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NUOVA SCOPERTA: Spino-sauro:

Post n°2888 pubblicato il 11 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

5 metri di coda che riscrivono i libri sui dinosauri

Spinosauro: 5 metri di coda che riscrivono i libri sui dinosauriRicostruzione dell'aspetto di Spinosaurus in vita.

Illustrazione: Davide Bonadonna.

Un nuovo capitolo si è aggiunto all'affascinante storia

che riguarda il più grande dinosauro predatore di tutti

i tempi, lo Spinosauro, ed è la ricostruzione completa

della sua enorme coda.

Rimasta sepolta per milioni di anni sotto la sabbia del

Sahara, è stata presentata al mondo proprio qualche

giorno fa da un team internazionale di paleontologi, tra

cui Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di

Milano e Simone Maganuco (affiliato alla associazione APPI

e al Museo di Milano).

Da sinistra, Marco Auditore, Cristiano Dal Sasso, Gabriele Bindellini,

Simone Maganuco e Ajoub Amane alle prese con la ricostruzione

della coda di Spinosauro all'Università di Casablanca.

Foto: Gabriele Bindellini.

La scoperta, pubblicata in un articolo scientifico su Nature, dimostra

quello che i paleontologi avevano supposto da tempo.

E cioè che questo animale, vissuto 100 milioni anni fa, aveva una 

spiccata predilezione per il nuoto.

La sua lunga coda pinnata - di cui è stato trovato l'80% delle ossa

per una lunghezza di 5 metri - alta e piatta come in certi tritoni,

lascia immaginare la potenza di avanzamento nel fluido di questo

super predatore.

Che da adulto misurava 15 metri, 2 metri in più del

Tyrannosaurus rex.

"Lavorando ai modelli tridimensionali ci siamo subito accorti che

questa coda a nastro era un potente organo di propulsione,

perfetto per cacciare nei grandi fiumi del Cretaceo", spiega

Simone Maganuco.


«Nessuno si aspettava una coda di questa forma; ora si dovranno

riscrivere tutti i libri sui dinosauri - precisa Cristiano Dal Sasso -.

Infatti, fino ad ora, non avendone mai trovata una, la coda dello

Spinosauro è sempre stata ricostruita come quella di tutti gli altr

i dinosauri".

Quest'ultima raccolta di ossa, straordinariamente ricca, permette

inoltre di affermare che Spinosauro è il dinosauro predatore più

completo di tutta l'Africa continentale.

 

Il deserto di Kem Kem (Marocco sud -orientale) dal sito di scavo

dello Spinosauro. Foto: Diego Mattarelli.

40 vertebre e un nuovo identikit

Le ossa della coda sono state estratte durante una serie di

campagne di scavo eseguite tra il 2015 e il 2019 nel deserto

del Sahara marocchino sudorientale.

I paleontologi hanno lavorato nelle stesse alture che tra il

2008 e il 2014 avevano restituito altri importanti tasselli

per la ricostruzione di Spinosaurus aegyptiacus e che avevano

portato alla pubblicazione della scoperta sulla rivista Science.

Si tratta dei "letti del Kem Kem", pendii desertici e rocciosi

appartenenti a un antico sistema fluviale che si estendeva

dal Marocco all'Egitto.

Le ossa della coda erano lì, a pochissima distanza dal punto in

cui i paleontologi avevano estratto i precedenti reperti, nello

stesso strato di roccia e fanno dunque parte dello stesso animale.

Si tratta di quasi 40 vertebre e altre ossa della coda che hanno

consentito di tracciare un identikit più completo di questo dinosauro

predatore, che aveva fauci da coccodrillo, una grande vela sul

dorso e, soprattutto, una possente coda appiattita.

Che si tratti dello stesso esemplare lo conferma anche l'analisi

paleoistologica, condotta alla Yale University da Matteo Fabbri, in

seguito alla quale si è potuto stabilire che si trattava un individuo

subadulto.

 

In alto, la ricostruzione della coda di Spinosauro (in bianco,

le poche ossa mancanti).

Al centro, vertebre e relative sezioni, con aggiunta della

muscolatura, in tre punti della coda.

In basso, il nuovo e insospettato aspetto dello spinosauro.

Disegni: Marco Auditore. Foto: Gabriele Bindellini.

Un nuoto ondulatorio

Poco deformate dalla fossilizzazione, le ossa hanno permesso

di giungere alla conclusione che la coda avesse articolazioni

molto snodate e una flessibilità laterale elevata.

Alla base erano presenti grandi fasci muscolari, mentre lunghe

spine sulle vertebre la rendevano alta e piatta, adatta a spostare

l'acqua come una pagaia.

Lo Spinosauro aveva, dunque, un nuoto ondulatorio e la grande

coda era il suo motore.

Questo dimostra definitivamente che mentre alcuni dinosauri

riuscirono a spiccare il volo, dando origine agli uccelli, altri si adat-

tarono invece alla vita acquatica, appropriandosi di nuovi habitat.

