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Messaggi del 12/03/2019

Mezzi pubblici sempre più green.

Post n°2027 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Puglia sempre più green:
in 2 città l'olio del fritto
diventerà biocarburante

Il progetto di sperimentazione su autobus e mezzi per

la raccolta dei rifiuti prenderà il via da Taranto e Bari ne

segue la scia

bari taranto biocarburante

Puglia sempre più green e la rivoluzione verde prende il

via da Taranto.

Qui il sindaco Rinaldo Melucci ha sottoscritto un accordo

secondo il quale verrà sperimentato l'utilizzo di "Enidisel +",

carburante che ha la componente rinnovabile realizzata con

materie prime biologiche.

A porre la propria firma sull'accordo sono stati anche Giorgia

Gira presidente dell'Azienda per la Mobilità dell'Area di Taranto

(Amat), Carloalberto Giusti presidente di Azienda Multiservizi e

Igiene Urbana di Taranto (Amiu) e da Giuseppe Ricci per Eni.

Si tratta di una sperimentazione che verrà effettuata su alcuni

 autobus pubblici e sui mezzi che vengono utilizzati per la

raccolta dei rifiuti.

Il progetto avrà una durata di sei mesi, che prenderanno il via

dal primo marzo 2019 per concludersi il 30 agosto 2019, durante

i quali il gasolio verrà sostituito con questo combustibile,  realizzato

modificando materie prime come oli vegetali e grassi animali in

biocarburanti. E non vi sarà alcun costo aggiuntivo.

In parallelo si farà in modo che vengano ancora di più raccolti

gli oli alimentari usati e di frittura affinché vengano poi

trasformati.

E sulla scia di Taranto, pare che anche Bari abbia intenzione

di seguire lo stesso percorso.

La città, che si è recentemente distinta per gli 

incentivi proposti ai cittadini che si recheranno sul luogo

di lavoro in bicicletta, sembra intenzionata a intraprendere

il medesimo progetto. Come ha spiegato l'assessore Pietro

Petruzzelli con un post sulla sua pagina Facebook:

"Un panzerotto per l'ambiente - sintetizza l'idea ricordando

il progetto di Taranto - su alcuni mezzi pubblici verrà utilizzato

un bio carburante ottenuto dal recupero degli scarti di olio.

L'olio della frittura per intenderci.

Un bell'esempio di economia circolare che vogliamo portare

anche a Bari. Abbiamo infatti preso contatti con l'Eni per

avviare la stessa sperimentazione su alcuni nostri autobus

cittadini". Anche in questo caso il conferimento degli oli

alimentari deve essere incentivato perché vengano trasformati

in biocarburanti di alta qualità.

"Quindi, lasciate perdere la dieta e mangiate tutti i panzerotti

che volete - conclude con ironia l'assessore - .

Farete bene al vostro umore e conferendo correttamente

l'olio anche all'ambiente".

Anche a Bari la sperimentazione dovrebbe avvenire su alcuni

autobus pubblici e sui mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti.

 
 
 

Ultime notizie meteo

Post n°2026 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

01 febbraio 2019

Un modello globale per le

precipitazioni estreme

Un modello globale per le precipitazioni estreme

Piogge estreme in regioni del globo

molto distanti tra loro possono avere

un'origine comune.

La scoperta di questo fenomeno e di

un meccanismo che spiega il collegamento

regolare di questi eventi di precipitazioni

piovose permetterà di migliorare i modelli

sia meteorologici sia climatici globali
 (red)

meteo estremoclima

Precipitazioni estreme che si verificano in

regioni molto distanti del globo sono

collegate fra loro secondo schemi specifici.

Per esempio, precipitazioni estreme in

Europa possono precedere di circa cinque

giorni lo stesso fenomeno in India, senza

che si verifichino fenomeni analoghi nelle

regioni intermedie.

Questo non significa, osservano gli autori

dello studio, che le piogge in Europa causino

la pioggia in Pakistan e India, ma che fanno

parte di uno stesso schema di circolazione

atmosferica in cui le piogge europee sono

innescate per prime.

Un modello globale per le precipitazioni estreme

La Senna fuori dagli argini in seguito a

piogge estreme. (© agefotostock / AGF)

La scoperta dell'esistenza di modelli globali

su larga scala per eventi di precipitazioni

estreme, pubblicata su "Nature", permetterà

di testare e migliorare i modelli meteorologici

e climatici globali, portando a previsioni

più accurate.

Niklas Boers, del Potsdam Institute for Climate

Impact Research, e colleghi hanno scomposto

il globo in un numero elevato di"spicchi", e su

questa griglia hanno riportato le informazioni

relative alle precipitazioni estreme, basandosi

sui dati satellitari ad alta risoluzione dal 1998

in poi. Infine, i ricercatori hanno calcolato

quanto ciascuno spicchio fosse in sincronia o

sfalsato rispetto agli altri, rilevando per

esempio che gli eventi estremi nei monsoni

estivi dell'Asia meridionale sono in media

legati a eventi nelle regioni dell'Asia orientale,

dell'Africa, dell'Europa e del Nord America.

 

Le lineeUn modello globale per le precipitazioni estreme

rosse che partono dal nord dell'India mostrano

modelli meteo locali, mentre le linee blu mostrano

modelli globali che collegano eventi di

precipitazioni estreme.

In particolare, le strutture blu sopra l'Europa

indicano che le precipitazioni estreme nell'India

settentrionale possono essere previste da

eventi precedenti in Europa.

(Cortesia Boers et al. 2019)

Successivamente, combinando questi dati

con le conoscenze sui movimenti dell'atmosfera,

gli scienziati hanno individuato un possibile

meccanismo in grado di spiegare le associazioni

regolari rilevate.

Queste regolarità sembrano essere prodotte

dalle cosiddette onde di Rossby, movimenti

impetuosi di grandi masse d'aria grandi che si

spostano come correnti a getto sotto forma di

onde di enorme lunghezza d'onda

(anche di 1500 chilometri), indotte dal movimento

di rotazione terrestre.

"La mia speranza - ha detto Boers - è che i nostri

risultati aiutino a prevedere le precipitazioni estreme

e le relative inondazioni e frane soprattutto nelle

aree tropicali, come il nord-est del Pakistan, il nord

dell'India e in Nepal. Negli ultimi anni ci sono stati

diversi eventi di questo tipo, con conseguenze

devastanti, come l'alluvione del 2010 in Pakistan".

 
 
 

Intelligenza Artificiale: Ultime notizie.

Post n°2025 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

05 settembre 2018

L'intelligenza artificiale e le

repliche di grandi terremoti

L'intelligenza artificiale e le repliche di grandi terremoti

Le analisi delle reti neurali sono più

accurate rispetto ai metodi che in

genere gli scienziati usano per capire

dove colpiranno questi tremori successivi

a una scossa principale e suggeriscono

cambiamenti fisici che potrebbero essere

avvenuti nel suolo dopo il terremoto

inizialedi Alexandra Witze / Nature

scienze della terracomputer science

Uno studio basato sull'apprendimento

automatico che ha analizzato centinaia di

migliaia di terremoti ha superato il metodo

standard per prevedere la posizione delle

repliche (aftershocks) .

Gli scienziati dicono che il lavoro fornisce

un modo nuovo di analizzare come i cambiamenti

nello stress del suolo, per esempio quelli che

si verificano durante un grande terremoto,

innescano i terremoti che seguono.

Potrebbe inoltre aiutare i ricercatori a sviluppare

nuovi metodi di valutazione del rischio sismico.

