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Messaggi del 22/09/2020

Dagli scaffali della biblioteca...

Post n°3264 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Georges Mounin
TEORIA E STORIA DELLA TRADUZIONE

II problema teorico e pratico della

traduzione ha un'importanza straordinaria

nel mondo contemporaneo non soltanto

per il moltiplicarsi dei contatti internazionali,

ma anche perché questi interessano ormai

tutte le sfere della cultura umana.

Nella vastissima opera di ricerca che su

tali problemi vede impegnati, oltre ai tradut-

tori stessi, linguisti, logici e matematici,

mancava finora uno studio che, sintetiz-

zando i risultati di discipline diverse, offrisse

un quadro completo della comunicazione

interlinguistica.

Con questo suo libro Georges Mounin (nato nel

1910 e ora professore di linguistica e stilistica

francese alla Facoltà di Lettere di Aix-en-Provence)

tratta per la prima volta in modo sistematico i

problemi della traduzione: dopo alcuni precisi

cenni storici e un panorama delle più importanti

teorie moderne della traduzione, l'autore esamina

con ampiezza e originalità gli aspetti linguistici

generali di semantica, stilistica, etnografia e teoria

della comunicazione.

E infine, dopo uno studio sulle varie forme di

traduzione (la traduzione letteraria, poetica,

teatrale, tecnica, ..; il lavoro dell'interprete;

le macchine per tradurre), viene offerto un

corpus organico di notizie sullo status giuridico,

professionale e culturale del traduttore.

Il libro di Georges Mounin interesserà i

«produttori» e «consumatori» di traduzioni,

che è come dire la comunità stessa dei leggenti,

per la capacità di illuminare il problema concreto

del tradurre con le più moderne e fondate

teorie scientifiche.

 
 
 

Dagli scaffali della biblioteca...

Post n°3263 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

André Leroi-Gourhan

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.André Leroi-Gourhan

André Leroi-Gourhan (Parigi25 agosto 1911 - 

Parigi19 febbraio 1986) è stato un etnologoarcheologo

 e antropologo francese, oltre ad essere ricercatore di

prima classe del CNRS, professore ordinario di etnologia

e preistoria in varie università, tra cui quella di Lione, di

Parigi (la Sorbona) e il Collège de France, dove sostituì

l'Abate Breuil come professore di preistoria tra il 1969

 e il 1982.

Quando era bambino, suo nonno lo portava a passeggiare

nel Museo Nazionale di storia Naturale e nel Giardino

Botanicodi Parigi. Nel bosco di Fontainebleau alla ricerca di

funghi, insetti e qualunque cosa risvegliasse la sua curiosità.

Gli piaceva vedere i fossili degli animali e degli uomini delle

caverne e leggere su quell'argomento.

Un libro di Marcellin Boule, che gli regalò la sua madrina:

"Gli uomini fossili", è stato decisivo per lui.

Fu discepolo di Marcel Granet, e quindi di Marcel Mauss,

questi lo portò a discutere la tesi di dottorato dedicata

all'Archeologia del Nord Pacifico, studiò ulteriormente ottenendo

il diploma della Scuola Nazionale di Lingue orientali: prima in 

Russo nel 1931 e successivamente in Cinese, nel 1935. a partire

dal 1933, lavorò nei dipartimenti di Etnologia di vari musei

francesi e inglesi, tra cui il British Museum di Londra e ilMuseo

dell'uomo di Parigi. Poco tempo dopo, per due anni, è stato r

esponsabile delle attività del Museo dell'uomo e del Museo

Nazionale di Francia in Giappone, dove si dedicò a studiare,

di prima mano, la loro cultura materiale e spirituale come un

etnologo, così come la loro preistoria come archeologo.

Ritornato al suo paese, è stato nominato vice curatore del Museo

Guimet di Arte asiatica di Parigi tra il 1940 e il 1944.

Quello stesso anno fu inviato al Castello di Valençay, per sorvegliare

il mantenimento di alcune opere evacuate dal Louvrea causa della

guerra, tra queste la Venere di Milo e la Nike di Samotracia.

