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Messaggi del 11/03/2020

Un antico dinosauro

Post n°2546 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Siberia: uno strano animale nella profonda miniera di Udačnyj

AMBIENTE Angelo Petrone 14:31 19 Agosto 2016

Un animale dalle caratteristiche inedite quella scoperta

a Udačnyj nella sterminata regione della Yacuzia, in Siberia

. La scoperta è stata realizzata dai minatori nella più grande

miniera del mondo, uno scavo dalle profondità record realiz-

zato per l'estrazione di minerali contenenti diamanti.

Quando i minatori hanno portato alla luce l'animale mummificato

, hanno pensato immediatamente ad una strana specie di dinosauro.

Una teoria che dovrà essere esaminata dagli esperti della città di

Yakutsk nella quale è stata trasportata la mummia.

aniamle

Siberia: uno strano animale nella profonda miniera di Udačnyj Fonte: The Siberian Times

Sono tante le ipotesi che fino ad ora si sono susseguite: in molti

pensano che possa trattarsi di un mammifero carnivoro, una sorta

di piccolo orso che milioni di anni fa popolava l'area.

Le sabbie diamantifere nelle quali è stato rinvenuto l'animale risalgono

, infatti, ad un periodo compreso tra i 252 ed i 62 milioni di anni fa

E' dagli anni sessanta che nell'area continua l'estrazione di diamanti:

un'attività che ha portato al rinvenimento di oltre trecento tonnellat

e di minerali con all'interno le pietre preziose

. La minierà subì un ulteriore ampliamento negli anni settanta con

l'esplosione di una bomba atomica a 98 metri dalla superficie.

 
 
 

Dall'antica Svezia...

Post n°2545 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Svezia: scoperta una città
sommersa nel Mar Baltico

ATTUALITÀ Angelo Petrone 17:49 15 Novembre 2016

Una scoperta sensazionale quella realizzata da un team di

sub svedesi che hanno rivelato, ad una profondità di venti

metri, un antichissimo insediamento, probabilmente risalente

al Mesolitico.

Il ritrovamento è stato realizzato a largo di Haväng, località a

sud est della Svezia.

Davvero straordinaria la quantità di oggetti che è stata scoperta.

Pentole, strumenti per la pesca ed altri utensili, risalenti a

novemila anni fa, rappresentano, dal punto di vista archeologico,

dei ritrovamenti straordinari e senza pari nel Nord Europa.

città sommersa

Svezia: scoperta una città sommersa nel Mar Baltico

Condizioni davvero ideali caratterizzavano l'insediamento,

secondo i ricercatori, con un'abbondanza di cibo, per le caratteristiche

dell'area ed un clima relativamente mite.

L'antichissima città, secondo le prime analisi, si trovava, un tempo

, lungo una laguna ed era popolata solo in determinati periodi dell'anno.

La ricostruzione dell'insediamento permetterà di ricostruire le

condizioni di vita in quella lontanissima epoca.

 
 
 

Le ultime notizie da Marte.

Post n°2544 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Il lago Jazero è il luogo perfetto
per scoprire antichi fossili

ASTRONOMIA Angelo Petrone 14:43 15 Novembre 2019

Un anello di carbonati intorno ad un antico lago è stato

individuato come obbiettivo della prossima missione Mars

2020.

Nel novembre 2018, la NASA ha annunciato come il rover

Mars 2020 sarebbe atterrato nel Jezero.

Il cratere è un'area geologicamente diversificata, con unazona

alluvionale di sedimenti depositati da un fiume che anticamente

scorreva sulla superficie.

Tale sedimento può contenere antiche molecole organiche

 conservate in un deposito che è chiaramente visibile nelle

immagini satellitari.

Ma il cratere contiene qualcos'altro che ha incuriosito gli

scienziati, una formazione che non appare così chiaramente nelle

immagini di luce visibile: una sorta di anello di carbonati, che

secondo gli scienziati potrebbe contenere fossili.

Ed è proprio per queste caratteristiche che cratere di Jezero è stato

 scelto. Si tratta di un'area antica, un sito che ospitava un lago circa

3,5 miliardi di anni fa. In esso sono contenute tracce di sedimenti

antichissimi, oltre ad delta di un antico fiume.

E' risaputo come, sulla Terra, i carbonati possono creare strutture

fossili di lunga durata, in grado di durare miliardi di anni, come

 conchiglie, coralli e stromatoliti.

 E poiché il cratere di Jezero era un corpo idrico, gli scienziati pensano

che risulti il luogo ideale per studiarlo alla ricerca di antiche forme di

vita del pianeta rosso.


Marte: il lago Jazero è il luogo perfetto per scoprire antichi fossili

Tracce di carbonati sono state individuate attraverso il Mars

Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA grazie ad uno strumento

particolare, chiamato CRISM(Compact Reconnaissance Imaging

Spectrometer for Mars) specializzato nella ricerca di minerali legati

all'acqua.

