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Post n°3089 pubblicato il 15 Giugno 2020 da blogtecaolivelli

Comunicato stampa

Scoperta una nuova specie di insetto: il Dyscolus gobbii
Fonte: MUSE

© Pierre Moret

La dedica a Mauro Gobbi, l'entomologo del MUSE che l'ha

trovata sulle Ande ecuadoregne

ANIMALI

Identificata una specie nuova per la scienza: il Dyscolus

gobbii.

Si tratta di un piccolo coleottero che vive in ambienti

d'alta quota della Cordillera Andina.

A scoprirlo è stato Mauro Gobbi, entomologo del MUSE,

che ha ispirato il nome dell'insetto.

E, riavvolgendo il nastro della storia, non è la prima volta

che una nuova specie viene dedicata a uno scienziato del

Museo delle Scienze di Trento.

È stata scoperta sulle Ande una nuova specie di coleottero,

il Dyscolus gobbii, un piccolo insetto che abita uno dei luoghi

più estremi e, apparentemente inospitali, della Terra.

A scoprirlo, durante una recente spedizione scientifica, è

stato Mauro Gobbi, entomologo e conservatore presso la

Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del

MUSE - Museo delle Scienze di Trento.

Una scoperta, non certo passata inosservata nel mondo

scientifico, che il dottor Pierre Moret del Centre National de la

Recherche Scientifique francese ha voluto onorare con un

prestigioso riconoscimento: la nuova specie di coleottero è

stata chiamata Dyscolus gobbii, un omaggio al cognome del

ricercatore del MUSE che l'ha trovata.

Il nome scientifico di una specie è costituito da due epiteti:

quello generico e quello specifico, il primo è scritto in maiuscolo,

ad esempio Dyscolus, e il secondo minuscolo, in questo caso

gobbii, entrambi in corsivo.

Questa nomenclatura, detta binomiale, è stata sviluppata dal

naturalista Carl Linnaeus (1707-1778) e ha posto le basi per la

classificazione degli esseri viventi.

Il Dyscolus gobbii è un coleottero che appartiene alla famiglia

dei Carabidi.

È lungo circa 10-12 mm ed è presente nelle porzioni più umide

del superpáramo, l'habitat posto alle quote più elevate della

Cordillera Andina, una sorta di tundra alpina.

Gli esemplari, impiegati per descrivere le caratteristiche morfologiche

della specie nuova e per le analisi genetiche funzionali al confronto

con altre specie simili, sono stati raccolti da Mauro Gobbi, in

collaborazione con Pierre Moret, a quote comprese tra 4200 e

4400 metri di altitudine.

Ed è proprio dall'analisi del loro DNA che è stato possibile

confermare che si trattava di una specie nuova per la scienza.

"Non è solo un riconoscimento importante alla mia carriera

scientifica, ma anche all'attività di ricerca che facciamo, come

MUSE, in ambienti estremi d'alta quota del mondo - racconta

Mauro Gobbi, che nel 2017 ha preso parte alla campagna di

ricerca tra i ghiacciai dei vulcani andini -.

Una spedizione scientifica internazionale volta a investigare la

biodiversità presente negli ambienti d'alta quota delle Ande

dell'Ecuador, col fine di comprendere gli effetti dei cambiamenti

climatici sulle comunità di insetti delle aree montane tropicali".

In passato già famosi naturalisti-esploratori come Alexander

von Humboldt (1768-1859) ed Edward Whymper (1840-1911)

furono attratti dalla biodiversità di insetti e piante presenti

negli ambienti d'alta quota delle Ande.

Ma la difficoltà fisica per raggiungere e lavorare in tali aree,

difficilmente accessibili e poste a quote superiori i 4000 metri,

li rende tutt'oggi in gran parte inesplorati.

"Il livello di conoscenza della biodiversità presente sul nostro

pianeta è ben lontano dall'essere esaustivo, soprattutto per

le zone più remote", conferma Gobbi, che ha condiviso,

con il team internazionale impegnato nella spedizione,

l'esperienza acquisita in anni di studi e censimenti sulle comunità

di insetti in ambienti d'alta quota presenti sulle Alpi, i Pirenei e nel

Nord Europa.

"Insetti come i Carabidi - prosegue l'entomologo del MUSE - sono

ampiamente impiegati come 'sentinella' dello stato di salute

degli ambienti; sono quindi ottimi bioindicatori in grado di fornire

dati funzionali all'impiego di modelli matematici utili alla

comprensione degli effetti dei cambiamenti climatici sulla

biodiversità".

Annualmente, precisa Gobbi, vengono scoperte nuove specie,

soprattutto per quanto riguarda gli Insetti.

Ma descrivere correttamente e dare il nome a una nuova specie

è una grande responsabilità scientifica, nonché motivo di grande

orgoglio per uno scienziato.

L'etimologia dei nomi che vengono dati alle specie nuove ne

può ripercorre le caratteristiche morfologiche (Elaphe longissima),

le proprietà intellettuali (Homo sapiens), può ricordare un mito

greco (Parnassius apollo), può essere semplicemente strano o

divertente (Vini vidivici).

In tutti i casi deve però essere conforme a un codice che si chiama

Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica e la descrizione

deve essere pubblicata su una rivista scientifica di rilevanza

internazionale.

Questo è il caso di Dyscolus gobbii la cui descrizione, effettuata

da Pierre Moret, è stata pubblicata il 15 maggio 2020 sulla

rivista European Journal of Taxonomy:

https://europeanjournaloftaxonomy.eu/index.php/ejt/issue/

view/827.

Non si tratta, però, dell'unico caso di specie nuova che è stata

dedicata a uno scienziato del MUSE.

In passato ci sono stati altri riconoscimenti: il Crostaceo

Branchiopode Chirocephalus marchesoni dedicato al direttore

dell'allora Museo di Storia Naturale di Trento, Vittorio Marchesoni,

l'Eterottero Miride Dimorphocoris tomasii dedicato al direttore

emerito del Museo Tridentino di Scienze Naturali Gino Tomasi,

e più recentemente il Dittero Chironomide Chaetocladius

lencioniae dedicato a Valeria Lencioni, responsabile della

Sezione di Zoologia degli Invertebrati del MUSE e la Diatomea

Eunotia cantonatii dedicata a Marco Cantonati, responsabile

della Sezione di Limnologia e Algologia. del MUSE.

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