Durante la seconda guerra mondiale, partecipò alle attività della 

Resistenza per le quali fu decorato con la Croce della 

Legion d'onore.

Nel 1946, divenne vicedirettore del Museo dell'Uomo.

Essendo un professore dell'Università di Lione, iniziò a sviluppare

una seconda tesi di dottorato (in scienza), il cui titolo era 

Indizi sull'equilibrio meccanico nel cranio dei vertebrati terrestri 

(1954) . Nel 1956 succede a Marcel Griaule, come professore di

Etnologia e Preistoria presso l'Università della Sorbona; insegnò

anche come professore presso il Collège de France

 Dal, 1969 al 1982, e in qualità di membro dell'Istituto di Francia.

In aggiunta alla croce della Legion d'Onore, già citata, durante la

sua prestigiosa carriera si guadagnò molti altri riconoscimenti,

tra cui:

Leroi-Gourhan e i metodi di ricerca preistorica

Nel corso dei suoi scavi in siti preistorici come la grotte des Furtins 

Berzé-la-Ville (1945Saona e Loira), la grotta musteriana

di Arcy-sur-Cure (1946-1963Yonne), la grotta di sepoltura 

neolitica di Le Mesnil-sur-Oger e, in particolare, con il ritrova-

mento magdaleniano, di Pincevent (del 1964Seine-et-Marne),

Leroi-Gourhan contribuì a rinnovare i metodi di scavo archeologico.

L'insediamento, eccezionalmente ben conservato, di Pincevent

gli consentì di sviluppare lo scavo in estensione, con il metodo

chiamato "decapaggio" ossia tramite uno scavo in orizzontale,

seguendo la topografia dello strato archeologico, con tutte le

precauzioni, osservando la stratigrafia e annotando tutti i dettagli

con un ritmo molto lento: lasciando scoperte vaste aree dello

stesso livello archeologico. 

A partire da lì, egli poteva dispiegare un'approfondita analisi spaziale

di questo habitat preistorico, applicandovi inoltre alcune idee di etnologia 

prelevate dai suoi lunghi anni di studio degli strumenti dei popoli primitivi

di oggi.

Tuttavia, non pretendendo di applicare i dati attuali alla preistoria.

Leroi-Gourhan è anche il responsabile della creazione nel 1964, del 

concetto scientifico di catena operativa (chaîne opératoire) applicata

alla tecnologia litica preistorica: è l'insieme dei passi concatenati

(sequenza dinamica) che si verificano nella produzione di artefatti litici,

dalla raccolta delle materie prime fino al loro abbandono, passando

attraverso le diverse fasi di fabbricazione, il loro utilizzo e la loro

ricostruzione (affilatura, ravvivamento...) e il loro riutilizzo, se era il caso.

Le catene operative permettono di stabilire diversi stili e strategie

culturali, quindi sono uno strumento concettuale di inestimabile

valore in preistoria e archeologia.

Schema base di una catena operativa

Entrambi questi contributi, e altri ancora, sono tutti diretti al

paradigma fondamentale della ricerca di Leroi-Gourhan: 

una percezione globale dei fenomeni umani.

Secondo quanto affermava lui stesso, qualsiasi ricerca deve

concentrarsi sulla totalità delle manifestazioni umane, nella loro

natura antropologica, nelle loro attività corporali e mentali, nelle

loro produzioni orali e materiali, per tutta l'ampiezza del loro

habitat (sincronia) e per la loro profondità cronologica (diacronía).

Si sforzò anche di iniziare tutte le sue ricerche in maniera empirica,

senza formulare teorie a priori,con un lavoro sul campo che

raccoglieva tutte le informazioni possibili, con lentezza e

efficacia, prima di proporre ipotesi contrastanti.

Ogni dettaglio deve essere contestualizzato nel modo più ampio

possibile prima di giudicare il suo valore scientifico, e poi con

l'aiuto di successive ipotesi, si arriverà a una conoscenza

d'«insieme».

