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Una grande scoperta....

Post n°2975 pubblicato il 27 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Gli antenati di beluga e narvalo vivevano nel caldo Mediterraneo

Gli antenati di beluga e narvalo vivevano nel caldo MediterraneoRicostruzione di Casatia termophila (disegno di Alberto Gennari)

Marta FrigerioMARTA FRIGERIO3 SET 2019

Gli antenati del beluga e del narvalo, odierni "signori dei ghiacci",

vivevano nelle acque tropicali del Mediterraneo: a rivelarlo, un

fossile risalente a cinque milioni di anni fa e scoperto vicino a

Grosseto dai paleontologi dell'Università di Pisa.

Lo studio, che è stato recentemente pubblicato sulla rivista

internazionale Journal of Paleontology, è stato condotto da Giovanni

Bianucci e Alberto Collareta, paleontologi del dipartimento di Scienze

della Terra dell'Università di Pisa, oltre a Fabio Pesci e Chiara Tinelli 

nell'ambito delle loro attività di tesi, rispettivamente di laurea

magistrale e di dottorato.

Dalle acque tropicali ai ghiacci

Il beluga (Delphinapterus leucas) e il narvalo (Monodon monoceros)

sono due affascinanti cetacei che vivono esclusivamente nelle gelide

acque artiche, senza mai allontanarsene, e sono gli unici rappresentanti

attuali della famiglia dei Monodontidi.

«Oggi è impossibile vederli nelle calde acque del Mediterraneo e ancora

più assurdo, o almeno così si pensava, che potessero essere vissuti in

questo mare all'inizio del Pliocene, quando il nostro clima era tropicale -

spiega Giovanni Bianucci -.

Mentre sulla biologia dei Monodontidi si sa moltissimo, si hanno invece

scarse informazioni sull'evoluzione di questi cetacei, dal momento che le

testimonianze fossili sono estremamente scarse».

La scoperta fatta in Toscana, dunque, assume un'importanza storica.

«Il cranio che abbiamo trovato ad Arcille, vicino a Grosseto, è di

straordinaria importanza non solo perché si tratta del primo di

Monodontide scoperto nell'area Mediterranea, ma anche perché ci ha

permesso di descrivere la quarta specie fossile al mondo di questa

famiglia» aggiunge il ricercatore.

Come è stato possibile, dunque, che dalle calde acque del Mediterraneo

le specie migrassero verso Nord?

«È probabile che le due specie attuali di Monodontidi abbiano evoluto

i loro straordinari adattamenti alle acque fredde in tempi geologicamente

molto recenti, durante il Quaternario (da circa 2,6 milioni di anni fa a

oggi), quando l'emisfero settentrionale fu interessato da ripetute glaciazioni

e da un trend di progressivo irrigidimento climatico» spiega Alberto

Collareta.

Distribuzione geografica dei Monodontidi attuali e fossili

(disegno di G. Bianucci).

In cerca di una nuova casa

Se oggi i Monodontidi non vivono nel Mediterraneo il motivo è molto

semplice: le acque sono troppo calde e non adatte per dei cetacei

che hanno nel Polo Nord il loro habitat e che non si spingono mai

oltre l'oceano glaciale artico.

«Ma l'aspetto ancora più incredibile è che circa cinque milioni di anni

fa il Mediterraneo era addirittura più caldo di adesso, con temperature

vicine a quelle tropicali - precisa Collareta -.

Che durante il Pliocene inferiore il Mediterraneo fosse un mare caldo

si sapeva da tempo, ma altri fossili straordinari che abbiamo trovato

nella cava di Arcille supportano il fatto che Casatia thermophila nuotasse

insieme ad animali marini di acque tropicali, come per esempio il temibile

 squalo zambesi (Carcharhinus leucas), il vorace squalo tigre

 (Galeocerdo cuvier) e l'enorme marlin (Makaira nigricans), tutte forme

oggi assenti dal Mediterraneo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
RIPRODUZIONE CONSENTITA CON LINK A ORIGINALE E

CITAZIONE FONTE: RIVISTANATURA.COM

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