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Il nome della rosa di U.Eco.


PersonaggiProtagonistiGuglielmo da Baskerville, frate francescano, già inquisitore, si reca al monastero in cui si svolge la vicenda dietro richiesta dell'imperatore, in qualità di mediatore fra il papato, l'Impero e l'ordine francescano nell'ambito di un incontro che si terrà nell'abbazia. Guglielmo ricorda in maniera palese il filosofo francescano inglese Guglielmo di Ockham, maestro del metodo induttivo; peraltro, nelle citazioni l'autore inventa una fittizia discendenza discepolare di Guglielmo da Ruggero Bacone, anch'egli filosofo d'Oltremanica del XIII secolo. Inoltre per il suo aspetto fisico eacume si rifà al noto personaggio Sherlock Holmes di sir Arthur Conan Doyle, somiglianza rafforzata dalla stessa origine di Guglielmo, che richiama uno dei racconti più famosi dell'investigatore inglese: Il mastino dei Baskerville. È il protagonista del romanzo. È uno spirito pragmatico, esperto nei più vari campi del sapere (filosofia, teologia, politica, lingue, botanica, ecc.) ed estremamente curioso (nel Medioevo la curiosità non era una qualità adatta ad un bravo monaco, perché un monaco fedele aveva già la risposta a tutte le sue domande). Nutre una profonda amicizia e anche pietà verso Ubertino da Casale, un affetto quasi paterno per Adso da Melk e amore per la sua terra d'origine.Adso da Melk, novizio benedettino al seguito di Guglielmo, è la voce narrante della storia. Come il maestro ricorda Sherlock Holmes, così Adso richiama nel nome e nel rango il suo assistente dottor Watson. Entrambi inoltre sono narratori in prima persona dei fatti loro accaduti. Inoltre il suo nome deriva dal verbo latino adsum, cioè "esserci, essere presente, testimoniare" che è esattamente ciò che Adso fa in tutta la storia. La sua figura è correlata a quella del monaco effettivamente esistito Adso da Montier-en-Der. Rivela le caratteristiche di ogni adolescente: una certa ingenuità, freschezza mentale, un grande entusiasmo in ogni cosa che fa, impulsività ed emotività, desiderio di vedere, di imparare e di fare esperienze nuove. Nel rapporto con Guglielmo si mette in evidenza il classico rapporto maestro-allievo / padre-figlio. Si innamora della ragazza del villaggio e soffre tremendamente quando lei viene condannata ingiustamente al rogo come strega.Monaci dell'AbbaziaAbbone da Fossanova, abate del monastero; è l'unico, insieme al bibliotecario, al suo aiutante e a padre Jorge da Burgos, a conoscere i segreti della biblioteca.Jorge da Burgos, anziano cieco proveniente dalla Spagna, profondo conoscitore dei segreti del monastero e in passato bibliotecario. Il personaggio appare una riuscita caricatura di Jorge Luis Borges: ciò non soltanto per la comune cecità e per l'evidente assonanza dei nomi, ma anche per la diretta discendenza borgesiana dell'immagine della biblioteca come specchio del mondo e persino della planimetria poligonale con cui la biblioteca dell'abbazia è disegnata, che si ispira al racconto La biblioteca di Babele. Ritiene che il mondo sia ormai decaduto, vecchio e vicinissimo al momento del giudizio finale, pertanto si sente investito della missione divina di conservare il più a lungo possibile le verità di fede così come sono state elaborate fino a quel momento dalla Scrittura e dai Padri della Chiesa. È fermamente contrario al riso, in quanto capace di distruggere il principio di autorità e sacralità del dogma.Alinardo da Grottaferrata, il più anziano dei monaci. Per il suo comportamento, è considerato da tutti affetto da demenzasenile, ma nei momenti di lucidità si rivela utile alla risoluzione della vicenda.Adelmo da Otranto, miniatore e primo morto.Venanzio da Salvemec, traduttore dal greco e dall'arabo, conoscitore dell'antica Grecia e devoto di Aristotele. Secondo morto.Berengario da Arundel, aiuto bibliotecario dell'abbazia. Terzo morto.Bencio da Uppsala, giovane scandinavo trascrittore di testi di retorica. Dopo la morte di Berengario diventa nuovo aiuto-bibliotecario.Severino da Sant'Emmeranoerborista. Quarto morto.Malachia da Hildesheim, bibliotecario. Quinto morto.Remigio da Varagine, cellario ex-dolciniano. Il suo nome può essere ricondotto al frate domenicano (poi arcivescovo di GenovaJacopo da Varazze,scrittore in latino, che deve la sua fama ad una raccolta di vite di santi, tra le quali spicca la Legenda Aurea, una versione della Leggenda della Vera Croce, ripresa tra l'altro anche da Piero della Francesca per il suo ciclo di affreschi in San Francesco ad Arezzo. Viene processato da Bernardo Gui, condannato alla tortura e poi al rogo.Salvatore, ex-dolciniano, amico di Remigio; parla una lingua mista di latino e volgare. Il suo grido "Penitenziagite!", con cui accoglie i nuovi venuti all'abbazia, rimanda alle lotte intestine della chiesa medievale, tra i vescovi cattolici e il movimento degli spirituali, portato avanti dai seguaci di fra' Dolcino da Novara. La parola "Penitenziagite" è una contrazione della locuzione latina "Paenitentiam agite" ("fate la Penitenza"), frase con cui i dolciniani ammonivano il popolo al loro passaggio.Nicola da Morimondo, vetraio.Aymaro da Alessandria, trascrittore italiano.Personaggi minoriMagnus da Iona, trascrittore.Patrizio da Clonmacnois, trascrittore.Rabano da Toledo, trascrittore.Waldo da Hereford, trascrittore.La contadina del villaggio, il cui nome è taciuto; è l'unica donna dell'intero romanzo, ed è l'unica donna con la quale Adsoprova un'esperienza sessuale.Delegazione pontificiaBernardo Gui, inquisitore dell'ordine domenicano. È il capo della legazione pontificia. Svolge il suo ufficio di inquisitore con durezza e crudeltà implacabili. Il suo obiettivo reale è la buona riuscita della sua funzione politica ed è disposto a tutto pur di mettere in difficoltà i suoi avversari.Bertrando del Poggettocardinale a capo della delegazione pontificia.Delegazione imperiale (minoriti)Berengario Talloni.Girolamo di Caffa, vescovo. Ispirato da Girolamo di Catalogna, primo vescovo di Caffa, in Crimea.Michele da Cesena, generale dell'ordine dei frati minori e capo della delegazione imperiale.Ugo da Novocastro.Bonagrazia da Bergamo.Ubertino da Casale. È un vegliardo, dai grandi occhi azzurri, calvo, con la bocca sottile e rossa, la pelle candida e i lineamenti dolcissimi. Nutre una profonda amicizia verso Guglielmo. È un uomo molto combattivo ed ardente ed ha avuto una vita dura e avventurosa. Francescano spirituale, ritiene che un monaco non debba possedere nulla, né personalmente, né come convento, né come ordine. Afferma la povertà di Cristo e condanna la ricchezza terrena della chiesa del tempo. Per questo è accusato dal papato di eresia. Viene però lasciato libero di abbandonare l'ordine ed è accolto dai benedettini. Quando la spedizione papale di Bernardo Gui arriva nell'abbazia, Ubertino scappa per non essere ucciso dai delegati del papa. Morirà due anni dopo in circostanze misteriose..