Questo approccio olistico è, come si diceva, la maggiore esigenza

del suo paradigma scientifico, e spiega l'ampiezza delle sue

specializzazioni: linguista, etnologo, antropologo, archeologo,

semiologo, storico dell'arte...

Come discepolo di Marcel Mauss, Leroi-Gouhad è uno strutturalista

in senso ampio, ma si differenza da altri membri di questa scuola,

ad esempio Claude Lévi-Strauss per l'importanza che attribuisce al 

gesto tecnico e alla cultura materiale, senza diventare un materialista.

D'altra parte dà una importanza fondamentale alle coordinate

cronologiche, ossia storiche, di ogni fenomeno. Per questo motivo,

André Leroi-Gourhan viene più spesso etichettato come uno specialista

nella preistoria, che come un antropologo culturale, pur essendo

entrambe le cose.

Leroi-Gourhan nello studio dell'arte.

André Leroi Gourhan, con Annette Laming-Emperaire, è responsabile

di un paradigma scientifico assolutamente innovativo.

Utilizzando lo strutturalismo per l'interpretazione dell'arte Paleolitica,

basandosi su presupposti molto simili a quelli sviluppati nei suoi scavi.

Egli decise di interpretare ogni grotta come un tutto unico, in cui è

necessario stabilire, nel modo più completo possibile, le relazioni e

sistenti tra ciascuno dei suoi elementi.

Così, cercò di riscontrare qualche tipo di disposizione latente (non evidente)

tra i soggetti rappresentati.

Egli stesso realizzò il gigantesco lavoro di visitare una a una oltre settanta

grotte decorate con arte rupestre, dalla Spagnaagli Urali, datate dai 30000

ai 10000 anni di età.

Rilevò che in quasi tutte si poteva stabilire una precisa organizzazione

dello spazio decorato: che non esisteva un modello nelle relazioni di vicinanza

o lontananza delle figure, e della loro posizione rispetto alla topografia

delle grotte in cui si trovano.

La sua conclusione fu una interpretazione simbolica della rappresentazione

di ciascuna delle immagini come segni binari che si oppongono, si alternano

e si completano. Per Leroi-Gourhan questi elementi erano il maschile

e il femminile.

Organizzazione del grande pannello delle
Grotta di Altamira (Cantabria):
L'animale centrale è il bisonte (la donna), con alcunicavalli 

complementari (gli uomini); sono accompagnati da animali

periferici, in questo caso, cinghiali e cervi


Per Leroi-Gourhan, in un Tipico Santuario di una volta dipinta,

ci sono due tipi di animali centrali, quelli femminili sono gli

 uro e i bisonti, e quelli maschili sono i cavalli.

Questi animali centrali tendono ad essere corteggiati da animali

periferici molto più vari e ambigui: cervi, cinghialicapre. ..

Tutto il complesso si completa con figure ideomorfe e, talvolta, 

antropomorfe

Un secondo lavoro fondamentale in questo campo fu il tentativo

di stabilire una cronologia dell'arte Paleolitica franco-spagnola

diversa da quella proposta dall'Abate Breuil.

A questo proposito, stabilì una successione di cinque stili, con

lunghe transizioni tra di loro, caratterizzati in generale da un

andamento lineare, che tuttavia, non concordano con la divisione t

radizionale della produzione del Paleolitico Superiore.

Ciascuno di questi periodi, secondo quanto avvisa l'autore,

dovrebbe essere considerato come una semplice approssimazione:

In quanto sta nel centro, giusto nel mezzo tra quelli che si dedicano

all'accumulazione maniacale dei dati e quelli che si lasciano sedurre

da una proliferazione speculativa di teorie troppo fantasiose.

Nessuno dei suoi numerosi allievi è stato capace di sfuggire alla

specializzazione che lui non ha mai avuto, senza che questo potesse

alterare la profondità delle sue ricerche.

Attualmente molte delle sue idee sono discusse e discutibili,

però tutti manifestano un profondo rispetto per il suo prezioso

lavoro scientifico.

