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Messaggi del 15/10/2019

MOSTRO DI LOCH NESS, TROVATO?

Post n°2387 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse dell' Internet

Indagine sul Dna nelle acque: la scoperta clamorosa

06.09.2019 - Paolo Vites

Lo studio più complesso mai effettuato sul

mostro di Loch Ness

nessie-loch-nessieLa famosa foto di Robert

Kenneth Wilson  Esiste o non esiste? Da più

di cento anni almeno, appassionati, studiosi,

cacciatori di misteri, semplici turisti si affannano

nella disputa che riguarda l'esistenza o meno

di una misteriosa creatura nelle oscure acque

del lago di Loch Ness, in Scozia, il lago più

grande del Regno Unito. Tante foto che mostrano

una sorta di animale preistorico sono state

scartate perché frutto di evidenti fotomontaggi,

eppure c'è ancora chi si ostina a dire di aver

visto un animale sconosciuto spuntare dalle

acque del lago.

Adesso arriva i risultati dello studio più complesso

mai effettuato sul mostro di Loch Ness, a

opera di un team di studiosi della Nuova Zelanda.

Uno studio scientifico, non la semplice ricerca

con sottomarini o apparecchiature varie (che

hanno sempre comunque dato esito negativo)

eseguito prelevando 250 campioni delle acque

del lago per studiarne il dna contenuto.

Nessuna traccia di animali preistorici o mostri

della natura, ma clamorosamente si è potuto

individuare che "qualcosa" in effetti c'è.

Che cosa?

TROVATO IL "MOSTRO DI LOCH NESS"

Anguille: "La presenza davvero abbondante di

dna di anguille ha portato alla conclusione che

effettivamente esemplari giganteschi di questo

animale possano trovarsi nelle acque del lago.

Queste anguille fuori norma vivrebbero nelle

profondità delle acque, ma il loro spuntare in

superficie potrebbe spiegare l'effetto visuale

di una creatura anomala, il cosiddetto mostro

di Loch Ness" dicono i ricercatori.

Secondo il professor Gemmel dell'università di

Otago, scrive il quotidiano inglese Independent,

"esiste una quantità molto significativa di dna di

anguille.

Il lago ne è pieno, ogni campione prelevato

riportava il loro dna".

I dati raccolti però non permettono di calcolare le

loro dimensioni, ma vista la grande quantità di

dna "non possiamo escludere la possibilità che

possano esserci anguille giganti" ha detto ancora.

In effetti in passato diversi sommozzatori in

passato avevano detto di aver visto grandi

anguille in profondità, grandi anche circa quattro

metri: "Come genetista penso molto alle mutazioni

e alle variazioni naturali, e mentre un'anguilla così

grande sarebbe ben al di fuori della gamma

normale, non sembra impossibile che qualcosa

potrebbe crescere a dimensioni così insolite".

Svelato per sempre il mistero del lago di Loch Ness?
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

Altre notizie dalla preistoria.

Post n°2386 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le risorse dell'Internet

I rettili simili a coccodrilli che

terrorizzavano i dinosauri

Per gli erbivori di 210 milioni di anni fa, la morte aveva le

sembianze dei rauisuchi, bestioni lunghi come camion che

si spinsero quasi fino all'Antartide: uno studio fa luce su

alcuni degli ultimi rappresentanti di questo gruppo estinto.

rauisuchi-illustrazioneScene di ordinaria contesa in un ecosistema del Triassico:

due rauisuchi lottano per la carcassa di un erbivoro

(illustrazione artistica).|VIKTOR RADERMACHER

I dinosauri vegetariani del Triassico e i terapsidi, i rettili

imparentati con gli antenati dei mammiferi, avevano una

preoccupazione in comune: quella di finire tra le grinfie

dei rauisuchi, giganteschi carnivori simili a coccodrilli

che si estinsero 200 milioni di anni fa. Un nuovo studio 

su due specie di questo ordine di predatori vissute in Africa

meridionale fa luce sull'aspetto, e sulle abitudini alimentari,

di animali ancora poco conosciuti, i cui fossili sono spesso

stati confusi con quelli dei dinosauri.

SENZA RIVALI. I rauisuchi appartenevano al clade degli 

arcosauri, un grande gruppo di rettili che include i dinosauri,

gli antenati estinti dei coccodrilli, gli pterosauri, i coccodrilli e,

secondo alcune classificazioni, gli uccelli attuali.

Nel Triassico medio e superiore, i rauisuchi si trovavano all'apice

della catena alimentare, e quando si estinsero, lasciarono una

nicchia che fu occupata dai grandi dinosauri carnivori.