Sulla Terra, tra i fossili più antichi troviamo lestromatoliti risalenti

ad oltre 3,5 miliardi di anni fa e composte da strati di cianobatteri.

Se Marte avesse ospitato forme di vita, in un antico passato, è possibile

che anche il pianeta rosso fosse popolato dalle stromatoliti.

In questo caso, l'anello di carbonato attorno all'antico lago del cratere

di Jezero sarebbe il luogo ideale per cercarli.

 
 
 

Le sorprese del pianeta rosso.

Post n°2543 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

OSSIGENO SU MARTE/

C'è una sorgente misteriosa che interroga gli scienziati
Pubblicazione: 14.11.2019 - Tommaso Fraccia
La ricerca riveste particolare importanza per il

fatto che lo studio delle atmosfere planetarie è

in questo momento il metodo più promettente

per cercare tracce di vita

Per la prima volta nella storia dell'esplorazione

dello spazio, gli scienziati hanno misurato i

cambiamenti stagionali nei gas che costituiscono

l'aria direttamente sopra la superficie del cratere

Gale su Marte.

I risultati ottenuti hanno mostrato qualcosa di vera-

mente sorprendente: l'ossigeno, il gas che molte

creature terrestri usano per respirare, si comporta

in un modo che finora gli scienziati non sono in

grado di spiegare attraverso alcun processo chimico

noto.

La scoperta è riportata in un articolo pubblicato il

12 novembre nel Journal of Geophysical Research

: Planets.

Nel corso di tre anni su Marte (che corrispondono

a quasi sei anni terrestri) uno strumento del laboratorio

di chimica portatile Sample Analysis at Mars (SAM)

contenuto all'interno del rover Curiosity della Nasa

ha inalato l'aria del cratere Gale, dove vi è atterrato

il 6 agosto 2012, e ne ha analizzato la composizione.

I risultati ottenuti da SAM hanno confermato la

composizione dell'atmosfera marziana in superficie:

95% in volume di anidride carbonica (CO2), 2,6%

azoto molecolare (N2), 1,9% argon (Ar), 0,16%

ossigeno molecolare (O2) e 0,06% di monossido di

carbonio (CO). Hanno anche rivelato come le molecole

nell'aria marziana si mescolano e circolano seguendo

i cambiamenti della pressione dell'aria durante tutto

l'anno.

Questi cambiamenti sono dovuti al congelamento di

CO2 ai poli in inverno, che causa una riduzione della

pressione dell'aria in tutto il pianeta, e alla sua

successiva evaporazione in primavera e in estate, che

invece produce un aumento della pressione dell'aria.

Mentre l'azoto e l'argon seguono un modello

stagionale prevedibile, crescendo e calando in

concentrazione nel cratere Gale durante tutto l'anno

in accordo con la quantità di CO2 presente nell'aria,

l'ossigeno si comporta in modo del tutto diverso.

Infatti, la quantità relativa di O2 nell'aria aumenta

di circa il 30% durante la primavera e l'estate, per

poi tornare ai livelli previsti dalla chimica nota in

autunno.

Ma non solo: in inverno si verifica una repentina

diminuzione della quantità di O2 rispetto ai livelli

previsti.

Questo schema si ripete ogni primavera, anche

se la quantità di ossigeno aggiunta all'atmosfera

varia.

Ciò vuol dire che qualcosa lo sta producendo e

poi lo sta portando via.

Variazioni stagionali di Ossigeno sulla superficie di

Marte misurate presso il cratere Gale dallo strumento

SAM del rover Curiosity. In giallo sono evidenziate

le variazioni che si discostano dalle predizioni.

(Credits: Melissa Trainer/Dan Gallagher/NASA Goddard)
Non appena gli scienziati hanno scoperto l'enigma

dell'ossigeno, gli studiosi dell'atmosfera di Marte si

sono messi al lavoro cercando di spiegarlo.

Prima hanno verificato l'accuratezza dello strumento

SAM utilizzato per misurare i gas: lo spettrometro d

massa a quadrupolo.

Lo strumento andava bene. Hanno preso in considera-

zione la possibilità che le molecole di CO2 o di acqua

(H2O) possano aver rilasciato ossigeno

scomponendosi nell'atmosfera, portando a un aumento

di breve durata.

Ma occorrerebbe una quantità di acqua sopra Marte

cinque volte più grande per produrre l'ossigeno in

più e la CO2 si rompe troppo lentamente per

generarla in così poco tempo.