 
 
 

Notizie dall'antico Egitto.

Post n°3262 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Egitto: scoperta la più antica

mappa per l'Aldilà

Un frammento del Libro delle due Strade trovato in un sarcofago

dell'Antico Egitto di 4000 anni fa: è forse la più antica guida

illustrata.

Antico Egitto: una guida in un sarcofagoUn antico sarcofago dipinto

di recente scoperto nella

necropoli

di al-Asasif, nella Valle dei

Re (Egitto).

In un sarcofago egizio di 4000

anni fa sono stati trovati i più

antichi

frammenti del Libro delle due Strade, una "guida illustrata" per l'Aldilà.

 | REUTERS/MOHAMED ABD EL GHANY  

Nell'Antico Egitto neanche il decesso concedeva il meritato riposo -

o almeno, non subito: prima di raggiungere Rostau, il regno glorioso di

Osiride, signore della morte, il defunto doveva intraprendere una sorta

di simbolica corsa ad ostacoli nell'Aldilà, un viaggio verso una nuova

vita a tutti gli effetti, talmente pericoloso da meritare un'apposita 

guida scritta.

Un frammento di questo testo - chiamato Libro delle due Strade, per

via dei due percorsi (via terra o via acqua) che conducevano a Rostau -

è stato ritrovato in un sarcofago di almeno 4000 anni fa.

Secondo gli archeologi si tratterebbe della più antica copia nota di questo

testo sacro, nonché, forse, del primo "libro illustrato" di cui si abbia

conoscenza.

DI FACILE CONSULTAZIONE. 

La scoperta, di recente descritta sul Journal of Egyptian Archaeology,

risale in realtà al 2012. Un team di archeologi delle Università di Liverpool

(Regno Unito) e di Leuven, in Belgio, stava conducendo una serie di scavi

nella necropoli di Dayr al-Barshā, un antico cimitero per le personalità di

alto rango in uso nel Medio Regno (2055-1650 a.C.).

In fondo a una tomba ignorata dalle precedenti generazioni di archeologi,

perché chiaramente saccheggiata dai tombaroli, i ricercatori hanno trovato

i resti di un sarcofago di legno decorato con una serie di geroglifici -

una sorta di guida portatile al viaggio nell'Aldilà illustrata direttamente sulle

assi interne della cassa, dove sarebbe stata facilmente accessibile al defunto.

UN COLPO DI FORTUNA. 

Le istruzioni sono risultate - a sorpresa - i resti di una copia del Libro delle

due Strade, una versione incompleta e non in forma "di libro", ma comunque

la più antica finora descritta in una pubblicazione scientifica.

La tomba risale all'epoca del faraone Mentuhotep II, che regnò fino

al 2010 a.C.: la guida è dunque almeno 40 anni più vecchia di tutte le altre

copie scoperte da un secolo a questa parte.

Benché esistano altre rappresentazioni più arcaiche e più semplici

dell'Aldilà egizio, il Libro delle due Strade lo descrive in un modo più

complesso ed elaborato: alcuni studiosi lo considerano per questo

motivo "il primo libro illustrato" della Storia.

LIBRETTO DI ISTRUZIONI. 

La guida appena scoperta decorava il sarcofago di una donna di alto

rango di nome Ankh, alla quale però ci si riferisce, nel testo, con

pronomi maschili.

Un particolare importante, per comprendere l'origine di questo testo:

secondo la religione egizia, Osiride dominava l'Aldilà... da morto, e

l'intero culto in suo onore ruotava attorno alla possibilità di riportarlo

in vita attraverso i riti sacri.

Le "istruzioni" contenute nel Libro delle due Strade potrebbero aver

avuto origine dalle cerimonie religiose in cui i sacerdoti tentavano di

far rivivere Osiride attraverso la preghiera.

Solo successivamente, queste stesse formule sarebbero state usate

per i comuni defunti, mantenendo però il pronome maschile usato

per la divinità. 

