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Le terme di Petriolo


Fonte: risorse in reteLe terme di Petriolo e dintorni: la val di Merse e il borgo di MurloI celebri Bagni di Petriolo sono immersi in uno scenario naturale a dir poco fiabesco, posto alla confluenza di ben tre riserve Naturali: quella che si sviluppa intorno al castello di Tocchi nel comune di Monticiano, oggi trasformato in elegante struttura ricettiva, quella del fiume Farma e la suggestiva riserva naturale del basso Merse.La val di Merse è caratterizzata da innumerevoli ruscelli e torrenti nonché bassi cespugli di erica e corbezzolo tipici della cosiddettagariga, entro le quali si aprono macchie fitte di lecceti, dove non è difficile avvistare lontre, daini, martore, gatti selvatici, sparvieri, poiane, gamberi di fiume, rospi smeraldini e salamandre con gli occhiali, entrambe specie di anfibi ormai rare.Una volta che le calde acque termali delle terme libere di Petriolo vi hanno totalmente rigenerato non mancate quindi di addentrarvi nella magica val di Merse, per scoprirne le meraviglie naturali ma anche quelle artistiche, custodite nei tanti borghi medievali e luoghi di interesse storico-archeologico presenti in quest'area, tra i quali non si possono non citare Murlo (23 km), Chiusdino (35 km) e le antiche vestigia dell'abbazia di San Galgano (30 km), senza dubbio il fiore all'occhiello di questo angolo di Toscana.Il piccolo borgo di Murlo sembra essere uscito davvero da un'altra epoca, non solo per i resti del palazzo principesco di epoca etrusca (VII-VI secolo a.C.) ritrovati a Poggio Civitate (1,5 km), come la bizzarra statua in terracotta, detta del Cappellone, custodita nelle sale del locale Antiquarium e oggi divenuta ormai simbolo di Murlo, oppure per il profilo cinquecentesco della chiesa di San Fortunato da Todi, con le tele raffiguranti rispettivamente I santi Biagio, Domenico, Caterina da Siena e San Sebastiano in adorazione della Madonna col Bambino di Astolfo Petrazzi. Il minuscolo borgo medievale di Murlo, antico feudo dei vescovi di Siena, è rimasto isolato per quasi sei secoli, dal 1189 al 1749. Osservare i volti dai profili etruschi dei suoi abitanti vuol dire immergersi di colpo in una dimensione a dir poco magica, capacedi riportare straordinariamente alla vita migliaia di anni ormai passati.Le terme di Petriolo e dintorni: Chiusdino e l'abbazia di San GalganoArroccato su di un poggio delle colline Metallifere, il borgo medievale di Chiusdino domina dall'alto della sua strategica posizione la val di Merse con il suo carico di storia antica. Le prime notizie di un castello edificato in questo luogo si hanno già a partire dal VII secolo d.C.L'abitato è racchiuso ancora oggi da alcuni tratti della doppia cerchia muraria originale eretta a protezione di un dedalo vorticoso di stradine sulle quali si affacciano ancora numerose abitazioni di epoca medievale come la presunta casa di San Galgano Guidotti, nato a Chiusdino intorno al 1150. Da non perdere inoltre la Propositura di San Michele Arcangelo, al cui interno è conservato il reliquiario contenente la testa di San Galgano, e la chiesa di San Sebastiano, sede della confraternita intitolata al santo eremita di Chiusdino, fondata nel 1185 e per questo la più antica tra quelle ancora esistenti in Italia.A soli 3 km circa di Chiusdino si trova il mulino delle Pile, uello del mulino Bianco. A soli 12 km circa da Chiusdino si trovano infine le suggestive vestigia dell'antica abbazia di San Galgano, che negli ultimi anni è diventato tra l'altro uno dei luoghi più fotografati d'Italia. Una leggenda, ispirata sicuramente al mito di re Artù e della spada nella roccia, narra dell'arrivo di Galgano sul colle di Montesiepi il giorno di Natale del 1180. Giunto sulla sommità del colle e deciso a condurre da quel momento vita eremitica, Galgano conficca la sua spada nel terreno al fine di trasformarla in una croce.Un anno dopo Galgano muore e in quel punto, nel 1185, viene edificato una cappella a lui dedicata, corrispondente oggi all'eremo detto la Rotonda di Montesiepi, e nel 1218 cominciano i lavori per la costruzione di un'imponente abbazia, distantecirca 10 minuti a piedi, della quale oggi rimane soltanto il perimetro delle mura esterne e le due fila di massicci pilastri con le loro arcate monumentali a separare le due navate laterali della chiesa da quella centrale. Prima ancora che l'edificio fosse terminato, l'intero progetto e lo sviluppo della comunità cistercense si arrestò di colpo a causa prima di una carestia (1328) e poi di un'epidemia di peste (1348). Nel 1474 i monaci abbandonarono definitivamente il monastero, lasciandolo di fatto in uno stato di degrado progressivo, che numerosi tentativi di restauro avviati nei secoli successivi hanno saputo arrestare. Oggi la cristallizzazione dell'architettura superstite di questosplendido edificio monastico rappresenta uno dei luoghi più suggestivi e magici di tutta la Toscana.
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