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Messaggi di Agosto 2019

La Madre di tutte le Estinzioni iniziò dalle piante.

Post n°2325 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le Scienze

Alla fine del Permiano, i vulcani che

eruttarono senza sosta per due milioni

di anni avvelenarono di nichel la vegetazione.

A quel punto, nulla avrebbe più potuto

spezzare la catena degli eventi di estinzione.

permiano_shutterstock_371218723Illustrazione: la Terra, 250 milioni di anni

fa circa, quando una serie di eventi cata-

strofici ha dato il via alla più grande estin-

zione di massa che il pianeta abbia conosciuto.|

JAGOUSH / SHUTTERSTOCK

Circa 252 milioni di anni fa la vita sulla Terra

fu molto vicina a scomparire: l'estinzione totale

 fu evitata giusto dagli animali più piccoli, che

proprio in virtù delle dimensioni riuscirono a

sopravvivere meglio di altri.

Le tappe e la cronologia della catastrofe sono

oggetto di studio e di molti dibattiti tra gli

scienziati: la più recente delle ipotesi

(riportata suNature Communications), avanzata

da un team internazionale di ricercatori,

propone l'idea che le piante siano state le

prime a soccombere alla catena degli 

eventi di estinzione.

In quella fase della storia della Terra, che

oggi chiamiamo la Grande Estinzione del

Permiano, la tettonica delle zolle fece sì che,

dove oggi si trova la Siberia, un gran numero

di vulcani iniziarono a eruttare

contemporaneamente, emettendo carbonio e

metano nell'atmosfera per circa 2 milioni di anni,

ininterrottamente.

Questa fu la causa principale dell'estinzione

di circa il 96% della vita oceanica e del 70%

dei vertebrati terrestri: è stato il più grande

e drammatico evento diestinzione di massa

 nella storia della Terra di cui siamo a

conoscenza.

La Grande Estinzione del Permiano:

geologia, estinzione di massa, Grande Estinzione del Permiano, vita sulla Terra, vulcani, nichel

quanto è durata l'agonia?

Furono le piante ad essere avvelenate e

a scomparire per prime, innescando una

catena di eventi che avrebbe portato alla

alla quasi completa estinzione degli erbivori

e poi dei carnivori. | WIKIMEDIA

PRIMA LA VEGETAZIONE.

Secondo il nuovo studio, un elemento

emesso in grande abbondanza in atmosfera

durante i due milioni di anni di eruzioni, il 

nichel, potrebbe essere stato la causa

dell'estinzione di piante australiane ben

400.000 anni prima che la maggior parte

delle specie marine e delle specie terrestri

scomparissero.

Per Christopher Fielding (University of

Nebraska-Lincoln), coordinatore della ricerca,

si tratta in effetti di «un elemento del tutto

nuovo, una grande novità: fino a oggi non

si conosceva la sequenza delle estinzioni.

Adesso invece è nota con notevole sicurez-

za».

 

Terra, origine della vita

Molto più indietro nel tempo... 

LUCA, la prima vita sulla Terra, 4,5

miliardi di anni fa.| PETER SAWYER

Come si è arrivati a questa "notevole

sicurezza"? Gli scienziati hanno studiato

il polline fossilizzato, la composizione

chimica e l'età delle rocce e la stratificazione

dei sedimenti lungo le scogliere sud-orientali

dell'Australia.

È proprio in quell'area che si è scoperta,

sorprendentemente, una elevata concentra-

zione di nichel nelle rocce derivate dal fango

che costituiva una grande bacino in prossimità

dell'odierna Sydney.

"Sorprendentemente", affermano gli autori

della ricerca, perché non vi sono fonti locali

di quell'elemento.

Uno dei ricercatori, Tracy Frank (University of

Nebraska-Lincoln), ha dichiarato che i risultati

portano a concludere che il nichel sia derivato

dai vulcani in attività in Siberia.

