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Roma quadrata negli anni della sua
fondazione (
750 a.C. ca.) Roma fu una
città dell'
evo antico, la cui
storia come centro
egemone, politicamente e culturalmente, si sviluppò lungo il fiume
Teverenell'antico
Latium vetus,
[1] per oltre un millennio (dal
753 a.C. al
476 d.C., continuando poi
fino ai nostri giorni).Risulta verosimile che
Roma sia nata dopo un lungo processo di aggregazione dei villaggi che sorgevano sulle colline circostanti il fiume Tevere (ad esempio sul
Palatium, sul
Cermalus o sulla
Velia). Alcuni storici hanno poi creduto di poter disegnare lo sviluppo della città, come segue: la formazione della prima
civitas quadrata sul
Palatino, in seguito allargata al
Septimontium e poi alla città delle quattro regioni. Questa teoria non sembra però essere stata accolta da tutti.
[2]Essa rappresentò la prima grande
metropoli dell'umanità (tanto che il numero di abitanti della
Roma augustea fu raggiunto solamente agli inizi del
XIX secolo da
Londra) cuore di una delle più importanti
civiltà antiche, che influenzò la
società, la
cultura, la
lingua, la
letteratura, l'
arte, l'
architettura, la
filosofia, la
religione, il
diritto e i
costumi dei secoli successivi. Capitale della Repubblica prima e dell'
Impero romano poi, estese
il suo dominio su tutto il
bacino del Mediterraneo e gran parte dell'
Europa.ToponimOLe origini del nomeSull'origine del nome Roma sono state formulate diverse ipotesi
[3]; il nome potrebbe derivare:da Roma, figlia di Italo (o di Telefo figlio di Ercole), sposa di
Enea o di suo figlio
Ascanio[4];da Romano, figlio di
Odisseo e
Circe[4];da Romo, figlio di Ematione, che
Diomedefece giungere da
Troia[4];da Romide, tiranno dei
latini, che espulse gli
etruschi dalla regione
[4];da Rommylos e Romos (Romolo e Remo), figli gemelli di Ascanio che fondarono la città
[5];da Rumon o Rumen, nome arcaico del Tevere,
[2] avente radice analoga a quella del
verbo greco ῥέω (rhèo) e del verbo latino ruo, che significano "scorrere"
[6][7];dall'
etrusco ruma, che significa mammella, e potrebbe quindi riferirsi al
mito di
Romolo e Remo, oppure anche alla conformazione della zona collinare del
Palatino e dell'
Aventino[8];dal greco ῤώμη (rhòme), che significa forza
[9];da Roma, una ragazza troiana che conosceva l'arte della magia, di cui troviamo accenni negli scritti del poeta
Stesicoro[10];da Amor, cioè la parola Roma se letta da destra verso sinistra: l'interpretazione è dello scrittore bizantino
Giovanni Lido, vissuto nel
V secolo[11].L'origine del nome della città e, di conseguenza, del popolo che lo abitava, era incerta anche in età arcaica.
Servio Mario Onorato, grammatico a cavallo tra il
IV e il
V secolo d.C., riteneva che il nome potesse derivare da un'antica denominazione del fiume Tevere, Rumon,
[2]dalla radice ruo (a sua volta proveniente dal greco ρεω), scorro, così da assumere il significato di Città del Fiume. Ma si tratta di un'ipotesi che non ha riscosso molto successo.Gli autori di origine greca, primo fra tutti
Plutarco, tendevano naturalmente ad autocelebrarsi come i civilizzatori e i colonizzatori del
bacino del Mediterraneo, e quindi insistevano sulla lontana origine ellenica della città. Una prima versione fornita da Plutarco vede la fondazione di Roma dovuta al popolo dei
Pelasgi, i quali una volta giunti sulle coste del Lazio, avrebbero fondato una città il cui nome ricordasse la loro prestanza nelle armi (rhome).
