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IL DISEGNO BIDIMENSIONALE.

Post n°2958 pubblicato il 22 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

2 parte

Al disegno bidimensionale vengono affidati tutta una

serie di elaborati come quelli relativi ad i dettagli

costruttivi.

Tale modello si differenzia dal modello denominato

"verticale", più innovativo, che propone un sistema di

progettazione che permetta di gestire i vari dati (cioè

sia la documentazione relativa ad i grafici che quella

relativa alla completa gestione, anche economico-amministrativa

del progetto) all'interno di un unico modello tridimensionale

interattivo di tipo complesso.

Denominati genericamente Building Information Modeling, i

vari software realizzati a tale scopo sono stati sia ampiamente

criticati che decisamente sopravvalutati nelle loro possibilità,

nel seguito di numerosi dibattiti.

A tal proposito è interessante riferire l'esperienza di una delle

figure chiave nel campo dell'utilizzo in architettura dei

software di modellazione progettuale avanzata.

Si tratta di G. Lynn, autore di alcune pubblicazioni in tema di

rapporti tra progettazione e strumenti digitali e titolare dello

studio newyorchese Greg Lynn Form, poi trasferitosi a

Los Angeles.

Nell'attività di Lynn, (il suo studio si avvale di circa 10

collaboratori esperti di progettazione CAD), dove addirittura

è il primo schizzo del progetto a nascere al computer, ci si è

accostati con fiducia all'approccio integrato della modellazione

parametrica.

A ciò si è giunti non avendo completamente abbandonato le

precedenti procedure di progettazione, che prevedono la

predisposizione di un modello, tramite specifico software in una

prima fase, e il ricorso al disegno bidimensionale con l'ausilio di

Microstation in una seconda, per finire con la realizzazione di

un plastico, sempre tramite l'uso di adeguato software.

Lynn è convinto che l'uso di identici software possono condurre

a dei risultati completamente diversi, se alla base vi è un impiego

da esperto, pertanto si augura che gli architetti giungano ad un

uso consapevole delle potenzialità del mezzo ed ad una

padronanza delle procedure di utilizzo che non escluda la

conoscenza dei bagagli matematici che ogni "pacchetto" porta

con sé.

L'approccio metodologico di Lynn, rappresenta un modo

esemplificativo di quelli che, presumibilmente, saranno gli

approcci metodologici delle future generazioni di architetti,

pur con le ovvie varianti concettuali.

il mondo della produzione software, essendone consapevole si

sta rapidamente adeguando alle richieste del mercato.

Quello che si chiede oggi sempre più ai software di progettazione

architettonica, sembra essere una maggiore propensione al

passaggio dal 2D al 3D oltre alla possibilità di ottenere dei

modelli 3D che si prestino, a seconda delle occasioni, ad utilizzo

mirato.

Infatti se si deve raggiungere un livello che serva alla simula-

zione costruttiva ai fini di esposizione al pubblico del progetto

stesso non occorrerà spingersi troppo oltre, nei dettagli essendo

ciò richiesto esclusivamente nell'ambito di conferimento di incarichi.

Per questo motivo, in genere, si cerca una maggiore flessibilità ed

adattamento del software ai vari scopi.

Queste innovazioni, quelle in atto e quelle dell'immediato futuro

fin ora prospettate, sono indice di una evoluzione tecnologica

che conduce necessariamente anche ad un diverso approccio

metodologico nel progettare.

Anche se tutto questo non deve confondersi con il prodotto di

una evoluzione della progettualità in senso assoluto.

La vera evoluzione, il vero progresso, si ottiene soltanto utilizzando

le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per venire incontro alle

esigenze abitative dell'uomo, e quindi non allontanandosi mai

radicalmente dal modo con cui l'uomo è abituato a relazionarsi

con il suo intorno.

Ciò al fine di non eliminare quei preziosi elementi di riconoscibilità

che l'essere umano deve poter mantenere nel suo ambiente, per

sentirsi armoniosamente parte di esso.

Altro elemento da considerare nell'attuale panorama architettonico,

è quello fornito dalla evoluzione tecnico-strutturale dei rivestimenti.

Si adoperano materiali che non si pensava di potere usare in

architettura e si scoprono nuovi modi di "trattare" i materiali

tradizionali, che si pongono ora con una veste inedita, confacente

alle nuove esigenze estetiche e ambientali.

Le innovazioni fornite, dialogano con le nuove forme cui si perviene

grazie alle aumentate possibilità di calcolo strutturale tramite

software, e assecondano le più ardite ipotesi di progetto.

Molte aziende, specializzate in produzione di sistemi modulari

consentono la realizzazione di lastre e pannelli utili nell'ambito

dei rivestimenti delle facciate esterne, sempre più concepite

come una pellicola.

Non di rado, nel gergo architettonico, ci si riferisce al termine

"pelle" dell'edificio, ed è proprio l'alto contenuto tecnologico dei

materiali che costituiscono tale "pelle", a consentire di separare

efficacemente le condizioni ambientali esterne da quelle interne.

Si tratta di involucri complessi che a volte utilizzano, a strati,

materiali come marmo, rame, zinco-titanio, alluminio, ciascuno

preposto ad una specifica funzione che va dalla tenuta,

all'isolamento termico e acustico.

Nell'ambito dei rivestimenti, adesso orientati a garantire la mas-

sima "sostenibilità ambientale", grande diffusione stanno avendo

i materiali porcellanati, non più relegati al ruolo di pavimenta-

zione ma estesi anche alla facciata.

La ricerca tecnologica ha anche migliorato la qualità del vetro

per l'architettura, aumentando il livello di trasmissione luminosa

unitamente alla più efficiente protezione dall'irradiazione solare:

esistono oggi vetri a isolamento termico rinforzato, a controllo

solare.

Spazio anche alle soluzioni che garantiscono vari livelli di creatività

come quelle che propongono vetri stratificati dotati di intercalari

colorati.

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