 

esopianeti, pianeti extrasolari, origine della vita, ricerca della vita, Terra

Molto più lontano nello Spazio... 

Cercare tracce di vita su mondi lontani

prendendo a modello la Terra dei nostri

giorni potrebbe portare a conclusioni errate.

È dalle grandi crisi della vita sulla Terra che

arrivano i suggerimenti su come cercare la

vita sui mondi lontani. | NASA

Il vulcanismo avrebbe disperso il nichel in un

aerosol che, in atmosfera, fu trasportato per

migliaia di chilometri verso sud prima di d

epositarsi e avvelenare gran parte della vita

vegetale dell'Australia.

A conferma di questa ipotesi vi è il fatto che

anche in altre parti del pianeta si riscontrano

concentrazioni elevate di nichel difficili da

spiegare con la geologia locale presente e

passata.

A CASCATA.

 Se questa ipotesi dovesse essere confermata

vorrebbe dire che quel nichel avrebbe

innescato una serie di eventi a cascata: gli

erbivori che si nutrivano delle piante ricoperte

di nichel morirono avvelenati, poi per

mancanza di cibo in seguito alla scomparsa

delle piante, i carnivori vennero meno per la

scarsità di erbivori, e infine l'acqua avrebbe

portato il nichel in mare, rendendo inadatto

alla vita.

 
 
 

I siti archeologici più belli del mondo.

Post n°2324 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Dalle Scienze

 

Machu Picchu, celebre e imponente sito archeologico degli antichi Inca, in Perù © AnsaFOTOMachu Picchu, celebre e imponente

sito archeologico degli antichi Inca, in Perù

- RIPRODUZIONE RISERVATA+CLICCA PER

INGRANDIRE

ANGKOR WAT -

L'amore per l'archeologia invita a viaggi

suggestivi e spesso avventurosi che

permettono di scoprire luoghi ricchi di storia,

di leggende e di antiche civiltà.

Ecco dieci siti, molti dei quali tutelati

dall'Unesco e inseriti in parchi o aree protette

facilmente accessibili, da visitare almeno

una volta nella vita.

Angkor Wat, Cambogia - 

E' un antico e sacro sito archeologico, il più

vasto del sudest asiatico, nascosto nella

foresta pluviale della Cambogia, dove tra il

900 e il 1400 fiorì il potente impero Khmer.

La capitale era Angkor, una città talmente

ricca e potente che raggiunse, attorno al

1200 dopo Cristo, quasi un milione di abitanti,

quando all'epoca Parigi e Londra ne contavano

appena 100mila.

In pochi secoli, però, la città venne

abbandonata e dimenticata: oggi è un

immenso parco di 400 chilometri quadrati

che ospita rovine di fatiscenti templi di pietra,

fortificazioni, opere idrauliche e strade,

busti di ninfe e bassorilievi con scene di

poemi classici indù; simbolo del sito è

un tempio khmer di forma rettangolare,

circondato da un fossato e con cinque

torri al centro, fatto costruire da re

Suryavarman, attualmente abitato da

numerose colonie di scimmie.

Immerso nella giungla a 20 minuti a nord

di Siem Reap, il sito si visita liberamente

o con dei tour guidati in bicicletta, in autobus,

in elicottero o a dorso di elefante.

Machu Picchu, Perù - 

A pochi chilometri da Cusco, l'antica capitale

dell'impero Inca, Machu Picchu, che in lingua

quechua significa "montagna vecchia", è la

più imponente opera megalitica del Perù,

costruita sul ciglio del fiume Urubamba e

ritrovata nel 1911 da Hiram Bingham.

L'archeologo stava cercando un El Dorado

tra le cime della Cordigliera; trovò invece,

immersa nella foresta tropicale, la più

straordinaria testimonianza della civiltà Inca,

fiorita tra il 1200 e il 1550 e cancellata poi dai

conquistadores spagnoli.