L'intelligenza artificiale e le repliche di grandi terremoti

Casa crollata in seguito al terremoto a

Christchurch, in Nuova Zelanda, a settembre

2010."Abbiamo appena graffiato la superficie

di quello che l'apprendimento automatico 

potrebbe essere in grado di fare nella previsione

delle repliche", dice Phoebe DeVries, sismologa

alla Harvard University di Cambridge, in Massachusetts.

Lei e i suoi colleghi riferiscono i lororisultati su "Nature".

Le repliche si verificano dopo il terremoto principale

e possono essere altrettanto dannose -

o addirittura più dannose - rispetto alla scossa iniziale.

Nel settembre 2010 un terremoto di magnitudo 7.1

nei pressi di Christchurch, in Nuova Zelanda, non ha

ucciso nessuno: ma una replica di magnitudo 6.3,

verificatasi oltre cinque mesi dopo e più vicina al

centro della città, ha causato 185 morti.

Di solito i sismologi possono prevedere quanto

saranno grandi le repliche, ma faticano a prevedere

dove si verificheranno i terremoti.

Finora, la maggior parte degli scienziati ha usato

una tecnica in cui si calcola come un terremoto

cambia lo stress nelle rocce vicine e poi prevede

quanto è probabile che quel cambiamento si

traduca in una replica in un luogo particolare.

Questo metodo di stress-frattura può spiegare

con successo gli andamenti (pattern) delle scosse

successive per molti grandi terremoti, ma non

sempre funziona.

Ci sono grandi quantità di dati disponibili sui

terremoti del passato, e DeVries e i suoi colleghi

hanno deciso di usarli per elaborare un metodo

di previsione migliore.

"L'apprendimento automatico è uno strumento

molto potente in questo tipo di scenario",

afferma DeVries.

Rete Neurale

Gli scienziati hanno esaminato più di 131.000

scosse principali e repliche, tra cui alcune delle

più potenti della storia recente, come il

devastante evento di magnitudo 9.1 che ha

colpito il Giappone a marzo 2011.

I ricercatori hanno usato questi dati per

addestrare una rete neurale che modellava

una griglia di celle di cinque chilometri di lato,

tutto intorno a ogni scossa principale.

Hanno indicato alla rete che si era verificato

un terremoto, dandogli i dati su come era

cambiato lo stress al centro di ogni cella

della rete. Poi gli scienziati hanno chiesto

di fornire la probabilità che ogni cella della

griglia generasse una o più repliche.

La rete ha trattato ogni cella come un piccolo

problema isolato da risolvere, invece di

calcolare come lo stress si spostava in

sequenza attraverso le rocce.

Quando i ricercatori hanno testato il loro

sistema su 30.000 eventi di scossa principale

-repliche, le previsioni della rete neurale

indicavano le posizioni delle repliche più

accuratamente di quanto non facesse il solito

metodo di stress-frattura.

Cosa forse più importante, dice DeVries,

la rete neurale ha anche suggerito cambiamenti

fisici che potrebbero essere avvenuti nel suolo

dopo la scossa principale. Ha indicato come

potenzialmente importanti alcuni parametri,

quelli che descrivono le variazioni di stress

in materiali come i metalli, ma che i ricercatori

non usano spesso per studiare i terremoti.

L'intelligenza artificiale e le repliche di grandi terremotiXinhua/Photoshot / AGFI risultati rappresentano

un buon passo verso l'analisi delle repliche con

occhi nuovi, dice Daniel Trugman, sismologo al

Los Alamos National Laboratory, in New Mexico.

"L'algoritmo di apprendimento automatico ci sta

dicendo qualcosa di fondamentale sui processi

complessi che sono alla base dell'innesco del

terremoto", dice.

Lo studio non sarà l'ultima parola sulle previsioni

delle repliche, dice Gregory Beroza, geofisico alla

Stanford University, in California.

Per esempio, non considera un tipo di cambiamento

di stress che avviene quando le onde sismiche

attraversano la Terra. Ma "questo articolo dovrebbe

essere visto come un nuovo approccio all'innesco

delle repliche", dice. "Questo è importante e motivante".

--------------------------
(L'originale di questo articolo è stato

 pubblicato su "Nature" il 29 agosto 2018.

Traduzione ed editing a cura di Le Scienze.

Riproduzione autorizzata, tutti i

diritti riservati.)

 
 
 

Violato il più diffuso sistema di sicurezza visivo

Post n°2024 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

27 ottobre 2017

Violato il più diffuso sistema di sicurezza visivo

Per impedire l'accesso a sistemi automatizzati,

molti siti web richiedono di digitare una serie

di caratteri deformati, le CAPTCHA, un compito

che mette in gravi difficoltà i bot, cioè programmi

informatici che fanno finta di essere delle persone.

Ora però è stato sviluppato un sistema

computerizzato che riesce agevolmente a

superare la prova(red)

computer science

Si chiama RCN e ha "bucato" senza grandi

problemi uno dei più diffusi sistemi di sicurezza

usati dai siti web per impedire l'accesso ai loro

servizi ai "bot", i programmi che simulano di

essere persone. L'algoritmo di apprendimento

visivo automatico RCN, acronimo di Recursive

Cortical Network, è infatti riuscito a superare

il test CAPTCHA (completely automated public

Turing test to tell computers and humans apart)

in cui all'utente del sito viene chiesto di digitare

una serie di lettere o numeri variamente distorti

che appaiono in una finestra.

Il sistema CAPTCHA crea una sequenza di lettere

o numeri mescolando, anche in uno stesso carattere,

milioni di stili grafici differenti. In questo modo ogni

lettera è composta da una stratificazione di stili

differenti; inoltre vengono variate anche spaziatura,

dimensione e inclinazione delle lettere presenti in

una sequenza.

Anche di fronte a un simile assemblamento di stili,

gli esseri umani possono riconoscere naturalmente

quell'oggetto grafico, pur se fortemente distorto.

I computer incontrano invece grandissime difficoltà

a identificare i caratteri così trattati.

 

Violato il più diffuso sistema di sicurezza visivo

Schema del riconoscimento della lettera A.

(Cortesia Vicarious AI)Finora il test - considerato

una sorta di test di Turing visivo alla rovescia

(nel test di Turing è l'essere umano che deve

capire se colloquia con un robot o un altro

essere umano) - riusciva a essere superato

solo da sofisticati algoritmi di apprendimento

profondo che però dovevano essere addestrati

con milioni di esempi di lettere CAPTCHA.

Come è spiegato in un articolo pubblicato su "Science",

un gruppo di ricercatori dell'Università di

Cambridge è riuscito a creare un sistema che,

come il cervello umano, ha la capacità di

imparare e generalizzare a partire da un numero

relativamente ridotto di esempi (5000 volte meno

dei sistemi alternativi).

Il risultato è stato raggiunto grazie a un insieme

di accorgimenti mutuati dallo studio delle

neuroscienze e dell'architettura del sistema

visivo e cerebrale.

In particolare, dall'architettura del sistema visivo

umano Dileep George e colleghi hanno ricavato

alcuni principi che, implementati su RCN, fungono

per esso da "conoscenza di sfondo" utile per

poter poi riconoscere input che non ha mai i

ncontrato nella fase di addestramento.

In questo modo RCN raggiunge un'accuratezza

di riconoscimento del 94,3 per singole lettere e

del 66,6 per cento per una stringa di caratteri.

Questi risultati, osservano i ricercatori, sug-

geriscono la necessità di tecniche più robuste

per l'identificazione degli utenti umani di

quelle garantite da CAPTCHA.