Cacciatori di dinosauriL'autore dello studio, Rick Tolchard, insieme a un fossile di

rauisuco trovato in Namibia. | HELKE MOCKE

VISTI DA VICINO. Fossili di rauisuchi sono venuti alla luce

in diversi strati di roccia della Elliot Formation, una formazione

geologica in Lesotho e Sudafrica. I paleontologi dell'Università

di Witwatersrand hanno rianalizzato denti, mascelle, corazza e

zampe posteriori di cinque esemplari appartenenti a due diverse

specie di rauisuchi vissute 210 milioni di anni fa, tra le più

recenti restituite da questo sito di scavi.

 

Cacciatori di dinosauri

Denti di rauisuchi, capace di sminuzzare un dinosauro.

 | WITS UNIVERSITY

A MACCHIA D'OLIO. Le osservazioni confermano che i

bestioni, che crescevano fino a 10 metri e avevano denti serrati

e ricurvi, si nutrivano di dinosauri erbivori.

Il loro grosso cranio era adatto ad addentare una grande varietà

di creature, e forse proprio l'abbondanza di cibo determinò la

fortuna del gruppo di predatori, che si spinse fino quasi al

Circolo polare antartico, portando il proprio corpo al limite

delle capacità adattive.

I rauisuchi sono filogeneticamente vicini ai coccodrilli odierni,

ma nel Triassico svilupparono forme e taglie molto diverse tra

specie e specie. I carnivori descritti nello studio rappresentano

alcuni degli esemplari più grandi appartenenti a questo gruppo.

 
 
 

Altri Nobel 2019.

Post n°2385 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

 

NOBEL CHIMICA 2019

/ I "magnifici tre" che ricaricano i nostri telefoni

ogni notte10.10.2019 - Elisabetta Bulla

Le ricerche dei chimici Goodenough, Whittingham

e Yoshino hanno condotto alla costruzione delle

batterie ricaricabili al litio che conosciamo

cina treno litio tecnologia lapresse1280Cina:

i test per un treno sospeso alimentato al litio

(LaPresse)  I vincitori del Premio Nobel per la

Chimica 2019 sono John B. Goodenough, M.

Stanley Whittingham e Akira Yoshino "per lo

sviluppo delle batterie al litio". In particolare,

John B. Goodenough, nato nel 1922 a Jena,

in Germania, è la persona più anziana

insignita del Premio Nobel e ha lavorato presso

la University of Texas at Austin (Usa). M. Stanley

Whittingham, invece, nato nel 1941 in Gran

Bretagna, è Professore illustre alla Binghamton

University, State University di New York (Usa).

Akira Yoshino, infine, nato nel 1948 a Suita, in

Giappone, è membro onorario della Asahi Kasei

Corporation a Tokyo (Giappone) e Professore

alla Meijo University di Nagoya (Giappone).

"Hanno reso possibile un mondo ricaricabile",

questa la motivazione data dall'Assemblea del

Nobel al Karolinska Institutet a Solna.

I tre studiosi hanno contribuito all'invenzione

delle batterie al litio (o, più precisamente, degli

accumulatori agli ioni di litio), oggi comunemente

presenti nei telefoni cellulari, nei personal

computer e nelle auto elettriche.

"Attraverso il loro lavoro, i vincitori del premio per

la Chimica di quest'anno hanno gettato le basi

per una società senza fili e senza combustibili

fossili". Le batterie agli ioni di litio sono infatti

ricaricabili, leggere, durevoli e possono essere

utilizzate per immagazzinare energia da fonti

rinnovabili, ad esempio energia solare o eolica,

rendendo possibile una società senza combustibili

fossili.

 M. Stanley Whittingham ha sfruttato negli anni

70, durante la crisi energetica, il forte impulso

del litio, in grado di liberare il suo elettrone

esterno, e ha così sviluppato la prima batteria

al litio funzionale.

In particolare, ricercando dei superconduttori,

ha scoperto un materiale estremamente ricco

di energia, che ha usato per creare un catodo

innovativo in una batteria al litio.

Questo è stato realizzato con disolfuro di titanio

che, a livello molecolare, ha spazi che possono

ospitare ioni di litio.

L'anodo della batteria, invece, era in litio-alluminio.

Ciò ha portato alla nascita di una batteria che

aveva letteralmente un grande potenziale, poco

più di due volt.

Tuttavia, il litio metallico è reattivo e la batteria era

troppo esplosiva per essere praticabile.

John B. Goodenough, tra gli anni 70 e 80, ha

raddoppiato il potenziale della batteria al litio,

creando le condizioni necessarie alla costruzione

di una batteria molto più potente e utile.

