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Post n°3128 pubblicato il 24 Giugno 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Nel campo magnetico c'è il "seme" che ha

consentito la comparsa di gran parte delle piante

e dei fiori oggi presenti sulla Terra: a ogni sua

variazione sensibile, infatti, ha corrisposto la comparsa

di nuove specie.

È la scoperta realizzata da Massimo Maffei dell'Università

di Torino e pubblicata su "Frontiers of Plant Science".

Maffei, con Angelo De Santis dell'Istituto Nazionale di

Geofisica e Vulcanologia, ha dimostrato che, in concomitanza

con le fasi di inversione dei poli magnetici, si sono verificati

processi evolutivi specifici.

Quello del campo è un fenomeno complesso: non è costante

né uniforme nello spazio, ma con inversioni dei poli che si

verificano periodicamente ogni 300 mila anni.

Protegge la Terra dal vento solare - le particelle cariche provenienti

dalla nostra stella - ma il suo ruolo a favore della vita non si

esaurisce qui.

Influenza, infatti, il mondo vegetale in due modi.

In primo luogo alterando il Dna: durante le inversioni di polarità

tutte le forme di vita sono esposte a una più intensa radiazione

cosmica, capaci di produrre mutazioni genetiche che sono la

base per l'emergere e la selezione di nuove specie.

In secondo luogo, le piante, più che gli animali, sembrano

essere ipersensibili alle variazioni del campo magnetico,

perché dotate di sistemi di "magnetopercezione": sono quelli

che trasmettono i segnali al Dna, inducendo l'attivazione di

numerosi geni e causando cambiamenti nei processi di

accrescimento.

Questi possono alterare i cicli biologici, modificando per

esempio le fioriture.

Il tutto, a sua volta, ha forti ripercussioni sugli insetti impol-

linatori e quindi sui frutti che la pianta produce e, da ultimo,

sulla forza di resistere alle pressioni della selezione naturale.

Lo stress così ingenerato fa sì che solo le specie più forti -

dotate di mutazioni vantaggiose - diventino quelle

dominanti.

"Abbiamo analizzato i dati sulle variazioni del campo tra 86

e 276, 5 milioni di anni fa - spiega Maffei - e li abbiamo

incrociati con quelli sull'origine di nuove piante.

Risultato: esiste una chiara correlazione tra i due

fenomeni".

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