 
 
 

WALK-MAN AL LAVORO

Post n°2023 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Le Scienze

23 febbraio 2018

IIT- L'umanoide WALK-MAN è più leggero ed è

stato testato come avatar robotico in supporto

alle squadre di emergenza

Comunicato stampa -

Più leggero di 31 chili, WALK-MAN ha affrontato

uno scenario che ricrea un impianto industriale

danneggiato da un terremoto in cui sono presenti

detriti, fughe di gas e fuoco

tecnologiarobotica

Genova, 22 febbraio 2018 -

Spegnere gli incendi e supportare le squadre

di emergenza come un "avatar" robotico sono

i compiti per cui è stata testata una nuova

versione del robot umanoide WALK-MAN all'IIT

-Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

Il robot è in grado di localizzare le fiamme di

un incendio, camminare verso di esse, e

attivare un estintore per spegnerle, mentre

un operatore lo guida da lontano.

L'ultima versione di WALK-MAN ha un nuovo

design, più leggero di 31 chili grazie all'utilizzo

di leghe di magnesio, e nuove mani più abili

nelle manipolazioni.

Il nuovo design è stato pensato per ridurre

i costi di costruzione e migliorare le prestazioni

in termini energetici.
 
Il robot WALK-MAN è l'umanoide per le emergenze

progettato e realizzato dall'IIT, in collaborazione

con altri partner internazionali, nell'ambito di un

progetto finanziato dalla Commissione Europea

dal 2013 e in fase di conclusione.

Nel giugno 2015, WALK-MAN era stato l'unico

progetto italiano e finanziato dall'UE a partecipare

a Los Angeles alla gara internazionale di robotica

DARPA Robotics Challenge (DRC), promossa per

definire gli standard tecnologici dei robot capaci

di fornire assistenza in caso di disastri naturali

o provocati dall'uomo.

Durante la sfida il robot aveva affrontato uno

scenario ispirato all'incidente nucleare di Fukushima.

Nel 2016 WALK-MAN è stato testato in uno scenario

reale, in seguito al terremoto ad Amatrice,

all'interno di edifici danneggiati per eseguire

un'ispezione della struttura e fornire informazioni

sulla stabilità dell'edificio.
 
Nella sua ultima prova il robot WALK-MAN ha

affrontato uno scenario definito dai ricercatori

insieme alla Protezione Civile di Firenze: un impianto

industriale danneggiato da un terremoto in cui sono

presenti detriti, fughe di gas e fuoco, quindi una

situazione pericolosa per l'uomo.

Lo scenario è stato ricreato in laboratorio attraverso

la costruzione di un ambiente fittizio, dove WALK-MAN

è stato in grado di muoversi ed eseguire quattro

compiti specifici: aprire e attraversare una porta

per entrare nella zona; localizzare una valvola

di tipo industriale e chiuderla, così da simulare

l'interruzione della perdita di gas; rimuovere gli

ostacoli sul suo percorso; e infine identificare la

posizione delle fiamme e attivare l'estintore.
 
Durante l'operazione WALK-MAN è stato controllato

a distanza da un operatore umano tramite

un'interfaccia virtuale e una tuta sensorizzata,

vestita dall'operatore, che consente di azionare

il robot in modo naturale, controllandone la

manipolazione e la locomozione, come un avatar.

L'operatore riceve in modo continuo immagini e

informazioni dai sistemi di percezione del robot.
 
La nuova versione di WALK-MAN presenta la parte

superiore del corpo (busto e braccia) più leggera,

la cui realizzazione ha richiesto 6 mesi, coinvolgendo

una squadra di circa 10 ricercatori coordinata da

Nikolaos Tsagarakis, ricercatore presso IIT e

coordinatore del progetto.
 
Il nuovo robot WALK-MAN è un robot umanoide

alto 1,85 metri, realizzato in metallo leggero, come

ergal (60%), leghe di magnesio (25%) e titanio,

ferro e plastica. I ricercatori hanno ridotto il suo

peso di 31 chili - dai 133 chili originari, a 102 chili -

per rendere il robot più dinamico.

Le gambe possono muoversi più velocemente

avendo una massa superiore del corpo più leggera

da trasportare. Inoltre, il robot riesce a reagire più

velocemente a spinte esterne, realizzando dei

passi laterali per mantenere l'equilibrio; una

caratteristica che gli permette di adattare il

proprio passo a terreni accidentati o a situazioni

in cui l'interazione con l'ambiente è variabile.

L'alleggerimento del busto ha permesso di ridurre

anche il suo consumo di energia, utilizzando così 

una batteria da 1 kWh per operare circa due ore.
 
I nuovi busto e braccia sono realizzati in leghe

di magnesio e altri compositi, e presentano una

nuova versione di attuatori che hanno ottimizzato

le prestazioni: la capacità di carico è più elevata

(10 kg/braccio) rispetto alla prima versione

(7 kg/braccio), e può trasportare e sostenere

oggetti pesanti per un periodo di 10 minuti.

La nuova parte di corpo ha anche dimensioni

più compatte: la larghezza delle spalle è di 62

cm e la profondità del busto è di 31 cm, conferendo

al robot un profilo più adeguato per passare

attraverso le porte e i passaggi stretti.
 
Le mani sono una nuova versione delle mani

robotiche Soft-Hand sviluppate dal Centro

Ricerche E. Piaggio dell'Università di Pisa

(gruppo del Prof. A. Bicchi) in collaborazione con IIT.

Le dita sono state costruite con un nuovo

materiale composito leggero, e hanno un migliore

rapporto dita-palmo (più simile a quello umano)

che aumenta la varietà di forme degli oggetti

che il robot può afferrare.
 
L'intero corpo di WALK-MAN è controllato da 32

motori e schede di controllo, 4 sensori di forza e

coppia (2 ai piedi e 2 alle mani) e 2 accelerometri

per il controllo del suo equilibrio.

Le sue articolazioni mostrano un movimento elastico

che consente al robot di essere "morbido" nelle sue

azioni e di avere interazioni sicure con l'uomo e

l'ambiente. La sua architettura software è basata

su framework XBotCore, piattaforma YARP, ROS e

Gazebo. Nella testa sono presenti telecamere,

scanner laser 3D e microfoni, e nel futuro potranno

essere aggiunti sensori per riconoscere la

presenza di sostanze tossiche.

Il progetto WALK-MAN ha coinvolto un consorzio

di istituti di ricerca composto da: l'Istituto

Italiano di Tecnologia (IIT) e il Centro Ricerche

E. Piaggio dell'Università di Pisa in Italia, l'École

Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL) in

Svizzera, il Karlsruhe Institute of Technology

(KIT) in Germania e l'Université catholique de

Louvain (UCL) in Belgio.

 
 
 

A Roma, rinasce il Portico d'Ottavia

Post n°2022 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Dopo 14 anni di lavori riapre il Portico d'Ottavia: la città di

Roma ritrova così uno dei suoi più suggestivi monumenti, i

cui resti saranno oggi monitorati da lontano

.È ricca di monumenti, Roma. E, oggi, per i turisti ne (ri)apre

uno in più. È ilPortico di Ottavia, un complesso monumentale

d'epoca augustea, nella zona di Circo Flaminio.

Era, un tempo, un recinto porticato (che circondava i due tempi

di Giove Statore e di Giunione Regina), i cui resti - visibili ancora

oggi - sono testimonianza di una ristrutturazione voluta da

Settimio Severo. Dopo quattordici anni di lavori, il Portico

d'Ottavia è stato restituito alla città: lo scorso 18 dicembre -

alla presenza del sindaco Virginia Raggi, del Sovrintendente ai

Beni Culturali Claudio Parisi Presicce e del Presidente della

Comunità Ebraica Ruth Dureghello - il complesso ha riaperto.

