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Fontamara, parte 2.


Fontamara (libro), parte 2.CommentoIl narratore è interno, rappresentato da una famiglia di"cafoni" i cui membri (gli zii di Elvira) sono Matalè, ilmarito Giuvà e il loro figlio che hanno ormai raggiuntoin esilio l'autore e si alternano a raccontare, in un lungo flashback, ciascuno le proprie esperienze.I personaggiI "cafoni" sono i miseri poverelli contadini meridionaliproprietari al massimo di un asino o di un mulo, non hannomezzi per difendersi e vivono in una perpetua ignoranza dicui approfitta persino colui che è considerato "l'amico delpopolo", Don Circostanza, che rappresenta insieme la difesae la rovina dei fontamaresi; la loro vita si ripete uguale digenerazione in generazione segnata dal lavoro e dalla fatica.Essi sono consapevoli della disperata condizione in cuivivono, come spiegano ad un forestiero... nel brano cisono dei personaggi insoliti.«In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo.Questo ognuno lo sa.Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra.Poi vengono le guardie del principe.Poi vengono i cani delle guardie del principe.Poi, nulla.Poi, ancora nulla.Poi, ancora nulla.Poi vengono i cafoni.E si può dire ch'è finito.»(da "Fontamara")Il nome Fontamara racchiude in sé già un destino disventure e sofferenze, inventato appunto dall'autore perrispecchiare meglio la realtà del paese.Quasi tutti i nomi dei personaggi del romanzo non sonocasuali: Don Circostanza, infatti si adegua alle diversesituazioni tenendo prima la parte dei contadini, quindiquella degli agiati cittadini, cercando sempre un tornacontopersonale; Don Abbacchio il prete, richiama il verbo"abbacchiare" infatti egli non farà altro che deprimere ipoveri abitanti della Marsica, ignorando persino il suicidiodi Teofilo, sacrestano della chiesa di Fontamara;Don Carlo Magna è il ricco proprietario terriero;l'Impresario, il podestà abile a speculare su alcuni terreniacquistati da don Carlo Magna a poco prezzo e sui quali faràdeviare l'acqua del ruscello di Fontamara riducendo allamiseria i cafoni; Innocenzo La Legge, il messo incaricatodi portare i nuovi ordinamenti dalla città.Berardo Viola, protagonista maschile del romanzo, è l'eroedel paese, violento ma altruista è il primo a sacrificarsitra i cafoni per il bene della collettività: i cafoni infattierano stati raggirati di continuo ed ogni appello ai notabilidel paese risultava inutile poiché questi difendevano sempregli interessi del ricco podestà, si ritrovavano così sempre piùpoveri ma ognuno non aveva pensato che al proprioappezzamento di terra, a sé stesso.Attraverso il suo personaggio Silone sembra sottolineare ilbisogno che qualcuno muova all'azione, ponga fine alla totale indifferenza dei "cafoni", sempre più sfruttati e tenutinell'ignoranza dal nuovo regime che li induce lavorare inmodo duro ed estenuante.I cafoni non avevano mai rappresentato una vera minacciaper i gerarchi della potente città, da cui erano sempre statiosteggiati grazie alla cultura ed all'ingegno ma, nel momentoin cui provano anche questi ad avvicinarsi al mondo scritto,sentiti come una forte minaccia vengono rapidamente fattiscomparire.Lo stileSi noti che Silone scrive in maniera molto leggibile, narrandol'azione in maniera umile, questo perché, come teorizza Dante Alighieri, lo stile deve adattarsi all'argomento, e se siparla del mondo agricolo, allora anche la forma sarà umile.Sul piano linguistico prevale una costruzione paratattica del periodo con un linguaggio piuttosto semplice e colloquialeche rispecchia l'ignoranza in cui vivono i contadini, mentrei cittadini più istruiti ed importanti si esprimono in una formapiù ricercata e arricchita anche da citazioni e vocaboli latini.Una sottile ironia diffusa attenua, talvolta, la tragicità dialcuni momenti.Ciò avviene ad esempio quando si riportano le riflessioni deiFontamaresi, gli scherzi, gli abusi, che evidenziano l'ingenuitàdei protagonisti.Rispetto a Il segreto di Luca la denuncia nei confrontidell'ingiustizia diventa più ampia, da un singolo individuoad un intero paese, alle ingiustizie che i suoi abitanti sonocostretti a subire.Vicende editorialiA causa del contenuto sgradito al regime fascista, Fontamara non fu pubblicato in Italia fino al 1945.La prima pubblicazione avvenne in Svizzera in lingua tedesca,tradotto da Nettie Sutro, nel 1933. La prima edizione in italiano apparve nel 1934, pubblicataa spese dell'autore a Parigi, sotto la sigla fittizia di N.E.I.(Nuove edizioni italiane, Zurigo-Parigi).Sempre nel 1934 venne pubblicata la prima versione in inglese.Nel 1935 Fontamara fu pubblicato in Unione Sovietica nellatraduzione in russo di E. A. Chanevskoj per la casa editricestatale Chudožestvennaja Literatura (Letteratura d'Arte).Nel 1945 il romanzo fu pubblicato dapprima a puntate, conparecchi errori e refusi, su una rivista italiana, dove Siloneoperò ingenti modifiche e correzioni.Nel 1947 uscì, con altre importanti modifiche, la prima edizionein volume, dall'Editore Faro di Roma.Ancora una volta insoddisfatto del testo, Silone si rivolse aMondadori, che stampò il libro con ulteriori modifiche, e cheda allora divenne il suo editore storico.Avvenne quindi che il testo di Fontamara approntato per i lettoriitaliani fu sensibilmente differente rispetto al testo diffusonegli anni Trenta. L'edizione in esperanto venne pubblicatanel 1939 nei Paesi Bassi.Trasposizioni
La torre di Aielli (AQ)CinemaDal romanzo è stato tratto il film omonimo del 1980con la regia di Carlo Lizzani.TelevisioneSu Raiuno, dal 23 al 26 febbraio 1983, l'opera di Lizzanivenne trasmessa nella versione televisiva, sceneggiata inquattro puntate.ArteAd Aielli (AQ), l'opera è stata trascritta integralmentesul muro di un edificio situato a ridosso della torre medievale del borgo marsicano.