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ROMA, CITTA' ETERNA


L'avvento dei Tarquini nel VI secolo a.C. rese necessaria la costruzione di una struttura fortificata unitaria, prima conTarquinio Prisco[33][34] e poi con Servio Tullio, il quale ampliò il pomerium[35] e annesse alla città, i colli Quirinale,[35]Viminale[1][35] ed Esquilino.[1][35][36] Fino ad allora la configurazione orografica dei colli era sufficiente a provvedere, da sola, alle necessità della difesa, eventualmente aiutata, dove si fosse rivelato necessario, dalla costruzione di tratti di mura o dallo scavo di un fossato e di un terrapieno (agger) lungo circa 6 stadi, tra Porta Collina ed Esquilino.[1] La prima forma di difese unitarie di Roma fu rappresentata, da un massiccio terrapieno costruito nelle zone più esposte della città (soprattutto nel tratto pianeggiante nord-orientale) e dall'unione delle difese individuali dei colli. Tale opera difensiva è attribuita, come riferisce Livio, al sesto re romano (secondo dei tre etruschi), Servio Tullio, alla metà del VI secolo a.C.[37] La recinzione con le mura fu il culmine di un'intensa attività urbanistica, fondata sulla delimitazione territoriale della città in quattro parti (la "Roma quadrata"). Si trattava di una cinta muraria di almeno 7 km, in blocchi squadrati di cappellaccio di tufo che fu poi utilizzato come appoggio per la fortificazione di un paio di secoli più tarda. Su questa struttura si apriva, probabilmente, una porta per ogni altura: la Mugonia per il Palatino, la Saturnia (o Pandana) per il Campidoglio, la Viminalis, l'Oppia, la Cespia e la Querquetulana per i colli di cui portano il nome (Querquetulum era l'antico nome del Celio) e la Collina (per il collis Quirinalis).Le mura serviane protessero Roma per più di 150 anni, almeno fino alla disastrosa invasione dei Galli senoni del 390 a.C.[38], dopo la quale le mura vennero riedificate ricalcando, probabilmente, il tracciato antico.L'emporio del foro Boario e l'annesso porto Tiberino, restarono a lungo al di fuori del perimetro cittadino, anche se la parte dell'area più lontana dal fiume, venne inglobata nell'allargamento della cinta difensiva nel IV secolo a.C. (cosiddette mura serviane), nella quale si apriva la porta Trigemina.Archeologia dei principali edifici/siti
Ricostruzione del Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, inaugurato nel 509 a.C.
Pianta dei ritrovamenti nell'area di Sant'Omobono: "A" è il tempio della Fortuna, "B" il tempio di Mater Matuta, "C" il tempio arcaico (in rosso), "d" gli altari ed "e" il donario circolareRisalirebbe all'epoca di Romolo, la costruzione sul Campidoglio del Tempio di Giove Feretrio, dopo aver sconfitto in battaglia il capo dei Ceninensi, un certoAcrone,nel 752-751 a.C. come ricordano anche i Fasti triumphales.[41] Fu il primo tempio costruito nell'antica Roma, dove ilsignum di Giove Feretrio era una pietra dura custodita al suo interno, che Andrea Carandini identifica con il lapis silex, probabilmente un'ascia preistorica che rappresentava la materializzazione di un fulmine, e con la quale si effettuava il sacrificio di una scrofa al termine della ovatio (dopo aver percorso in processione laVia Sacra, dalla Velia fino al Campidoglio, al di fuori del pomerium).[42] E sempre a Romolo sarebbe da attribuirsi la costruzione del Tempio di Giove Statore presso ilForo romano.[43]. Si racconta che al termine della battaglia del lago Curzio, Romani e Sabini decisero di collaborare, stipulando un trattato di pace, varando l'unione tra i due popoli, associando i due regni (quello di Romolo e Tito Tazio), lasciando che la città dove ora era trasferito tutto il potere decisionale continuasse a chiamarsi Roma.[44][45] Il vicino lago, nei pressi dell'attuale foro romano, fu chiamato in ricordo di quella battaglia e del comandante sabino scampato alla morte (Mezio Curzio), Lacus Curtius, mentre il luogo in cui si conclusero gli accordi tra le due popolazioni, fu chiamato appuntoComitium, che deriva da comite per esprimere l'azione di incontrarsi. Fu la zona di maggiore importanza politica del Foro e di Roma stessa dalla fine dell'età regia fino alla tarda età repubblicana, quando gran parte delle le funzioni del Comizio passarono alla più ampia piazza del Foro e ad altri edifici che vi si affacciavano. Qui si teneva infatti l'assemblea più antica, quella dei comizi curiati.Posto invece ai piedi dei vicini colli di Palatino e Campidoglio, il Vicus Iugarius congiungeva anticamente il Foro con il porto fluviale sul Tevere, al confine tra Foro Olitorio e Foro Boario. Nel secondo quarto del VI secolo a.C. sorsero sull'area, già occupata da capanne protostoriche, due templi arcaici gemelli, dei quali solo uno è stato possibile scavare (il secondo è sotto la chiesa). Dalle fonti sono stati indicati come i templi della Fortuna e della Mater Matuta. Le fonti collegano almeno il tempio della Fortuna a Servio Tullio, che intendeva celebrare con questo edificio la sua divinità protettrice, alla quale dedicò ben 26 templi a Roma, ciascuno con un'epiclesi diversa. Significativa fu la scelta del luogo: accanto al porto a voler sottolineare la crescente importanza commerciale di Roma. Anche la Mater Matuta era dopotutto una divinità legata alla navigazione (la "stella mattutina" che salvava dai naufragi e indicava la rotta, simile alla greca Inò), quindi popolare tra i marinari e mercanti stranieri che dovevano frequentare il porto. Gli scambi, che avvenivano tra romani, greci, etruschi, fenici e cartaginesi. E sempre Servio Tullio dedicò un tempio a Diana, sull'Aventino.Il vicino Foro Boario era, quindi, un'area di mercato (emporio) della primitiva città, collocata nel punto in cui confluivano i percorsi che percorrevano la valle del Tevere e quelli tra Etruria e Campania, i quali in origine superavano il fiume in corrispondenza del guado dell'Isola Tiberina. Era frequentata da mercanti greci già all'epoca della fondazione della città, attorno alla metà dell'VIII secolo a.C. La riva del fiume costituiva il porto fluviale di Roma (portus Tiberinus), che come tutta l'area, aperta agli stranieri, era considerata esterna al perimetro della città e si trovava al di fuori delle mura più antiche. Vi aveva sede un antichissimo santuario, l'Ara massima di Ercole invitto, dedicato a una divinità locale assimilata al Melqartfenicio e più tardi a Ercole. Presso l'emporio, nei pressi dell'attraversamento del fiume, è stato scavato un tempio arcaico, nell'area di Sant'Omobono, risalente alla fine del VII-metà del VI secolo a.C., con resti di età appenninica che documentano una continuità di insediamento per tutta l'epoca regia.Poco più tardi, sempre in età regia, il guado venne sostituito dal ponte Sublicio, in legno, a opera di Anco Marzio. SottoServio Tullio, a imitazione del santuario rinvenuto nella città etrusca portuale di Pyrgi, nell'area del Foro Boario venne sistemato un secondo grande santuario, dedicato alla Fortuna e alla Mater Matuta (i cui resti sono stati rinvenuti negli scavi dell'area sacra di Sant'Omobono.