E - grazie al lungo restauro, condotto da un team di ingegneri,

archeologi e architetti con l'aiuto di nuove tecnologie -

torna ad essere tappa imprescindibile per chi vuole immergersi

nell'atmosfera della Roma Antica. Un'atmosfera oggi monitorata

da lontano: dedicato da Augusto alla sorella Ottavia, il Portico

sarà oggi controllato a distanza, per evitare che - come successo

in passato - sia vittima di danneggiamenti.

Perché, quella del Portico d'Ottavia, è una storia travagliata.

Un tempo, lì sorgeva il Portico di Metello, un recinto con portici

sui quattro lati decorato da opere d'arte greche.

Al suo interno vi erano il tempio di Giunone Regina (voluto dal

censore Marco Emilio Lepido) e il tempio di Giove Statore

(commissionato da Quinto Cecilio Metello Mecedonico).

Tra il 23 e il 27 a.C. il complesso fu ristrutturato da Gaio Giulio

Cesare Ottaviano Augusto col bottino della vittoria sulla Dalmazia.

Lo dedicò a sua sorella Ottavia, rimaneggiò i tempi, fece

costruire una biblioteca per libri greci e latini.

Danneggiato nell'80, fu fatto restaurare da Domiziano; nel

203 intervenne Settimio Severo, dopo che era stato distrutto

da unincendio. Nel 442 toccò ad un terremoto: due colonne

d'ingresso vennero sostituite dall'arcata che ancora oggi si

vede, insieme alla chiesa di San Paolo in summo circo

(datata 770). Parte del ghetto di Roma dal 1555, il Portico

d'Ottavia permette oggi di visitare i resti dell'ingresso

centrale, i blocchi in tufo di Monteverde (corrispondenti

probabilmente al porto d'epoca metelliana), i resti del tempio

di Giunone Regina e quelli del mercato del pesce.

 
 
 

Antropologia culturale, ultime notizie.

Post n°2021 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

VIRGILIO CURIOSITÀ

PUBBLICATO IL 11 SETTEMBRE 2018

Il mistero delle tombe di vampiri scoperte

in Polonia Presso la comunità scientifica,

negli ultimi tempi stanno destando grande

interesse le insolite sepolture del XVII secolo

rinvenute l'anno scorso nel cimitero del villaggio

rurale di Drawsko, in Polonia.

Alcuni ritenevano possibile che si trattasse dei

cadaveri dei famigerati vampiri.

Una di quelle più interessanti contiene i resti

del corpo di una donna con una falce appoggiata

sul bacino, una pietra sul collo e una moneta in

bocca. Altri quattro scheletri presentavano lame

ricurve che attraversavano la gola, strana usanza

riscontrata anche in scavi effettuati in Slovacchia

e in altri paesi europei.

Un antropologo della canadese Lakehead University,

Marek Polcyn, ha studiato a fondo questo caso che,

data la sua rarità, poteva corroborare le leggende

popolari sui "non morti" e sui demoni che

terrorizzavano gli antichi, che non avevano le

conoscenze e gli strumenti per spiegare in maniera

scientifica tutto ciò che accadeva intorno a loro.

Gli arnesi ritrovati nelle tombe dovevano servire

per impedire alle creature malvagie di ritornare

dall'oltretomba a tormentare i vivi.

L'inumazione è frutto della conversione degli slavi

al Cristianesimo: prima di abbracciare la fede

cristiana, infatti, queste popolazioni cremavano

i corpi, convinte che il fuoco avrebbe purificato

e liberato le anime dei loro defunti, rendendoli

inoffensivi.

La superstizione, fusa con la promessa cristiana

della resurrezione, aveva foraggiato la credenza

dell'esistenza di vampiri ed altre creature

demoniache, capaci di tornare dall'aldilà, seminando

morte e sventura.

La donna con la falce in grembo potrebbe quindi

essere il demone femminile przypołudnica che si

pensava si nascondesse nei campi grano in

attesa dei bambini?

Assolutamente no. La ricerca più recente su

queste tombe, pubblicata sulla rivista scientifica

PLoS ONE, ha rivelato che nel cimitero di Drawsko

erano stati sepolti i cadaveri degli abitanti del

paese che erano morti di colera: pietre e falcetti

erano il tentativo degli abitanti del villaggio di

"bloccare" sotto terra i corpi ammorbati dalla

malattia, impedendo loro di "risorgere" e propagare

l'epidemia in paese.

 
 
 

Record di atomi per due simulatori quantistici

Post n°2020 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

30 novembre 2017

Record di atomi per due simulatori quantisticit

Due studi hanno dimostrato la possibilità di

controllare un numero eccezionalmente alto

di atomi neutri o ionizzati, mantenuti in posi-

zioni fisse a temperature prossime allo zero

assoluto.

I risultati degli esperimenti rappresentano un

deciso passo in avanti verso la realizzazione di

qubit, gli analoghi quantistici delle unità d'informa-

zione binaria, su cui si baseranno in futuro i

computer quantistici(red

computer sciencefisica delle particelle

Per molti decenni lo sviluppo dei computer ha

seguito la miniaturizzazione dei componenti

elettronici secondo la legge formulata da Gordon

Moore, cofondatore di Intel, e nota appunto come

"legge di Moore".

Ricavata da dati empirici, questa legge afferma

che "la complessità di un microcircuito, misurata

tramite il numero di transistor per chip, raddoppia

ogni 18 mesi".

E poiché la capacità di calcolo è direttamente

proporzionale al numero di transistor per chip,

anch'essa raddoppia nello stesso arco di tempo.

Ma la miniaturizzazione non avrebbe potuto

chiaramente continuare all'infinito: alcuni anni

fa le tecniche industriali di produzione dei circuiti

integrati hanno quasi raggiunto il proprio limite

fisico. Una delle possibili strategie per aggirare

questo problema è usare atomi e molecole come

componenti fondamentali dei calcolatori, e con

essi realizzare i cosiddetti computer quantistici.

Due studi pubblicati ora su "Nature" segnano

un passo in avanti sulla lunga strada per la

realizzazione di questi dispositivi: si tratta di

due simulatori quantistici, ciascuno costituito

da un numero eccezionalmente elevato di qubit,

gli analoghi quantistici dei bit, le unità di informa-

zione binaria su cui si basa il calcolo automatico

convenzionale.

Record di atomi per due simulatori quantistici

Illustrazione di una schiera di qubit controllati da

fasci laser esterni.

(Credit: E. Edwards/JQL)Nel computer che usiamo

tutti i giorni le informazioni sono codificate in serie

numeriche di varia lunghezza composte solo da 0

e 1, che a loro volta corrispondono a due diversi

stati di un interruttore di un circuito elettrico,

rispettivamente aperto e chiuso.

Nei computer quantistici, l'informazione è codificata

dagli stati di sistemi microscopici, per esempio dallo

spin, che possiamo immaginare come la direzione

della rotazione di una particelle attorno al proprio

asse, che in uno ione può assumere i valori di "su"

e "giù": si parla quindi di qubit, cioè bit d'informa-

zione quantistica.

La particolarità dei qubit è che, in base alle leggi

della meccanica quantistica, possono esistere

simultaneamente in una combinazione di stati

fondamentali, aumentando esponenzialmente

le possibilità di codifica delle informazioni e quindi

le capacità di calcolo.