Spogliata e abbandonata, la città di Machu

Picchu rimase intatta sotto cumuli di terra e

sterpaglia, scampata come per miracolo alla

furia devastatrice dei conquistatori, che si

limitarono a usarla come cava di pietra per

costruire palazzi e chiese.

Il sito, che rappresenta il potere religioso

e governativo dell'antico popolo precolombiano,

è un magnifico santuario disegnato dalla

natura e dagli architetti-sciamani al servizio di

Pachacùtec, che nel 1400 progettarono in un

luogo ricco di forza spirituale residenze,

magazzini, laboratori e dormitori per le Vergini

votate a Inti, il supremo dio Sole. Scalinate

e canali di pietra sono presenti ovunque in

tutto il sito archeologico, tutelato dall'Unesco dal

1983 e inserito nel 2007 tra le sette meraviglie

del mondo; vi si accede in pullman, in automobile,

con il treno Perú Rail e a piedi in tre o quattro

giorni di cammino tra gli spettacolari villaggi

incaici lungo l'Inca Trail.

Per salvaguardare l'integrità del luogo, ospitato

in un enorme parco archeologico con 34 siti

collegati tra di loro e visitato da un esercito di

curiosi e appassionati di storia e di new age, il

ministero della Cultura peruviano ha deciso di l

imitare il numero di entrate giornaliere.

Quindi è bene organizzarsi e acquistare i biglietti

in tempo, prima di partire, nel sito 

www.machupicchu.gob.pe

Luxor, Egitto - 

Sfingi piccole e allineate sono protagoniste del

sito archeologico di Luxor, nell'Egitto meridionale:

le classiche e riconoscibili sculture criocefale -

leoni con la testa di capra - segnano l'ingresso

al tempio, di cui oggi restano solo, ma perfettamente

conservati, i colonnati, alcune sale e parte del

santuario.

Nei suoi cortili sono ancora visibili le grandi

statue di Ramses II con bassorilievi, geroglifici

e decorazioni egizie.

Luxor sorge sull'antica Tebe, la capitale dei

faraoni nel loro periodo d'oro, dal XVI all'XI

secolo a.C.; oggi ospita, oltre al Tempio di

Luxor, anche quello più grande di Amon, a

Karnak, dedicato alla divinità della fertilità.

Poco distanti, sulla riva ovest del Nilo, sorgono

le sorprendenti tombe dei faraoni della Valle

dei Re e delle Regine, con i sepolcri scavati

nella pietra calcarea in cui venivano sepolti

i re dell'antico Egitto e le loro consorti.

Per maggiori informazioni: www.egypt.travel/it

Delphi, Grecia - 

Sorge a due ore da Atene e conserva ancora

l'atmosfera magica e misteriosa dell'antichità,

quando nel santuario del celebre oracolo di

Apollo la sacerdotessa Pizia dispensava consigli

a Greci e a Romani, seduta su un tripode, dopo

essere entrata in trance respirando il vapore

che fuoriusciva da una fessura della terra.

Secondo la tradizione Zeus indicò il luogo dove

costruire il santuario nel centro del mondo, nel

punto cioè in cui due aquile, fatte volare da lui,

fossero atterrate insieme.

Oggi sono ancora ben visibili il tempio dove si

trovava l'oracolo, lo scenografico teatro,

il tempio di Athena, lo stadio dove ogni 4 anni

si svolgevano i giochi pitici in onore della

sacerdotessa Pizia e i tesori donati da alcune

città in onore di Apollo, oltre a numerosi resti

di edifici sacri. Nel sito, collocato su un monte

con la vista che spazia sulla suggestiva vallata,

si percepiscono ancora la grandezza e la bellezza

della civiltà greca e della sua storia, mentre

i più allenati possono raggiungere il cosiddetto

antro coricio sacro alle ninfe, dove sono state

scoperte migliaia di offerte in bronzo e ceramica.