Non solo: dimostra che non tutti i dinosauri privi di penne furono

confinati agli ecosistemi di terraferma, come invece si era

creduto sino ad ora.

In alto, Spinosauro e la sua coda nastriforme.

Sopra, test sulla efficienza propulsiva di una sagoma in plastica

della coda di Spinosauro, immersa in un flusso d'acqua e

confrontata con altri tipi di code (a destra). Modello digitale:

Davide Bonadonna. Foto e grafica: Stephanie Pierce.

Disegni: Marco Auditore.

Nel tunnel dell'acqua

Gli esperti di biomeccanica dell'Università di Harvard hanno

realizzato diversi prototipi di code per cercare di capire la forza

propulsiva di Spinosauro.

Immerse nel tunnel dell'acqua, come in una galleria del vento,

le sagome - di uguale lunghezza, ma di forme differenti - hanno

rivelato che la coda di Spinosauro era più performante di quella

di altri dinosauri predatori terrestri e molto più vicina nelle

prestazioni a quelle dei coccodrilli.

Spinosauro nuotava bene anche controcorrente e la grande vela

dorsale lo stabilizzava, impedendogli di inclinarsi su un lato.

Le zampe avevano un ruolo secondario, potevano aiutare nel

nuoto, ma non erano essenziali.

Un aspetto non del tutto compreso fino a questa determinante

scoperta della coda.

La ricostruzione dell'aspetto di Spinosauro, realizzata in digitale

da Davide Bonadonna, ha permesso di capire le abitudini di vita

di questo animale, il cui peso doveva essere di 3,5 tonnellate

per 10 metri di lunghezza.

Il suo baricentro, avanzato rispetto ai piedi e al bacino, fa

supporre che sulla terraferma avanzasse piuttosto goffamente

sulle quattro zampe, a riprova che era una creatura

spiccatamente acquatica.

Nuovi scenari dell'evoluzione

Gli spinosauridi appartengono ai Tetanuri, lo stesso ceppo che

ha dato vita agli uccelli. La cosa curiosa è che i Tetanuri sono

caratterizzati da code lunghe e rigide...

Per i paleontologi Spinosauro rappresenta, dunque, un

 "esperimento evolutivo" unico, senza eguali nel regno animale.

«Da 220 milioni di anni a questa parte, nella lunga storia dei

dinosauri non ne è mai comparso nessun altro con una coda così.

Questa scoperta - spiegano - amplia incredibilmente le

conoscenze attuali sulla paleobiologia dei dinosauri e apre

orizzonti eccitanti e inaspettati».

Gli spinosauridi furono presenti su tutto il Pianeta per più di 30

milioni di anni e da oggi dovranno essere reinterpretati alla luce

di Spinosauro.

C'è da aspettarsi che invasero gli habitat acquatici di molte aree,

diventandone i dominatori.

Le ossa di Spinosauro sono conservate all'Università di Casablanca.

Un modello in grandezza naturale sarà presto esposto in Baviera

al Centro Esposizioni Lokschuppen di Rosenheim, uno degli enti

sostenitori delle ricerche.

La riproduzione in carne e ossa è italiana ed è il risultato di una

collaborazione tra Prehistoric Minds e Di.Ma. Dino Makers.

 

Il team che ha scavato la coda dello spinosauro (settembre 2018).

Da sinistra a destra, procedendo dall'alto: Simone Maganuco,

Ayoub Amane, M'Barek Fouadassi, Nizar Ibrahim, Samir Zouhri,

Cristiano Dal Sasso, Gabriele Bindellini, Marco Auditore, Matteo

Fabbri, Diego Mattarelli, Hamid Azroal, Mhamed Azroal.

Foto: Gabriele Bindellini.

Il gruppo di ricerca

Il gruppo di scavo e di studio è stato coordinato da Nizar

Ibrahim (Università di Detroit Mercy). Oltre a Cristiano Dal Sasso 

e Simone Maganuco, ne hanno fatto parte altri 14 ricercatori tra

cui gli italiani Matteo Fabbri, Marco Auditore, Gabriele Bindellini,

Diego Mattarelli e Davide Bonadonna.

Altri autori della ricerca sono David Martill (University of Portsmouth,

UK), Samir Zouhri e Ayoub Amane (Université de Casablanca,

Maroc co), David Unwin (University of Leicester, UK), Jasmina

Wiemann (Yale University, USA), Juliana Jakubczak (University

of Detroit Mercy, USA), Ulrich Joger (Staatliches

Naturhistorisches Museum, Braunschweig, Germania), George

Lauder e Stephanie Pierce (Harvard University, USA).

A sostenere le campagne di scavo, la National Geographic Society

con il supporto di varie università e del Museo di Storia Naturale

di Milano.

Autrice: Laura Floris

© RIPRODUZIONE RISERVATA
RIPRODUZIONE CONSENTITA CON LINK A ORIGINALE

E CITAZIONE FONTE: RIVISTANATURA.COM

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