Nell'impianto generale della guida rimaneva comunque spazio per la

personalizzazione.

Per esempio il viaggio di Ankh sarebbe stato funestato, stando ai simboli,

da un anello di fuoco, da demoni e spiriti, contro i quali ci si poteva

difendere solo a colpi di incantesimi.

Il frammento di libro scoperto sembra contenere istruzioni specifiche

per formulare questi sortilegi.

 
 
 

Sul consumo della carne sintetica.

Post n°3261 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

È naturale scegliere uno stile di vita vegano o vegetariano?

Gli umani si sono evoluti adattandosi a una dieta onnivora:

scegliere uno stile di vita vegano o vegetariano può non

essere l'ideale per il nostro organismo.

Onnivori vs vegani| GEINZ ANGELINA | SHUTTERSTOCK  

Siamo naturalmente onnivori: cresce il numero delle persone

che scelgono uno stile di vita vegano o una dieta vegetariana,

ma un articolo pubblicato su The Conversation (edizione in

spagnolo) ci ricorda che esistono diversi motivi per cui l'uomo

si è evoluto per essere onnivoro.

Nel corso dei millenni il nostro corpo si è adattato a una dieta

mista e, adesso, convertirsi in mammiferi erbivori potrebbe

persino farci male.

COLON E METABOLISMO. 

Il nostro colon è corto: questo fa sì che ciò che mangiamo transiti più

velocemente attraverso l'apparato digerente, rendendo più difficile

l'assorbimento degli alimenti ricchi di fibra.

Nei mammiferi l'aumento di massa corporale va di pari passo con

la diminuzione del metabolismo basale (ovvero la quantità di energia

necessaria a mantenere le funzioni vitali): per esempio, le grandi

scimmie hanno bisogno di poca energia per mantenere le funzioni

vitali, e per questo dall'87 al 99% della loro dieta consiste in materia

vegetale.

L'unica eccezione è rappresentata dagli scimpanzé, la cui alimentazione 

frugivora permette loro di avere una vita sociale più intensa

Negli USA schizzano i consumi di carne sintetica durante la pandemia

CHE CERVELLO GRANDE HAI! 

Uno dei principali motivi per cui noi umani abbiamo bisogno di una dieta

più ricca e variata è la necessità di nutrire il nostro tessuto nervoso, che

assorbe da solo il 22% del tasso metabolico basale.

Poiché il nostro corpo ha diversi organi che necessitano di molta energia

(come cuore, reni o fegato), l'espansione del cervello ha fatto sì che 

il nostro apparato digerente si accorciasse, favorendo l'adozione di una

dieta più carnivora, di facile digeribilità e di alta qualità.

FERRO E INTEGRATORI. 

Secondo l'autore dell'articolo - Paul Palmqvist Barrena, professore di

Paleontologia all'Università di Malaga (Spagna) - la dieta vegana non soddisfa

l'apporto minimo di ferro giornaliero (che corrisponde a 1,5 mg).

Se è vero che il ferro può essere integrato con le pastiglie, questa pratica,

a lungo andare, rischia di danneggiare i reni: la gran parte del ferro assunto

in questo modo, infatti, non viene assorbito dal nostro organismo e

deve essere espulso, costringendo i reni a un duro lavoro.

Per il nostro corpo è molto più semplice assimilare il ferro 

CHI VIVE DI PIÙ? Se da un lato alcune ricerche sostengono che consumare

carne riduca il rischio di soffrire della malattia di Alzheimer, di malattie

cardiovascolari e di infezioni, e ci renda più longevi, dall'altro esistono 

studi che affermano il contrario, sostenendo che smettere di mangiare carne

ci proteggerebbe da malattie cardiovascolari, cancro e patologie croniche,

portando a una diminuzione della mortalità globale del 6-10%.

Chi tirerebbe sicuramente un sospiro di sollievo se riducessimo il consumo

di carne, sarebbe il nostro Pianeta: se tutto il mondo abbracciasse uno stile

di vita vegano, le emissioni causate dall'industria della carne calerebbero

del 70% e la Terra tornerebbe (forse) a respirare.