Ora, manipolare a piacimento i sistemi microscopici

è un compito molto complicato.

Altrettanto complicato è prevederne il comportamento,

soprattutto quando si mettono insieme numerosi qubit.

Per questo sono nati i simulatori quantistici, che

permettono di verificare i processi tipici di questi

sistemi in condizioni controllate e non necessariamente

legate alle finalità di calcolo.

Nel primo studio pubblicato su "Nature",

Mikhail Lukin e colleghi della Harvard University hanno

usato "pinze ottiche", costituite da campi di fasci laser,

per mantenere in posizioni fisse 51 atomi di rubidio

mantenuti a una temperatura di poche frazioni di

grado al di sopra dello zero assoluto.

Con altri laser, gli autori hanno eccitato gli atomi di

rubidio dallo stato elettronico fondamentale allo

stato di Rydberg, in cui uno degli elettroni orbitali

si trova molto distante dal nucleo.

L'interesse ai fini applicativi è che un atomo di

Rydberg ha un momento di dipolo elettrico - cioè

l'entità della separazione tra addensamenti di

cariche elettriche positive e negative - molto

elevato; i diversi dipoli possono così interagire

tra loro anche a una distanza relativamente

grande, fornendo un modo per far comunicare

tra loro diversi qubit.

Questa tecnica ha il vantaggio di poter realizzare

schiere anche molto ampie di atomi.

"Crediamo che questa tecnica sia scalabile fino

ad alcune centinaia di atomi", ha spiegato Vladan

Vuletic, che ha partecipato allo studio.

"E se si vuole usare questo sistema in un computer

quantistico, occorrono proprio schiere dell'ordine

di 100 atomi."

Per arrivare a questo risultato, gli autori hanno

dovuto superare una difficoltà in particolare: gli

atomi rimangono intrappolati solo quando sono

nello stato elettronico fondamentale.

Gli sperimentatori però sono riusciti a studiare gli

effetti associati agli stati di Rydberg perché, durante

l'eccitazione degli atomi, i laser possono essere

spenti per un tempo breve, sufficiente a fare in

modo che gli atomi rimangano fermi nella loro posizione.

E una volta riaccesi i laser, è possibile rilevare lo

stato quantistico del sistema. Il dispositivo fornisce

così una via promettente per realizzare sistemi

di molti qubit con interazioni a lungo raggio

controllabili dall'esterno.

In un primo esperimento, Lukin e colleghi hanno

potuto simulare, con il nuovo dispositivo, una

versione programmabile del modello di Ising, un

modello fisico-matematico utilizzato per studiare

fenomeni collettivi in cui i costituenti interagiscono

tra di loro. Nel caso specifico, grazie ai 51 atomi

intrappolati gli autori hanno riprodotto transizioni

di fase, cioè processi che coinvolgono passaggi di

stato della materia (per esempio, l'acqua allo stato

liquido che diventa ghiaccio).

Il dispositivo ha permesso di simulare in particolare

il riorientamento degli spin atomici che porta a strutture

ordinate note come cristalli di Rydberg.

In un secondo esperimento, gli autori hanno

applicato al sistema un rapido cambiamento nei

parametri fisici per testarne la risposta.

Le misurazioni hanno evidenziato una caratteristica

dinamica oscillatoria, che è un indicatore della natura

quantistica delle correlazioni esistenti tra gli atomi.

Nel secondo studio,

Christopher Monroe e colleghi dell'Università del

Maryland a College Park, grazie a campi elettrici

hanno intrappolato 53 ioni itterbio mantenuti a

temperature prossime allo zero assoluto, ciascuno

dei quali codifica un qubit.

I qubit di ioni intrappolati hanno una grande

versatilità: possono effettuare operazioni logiche

quantistiche di elevata qualità, come ha dimostrato

un filone di ricerca molto attivo negli ultimi anni.

Finora i simulatori quantistici di questo tipo sono

arrivati a un massimo di 16 ioni: aver dimostrato

che è possibile arrivare a 53 è quindi un notevole

passo avanti.

Usando un metodo proposto da altri ricercatori,

Monroe e colleghi hanno indotto forti interazioni

a lungo raggio tra i qubit, poi hanno effettuato dei

test, misurando le reazioni dei simulatore con

diversi parametri fisici. In questo modo hanno

documentato non solo la presenza di correlazioni

quantistiche tra coppie di qubit, ma anche correlazioni

di ordine più alto, ciò che coinvolgono diversi qubit

secondo schemi non banali.

"Grazie all'uso di fasci laser esterni, gli ioni possono

essere connessi tra loro", ha sottolineato Monroe.

"Ciò significa che lo stesso dispositivo può essere

riprogrammato e riconfigurato dall'esterno per essere

adattato a qualunque tipo di simulazione quantistica

o futura applicazione di calcolo quantistico".

 
 
 

Una terra rara per le memorie quantistiche

Post n°2019 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze
30 luglio 2018

L'itterbio, un elemento delle cosiddette terre

rare, è l'ideale per realizzare memorie quantistiche

in grado di intrappolare e sincronizzare ad alta

frequenza i fotoni che garantiscono una crittografia

delle comunicazioni digitali(red)

computer sciencemateriali

Una rete di computer che basano il loro funzionamento

sulla meccanica quantistica, con una capacità di calcolo

inarrivabile per le macchine attuali basate sull'elettronica.

E anche impossibili da violare senza distruggere

l'informazione stessa.

È uno degli obiettivi della computer science, e da oggi

sembra più vicino, grazie al risultato 

descritto su "Nature Materials" da ricercatori dell'Università

di Ginevra in collaborazione con il CNRS francese.

Cuore del risultato è una memoria quantistica a base

dell'elemento chimico itterbio, che soddisfa importanti

richieste tecniche che erano fuori portata.

La crittografia quantistica oggi usa fibre ottiche lunghe

centinaia di chilometri, protette da un elevato grado

di sicurezza. Chi volesse infatti copiare o intercettare

l'informazione che trasmettono determinerebbe la

scomparsa dell'informazione stessa.

La volatilità dell'informazione veicolata da questi

sistemi rende tuttavia anche impossibile amplificare

il segnale e propagarlo su distanze ancora più lunghe.

Una terra rara per le memorie quantistiche

Particolare del dispositivo che ha testato la nuova

memoria a base di itterbio.

(Cortesia: Unige) Per aggirare il problema, i ricercatori

stanno lavorando su memorie quantistiche in grado di

catturare i fotoni che viaggiano attraverso le fibre

ottiche e di sincronizzarli in modo da poterli diffondere

su distanze sempre più grandi.

Ma finora è mancato un materiale giusto per questo

scopo.

"La difficoltà era trovare un materiale in grado di i

solare dai disturbi ambientali l'informazione quantistica

veicolata dai fotoni, in modo da tenerli fermi per un

secondo circa e poterli sincronizzare", ha commentato

Mikael Afzelius, coautore dello studio.

"Inoltre, bisogna considerare che i fotoni viaggiano

a quasi 300.000 chilometri al secondo".

In altre parole, il materiale dovrebbe essere assai ben

isolato dal contesto e in grado di immagazzinare

ripetutamente fotoni con un'altissima frequenza.

E queste due richieste sono in contrasto tra loro.

L'idea dei ricercatori che si occupano di questo campo

d'indagine è usare qualche membro delle cosiddette

terre rare, un gruppo di 17 elementi.

Alcuni test effettuati in passato con elementi come

europio e praseodimio però avevano dato risultati

negativi.