Infatti, comprese che il catodo avrebbe avuto un

maggior potenziale qualora fosse stato realizzato

usando un ossido metallico, e non un solfuro

metallico, utilizzato invece da Whittingham.

Nel 1980 dimostrò che l'ossido di cobalto, intercalato

agli ioni di litio, è in grado di produrre addirittura

quattro volt.

Akira Yoshino, usando come base il catodo innova-

tivo di Goodenough, creò la prima batteria al litio

nel 1985, uscita sul mercato nel 1991, riuscendo

ad eliminare il litio puro, reattivo, dall'anodo,

usando invece il coke petrolifero, che può anch'esso

esser intercalato agli ioni di litio.

Quando caricò il coke petrolifero con elettroni, gli

ioni di litio vennero attirati nel materiale; quando

poi accese la batteria, gli elettroni e gli ioni di litio

fluirono verso l'ossido di cobalto nel catodo, dal

potenziale molto più elevato.

Il vantaggio delle batterie al litio è che queste

ultime non sono basate su dannose reazioni

chimiche che rompono gli elettrodi, ma sugli ioni

di litio che scorrono avanti e indietro tra l'anodo

e il catodo, tra gli elettrodi a cui sono intercalati,

senza avviare una reazione con l'ambiente

circostante e garantendo lunga vita alla batteria

stessa.

Tutto ciò ha reso la batteria non solo attuabile e

funzionante, ma anche leggera e ricaricabile centinaia

di volte prima che si possa deteriorare.

L'uscita sul mercato delle batterie al litio (1991)

rivoluzionò l'elettronica stessa.

I computer diventarono portatili e si svilupparono

nuovi mezzi tecnologici quali tablet e lettori MP3.

La batteria al litio, considerata ancora oggi la più

efficiente, ha subito negli anni dei miglioramenti;

tra questi, Goodenough ha sostituito l'ossido di

cobalto con il fosfato di ferro, rendendo così la

batteria maggiormente rispettosa dell'ambiente.

Nonostante la sua età, infatti, egli continua

tutt'oggi a ricercare batterie sempre più efficaci

e sicure: la sua ultima invenzione è la "batteria

di vetro" che, se confermata, dovrebbe essere

nettamente migliore rispetto alle batterie al litio

per densità di energia, intervallo di temperatura

operativa e sicurezza.

Akira Yoshino, durante la conferenza stampa in

cui si annunciavano i vincitori, ha detto: "la curiosità

è stata il mio motore, la mia principale forza trainante",

mentre in un'altra intervista telefonica ha ribadito

l'importanza di continuare a pensare e a riflettere,

identificando in questo il segreto della sua creatività.

Gli studiosi insigniti del Premio Nobel per la Chimica

2019 hanno contribuito, e contribuiranno, in maniera

essenziale allo sviluppo di una società senza fili

e senza combustibili fossili e hanno dimostrato

come un fallimento non riesca a fermare la curiosità

e il desiderio di scoprire e conoscere tipici dell'uomo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

Un altro continente perduto

Post n°2384 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Grande Adria, un continente perduto

Non è Atlantide e alcuni resti sono in Italia

24.09.2019 - Paolo VitesGrande Adria,

un continente perduto si trovava nel cuore

del Mediterraneo. Non è Atlantide e alcuni

resti sono in Italia... La grande scoperta.

grande adriaGrande Adria  Senza saperlo,

milioni di turisti trascorrono le loro vacanze

su un grande continente perduto.

E' la mitica e leggendaria Atlantide, il

continente che si suppone sia sprofondato

nel Mar Mediterraneo dove ora si trova il Mar

Egeo, lasciando in superficie solo migliaia di 

isolette? No, dicono subito gli studiosi che

hanno annunciato la loro scoperta, non è

Atlantide, ma "la Grande Adria".

E i resti di questo continente perduto si

trovano in superficie, non sotto al mare, un

territorio che si estende da Torino al nord

della Puglia.

Una terra che, hanno detto i ricercatori della

università olandese di Utrecht, si staccò dalla

Africa del nord più di 200 milioni di anni fa.

Sempre secondo gli studiosi gran parte del

territorio è immerso nel mantello terrestre,

tuttavia una parte della massa è rimasta

visibile, costituendo una striscia di terra in tutta

Italia che si estende da Torino a nord fino

alla Puglia a sud. Secondo l'articolo pubblicato

sulla rivista Gondwana Research, la massa

terrestre si è separata dal Nord Africa oltre 200

milioni di anni fa prima di spostarsi lungo il

complesso sistema di placche tettoniche che

compongono la regione mediterranea.