 
 
 

Strabilianti notizie.

Post n°3260 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

La prima immagine di un sistema

multiplanetario attorno a una

stella simile al Sole

Dal Very Large Telescope dell'ESO la prima

osservazione diretta di due esopianeti attorno

a un giovane Sole: il Sistema Solare appariva così?

Very Large TelescopeIl sistema di strumenti del Very Large Telescope si trova a Cerro

Parana, nel deserto di Atacama, in Cile. | M. CLARO/ESO  

Il Very Large Telescope dell'ESO ha catturato la prima immagine diretta

di un sistema multiplanetario attorno a una stella simile al Sole, ma

molto più giovane: uno scorcio di come doveva apparire il Sistema Solare

nella prima fase della sua evoluzione.

La famiglia celeste nota come TYC 8998-760-1 si trova

a 300 anni luce da

noi ed è composta da una stella di "appena" 17 milioni

di anni e due giganti gassosi che le orbitano attorno

rispettivamente a 160 e 320 volte la distanza

Terra-Sole (molto più distanti dalla loro stella di Giove

e Saturno, situati a

5 e 10 volte la distanza che ci separa dal Sole).

UN'IMMAGINE RARISSIMA. 

Attraverso tecniche di osservazione indiretta - per esempio,

con l'analisi delle momentanee diminuzioni di luminosità di

lontane stelle - siamo riusciti a individuare migliaia di esopianeti;

tuttavia, solo una piccola percentuale di questi

pianeti extrasolari sono stati osservati in modo diretto.

Ancora più insolito è ottenere un'immagine diretta di due o

più esopianeti attorno a una stessa stella: finora era accaduto

soltanto due volte, e sempre con astri molti diversi dal Sole.

Ecco perché la nuova foto, che potete vedere qui sotto, è

particolarmente preziosa.


Un sistema multiplanetarioLa stella TYC 8998-760-1, in alto a

sinistra, accompagnata da due esopianeti

giganti gassosi.

Per osservare i pianeti, lo strumento

SPHERE ha bloccato la

luminosità dell'astro usando uno strumento

ottico chiamato coronografo,

inizialmente ideato per osservare la corona (cioè l'atmosfera esterna) solare. 

| ESO/BOHN ET AL.

UNO SGUARDO PIÙ SENSIBILE. 

L'immagine è stata ottenuta attraverso più acquisizioni

consecutive che hanno permesso di distinguere i due

esopianeti dalle stelle sullo sfondo.

Gli scienziati dell'Università di Leiden (Paesi Bassi), che

hanno coordinato lo studio, l'hanno realizzata sfruttando

lo strumento SPHERE (Spectro- Polarimetric High-contrast

Exoplanet REsearch) del VLT, il sistema di telescopi

nel deserto dell'Atacama, in Cile.

SPHERE è in grado di bloccare la luce piùbrillante della

stella madre in modo da rendere visibile quella più tenue

dei pianeti.

Funziona bene con i pianeti giovani e caldi, che brillano

nell'infrarosso, ma non

servirebbe con i più vecchi e freddi pianeti del Sistema Solare.

COME ERAVAMO. 

I due esopianeti superano in massa i giganti gassosi del Sistema

Solare: hanno rispettivamente 14 (il più interno) e 6 volte

(il più esterno) la massa di Giove.

La stella TYC 8998-760-1 è una "versione giovane" del Sole:

insieme formano

un quadretto molto simile a come doveva presentarsi il Sistema

Solare delle origini.

Studiandoli più nel dettaglio capiremo, per esempio, se si siano

formati dove li vediamo o se siano migrati fin lì da orbite differenti, 

com'è successo a Giovelo studio di quel lontano sistema ci aiuterà

insomma a comprendere meglio la storia del nostro sistema

planetario.

 
 
 

Le catastrofi prossime venture.