"Così ci siamo rivolti a un elemento che finora aveva

ricevuto scarsa attenzione: l'itterbio, che ha numero

atomico 70", ha spiegato Nicolas Gisin.

Collocando l'itterbio in un campo magnetico con

caratteristiche opportune gli autori hanno osservato

che l'atomo di questo elemento diventa insensibile

ai disturbi ambientali.

Ciò lo rende la soluzione ideale per intrappolare

i fotoni e sincronizzarli.

Gli autori hanno trovato in sostanza un 'punto

magico' variando l'ampiezza e la direzione del

campo magnetico: in corrispondenza di questo

punto, il tempo di coerenza dell'itterbio, cioè il

tempo medio dopo il quale l'atomo viene

disturbato dall'ambiente circostante, aumenta

di oltre 1000 volte, pur lavorando ad alte

frequenze.

Raggiunto questo risultato, la prospettiva è

realizzare memorie e reti quantistiche a base

d'itterbio.

"Questo materiale apre la strada alla possibilità

di ottenere un network quantistico globale: è

da sottolineare quanto sia importante in questo

tipo di studi portare avanti la ricerca fondamentale

parallelamente a quella applicativa", hanno

concluso i ricercatori.

 
 
 

ANROMEDA...

Post n°2018 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze
  • La galassia di Andromeda, un quarto di Luna, la Via Lattea: sono questi gli elementi che compongono questa suggestiva immagine, vincitrice del primo premio della classifica generale e della sezione

1La galassia di Andromeda, un quarto di Luna,

la Via Lattea: sono questi gli elementi che

compongono questa suggestiva immagine, 

vincitrice del primo premio della classifica generale

e della sezione "People & Space".

Ripresa dalle colline di scisto di Moab, in Utah,

negli Stati Uniti, ritrae anche il suo autore al lavoro:

è il fotografo che fa capolino sulla sinistra, in

controluce. (© Brad Goldpaint)

Circa 4200 concorrenti da 91 nazioni: sono da

primato i numeri della partecipazione

all'Insight Investment Astronomy Photographer

of the Year 2018, uno dei più importanti premi di

fotografia astronomica del mondo.

E la qualità delle fotografie premiate è strabiliante:

aurore, galassie e stelle compongono quadri

d'incredibile bellezza e armonia.

Il primo premio assoluto quest'anno è andato

al fotografo statunitense Brad Goldpaint che,

curiosamente, ha voluto includere se stesso

nella scena. "Per me, questa superba immagine

è emblematica di tutto ciò che significa essere un

astrofotografo", ha dichiarato Will Gater, membro

della giuria, commentando l'immagine vincitrice.

L'equilibrio tra luce e buio, le trame e le tonalità

contrastanti di terra e cielo e il fotografo da solo

sotto una volta stellata di dimensioni enormi e di

una bellezza mozzafiato.

In questa gallery, si possono ammirare le 11

immagini vincitrici nelle diverse categorie.

 
 
 

Ancora sull'intelligenza artificiale.

Post n°2017 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

27 novembre 2018

L'intelligenza artificiale in aiuto delle pubblicazioni scientifiche

L'intelligenza artificiale in aiuto delle pubblicazioni scientifiche

In tutto il mondo sono in via di sviluppo

strumenti automatici, basati sull'intelligenza

artificiale, per aiutare o addirittura sostituire,

gli esperti che effettuano la peer review, la

revisione tra pari che rappresenta lo standard

per la pubblicazione dei risultati scientifici.

Ma negli algoritmi sono nascoste alcune insidie,

e sono ancora gli esseri umani a decideredi

Douglas Heaven/Nature

computer sciencecomunicazione della

scienzapolitiche della ricerca

La maggior parte dei ricercatori ha buone ragioni

per lamentarsi della peer review, o revisione tra

pari: richiede tempo ed è soggetta a errori, e il

carico di lavoro è distribuito in modo non uniforme,

se è vero che solo il 20 per cento degli scienziati

gestisce gran parte delle revisioni.

La peer review eseguita dall'intelligenza artificiale

(IA) promette ora di migliorare il processo, aumentare

la qualità degli articoli pubblicati e far risparmiare

tempo ai revisori.

Alcuni editori scientifici stanno sperimentando

strumenti di intelligenza artificiale che coprono

l'intero processo, dalla selezione dei revisori al

controllo delle statistiche alla sintesi dei risultati

di un articolo.

A giugno, un software chiamato StatReviewer,

che controlla che le statistiche e le metodologie

dei manoscritti siano validi, è stato adottato da

Aries Systems, un sistema di gestione della peer

review di proprietà del colosso editoriale Elsevier.

L'intelligenza artificiale in aiuto delle pubblicazioni scientifiche

Werner Dieterich/AGFScholarOne, una piattaforma

di peer review utilizzata da molte riviste, sta

collaborando con UNSILO di Aarhus, in Danimarca,

che usa l'elaborazione del linguaggio naturale e

l'apprendimento automatico per analizzare i manoscritti.

UNSILO estrae automaticamente i concetti chiave

per riassumere ciò di cui tratta l'articolo.

Essenziale, però, è che in tutti i casi il compito di

decidere cosa fare di un manoscritto rimane al redattore

della rivista a cui viene sottoposto.

"Non sostituisce il giudizio editoriale, ma lo rende

più semplice", afferma David Worlock, consulente

editoriale del Regno Unito che ha visto una dimostrazione

di UNSILO alla Fiera del Libro di Francoforte il mese scorso.

Chi decide
UNSILO usa l'analisi semantica del testo del

manoscritto per estrarre quelle che individua come

affermazioni fondamentali. 

Questo offre una panoramica migliore di un articolo

rispetto alle parole chiave che in genere vengono

presentate dagli autori, afferma Neil Christensen,

direttore vendite di UNSILO.

"Troviamo le frasi importanti in quello che hanno

effettivamente scritto", dice, "invece di prendere

solo ciò che è venuto loro in mente cinque minuti

prima di inviare l'articolo".

UNSILO identifica poi quali di quelle frasi chiave

hanno più probabilità di essere argomentazioni o

scoperte, offrendo ai redattori una sintesi immediata

dei risultati di uno studio. Inoltre, evidenzia se le

affermazioni sono simili a quelle di articoli pubblicati

in precedenza, il che potrebbe servire a rilevare un

plagio o semplicemente a collocare il manoscritto

nel contesto di un lavoro correlato a una letteratura

più ampia.

"Lo strumento non prende decisioni", afferma Christensen.

"Sta solo dicendo:

'Ecco alcune cose che emergono quando si confronta

questo manoscritto con tutto ciò che è stato pubblicato

prima. La decisione spetta a te".

Il prototipo di UNSILO prende informazioni dal

database PubMed Central, che gli consente di

confrontare i nuovi manoscritti con il testo completo

di 1,7 milioni di articoli di ricerca biomedica già pubblicati,

un insieme di dati grande ma comunque limitato.

L'azienda ha dichiarato che presto aggiungerà

oltre 20 milioni di altri articoli da PubMed.

La collaborazione con ScholarOne, di proprietà di

Clarivate Analytics di Philadelphia, consentirà di

accedere a molti altri ancora, compresi quelli del

database Web of Science di Clarivate.

Risultati di una ricerca su PubMed, uno dei più

importanti database online di articoli biomedici

 

(Wikimedia Commons)Giuliano Maciocci, che guida

un gruppo  di innovazione presso la rivista "eLife"

a Cambridge, nel Regno Unito, afferma che UNSILO

è una soluzione interessante per alcuni dei problemi

della revisione tra pari, ma non è uno strumento

che "eLife" penserebbe di adottare.