IL DISASTRO GEOLOGICO
In pratica, "un disastro geologico" spiegano:

"tutto è curvo, rotto e impilato.

Rispetto a questo, l'Himalaya, ad esempio,

rappresenta un sistema piuttosto semplice.

Lì puoi seguire diverse grandi linee di faglia

su una distanza di oltre 2000 chilometri".

Gran parte della massa di terra però è

sprofondata in mare, sotto le acque a ovest

dell'Italia, coperto da barriere coralline, mari

poco profondi e sedimenti.

Quei sedimenti hanno continuato a formare

rocce, che a loro volta sono state raschiate

via via che il continente affondava sotto

placche tettoniche lasciando catene montuose

nelle Alpi, Appennino, Balcani, Grecia e Turchia.

Non è la prima volta che vengono scoperte

masse di terra perdute.

Nel 2017 i ricercatori dell'Università del

Witwatersrand in Sudafrica hanno scoperto

che l'isola di Mauritius si trova sulla cima di

un frammento non scoperto del Gondwana

del "supercontinente" vecchio di 200 milioni

di anni, che si divise per formare Africa, Sud

America, Antartide, India e l'Australia circa

180 milioni di anni fa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA 

 
 
 

Altre notizie dalla spazio sidereo.

Post n°2383 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le risorse della Rete


22 agosto 2019

L'immane collisione che cambiò il

"cuore" di Giove

NASA/JPL-Caltech 
L'impatto con un protopianeta ha segnato la

giovinezza di Giove, che ne porta ancora le

tracce: sarebbe questo il motivo per cui il

nucleo del pianeta non è piccolo e compatto,

ma gli elementi pesanti da cui è composto

sono sparsi in un volume che occupa quasi

metà del suo raggio.

Quattro miliardi e mezzo di anni fa, Giove,

allora ancora in fase di formazione, entrò in

collisione con un protopianeta con una massa

dieci volte superiore a quella della Terra.

L'apocalittico scontro frontale sconvolse il

nucleo del pianeta con conseguenze rilevabili

ancora oggi.
E' questa la spiegazione di gran lunga più

probabile della inaspettata struttura del nucleo

di Giove rivelata dalla sonda Juno della NASA

che, lanciata nel 2011, dal 2016 sta orbitando

attorno al pianeta raccogliendo un'importantis-

sima varietà di dati.

A sostenerlo è uno studio, pubblicato su "Nature",

condotto da un gruppo internazionale di

ricercatori diretti da Andrea Isella della Rice

University, e Shang-Fei Liu. D, della Sun Yat-sen

University a Zhuhai, in Cina.
Raffigurazione artistica di Juno in orbita attorno

a Giove (NASA)La rilevazione del campo gravitazio-

nale del pianeta fatta da Juno aveva infatti mostrato

delle anomalie del tutto inaspettate: invece di

essere piccolo e compatto, il nucleo di Giove

occupa quasi metà del suo raggio, e gli elementi

pesanti (ossia diversi da idrogeno ed elio), che

rappresentano il 10-15 per cento della sua massa,

sono diluiti e sparpagliati in questo enorme volume.

Il problema è che i modelli di formazione

planetaria indicano che la maggior parte

degli elementi pesanti si accumula durante

le prime fasi della formazione di un pianeta

creando un nucleo relativamente compatto.

Dopo aver eseguito migliaia di simulazioni al

computer, Shang-Fei e colleghi sono riusciti

a identificare uno scenario in grado di dar

conto dell'inconsueta struttura del nucleo

di Giove.

Secondo la loro ricostruzione, inizialmente

Giove era formato da un nucleo solido e

compatto di elementi pesanti con una massa

pari a circa una decine di masse terrestri,

circondato da una estesa e massiccia atmosfera,

all'incirca corrispondente a quella attuale.

Raffigurazione schematica dell'effetto sul

nucleo di Giove dell'impatto con il protopianeta

(© Shang-Fei Liu/Sun Yat-sen University)

Il fortissimo campo gravitazionale di Giove deve

aver perturbato l'orbita di uno dei protopianeti

che popolavano il giovane sistema solare,

dotato di un nucleo solido di circa otto masse

terrestri e un'atmosfera di due.

L'enorme differenza fra le masse dei due corpi

celesti ha fatto sì che il protopianeta si

precipitasse a capofitto su Giove, dirigendosi

come un proiettile verso il suo nucleo.

Il conseguente impatto fra i due nuclei di

dimensioni abbastanza simili li avrebbe

quindi mandati in frantumi rimescolandone

il materiale con quello dell'atmosfera circostante.