E la riduzione dell'ossigeno? La radiazione solare

potrebbe aver spezzato le molecole di ossigeno in

due atomi che sono spariti nello spazio? No, hanno

concluso gli scienziati, dal momento che occorrereb-

bero almeno 10 anni affinché l'ossigeno scompaia

attraverso questo processo.

"Stiamo lottando per spiegarlo", ha detto Melissa

Trainer, scienziata planetaria presso il Goddard

Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, nel

Maryland, che ha guidato questa ricerca.

"Il fatto che il comportamento dell'ossigeno non sia

perfettamente ripetibile ogni stagione ci fa pensare

che non sia un problema che ha a che fare con la

dinamica atmosferica.

Deve essere una sorgente e una dissipazione di natura

chimica che non possiamo ancora spiegare".

Per gli scienziati che studiano Marte, la storia dell'ossigeno

è curiosamente simile a quella del metano, pubblicata

lo scorso anno sulla rivistaScience. Infatti, mentre la

quantità di metano cresce e decresce stagionalmente,

nei mesi estivi si verifica un aumento improvviso del

60% per ragioni inspiegabili, che gli scienziati stanno

ancora tentando di spiegare.
Con le nuove scoperte di ossigeno in mano, il team

di Trainer si sta chiedendo se una chimica simile a

ciò che sta guidando le variazioni stagionali naturali

del metano possa anche guidare quelle dell'ossigeno

. Almeno occasionalmente, i due gas sembrano

fluttuare in tandem.
L'ossigeno e il metano possono essere prodotti sia

biologicamente (dai microbi, ad esempio) che

abioticamente (dalla chimica legata all'acqua e alle

rocce).

Gli scienziati stanno prendendo in considerazione

tutte le opzioni, anche se non hanno prove

convincenti dell'attività biologica su Marte.

Curiosity non ha strumenti in grado di dire definitiva-

mente se la fonte del metano o dell'ossigeno su Marte

sia biologica o geologica.

Gli scienziati si aspettano che le spiegazioni non

biologiche siano più probabili e stanno lavorando

diligentemente per comprenderle appieno.

Il team di Trainer ha considerato il suolo marziano

come fonte dell'ossigeno extra primaverile.

Dopotutto, è noto per essere ricco nell'elemento,

sotto forma di composti come il perossido di idrogeno

e i perclorati. Ma questo non ne spiega la diminuzione

invernale.

"Non siamo ancora stati in grado di elaborare un processo

che produca la quantità di ossigeno di cui abbiamo bisogno

, ma pensiamo che debba essere qualcosa nel suolo

superficiale che cambia stagionalmente perché non ci

sono abbastanza atomi di ossigeno disponibili nell'atmosfera

per creare il comportamento che vediamo", ha affermato

Timothy McConnochie, ricercatore presso il College Park

dell'Università del Maryland e coautore dell'articolo.


Il team SAM continuerà a misurare i gas atmosferici in

modo che gli scienziati possano raccogliere dati più

dettagliati durante ogni stagione. Nel frattempo, Trainer

e il suo team sperano che altri esperti di Marte

lavoreranno per risolvere il mistero dell'ossigeno.

La ricerca riveste particolare importanza per il

fatto che lo studio delle atmosfere planetarie, e

in particolare la variazione di quei gas che possono

essere prodotti biologicamente, come ossigeno e

metano, sono in questo momento il metodo più

promettente per cercare tracce di vita (quelli che vengono

chiamati con termine tecnico "biomarkers") sull'innumerevole

quantità di pianeti, che ormai sappiamo si trovano fuori

dal nostro sistema solare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

La Brexit preistorica..

Post n°2542 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

  • CORSI E RICORSI

Brexit prima di Brexit: già nel Pleistocene la Gran

Bretagna si era staccata dall'EuropaIl distacco

dell'isola dalla zolla continentale era successo 150mila

anni fa: allora c'erano voluti

300mila anni per il distacco completo

di Pierangelo Soldavini

Brexit, Johnson prepara la cerimonia di addio all'Ue

2' di lettura

Non è la prima volta che la Gran Bretagna abbandona

l'Europa.

Era già successo 450mila anni fa, in pieno Pleistocene,

quando le acque hanno iniziato a coprire la striscia di

terra che teneva attaccata la futura isola alla grande

zolla continentale, creando così il Canale della Manica.

E se oggi ci lamentiamo per la lunghezza del processo 

che ha richiesto quattro lunghi anni, e tre Governi, per

passare dalla volontà espressa nel referendum del

giugno 2016 all'effettivo distacco dall'Unione europea,

bisogna considerare che si è trattato di un battito di

ciglia: allora di anni ce n'erano voluti quasi 300mila

per arrivare al compimento dell'abbandono.

Che ha avuto un effetto devastante sull'intero continente,

sconvolgendo il clima e le correnti marine dell'intero

Nord Europa .

