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Un bel romanzo di Ignazio Silone


FontamaraDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.«In Fontamara non siamo alle prese con le grandi questioni: siamo in mezzo al fango e al sangue, all'ingiustizia e all'ignominia del presente... è il più toccante resoconto della barbarie fascista che abbia letto finora»(Graham GreeneThe Spectator, 2 novembre 1934FontamaraAutoreIgnazio Silone1ª ed. originale19331ª ed. italiana1945GenereRomanzoSottogeneresocialeLingua originaleitalianoAmbientazioneFontamara (paese immaginario), Avezzano,Roma, durante l'estate del 1929ProtagonistiBerardo ViolaModifica dati su Wikidata · ManualeFontamara è il primo romanzo di Ignazio Silone, pubblicato dapprima nel 1933 in lingua tedesca in Svizzera - dopo esser stato scritto nella Confederazione elvetica tra il 1929 e il 1931 - al tempo in cui l'autore era riparato all'estero per sfuggire alle persecuzioni del Regime fascista; nel novembre 1933 egli pubblica un'edizione in lingua italiana a proprie spese, e nel 1934 l'opera fu tradotta in inglese. Il successo del romanzo, che denunciava l'immoralità e gli inganni del partito fascista di Mussolini e dei suoi seguaci, fu straordinario, galvanizzando una parte dell'opinione pubblica internazionale dell'epoca, che fece di Fontamara un documento della propaganda antifascista fuori dall'Italia e un simbolo della resistenza al totalitarismo (Hitler era appena arrivato al potere in Germania).Fontamara è un immaginario villaggio di montagna, nell'Abruzzo marsicano, la cui comunità soffre sotto il peso del fascismo e di sventure ataviche. Spaccato sociale di un proletariato oppresso e sfruttato sono i "cafoni", realisticamente descritti nella loro ingenuità, e tenuti in ignoranza secolare da una classe dominante sempre più rapace e parassitaria.Trama
Il fontanile di Fontamara a Pescinache avrebbe ispirato l'autoreIl Fucino sullo sfondo di PescinaDal 1º giugno 1929 nel paese di Fontamara (nella Marsica, vicino ad Avezzano) non arriva più l'elettricità, la cui fornitura è stata interrotta perché gli abitanti del paese non pagavano le bollette. Sperando di rimediare a questa "fatalità", ogni contadino analfabeta firma una misteriosa "carta bianca", portata da un graduca della milizia (il cav. Pelino), la quale si scoprirà essere in realtà l'autorizzazione a togliere l'acqua per l'irrigazione per indirizzarla verso i possedimenti dell'Impresario, un imprenditore legato al regime che ha ottenuto la carica di podestà.Scoperto l'imbroglio, le donne fontamaresi si recano a casa dell'Impresario per tentare di convincerlo a ridar loro l'acqua indispensabile per i loro campi. L'avvocato Don Circostanza si offre come mediatore di un accordo che stabilisce che «tre quarti scorrano nel nuovo letto del fiume, mentre i tre quarti del rimanente nel vecchio, cosicché ognuno abbia tre quarti»; più avanti, di fronte alla pretesa dell'Impresario di aver in usufrutto l'acqua per 50 anni, l'avvocato suggerisce di «ridurre il termine a soli 10 lustri».Il paese è oggetto di una violenta incursione delle squadracce fasciste, inviate a Fontamara per segnalazione del cavalier Pelino, che violenta le donne e scheda ogni singolo abitante, chiedendogli brutalmente "chi evviva?" (ma nessuno tra i fontamaresi, praticamente all'oscuro dell'avvento del fascismo, "azzecca" la risposta giusta). Berardo Viola, l'uomo più forte e robusto del paese, tenta di trovare maggior fortuna fuori dal paese.Il lavoro gli viene negato perché, in quanto fontamarese, è considerato un rivoluzionario. Muore intanto Elvira, la sua amata. Di ritorno a Fontamara, alla stazione di Roma, incontra un partigiano (l'Avezzanese), già conosciuto in Abruzzo. I due vengono arrestati per un equivoco e, nel periodo in cui sono costretti alla convivenza in cella, Berardo sviluppa una notevole maturazione politica.Questo suo nuovo impegno morale lo porta ad autoaccusarsi di essere il "Solito Sconosciuto", ossia un sostenitore attivo della resistenza. Torturato, Berardo subisce un'atroce morte, che sarà fatta passare per suicidio. I fontamaresi fondano il "Che fare?", un giornale in cui denunciano i soprusi subiti e l'ingiusta morte del loro compaesano. Il regime però reprime tutto mandando una squadraccia della Milizia a Fontamara, che fa strage di abitanti.Alcuni fontamaresi si salvano e tra loro i tre narratori della storia.