I risultati ottenuti, osserva Isella, potrebbero

interessare non solo i planetologi, ma anche

una più ampia platea di astronomi, che a volte

osservando stelle lontane vedono emissioni

infrarosse che scompaiono inspiegabilmente

dopo qualche anno: "Una possibilità è che si

stia guardando una stella mentre due pianeti

rocciosi si scontrano frontalmente e si frantumano,

creando una nuvola di polveri che assorbe

la luce stellare e la riemette.

Si osserva così un lampo, ma dopo un po' di tempo,

la polvere si dissipa e l'emissione sparisce."  (red) 

 
 
 

Opere di divulgazione scientifica

Post n°2382 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Titolo:

Umani. La nostra storia

Autore:Adam Rutherford

Traduttore: Sabrina Placidi

Illustratore: Alice Roberts

Editore: Bollati Boringhieri

Collana: Saggi. Scienze

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 30 maggio 2019

Pagine: 240 p., ill. , Brossura

Descrizione

Umani racconta la storia di come siamo

diventati le creature che oggi siamo, con

quella capacità, questa sì unica, di inda-

gare su ciò che ci rende ciò che siamo.

Aggiornato alle ultimissime scoperte in

campo antropologico, Umani è un saggio

elettrizzante e fresco, che mostra quanto

di inequivocabilmente animale persista in

noi e quanto di straordinariamente umano

ci renda diversi.

«Affascinante, avvincente e ricco di informa-

zioni. Ho imparato di più sulla biologia da

questo breve libro che da anni di lezioni

di scienze.

Una lettura originale e meravigliosa» - 

Peter Frankopan, storico, autore di Le

vie della seta

«Adam Rutherford è un narratore eccezionale.

Umani è pieno di racconti geniali, colpi di

scena e scoperte scientifiche dell'ultimo

minuto, e offre una prospettiva completamente

nuova su chi siamo e come siamo diventati

ciò che siamo» - Hannah Fry, autrice di Hello World

«Forte delle sue competenze e capacità di

divulgatore, Adam Rutherford spiega e

racconta gli umani» - il venerdì

Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia

una specie unica ed eccezionale.

Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi

che ci distingue dagli altri animali? La biologia

evoluzionistica ha ormai ampiamente rivisto

l'antichissima idea della nostra «superiorità»

in natura, abbattendo uno a uno tutti i nostri

supposti primati; gli umani sono solo un piccolo

ramoscello di quel singolo, gigantesco albero

genealogico che comprende quattro miliardi

di anni, un sacco di colpi di scena e un miliardo

di specie diverse.

Pensiamo di essere la sola specie in grado

di comunicare con un linguaggio complesso;

ma poi abbiamo scoperto la comunicazione

delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa

peculiarità tutta umana è stata fortemente

ridimensionata.

Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in

grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo

osservato specie che usano utensili complessi,

dalle scimmie ai delfini.

Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo

dell'uomo, è governato con astuzia da un

rapace australiano che raccogliendo tizzoni

ardenti provoca incendi controllati nella

prateria per far scappare gli animali e cacciarli

più facilmente.

Per non parlare del sesso a scopo ricreativo

e non generativo, tanto comune nella comunità

dei bonobo. E che dire dell'omosessualità? Basta

osservare i rituali delle giraffe per comprendere

come l'espressione «contro natura» perda

qualunque significato.

Questo paradosso - il fatto che la nostra biologia

sia la medesima di tutti gli altri viventi, eppure noi

ci consideriamo speciali - sta alla base della nostra

natura.

Tuttavia, Adam Rutherford ci mostra come in effetti,

in un certo senso, siamo speciali.

L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del tutto

peculiari - come lo ha fatto, diversamente, in

tutte le altre specie -, che fanno sì che la nostra

storia evolutiva sia davvero unica.

 
 
 

Ancora sulla divulgazione scientifica.

Post n°2381 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le risorse della Rete

1) Titolo:

Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza

Autore:Edoardo Boncinelli

Editore: Il Saggiatore

Collana: La cultura

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 13 giugno 2019

Pagine: 288 p., Brossura

Descrizione

Da millenni proviamo a dire, in infiniti

modi, che cos'è il male.

A ogni violenza subita, per ogni sopruso,

invochiamo questo nome arcaico.

Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti

quotidiani e ai grandi desideri inappagati,

alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità

e all'ingiustizia che da sempre ci pare

governare il mondo.

Alla morte, persino: il male più temibile

di tutti.

Comunque sia, ciò che è «male» per

noi non dovrebbe esistere affatto.

Vorremmo allontanarlo, scansarlo,

cacciarlo via per sempre dalla nostra

vita.

