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« La mia teoria sul TarantismoMessaggio #13 »

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 03 Luglio 2008 da bloodysalamander2

miei cari viandanti,mancherò qualche giorno che sono al paese, ci sentiamo tra una settimana :D

non fate danni!!!

un morso a tutti

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Commenti al Post:
pastore_scozzese
pastore_scozzese il 17/07/08 alle 15:18 via WEB
Guarda che con oggi sono due settimane.. se non torni alle svelte potrei davvero fare qualche danno.. Ciao!
 
pastore_scozzese
pastore_scozzese il 20/07/08 alle 10:20 via WEB
Il vecchio si avvicinò al focolare acceso, ad asciugare ancora un po' la sua pelle già troppo secca e le sue ossa scricchiolanti. Diede un ultimo sguardo alle persone raccolte attorno a lui e nel silenzio parlò.

Sulla cittadina di Coleb pioveva ormai ininterrottamente da diversi giorni. La pioggia si infittiva, poi perdeva di intensità e quasi sembrava placarsi per poi riprendere peggio di prima. Dopo la prima settimana si cominciava a parlare di calamità naturale. Dopo la seconda, i più vedevano in tutto questo qualcosa di più innaturale.
Quattro giorni prima il Lodien, il fiume che tagliava a metà la cittadina, era esondato. Le sue acque, ritirandosi, avevano portato via con loro da quelle terre, che fino a poco prima erano ancora dei fertili campi, le piante appena germogliate. Già da solo, quel cielo scuro che dominava e incupiva ogni scena, sarebbe bastato ad opprimere i cittadini, ma come se questo non bastasse, ora si affacciava anche la certezza di una tremenda carestia. Tutti i buoni auspici che avevano dato gioia e serenità all'intera comunità appena pochi mesi prima, erano ora sepolti al di sotto di uno spesso strato di terra fangosa.

Anche se non vi erano ombre di meridiana sulle quali leggere la posizione del Sole, era quasi mezzogiorno quando una sagoma scura, completamente coperta da un ampio mantello nero, entrò nella città. Camminava con passo calmo e sicuro, la testa nascosta da un cappuccio che nulla lasciava intravvedere, incurante della pioggia.
Tra le nuvole nere che addensavano il cielo si aprì uno spiraglio di luce inatteso. Il cappuccio si piegò in modo quasi impercettibile verso l'alto. E lo spiraglio si richiuse velocemente. Se fosse stato possibile vedere la piega della sua bocca, forse sarebbe stato possibile notare anche un ghigno di soddisfazione impresso sulla sua faccia.

Eric, in quello stesso giorno, tornava da un lungo viaggio. Era riuscito a guadagnare un bel gruzzoletto, ma ormai da troppo tempo era lontano dalla sua casa e dalla donna della sua vita, la ragazza più splendida che mai avesse incontrato e che di lì a poco avrebbe finalmente sposato. Aveva iniziato il suo viaggio il giorno stesso in cui la pioggia aveva cominciato a cadere. Quando le strade cominciarono a scomparire, diventando delle vere e proprio paludi, considerò tutto questo come un brutto presagio. Poi aveva visto i campi coltivati distrutti dall'inondazione e cominciò a temere per la sua futura sposa. I suoi genitori, infatti, erano poveri contadini, gente semplice e onesta, che non poteva affrontare una carestia grave come quella che si stava annunciando senza dover sopportare enormi sacrifici. Aveva fretta di rivederli, per assicurar loro il suo aiuto.
Viaggiava anche di notte e nelle poche ore di sonno che si concedeva sognava di riabbracciarla e di darle coraggio.
Era ormai giunto ai confini della città, ma nel suo cuore trovavano posto, allo stesso tempo, sia gioia che paura ed inquietudine. Il sogno della notte precedente era stato diverso da tutti gli altri. Non ricordava cosa avesse sognato, ma quando si era risvegliato, era riuscito a stento a soffocare un grido di terrore e ancora adesso una voce agghiacciante, senza dargli un attimo di pace, gli ripeteva nella mente queste parole: "prima che il Sole abbia raggiunto il suo apice, tu incontrerai la morte".
Finalmente un raggio di Sole riuscì a filtrare attraverso le nubi, sentì su di se il suo calore e questo gli parve un buon segno. Sembrava che quella voce fosse finalmente cancellata dalla sua mente e che ogni traccia di paura si fosse ormai dissolta per sempre. Ma quando vide il cielo richiudersi, si sentì venir meno. Spronò ancora il suo cavallo e vide l'uomo che gli camminava davanti solo all'ultimo momento.

Così fu costretto a fermarsi di colpo, facendo scalciare il cavallo. Scese al volo, piombando a terra solo dopo aver fatto una capriola in aria. Cadde nel fango e li vi rimase fino a quando quello che prima credeva fosse un uomo non gli fu davanti. "Tutto bene, ragazzo?" Riconobbe la voce sentita nel sogno e la figura che aveva davanti. Riusciva a scorgere il bianco candore di un teschio al di sotto del cappuccio. La voce continuò a parlare: "Non aver paura, non è ancora giunto il tuo momento". Eric tirò un sospiro di sollievo. La Morte gli indicò il "Puledro Sbronzo", una bettola poco lontana: "Ti va di bere qualcosa nel frattempo?"

"E che storia sarebbe questa? Non andò così! Raccontala giusta!". L'uomo che aveva parlato era l'oste del "Puledro Sbronzo". La bettola era diventata famosa nei giorni scorsi per la morte sospetta di un suo avventore e certe voci mettevano in dubbio la qualità di cibi e bevande servite in quel locale.
Il vecchio lo guardò e sorrise come un bambino che sa, dopo aver combinato una marachella, di non poter essere punito e che riserva nella mente qualcosa di ancora peggiore. Riprese a raccontare, gli altri potevano protestare quanto volevano, ma non potevano fare a meno di ascoltarlo.


Eric riuscì ad evitare di un soffio l'uomo che si trovò davanti. Nello stesso momento in cui gli passò accanto, sentì una fitta improvvisa al petto. Rimase in sella al cavallo solo per pochi metri ancora e poi cadde a terra. Morto.

"E allora? La vuoi smettere? Non morì nessuno a quel modo!" Era ancora l'oste che parlava. Il vecchio tornò a fissarlo e gli disse "Hai ancora ragione, ma fu solo perché alla Morte piace uccidere con le sue mani, altrimenti l'avrebbe davvero invitato a bere uno dei tuoi intrugli". Tutti tacquero di nuovo.

Ma questo era solo ciò che la Morte si immaginò di fare. Non poteva ancora rischiare di farsi riconoscere per quello che era. L'uomo a cavallo si fermò un istante, chiese scusa e poi ripartì di corsa. E la Morte non poté far nulla. Gli zoccoli del cavallo avevano imbrattato il suo mantello di fango, e questo l'aveva fatta infuriare. Si ripulì imprecando, poi giurò che la vendetta era solo rimandata. Poi, si diresse verso l'uomo che cercava.
 
pastore_scozzese
pastore_scozzese il 20/07/08 alle 10:21 via WEB
Ecco qua! Il danno è fatto!
 
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Un blog di: bloodysalamander2
Data di creazione: 23/06/2008
 

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