Più di mezzo milione di anni fa, nel bel mezzo di

un periodo di glaciazione del Quaternario, le aree

identificabili con quella di Dover in Inghilterra e di

Calais in Francia erano collegate da terra.

Attorno c'era un enorme lago contenuto da uno

strato di ghiaccio che circondava l'Europa intera.

Il riscaldamento successivo ha aumentato il livello

del lago - esattamente come potrebbe succedere

oggi con il climate changee il conseguente innalza-

mento dei mari - dando il via a una tracimazione

delle acque sotto la forma di enormi cascate che

hanno indebolito la struttura di terra.

Alla fine era rimasto solo un istmo di terreno calcareo

di cui oggi rimane la testimonianza nelle candide

scogliere di Dover.

Poi 300mila anni dopo, vale a dire 150mila anni fa,

 uno tsunami devastante di acqua, con ogni

probabilità provocata dal distacco di un'enorme

piastra di ghiaccio crollata nel lago, avrebbe

completato l'opera ricoprendo completamente la

lingua di terra e creando la Manica.

Da allora la Gran Bretagna è un'isola. «È stato

certamente l'evento decisivo per l'Europa nord-

occidentale e senza dubbio quello fondamentale

nella storia della Gran Bretagna», ha affermato

Sanjeev Gupta, professore dell'Imperial College

di Londra due anni fa quando ha presentato i

risultati della ricerca messa a punto dal team

che guidava, pubblicati su Nature Communications.

Scocca la Brexit, il Regno saluta l'Ue e se ne va

Le prime testimonianze di questo distacco sono

emerse in occasione dei lavori per la costruzione

dell'Eurotunnel sul fondo della Manica - guarda a

caso il primo collegamento dell'isola con il continente

-, nel corso dei quali sono state scoperte depressioni

e cavità riempite da detriti.

Da lì sono partiti gli studi che hanno portato a scoprire

la cronologia della formazione dell'isola britannica.

Non c'è dubbio che senza quell'evento l'intera storia

dell'Europa sarebbe stata diversa.

E oggi non si parlerebbe di Brexit.

 
 
 

La splendida archeologia ....

Post n°2541 pubblicato il 11 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet.

firmato dalla redazione.

Un villaggio romano

riemerge dagli scavi

ai piedi di Castel

Penede

Villaggio romano castel penedeFoto tratta da Montagnando.it

La campagna di scavo sul monte sopraNago

 ai piedi di Castel Penede (Trento) sta dando

frutti inaspettati e sorprendenti.

Dai primi scavi, infatti, sta riemergendo un

vero e proprio villaggio risalente molto probabil-

mente alla fine del I secolo a.C.

"E' una bomba archeologica quella trovata in

questi giorni." Commenta Morandi, sindaco di

Nago Torbole "Più si scava e più vengono fuori

 case, spigoli, scalinate e ora ci rendiamo cont

o che anche la morfologia del bosco potrebbe

seguire linee precise perché cresciuto sopra

un grande insediamento".

Attraverso la campagna di scavo, alla quale sono

impegnati gli studenti dell'Università di Trento in

collaborazione con la Soprintendenza ai Beni

Culturali e il Comune, si sta sondando il terreno

del fitto bosco che si estende intorno al castello

edificato intorno al XII secolo.

"Per ora sono stati fatti 3-4 scavi in punti ben

 precisi e in tutti sono state trovate tracce di un

 villaggio con case, stradine, scalinate, muretti.

Stiamo parlando, potenzialmente, di un'area

grande circa un ettaro quindi potrebbe rivelars

i un insediamento davvero di assoluto interesse"

- prosegue Morandi.

Importanti lavori di restauro interesseranno anche

il Castello di Penede, sotto le cui rovine sono comparse

delle scalinate, ma anche stanze e ambienti che

erano stati nascosti da precedenti crolli.

Dagli scavi sono già stati recuperati dei reperti molto

interessanti.

Tra questi resti di pasti, monete, ceramiche, ma anche

 lamine di bronzo e quella che potrebbe essere lapunta

di un pilum (un giavellotto utilizzato dall'esercito

romano). Scoperte che fanno credere agli archeologi

che il sito sia stato occupato in maniera stabile nel

corso dei secoli.

Forse già in epoca retica e poi successivamente

occupato dai romani.

Ci vorrà del tempo per approfondire lo studio

dell'insediamento, ma Morandi fa sapere che verranno

inseriti dei pannelli informativi per rendere l'area

fruibile al pubblico sin da subito e che verranno

investite ulteriori risorse per prolungare l'intervento

e arrivare così a fare piena luce sull'insediamento.

La notizia è stata pubblicata a metà maggio su alcune

testate locali e magazine online.

Una notizia che volevamo condividere con voi!

La redazione,

Siti Archeologici d'Italia

 
 
 

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