Ma che cos'è davvero il male? Il grande

scienziato Edoardo Boncinelli tenta di

dare una risposta analizzando le

particelle elementari che compongono

questa contradditoria entità, con tutti

gli strumenti che la scienza e la filosofia

mettono a nostra disposizione.

Ci racconta la biologia del male, come

nascono il dolore psicologico e quello

fisico, e la sua fisiologia, che si traduce

nella malattia e nella morte.

Affronta il crimine, il male dal punto di vista

etico - la cronaca nera dell'umanità - e ci

descrive come produttori di sofferenza,

capaci di mentire e perfino di uccidere i

nostri simili.

Si spinge ai confini del pensiero per

sondare l'oscurità che si annida nella

nostra stessa coscienza; per farci

riflettere sulla nostra doppia natura di

esseri sospesi tra istinto e ragione, tra

necessità e libertà, insieme carnefici e

vittime di un dolore cui nulla e nessuno

può sottrarsi.

2)Titolo:La storia di tutte le storie

Autore:

Edoardo Boncinelli

Editore: Castelvecchi

Collana: Irruzioni

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 21 febbraio 2019

Pagine: 48 p., Brossura

Descrizione

Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasticare,

ma era ben lontano dal poter dare sostanza

di verità a quel che immaginava.

Le cose oggi sono radicalmente cambiate.

Da circa quattro secoli non c'è più alcun

bisogno del mito, perché la scienza moderna

ha fondato una conoscenza più affidabile.

Come è nato il mondo? Qual è l'origine

dell'uomo? Boncinelli ci accompagna, attra-

verso la scienza, tra sapere e mistero, fra

pregiudizi e ricerca della verità.

La sua narrazione muove dagli esordi della

vita, dal Big Bang all'espansione dell'universo,

dalla scoperta del fuoco all'invenzione della

scrittura, dalla relatività alla fisica quantistica,

e arriva all'era attuale degli smartphone e

delle meraviglie tecnologiche, passando per

le onde gravitazionali. Un viaggio affascinante,

che ci permette di scoprire quanto la realtà

sia più creatrice del mito e dell'immaginazione

umana.

Titolo:

Dall'origine. Una grande storia del tutto

Autore:David Christian

Traduttore: Tullio Cannillo

Editore: Mondadori

Collana: Le scie

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 19 marzo 2019

Pagine: 357 p., Rilegato

Descrizione

Un progetto storiografico articolato, di

respiro globale, tanto innovativo quanto

saldamente ancorato alla scienza, che

tiene insieme vaste aree della conoscenza,

società e culture diverse.

«Un viaggio attraverso miliardi di anni che

arriva dritto al punto: la vita è un miracolo.

Una storia del tutto, avvincente e

persuasiva» - The Washington Post

«Un libro maestoso e imponente, un po'

come il big bang. I processi che descrive s

ono noti, ma non sono mai stati spiegati

con tale chiarezza e vivacità» - The Times

Perché ci troviamo su questo pianeta, in

questo preciso luogo e in questo preciso

tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema

così complesso, che non riusciamo ancora

a comprendere pienamente? E, soprattutto,

è possibile servirsi della scienza per raccontare

la storia dell'universo, della Terra e degli

organismi viventi e trovare risposta a quelle

domande che da sempre ci tormentano?

La soluzione avanzata da David Christian,

docente di storia cresciuto tra Nigeria, Galles

e Canada, è la Big History , la «storia del tutto»,

una narrazione delle origini in chiave moderna,

laica e unificante. Un progetto storiografico

articolato, di respiro globale, tanto innovativo

quanto saldamente ancorato alla scienza, che

tiene insieme vaste aree della conoscenza,

società e culture diverse. Un approccio in grado

di riassumere con una manciata di leggi

interpretative gli ultimi 13,82 miliardi di anni di

vita dell'universo: dal big bang al sistema solare,

dagli oceani ai minerali, dai dinosauri ai primati,

dall'arte rupestre alle guerre mondiali, dal

nomadismo a internet.

Al cuore di questa moderna narrazione delle

origini c'è l'idea di una complessità crescente:

la successione di condizioni fortunate e vantag-

giose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa

di piccolo e semplice come un atomo in forme

sempre più complesse, in un processo che

continua a svolgersi sotto i nostri occhi.

Oggi pensiamo di poter controllare il cambia-

mento, ma le attività umane hanno modificato

la distribuzione e il numero degli organismi

viventi, alterato la chimica degli oceani e

dell'atmosfera, riorganizzato i paesaggi naturali

e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono

alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno

e fosforo. E le conseguenze potrebbero

costituire una minaccia per tutti i risultati

conquistati.

