare oltre".Dunque siamo costretti a riconoscere il passato e aprenderlo con ironia, ma senza ingenuità."La risposta post-moderna al moderno consistenel riconoscere che il passato, visto che non puòessere distrutto, perché la sua distruzione portaal silenzio, deve essere rivisitato: con ironia, inmodo non innocente".