Per visitare il sito, patrimonio dell'Unesco, e

il ricco museo archeologico: www.visitgreece.gr.

 
 
 

I 10 siti più belli del mondo.

Post n°2323 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Dalle Scienze.

Pompei, Italia - 

E' il sito archeologico più famoso del

nostro Paese: sorge in Campania

all'interno di un Parco e conserva quasi

intatta un'intera città romana, sommersa

dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Seppellita e protetta per secoli sotto la

lava, gli scavi archeologici hanno portato

alla luce - e ancora lo continuano a fare -

l'antica città romana con le domus decorate,

le botteghe, i teatri, gli uffici pubblici,

numerosi luoghi sacri, tra cui le necropoli,

e le strade perfettamente lastricate.

Durante gli scavi sono stati recuperati

anche alcuni corpi mummificati degli antichi

abitanti, rendendo ancor più affascinante

la scoperta di Pompei.

Il grande parco archeologico rappresenta,

dunque, la miglior testimonianza artistica e

culturale dell'antica storia romana e della vita

quotidiana in una città dell'Impero.

Per informazioni sul sito, le mostre, i tour

guidati e gli orari per visitare gli scavi: 

http://pompeiisites.org

Tikal, Guatemala - 

Nel dipartimento di Petén, in Guatemala, si

trova la più estesa area archeologica del

popolo Maya, affascinante civiltà precolombiana

che ha lasciato in questa regione centro-

americana importante testimonianze

storiche e architettoniche.

Le rovine archeologiche si trovano su una

pianura a ridosso della foresta pluviale ricca

di ceiba, l'albero sacro ai Maya, e di cedri

tropicali.

Nel sito archeologico si possono ammirare altari,

grandi piramidi e i resti degli antichi templi che

caratterizzavano la ricca città precolombiana,

costruita rispettando un preciso codice

simbolico sulle credenze cosmiche dei Maya.

I templi, in particolare, sono simili a piramidi

a gradoni con ampi corredi funerari all'interno

, mentre i resti dell'acropoli mostrano che

l'edificio non era destinato ai riti di culto ma

a un uso residenziale.

Oggi il sito archeologico fa parte del parco

nazionale di Tikal, dichiarato dall'Unesco

patrimonio mondiale dell'umanità, raggiungibile

dalle città di Flores e Santa Elena, che sorgono

a circa 30 chilometri di distanza dal sito

archeologico.

Per organizzare il viaggio:

www.tikalnationalpark.org

Petra, Giordania - 

I templi della leggendaria Petra, città scolpita

nella roccia rossa, sorgono in un luogo

spettacolare e affascinante che si raggiunge

percorrendo un lungo canyon d'arenaria

modellato dai venti.

Petra è la suggestiva capitale della tribù dei

Nabatei, costruita per controllare le rotte

commerciali di incenso, mirra e spezie tra

Oriente e Occidente; il loro regno, protetto

dalle montagne, durò 500 anni, inespugnabile

fino alla conquista dei Romani.

Poi la città rimase nell'ombra per secoli, finché

nel 1812 lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt

la riscoprì.

Da allora è uno dei siti archeologici più visitati

al mondo: a cavallo o a dorso d'asino fino

all'imbocco del Siq, il canyon che accede alla

città; poi si prosegue a piedi tra pareti alte

fino a 200 metri, fino al "tesoro del faraone",

il celebre monumento dalla facciata scolpita,

e al maestoso monastero, tra templi e tombe.

Simbolo di Petra è l'antica tomba di Aretas III,

con figure della divinità e della mitologia,

scavata nella roccia.

Suggestiva è la visita al tramonto quando i

monumenti archeologici si colorano di rosso

e di sera con le fiaccole accese.