Post n°3259 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Anno 2050: Londra come BarcellonaTra una

trentina d'anni le temperature in Inghilterra

potrebbero essere simili a quelle odierne in

Spagna: un futuro possibile, evoluzione di uno

degli scenari del cambiamento climatico.

io-sono-leggenda_francis-lawrence_2Cartoline da New York: da Io sono leggenda (Francis Lawrence, 2007). |  

Una passeggiata in dromedario per la Gran Via

di Madrid, un bagno nelle acque del Tamigi...

sono scenari possibili, nel 2050, secondo uno

studio coordinato dal Crowther Lab (Zurigo,

Svizzera), pubblicato su Plos One: nell'arco di

trent'anni, sostengono i ricercatori, il clima di

alcune città del mondo potrebbero avvicinarsi a

quello di luoghi che oggi sono un migliaio di

chilometri più vicini all'equatore.

Avremmo una Londra-Barcellona, una Madrid-

Marrakech, una Mosca-Sofia e una Seattle-San

Francisco: lo studio, che ha preso in esame 520

città con più di un milione di abitanti in tutto il

mondo, ha evidenziato che in Europa le temperature

potrebbero innalzarsi in media di 3,5 °C in estate e

di 4,7 °C in inverno, con picchi di 8 °C (per esempio

a Lubiana, in Slovenia).

 

La Terra al tempo del riscaldamento globaleSenza respiro: Io (Jonathan Helpert, 2019).

Sulla Terra l'aria diventa tossica, irrespirabile,

velenosa.

La razza umana si trasferisce su Io, satellite di Giove,

per partire da lì verso altri mondi. |

MIGRANTI CLIMATICI. 

Per alcune città del mondo (Yangon, Jakarta, Kuala

Lumpur, Singapore e molte altre) il cambiamento sarà

profondo e drammatico: «Le condizioni climatiche cui i

cittadini dovranno far fronte sono inimmaginabili»,

commenta Tom Crowther, fondatore di Crowther Lab:

«queste città potrebbero trovarsi ad affrontare alluvioni

estreme, alternate a periodi di forte siccità.

Non siamo preparati a tutto questo: avremmo dovuto

mettere in atto piani per mitigare le conseguenze dei

cambiamenti climatici già da un pezzo, e prima iniziamo,

minore saranno i danni».

 

La Terra al tempo del riscaldamento globaleCartoline da New York: da Io sono leggenda 

(Francis Lawrence, 2007). |

La ricerca estrapola ciò che potrebbe accadere a

partire da uno degli scenari possibili tra quelli

ipotizzati dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti

Climatici (IPCC), definito uno "scenario ottimistico"

dagli scienziati di Crowther Lab, che prevede per il

2050 un innalzamento della temperatura globale

del pianeta di 1,4 °C (possibile solo a patto di stabiliz-

zare le emissioni di CO2).

«Non avendo mai sperimentato le condizioni climatiche

alle quali andiamo incontro è difficile sapere se saremo

capaci di adattarci e rimanere nelle nostre città, o se

dovremo migrare», afferma Richard Betts, climatologo

all'Università di Exeter, che non ha preso parte alla

ricerca.

 

La Terra al tempo del riscaldamento globaleFreddo globale: Snowpiercer (Bong Joon-ho, 2013).

Anno 2031: in un mondo decimato da una nuova era

glaciale, causata da esperimenti falliti per fermare

il riscaldamento globale, la vita è possibile solamente

all'interno di un treno in viaggio perenne attorno alla

Terra. 

D'altro canto, c'è anche chi mette in guardia contro

inutili allarmismi: Friederike Otto, vicedirettore

dell'Environmental Change Institute dell'Università di

Oxford, sottolinea che la ricerca andrebbe vista solo

come un'illustrazione, non come una previsione, poiché

le variabili coinvolte sono numerose.

«Lo studio non può prevedere il futuro di Londra»,

afferma Otto: «per quanto ne sappiamo, le piogge

invernali potrebbero anche trasformarla in una città con

un clima opposto a quello di Barcellona.

 
 
 

News strabilianti......