Per questo bisogna impegnarsi affinché la

complessità crescente conduca a una gestione

consapevole dell'intera biosfera, magari

imparando proprio dai nostri antenati.

Dall'origine porta alla luce questo retaggio

condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara

alle immense sfide e opportunità che abbiamo

di fronte in questo momento cruciale della

storia del nostro pianeta.

 
 
 

Opere notevoli di divulgazione scientifica.

Post n°2380 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le risorse della Rete

Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza

Edoardo Boncinelli

Editore: Il Saggiatore

Collana: La cultura

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 13 giugno 2019

Pagine: 288 p., Brossura

Descrizione

Da millenni proviamo a dire, in infiniti

modi, che cos'è il male.

A ogni violenza subita, per ogni sopruso,

invochiamo questo nome arcaico.

Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti

quotidiani e ai grandi desideri inappagati,

alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità e

all'ingiustizia che da sempre ci pare gover-

nare il mondo.

Alla morte, persino: il male più temibile di tutti.

Comunque sia, ciò che è «male» per noi

non dovrebbe esistere affatto.

Vorremmo allontanarlo, scansarlo, cacciarlo

via per sempre dalla nostra vita.

Ma che cos'è davvero il male? Il grande

scienziato Edoardo Boncinelli tenta di dare

una risposta analizzando le particelle

elementari che compongono questa contrad-

ditoria entità, con tutti gli strumenti che la

scienza e la filosofia mettono a nostra disposi-

zione.

Ci racconta la biologia del male, come nascono

il dolore psicologico e quello fisico, e la sua

fisiologia, che si traduce nella malattia e nella

morte.

Affronta il crimine, il male dal punto di vista

etico - la cronaca nera dell'umanità - e ci

descrive come produttori di sofferenza, capa-

ci di mentire e perfino di uccidere i nostri simili.

Si spinge ai confini del pensiero per sondare

l'oscurità che si annida nella nostra stessa

coscienza; per farci riflettere sulla nostra

doppia natura di esseri sospesi tra istinto

e ragione, tra necessità e libertà, insieme

carnefici e vittime di un dolore cui nulla e

nessuno può sottrarsi.

2) Titolo:

La storia di tutte le storie

Autore

Edoardo Boncinelli

Editore: Castelvecchi

Collana: Irruzioni

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 21 febbraio 2019

Pagine: 48 p., Brossura

Descrizione

Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasti-

care, ma era ben lontano dal poter dare

sostanza di verità a quel che immaginava.

Le cose oggi sono radicalmente cambiate.

Da circa quattro secoli non c'è più alcun

bisogno del mito, perché la scienza moderna

ha fondato una conoscenza più affidabile.

Come è nato il mondo? Qual è l'origine

dell'uomo? Boncinelli ci accompagna, attra-

verso la scienza, tra sapere e mistero, fra

pregiudizi e ricerca della verità.

La sua narrazione muove dagli esordi della

vita, dal Big Bang all'espansione dell'universo,

dalla scoperta del fuoco all'invenzione della

scrittura, dalla relatività alla fisica quantistica,

e arriva all'era attuale degli smartphone e

delle meraviglie tecnologiche, passando

per le onde gravitazionali.

Un viaggio affascinante, che ci permette di

scoprire quanto la realtà sia più creatrice de

mito e dell'immaginazione umana.

3) Titolo:Dall'origine. Una grande storia

del tutto

Autore: David Christian

Traduttore: Tullio Cannillo

Editore: Mondadori

Collana: Le scie

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 19 marzo 2019

Pagine: 357 p., Rilegato

Descrizione

Un progetto storiografico articolato, di

respiro globale, tanto innovativo quanto

saldamente ancorato alla scienza, che

tiene insieme vaste aree della conoscenza,

società e culture diverse.

«Un viaggio attraverso miliardi di anni

che arriva dritto al punto: la vita è un

miracolo. Una storia del tutto, avvincente

e persuasiva» - The Washington Post

«Un libro maestoso e imponente, un po'

come il big bang. I processi che descrive

sono noti, ma non sono mai stati spiegati

con tale chiarezza e vivacità» - The Times

Perché ci troviamo su questo pianeta, in

questo preciso luogo e in questo preciso

tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema

così complesso, che non riusciamo ancora

a comprendere pienamente? E, soprattutto,

è possibile servirsi della scienza per

raccontare la storia dell'universo, della

Terra e degli organismi viventi e trovare

risposta a quelle domande che da sempre

ci tormentano? La soluzione avanzata da

David Christian, docente di storia cresciuto

tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History

, la «storia del tutto», una narrazione delle

origini in chiave moderna, laica e unificante.