Anche Petra, come Machu Picchu, è tutelata

dall'Unesco e rientra tra le sette meraviglie

del mondo. Informazioni: 

http://it.visitjordan.com

Masada, Israele -

 Situato su un colle che domina il deserto nella

Giudea sudorientale, in prossimità del mar

Morto, è uno splendido sito archeologico che

ospita l'antica fortezza di Masada, assediata

ed espugnata dai Romani nel 74 d.C.

Grazie al clima arido gli edifici e le rampe di

accesso, tra cui il sentiero del Serpente che

conduce al sito, si sono conservati perfetta-

mente fino a oggi; tra i resti che meritano per

bellezza e fascino c'è lo scenografico e

lussuoso palazzo di Erode.

Patrimonio dell'Unesco, si trova a circa 100

chilometri a sud-est di Gerusalemme, in

territorio israeliano.

Per organizzare la visita: 

https://israel.travel/goisrael

Afrasiab, Uzbekistan - 

E' il sito archeologico di quello che rimane della

fiorente e antichissima capitale della Sogdiana,

distrutta dall'avanzata mongola, lungo la celebre

Via della Seta, nel percorso tra la Cina e l'Europa.

Sorge vicino a Samarcanda, in Uzbekistan, la

città leggendaria dei minareti blu e delle scuole

superiori, le madrase, e ospita la necropoli di

Shakhi-Zinda e numerosi mausolei, riccamente

decorati con pitture ben conservate.

Dell'antica città sono state individuate quattro

cinte murarie che racchiudono il Palazzo reale,

sede dei sovrani di Samarcanda.

Non molto distante da Registan, la storica

piazza di Samarcanda, si visita anche Gur-Emir,

il mausoleo dagli splendidi mosaici che ospita

la tomba di Tamerlano, condottiero turco-

mongolo che divenne imperatore dell'Asia

centrale.

Efeso, Turchia - 

Spettacolare e imponente, il sito archeologico

di Efeso è uno dei più imponenti e affascinanti

d'Europa.

Efeso era una delle più grandi città ioniche

nell'Anatolia turca, tra le attuali Smirne e Aydin,

e risale a circa 7000 anni fa.

Fu un importante e ricco centro commerciale dopo

Roma e Alessandria d'Egitto, e oggi tra le rovine

spiccano i resti delle terme di Vario, di un teatro,

di un acquedotto, del piccolo tempio di Adriano,

della biblioteca di Tiberio Giulio Celso, di alcune

agorà e di numerosi bagni pubblici.

Del celebre monumento di Efeso, invece, è

rimasta solo una singola colonna, così come

resta pochissimo del tempio di Artemide,

raso al suolo nel 401.

Il momento migliore per visitare la vasta area

archeologica, patrimonio mondiale dell'Unesco,

è alle prime ore del giorno perché il sito è

completamento esposto al sole;

all'interno ci si sposta esclusivamente a piedi

lungo percorsi consentiti.

A Efeso si arriva da Smirne fino alla città di Selçuk

e da qui a piedi per 4 chilometri - ma ci sono

anche delle comode navette - fino al sito che

ha due entrate, a valle e in collina.

Per organizzare il viaggio: www.turchia.it.

 
 
 

Scoperte le più antiche galassie.

Post n°2322 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze.
13 agosto 2019

Giganti e ben nascoste:

ecco le galassie attive

primordiali

La schiera di radiotelescopi di ALMA

(Image 2019 Kohno et al.) 

Osservate per la prima volta le galassie

molto massicce e lontanissime in cui la

produzione di stelle, solo uno o due

miliardi di anni dopo il big bang, procede

a ritmo serrato

Hanno una massa di circa 40 miliardi di

Soli e producono circa 200 stelle all'anno.

Le galassie giganti e molto attive

dell'universo primordiale erano rimaste

finora nascoste dietro una fitta coltre di

polveri, dove neanche l'occhio del telescopio

spaziale Hubble poteva penetrare.