"Non siamo del tutto convinti che possa essere

particolarmente utile nel contesto di una rivista come

la nostra, in cui la cura manuale ed esperta è molto

importante", afferma.


Worlock osserva che stanno emergendo diversi

strumenti simili. Egli fa parte del consiglio di amministrazione

di Wizdom.ai a Londra, una start-up di proprietà degli

editori Taylor & Francis, che sta sviluppando software

in grado di analizzare database cartacei ed estrapolare

connessioni tra discipline e concetti diversi.

Questo tipo di strumento, afferma Worlock, sarà utile

anche al di là della peer review, per compiti come le

domande di finanziamento o le revisioni della letteratura.

Dal plagio ai valori 
Molte piattaforme, tra cui ScholarOne, dispongono già

di rilevatori automatici di plagio.

E servizi come Penelope.ai esaminano se i riferimenti

e la struttura di un manoscritto soddisfano i requisiti

di una rivista.

Alcune possono anche segnalare problemi nella

qualità di uno studio. Lo strumento Statcheck,

sviluppato da Michèle Nuijten, un metodologo

dell'Università di Tilburg nei Paesi Bassi e colleghi,

valuta la coerenza dei contenuti statistici degli

autori, concentrandosi sui valori p.

La rivista "Psychological Science" gestisce tutti i

suoi articoli con questo strumento, e Nuijten dice

che altri editori sono desiderosi di integrarlo nei

loro processi di revisione.

Quando il gruppo di Nuijten ha analizzato articoli

pubblicati su riviste di psicologia ha scoperto che

circa il 50 per cento conteneva almeno un'incoerenza

statistica.

In un articolo su otto, l'errore era abbastanza serio

da cambiare il significato statistico di un risultato

pubblicato.

"È preoccupante", dice. Ma non è una sorpresa che

i revisori non vedano quegli errori.

"Non tutti hanno il tempo di esaminare tutti i numeri.

Ti concentri sui risultati principali o sulla trattazione

generale".

L'intelligenza artificiale in aiuto delle pubblicazioni scientifiche

Werner Dieterich/AGFPer ora, Statcheck si limita

all'analisi di manoscritti che seguono i criteri

dell'American Psychological Association per riportare

le statistiche.

Al contrario, i creatori di StatReviewer - Timothy Houle

della School of Medicine della Wake Forest University,

e Chadwick DeVoss, CEO della start-up tecnologica

NEX7 - sostengono che lo strumento può valutare le

statistiche in formati standard e stili di presentazione

di diverse discipline scientifiche. Per riuscirci, controlla

che includano correttamente elementi come le

dimensioni del campione, le informazioni sulla procedura

in cieco per i soggetti del campione e i dati al basale.

StatReviewer può identificare anche alcuni indizi di

comportamenti fraudolenti, afferma DeVoss.

"Cose come: 'hanno giocato con alcune regole

statistiche o hanno messo a posto i dati sotto

ogni punto di vista'? Se il rischio è più alto di quello

che la rivista è abituata a vedere, si possono

esaminare i dettagli".

Algoritmo sotto processo
DeVoss afferma che StatReviewer viene testato

da decine di editori. Una prova del 2017 con l'editore

open access BioMed Central di Londra è stata

inconcludente perché lo strumento non ha analizzato

abbastanza manoscritti, ma ha comunque fornito

alcune informazioni importanti (BioMed Central sta

pianificando un follow-up).

StatReviewer ha evidenziato le lacune dei revisori

umani, afferma Amy Bourke-Waite, direttore delle

comunicazioni per la ricerca aperta presso Springer

Nature, che possiede BioMed Central e pubblica

"Nature" (il gruppo che si occupa delle news di

"Nature" è editorialmente indipendente da Springer

Nature). Per esempio, è stato utile per individuare

articoli che non soddisfacevano gli standard richiesti,

come seguire CONSORT, un format per manoscritto

usato da molti editori.

Bourke-Waite riferisce anche che gli autori che hanno

partecipato hanno dichiarato di essere felici di

rispondere alle relazioni di StatReviewer quanto

lo sarebbero stati di farlo con un revisore umano.

Di tanto in tanto, afferma, StatReviewer ha sbagliato,

ma a volte i suoi errori hanno attirato l'attenzione degli

autori su cose poco chiare nei loro manoscritti.

I limiti dell'automazione
Anche se le prove avessero successo, DeVoss si

aspetta che solo alcune riviste saranno disposte a

pagare per fare la scansione di tutti i loro manoscritti.

Così, lui e i suoi colleghi si stanno rivolgendo agli

autori, sperando che usino lo strumento per

controllare i loro manoscritti prima di sottoporli

alle riviste.

In generale, nell'uso dell'IA per la peer review ci

sono alcune potenziali insidie.

Una preoccupazione è che gli strumenti di apprendimento

automatico addestrati su articoli pubblicati in

precedenza potrebbero rafforzare i bias esistenti

nella peer review. "Se costruisci un sistema decisionale

basato sugli articoli che la tua rivista ha accettato in

passato, avrai dei bias impliciti", afferma Worlock.

E se un algoritmo fornisce un singolo punteggio

complessivo dopo aver valutato un articolo, come

fa StatReviewer, i redattori potrebbero essere tentati

di non perdere altro tempo e di basarsi semplicemente

su quel punteggio per decidere se rifiutare un articolo,

spiega DeVoss.

Gli algoritmi non sono ancora abbastanza intelligenti

da consentire a un redattore di accettare o rifiutare

un articolo unicamente sulla base delle informazioni

che estraggono, afferma Andrew Preston, co-fondatore

di Publons, una start-up di peer-review-tracking 

acquistata da Clarivate Analytics, che sta utilizzando

l'apprendimento automatico per sviluppare uno

strumento che consiglia gli esperti da usare come revisori.

"Questi strumenti possono assicurarsi che un

manoscritto sia all'altezza, ma non sostituiscono

in alcun modo le valutazioni che farebbe un revisore".

Nuijten è d'accordo:

"Ci vorrà un po' di tempo per perfezionare gli

algoritmi, ma vale la pena di automatizzare un

sacco di cose perché molti elementi della revisione

tra pari sono standardizzati".

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su

"Nature" il 22 novembre 2018. 

Traduzione ed editing a cura 

 
 
 

orna la Notte dei Ricercatori

Post n°2016 pubblicato il 12 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

27 settembre 2018

Scienza dal tramonto all'alba

Scienza dal tramonto all'alba, torna la Notte dei Ricercatori

Oltre 200 eventi in Europa e 9 progetti in

Italia, che coprono tutta la penisola. Venerdì

28 settembre, per la nuova edizione della

Notte europea dei Ricercatori, la scienza

scende nelle strade per raccontarsi e av-

vicinare i cittadini al lavoro incessante dei

suoi ricercatori.

eventicomunicazione della scienza

Venerdì 28 settembre si fanno le ore piccole

per parlare di scienza.  

notte dei Ricercatori,

iniziativa promossa dalla Comunità Europea dal

2005, e che coinvolge migliaia di istituzioni e

ricercatori in tutta Europa.

Per quel che riguarda l'Italia, questa edizione

si presenta ricca di eventi che si svolgono in

contemporanea in 116 città, con più di 600

iniziative dedicate a grandi e piccini.

In più, in occasione dell'Anno Europeo del

Patrimonio Culturale 2018, ben 38 siti del

nostro patrimonio culturale diventano

palcoscenico della ricerca scientifica.