Un progetto storiografico articolato, di

respiro globale, tanto innovativo quanto

saldamente ancorato alla scienza, che

tiene insieme vaste aree della conoscenza,

società e culture diverse.

Un approccio in grado di riassumere con

una manciata di leggi interpretative gli ultimi

13,82 miliardi di anni di vita dell'universo:

dal big bang al sistema solare, dagli oceani

ai minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte

rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo

a internet.

Al cuore di questa moderna narrazione delle

origini c'è l'idea di una complessità crescente:

la successione di condizioni fortunate e

vantaggiose ha infatti permesso l'evoluzione

di qualcosa di piccolo e semplice come un atomo

in forme sempre più complesse, in un processo

che continua a svolgersi sotto i nostri occhi.

Oggi pensiamo di poter controllare il cambia-

mento, ma le attività umane hanno modificato

la distribuzione e il numero degli organismi

viventi, alterato la chimica degli oceani e

dell'atmosfera, riorganizzato i paesaggi naturali

e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono

alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno

e fosforo.

E le conseguenze potrebbero costituire una

minaccia per tutti i risultati conquistati.

Per questo bisogna impegnarsi affinché la

complessità crescente conduca a una gestione

consapevole dell'intera biosfera, magari

imparando proprio dai nostri antenati.

Dall'origine porta alla luce questo retaggio

condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara

alle immense sfide e opportunità che abbiamo

di fronte in questo momento cruciale dellastoria

del nostro pianeta

 

4)Titolo: Umani. La nostra storia.

Autore: Adam Rutherford

Traduttore: Sabrina Placidi

Illustratore: Alice Roberts

Editore: Bollati Boringhieri

Collana: Saggi. Scienze

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 30 maggio 2019

Pagine: 240 p., ill. , Brossura

Descrizione

Umani racconta la storia di come siamo

diventati le creature che oggi siamo, con

quella capacità, questa sì unica, di indagare

su ciò che ci rende ciò che siamo.

Aggiornato alle ultimissime scoperte in campo

antropologico, Umani è un saggio elettriz-

zante e fresco, che mostra quanto di

inequivocabilmente animale persista in noi

e quanto di straordinariamente umano ci

renda diversi.

«Affascinante, avvincente e ricco di informa-

zioni. Ho imparato di più sulla biologia da

questo breve libro che da anni di lezioni

di scienze.

Una lettura originale e meravigliosa» -

 Peter Frankopan, storico, autore di Le vie della seta

«Adam Rutherford è un narratore eccezionale.

Umani è pieno di racconti geniali, colpi di

scena e scoperte scientifiche dell'ultimo

minuto, e offre una prospettiva completa-

mente nuova su chi siamo e come siamo

diventati ciò che siamo» - Hannah Fry,

autrice di Hello World

«Forte delle sue competenze e capacità

di divulgatore, Adam Rutherford spiega e

racconta gli umani» - il venerdì

Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia

una specie unica ed eccezionale.

Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi che

ci distingue dagli altri animali?

La biologia evoluzionistica ha ormai ampiamente

rivisto l'antichissima idea della nostra

«superiorità» in natura, abbattendo uno a uno

tutti i nostri supposti primati; gli umani sono

solo un piccolo ramoscello di quel singolo,

gigantesco albero genealogico che comprende

quattro miliardi di anni, un sacco di colpi di

scena e un miliardo di specie diverse.

Pensiamo di essere la sola specie in grado

di comunicare con un linguaggio complesso;

ma poi abbiamo scoperto la comunicazione

delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa

peculiarità tutta umana è stata fortemente

ridimensionata.

Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in

grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo

osservato specie che usano utensili complessi,

dalle scimmie ai delfini.

Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo

dell'uomo, è governato con astuzia da un rapace

australiano che raccogliendo tizzoni ardenti

provoca incendi controllati nella prateria per

far scappare gli animali e cacciarli più facilmente.

Per non parlare del sesso a scopo ricreativo

e non generativo, tanto comune nella

comunità dei bonobo.

E che dire dell'omosessualità? Basta osservare i

rituali delle giraffe per comprendere come

l'espressione «contro natura» perda qualunque

significato.

Questo paradosso - il fatto che la nostra

biologia sia la medesima di tutti gli altri viventi,

eppure noi ci consideriamo speciali - sta alla

base della nostra natura. Tuttavia, Adam

Rutherford ci mostra come in effetti, in un

certo senso, siamo speciali.

L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del

tutto peculiari - come lo ha fatto, diversamente,

in tutte le altre specie -, che fanno sì che la

nostra storia evolutiva sia davvero unica.

 
 
 

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