C'è voluta la potenza di diversi osservatori

a Terra combinati tra loro per scoprirne 39,

e ricavare così una testimonianza unica dei

primi due miliardi di anni di vita del cosmo

dopo il big bang.

E il risultato, descritto in un articolo pubblicato

sulla rivista "Nature" da Kotaro Kohno

dell'Università di Tokyo, in Giappone, e colleghi

di una collaborazione internazionale, potrebbe

portare a rivedere gli attuali modelli sulla

formazione delle galassie e la storia dell'universo.

Kohno e colleghi sapevano che queste galassie

primordiali dovevano essere lì da qualche parte,

negli angoli più remoti del cielo osservabile.

Per effetto dell'espansione dell'universo e del

fatto che la luce ha una velocità limitata, gli

oggetti che appaiono più lontani nello spazio

sono quelli temporalmente più vicini al big

bang.

E la luce che emettono questi oggetti remoti

e primordiali è quella che subisce un redshift 

- o spostamento verso il rosso, dovuto

all'effetto Doppler - più intenso.

Ora, nel quadro delle osservazioni di oggetti

con elevato redshift c'è una relativa abbondanza

di galassie massicce ma inattive, quiescenti.

In base ai modelli teorici, tuttavia, mancavano

all'appello le loro progenitrici, dove la produzione

di stelle procede a un ritmo serrato, avvolta

nelle polveri interstellari.

Ma  per avere una conferma sperimentale

occorreva superare un ostacolo tecnico.

All'origine delle galassie ellittiche

"La luce di queste galassie è molto debole

e ha una lunghezza d'onda molto ampia,

invisibile ai nostri occhi e impossibile da rilevare

per Hubble", ha spiegato Kohno.

"Per questo ci siamo rivolti ad ALMA, l'ideale per

osservare questo tipo di oggetti".

ALMA, acronimo di Atacama Large Millimeter/

submillimeter Array (ALMA), è una schiera di

66 radiotelescopi situati nel deserto di Atacama,

a 5000 metri di quota delle Ande cilene.

Sensibile alle lunghezze d'onda submillimetriche,

ha permesso di scrutare attraverso le polveri e

di arrivare alla scoperta: 39 galassie distanti

giganti e attive, che producono intensamente

nuove stelle, in un'epoca compresa tra uno e

due miliardi di anni dall'inizio dell'universo.

I dati sono poi stati incrociati con quelli di un

altro osservatorio cileno, il Very Large Telescope,

fino a ottenere la conferma che si trattasse di

oggetti mai osservati finora.

Il problema ora è che,sulla base dei risultati

di Kohno e colleghi, le galassie progenitrici

forse sono troppe. In altri termini, le simulazioni

al computer dell'universo primordiale indicano

una quantità di galassie massicce troppo limitata

per spiegare i dati di ALMA.

Per risolvere la discrepanza bisognerà attendere

un censimento più ampio e dettagliato di questi

oggetti appena scoperti. (red)

 
 
 

Fluidi quantistici di luce.

Post n°2321 pubblicato il 28 Agosto 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

09 agosto 2019

Comunicato stampa

Fluidi quantistici di luce

Fonte: Cnr-NanotecGiunzione Josepshon che si forma tra due

fluidi quantistici di luce creati da due laser

coerenti Ricercatori Cnr-Nanotec hanno

dimostrato che è possibile realizzare una

giunzione Josephson in superfluidi

quantistici di polaritoni.

Analogamente a ciò che avviene tra super-

conduttori separati da un isolante, è stata

osservata, per la prima volta in fluidi di luce

interagente, una giunzione Josephson

artificiale, dovuta alla differenza di fase fra

due fluidi quantistici.

Lo studio, è stato condotto in collaborazione

con l'Istituto di fisica dell'Accademia polacca

delle scienze ed è pubblicato su "Nature

Photonics"

Nell'ultimo decennio, lo sviluppo di nuovi

materiali ha portato alla creazione di dispositivi

in cui anche la luce si comporta come un fluido

quantistico, in alcune delle più intriganti

manifestazioni della fisica quantistica -

superfluidità, superconduzione e condensa-

zione di Bose-Einstein - su scala macroscopica,

ovvero in sistemi con migliaia di particelle.