Post n°3258 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

La luna arrugginisce ed è

"colpa" della Terra

La ricerca dell'università delle Hawaii rivela la

presenza di ematite nonostante l'ambiente

ostile

Vincenzo Sbrizzi

07 settembre 2020 12:32

La luna sta arrugginendo.

Detto così potrebbe sembrare una fake news

ma in realtà è quanto hanno scoperto alcuni

ricercatori dell'università delle Hawaii.

Secondo uno studio pubblicato su Science

Advances, è stata rilevata una quantità di ruggine

sul satellite.

Una scoperta che i ricercatori definiscono scioccante

per diversi motivi.

Prima di tutto perché la luna è un ambiente ostile per

una formazione del genere.

Teoricamente la ruggine dovrebbe essersi formata

per la presenza di acqua.

Una presenza che però gli esperti definiscono ridottissima.

Inoltre è provata la mancanza di ossigeno sul satellite

celeste e questo rende ancora più improbabile una

scoperta del genere.

Il ricercatore capo Shuai Li ha definito la scoperta

sconcertante.

Una scoperta sconcertante 

"È molto sconcertante. La luna è un ambiente terribile in

cui si forma l'ematite. Le nostre analisi dei dati del Moon

Mineralogy Mapper mostrano che l'ematite, un minerale

ferrico, è presente ad alte latitudini sulla Luna, per lo più

associata ai lati orientati verso est ed equatore delle

altezze topografiche, ed è più prevalente sul lato vicino

che sul lato opposto".

È per esempio il caso di Marte dove è stata trovata la

ruggine, nota come ossido di ferro, che infatti conferisce il

colore rossastro al pianeta.

I ricercatori non si aspettavano di trovare l'ematite anche

sulla luna così distante da quel corpo celeste.

"All'inizio non ci credevo.

Non dovrebbe esistere in base alle condizioni presenti sulla

luna - ha aggiunto Abigail Fraeman, coautore dello studio,

il geoscienziato planetario Jpl della Nasa -.

Ma da quando abbiamo scoperto l'acqua sulla luna, le

persone hanno ipotizzato che potrebbe esserci una

maggiore varietà di minerali di quanto ci rendiamo conto

se quell'acqua avesse reagito con le rocce".

L'opinione degli scienziati è che possano essere arrivate

delle quantità d'ossigeno dalla terra che abbiano permesso

questo processo.

Delle tracce che provengono dal campo magnetico terrestre.

L'ematite avrebbe interagito con delle molecole d'acqua

che sono state liberate da alcune particelle di polvere che

colpiscono la luna.

In ogni caso questa ipotesi è ancora da studiare ma la

portata della scoperta potrebbe essere epocale.

Il ruolo della Terra 

"Potrebbe essere che piccoli pezzetti d'acqua e l'impatto

delle particelle di polvere stiano permettendo al ferro in

questi corpi di arrugginirsi", ha spiegato Fraeman.

"Questa scoperta ridisegnerà la nostra conoscenza sulle

regioni polari della luna", ha aggiunto Li in un'altra

dichiarazione.

"La Terra potrebbe aver svolto un ruolo importante

nell'evoluzione della superficie lunare".

Il ruolo della Terra nell'evoluzione del suo satellite più

importante potrebbe essere oggetto di studi per i

prossimi anni.

Una scoperta che seguirebbe a quella della formazione

di quantità d'acqua quando i meteoroidi colpiscono la

superficie della luna.

La scoperta risale a marzo 2019 e in qualche modo è

collegata a quella dell'università delle Hawaii che attribuisce

alla polvere che colpisce la superficie lunare la stessa

funzione permettendo poi l'"arrugginirsi" del satellite.

La possibilità che la Terra incida sulla vita della luna in

realtà è stata già avanzata con un altro studio

pubblicato nel gennaio 2019 secondo cui gli astronauti

dell'Apollo abbia trovato un pezzo di Terra scavando

sulla luna.

"Potrebbe interessarti: https://www.today.it/rassegna/

luna-ruggine.html

 
 
 

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