Così per una notte i cittadini hanno la pos-

sibilità di diventare investigatori sulla scena

del crimine, "cacciatori" di pipistrelli seguendo

gli ultrasuoni, scienziati che compiono esperimenti

con bolle di sapone, studiano il DNA e la struttura

tridimensionale delle proteine.

Strade e piazze si riempiono di gente che segue

dibattiti con personaggi famosi, ascolta concerti

e assiste a spettacoli teatrali, tutte dimostrazioni

per avvicinare il grande pubblico al lavoro dei

ricercatori.

Scienza dal tramonto all'alba, torna la Notte dei Ricercatori
Ecco i progetti e gli appuntamenti in Italia

SHARPER

 (SHaring Researchers' Passions for Evidences

and Resilience)

punta a format di comunicazione specifici per

platee diverse con l'intento di condividere in modo

efficace il sapere della ricerca.

Ad Ancona la notte dei ricercatori è on air grazie

alle due ore di diretta radio, ma è anche musiche e

passeggiate nel bosco, laboratori sulla salute e test

proposti dai ricercatori.

Tanti gli eventi anche a Macerata. A Perugia, oltre

che il centro storico, si animerà anche la Nuova

Monteluce,ex ospedale cittadino, che ospiterà

attività di medicina, ingegneria, archeologia e

cultura digitale.

Più di 60 proposte per i cittadini di Trieste ,

compreso il lancio del "Manifesto per la comunica-

zione della Scienza" con l'invito a riflettere sull'uso

di parole ostili nella comunicazione scientifica, un

labirinto per conoscere il diabete, una caccia al

tesoro per le strade cittadini e dibattiti sulla fisica

delle particelle.

Basta un caffè al castello di Pavia per affrontare

i temi più discussi degli ultimi anni nel campo

della scienza, un percorso tra esperimenti di fisica

delle particelle e struttura della materia. 

La Cappella San Severo di Napoli diventa un

laboratorio per mostrare le moderne tecniche di

analisi delle opere d'arte mentre nella Galleria

Borbonica, grazie alle tecniche della radiografia

muonica, si va in cerca di camere segrete.

Scienza dal tramonto all'alba, torna la Notte dei Ricercatori
Sensori laser, radiazioni elettromagnetiche,

ma soprattutto un viaggio nella branca più

spettrale della fisica alla scoperta dei segreti

del nostro Universo utilizzando le tecnologie più

avanzate, questo quanto proposto a Caserta,

con tanti appuntamenti tra piazze e strade.

L'Aquila si parla di cibo, grazie a uno chef e un

fisico uniti per svelare i segreti di ricette impossibili

con uno spazio per la degustazione della cucina

molecolare. Ma nel programma della serata anche

scudi spaziali e fenomeni naturali come i terremoti

e le loro conseguenze

SHARPER arriva anche sulle Isole. A Cagliari si tiene

un trekking scientifico a tappe e un evento dedicato

ad "Alimentazione e longevità in Sardagna", per

conoscere i motivi che hanno portato la Sardegna

ad avere una così alta incidenza di centenari.

Un po' più al Nord, a Nuoro, per il 28 è previsto

un viaggio tra le stelle al Planetario, alla scoperta

del sistema solare. Ma anche la conoscenza dei

droni e le loro applicazioni, e una serie di progetti

di pubblica utilità.  A Palermo, capitale della cultura

2018, viaggi nella scena del crimine e all'interno

del corpo umano, ma anche un'immersione nella

luce, dalle nanotecnologie al fotovoltaico,

la biodiversità degli oceani e l'utilizzo dei rifiuti.

Catania, invece, la Scienza si scopre in metro,

tra le stazioni Milo e Giovanni XXIII, spettacoli,

talk divulgativi, giochi e dimostrazioni scientifiche.

B-FUTURE è il progetto promosso dall'IRCCS

Neuromed e si tiene in due regioni, Molise e Campania,

dove sono i due centri di ricerca.

Ispirazione dell'edizione di quest'anno è il mitico

film "Ritorno al futuro" e l'intento quello di avvicinare

bambini, studenti, adulti ai ricercatori, dando la

possibilità di scambiare opinioni e scoprire insieme

i programmi europei e internazionali in cui l'Italia

è coinvolta. Con la Rete degli IRCCS

(Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico)

gli eventi si sono estesi a tutta la penisola.

(Qui il programma).

FrascatiScienza prende ispirazione dalle api per

lanciare BEES, BE a citizEn Scientist, incontri a

tema, conferenze, quiz, aperitivi scientifici per

la tredicesima edizione della Notte Europea dei

Ricercatori. Oltre alla cittadina dei Castelli romani

e a Roma, del progetto fanno parte moltissime

città, dal nord al sud, isole comprese.

Frascati eventi per i più piccoli, con laboratori

e giochi scientifici, teatri che diventano sale

operatorie ma anche per il grande pubblico e

ai grandi divulgatori scientifici, come Piero Angela.

Nel progetto coinvolte anche Alghero, Carbonia,

Torino, Gaeta, Pompei, Ravenna e tante altre città.

 Ecco tutte le informazioni.

Bright 

(Brilliant Researchers Impact on Growth Health and

Trust in research) è invece il programma toscano

alla scoperta della scienza: miniconferenze, incursioni

musicali, incontri sulla salute e tanto altro a Firenze,

mentre Grosseto focalizza l'attenzione sull'alimentazione,

la dieta paleolitica, la qualità degli alimenti, a tavola

con i romani.

E poi ancora osservazioni astronomiche, le "abitudini"

dei composti chimici, la plastica, le misure antidoping

nello sport, musei aperti ed evoluzioni sinfoniche a

Firenze. Tutto il programma, che vede eventi a 

Portoferraio, Siena, Pontedera, lo scoprite qui.

La Puglia si lancia nella Notte con ERN-Apulia,

coinvolgendo Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto,

Castellana Grotte.

Gli argomenti trattati spaziano dalla biosfera al

mondo subatomico, dai materiali per la sostenibilità

all'archeologia.

Tutti vengono chiamati ad essere protagonisti,

invitati a visionare dal vivo o cimentarsi in prima persona.

Uno spazio particolare quello dedicato alle Donne nella scienza.

MEETmeTONIGHT

 rappresenta un'occasione unica per l'incontro

con la scienza in Lombardia e in Campania.

Il mondo della ricerca esce dall'università e arriva

nelle strade. Giochi di ruolo, talk divulgativi, visite

guidate gratuite ai musei civici, croiezioni di film e

concerti si sviluppano attorno alle cinque grandi

aree tematiche della ricerca: "Scienza e Tecnologia",

"Cultura e Società", "Ambiente", "Salute" e "Patrimonio

Culturale", in un programma completo, interessante e

divertente. 

 Milano, Monza, Brescia e Napoli le città principali

coinvolte. Qui il programma 


SOCIETY è il programma per l'Emilia Romagna, che

vede in prima linea per la scienza Bologna, Cesena,

Forlì, Ravenna e Rimini. Botanica e olfatto, astronomia,

intelligenza artificiale e tanto altro a Bologna.

Nelle altre città si parlerà di robot e vino, di statistica

e ambiente, l'architettura digitale e le microplastiche. 

Il programma completo

In Calabria la Notte Europea dei Ricercatori è

"SuperScienceMe: REseArCH in your REACH", un

giorno di festa e di didattica, con eventi, spettacoli,

esperimenti. Da Reggio Calabria a Vibo Valentia,

Cosenza, Catanzaro, Crotone e tante altre città

che trovate qui.

 
 
 

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