In un articolo pubblicato su Nature

Photonics, i ricercatori dell'Istituto di nano-

tecnologia del Consiglio nazionale delle

ricerche (Cnr-Nanotec) di Lecce, in collabora-

zione con l'Istituto di fisica dell'Accademia

polacca delle scienze, hanno dimostrato

che è possibile realizzare una giunzione

Josephson (JJ) in superfluidi quantistici di

polaritoni.  

"Con questa complessa definizione tecnica,

probabilmente poco comprensibile per i non

addetti ai lavori, si esprime un fenomeno

molto particolare che si può osservare al

confine tra due fluidi quantistici di luce.

In termini metaforici accade qualcosa di

analogo a quanto avviene laddove l'oceano

Pacifico e il mar glaciale Artico si incontrano:

apparentemente non si mischiano, ed al

bordo dei due fluidi classici si crea una barriera

ben definita, dovuta alle differenti salinità,

densità e temperatura delle acque", spiega

Dario Ballarini, ricercatore Cnr-Nanotec e

coordinatore del lavoro.

"Noi abbiamo osservato per la prima volta in

fluidi di luce interagente, similmente a ciò che

avviene alla giunzione tra due materiali

superconduttori separati da un sottile strato

isolante, una vera e propria giunzione

Josephson artificiale, dovuta invece alla dif-

ferenza di fase dei due fluidi quantistici".

La differenza di fase può essere paragonata

a uno scalino, un dislivello tra i due fluidi.

La giunzione Josephson è alla base di svariate

applicazioni, come ad esempio gli Squid, i

dispositivi di interferenza quantistica a super-

conduttore che permettono misure di campo

magnetico con una precisione estremamente

elevata.

Ed è parte integrante, tra gli altri, degli scanner

ultrasonori a risonanza magnetica (MRI)

utilizzati in medicina.

Nel recente lavoro pubblicato su Nature

Photonics gli autori hanno trovato un modo

per generare tale 'scalino' in un fluido quantistico

polaritonico, un fluido di luce che 'vive' dentro

un dispositivo a semiconduttore.

"Per noi è stato sorprendente non solo osservare

la formazione di una giunzione di Josephson

artificialmente creata con raggi laser sul nostro

fluido polaritonico, ma anche di veder nascere

vortici quantistici (mulinelli con momento

angolare quantizzato) ai bordi della giunzione",

prosegue Ballarini, "Questi vortici, chiamati

appunto di Josephson, sono infatti molto difficili

da osservare sia nei superconduttori come nei

fluidi quantistici standard (atomi freddi ed elio

liquido), mentre per condensati di polaritoni,

controllabili con la luce, è stato possibile generare

specifici salti di velocità del fluido, come cascate,

che hanno permesso di misurare questi particolari

mulinelli quantistici".

"Mentre la temperatura operativa, nel caso

specifico, è limitata dal particolare tipo di semicondut-

tore utilizzato, questo risultato può essere

facilmente esteso a temperatura ambiente,

utilizzando semiconduttori organici o ibridi,

come abbiamo già fatto in passato per dimostrare

ad esempio la superfluidità", commenta Daniele

Sanvitto, ricercatore Cnr-Nanotec e coordinatore

del progetto di ricerca.

"Questa nuova tecnologia può contribuire sia

nel campo della fisica fondamentale allo studio

delle dinamiche di fluidi quantistici fuori

dall'equilibrio, sia allo sviluppo di nuove

applicazioni, dove è importante una elevata

sensibilità nella misurazione, di imaging ad

alta risoluzione o nel campo dell'elaborazione

quantistica".

 
 
 

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