[12] Secondo una seconda ricostruzione dello stesso autore, i profughi troiani guidati da Enea arrivarono sulle coste del Lazio, dove fondarono una città presso il colle
Pallantion a cui diedero il nome di una delle loro donne, Rhome.
[13] Una terza versione sempre di Plutarco offre altre ipotesi alternative, secondo le quali Rome poteva essere un mitico personaggio
eponimo, figlia di Italo, re degli
Enotri o di
Telefo, figlio di
Eracle, sposò Enea o il di lui figlio, Ascanio.
[14]Una quarta versione vede Roma fondata da Romano, figlio di
Odisseo e di
Circe; una quinta da Romo, figlio di Emazione, giunto da Troia per volontà dell'eroe greco
Diomede; una sesta da Romide, tiranno dei
Latini, che era riuscito a respingere gli
Etruschi, giunti in Italia dalla
Lidia e in Lidia dalla
Tessaglia.
[14] Un'altra versione fa della stessa Rome la figlia di Ascanio, e quindi nipote di Enea. Ancora una Rome profuga troiana giunge nel Lazio e sposa il
re Latino, sovrano del popolo lì stanziato e figlio di
Telemaco, da cui ebbe un figlio di nome Romolo che fondò una città chiamata col nome della madre.
[15] In tutte le versioni si ritrova la stessa eponima chiamata Rome, la cui etimologia proviene dalla parola greca rhome con il significato di "forza". Le fonti citano anche altri possibili eroi eponimi come Romo, figlio del troiano Emasione, o ancora Rhomis, signore dei Latini e vincitore degli Etruschi.Secondo altre interpretazioni di un certo interesse, il nome ruma sarebbe di origine etrusca, in quanto non ne è stato trovato l'etimo
indoeuropeo (e l'unica lingua non-indoeuropea della zona era appunto l'etrusco). Il termine sarebbe entrato come prestito nel
latino arcaico e avrebbe dato origine al
toponimo Ruma (più tardi Roma) e a un prenome Rume (in latino divenuto Romus), dal quale sarebbe derivato il gentilizio etrusco Rumel(e)na
[16], divenuto in latino Romilius. Il nome Romolo sarebbe quindi derivato da quello della città, e non viceversa.In ogni caso la tradizione linguistica assegna al termine ruma, in etrusco e in latino arcaico, il significato di mammella, come è confermato da
Plutarco il quale, nella "Vita di Romolo" racconta che:« Sulle rive dell'insenatura sorgeva un fico selvatico che i Romani chiamavano
Ruminalis o, come pensa la maggioranza degli studiosi, dal nome di Romolo, oppure perché gli armenti erano soliti ritirarsi a ruminare sotto la sua ombra di mezzogiorno, o meglio ancora perché i bambini vi furono allattati; e gli antichi latini chiamavano ruma la mammella: ancora oggi chiamano Rumilia una dea che viene invocata durante l'allattamento dei bambini »(
Plutarco, Vita di Romolo, 4, 1.)Questa interpretazione del termine ruma è quindi strettamente collegata con i motivi che hanno portato alla scelta, come simbolo della città di Roma, di una lupa con le mammelle gonfie che allatta i due mitici gemelli fondatori.Territorio antico
Il territorio dell'antico
Latium vetus, il
Tevere e l'antica città di
Roma.La morfologia dell'area geografica su cui insisteva la
Roma primitiva può essere dedotta da analogie e da verifiche
geologiche di quello e altri siti della
valle del Tevere: era una zona caratterizzata da colline di altezza di solito contenuta ma dai fianchi
tufacei che potevano anche essere estremamente ripidi e con le sommità generalmente abbastanza pianeggianti, adatte quindi a ospitare nuclei abitativi che, per ovvi motivi di sicurezza, preferivano stabilirsi su queste alture piuttosto che nelle valli sottostanti. In particolare, la sommità del Palatino aveva una forma vagamente trapezoidale, che potrebbe essere stato il motivo per cui questa
prima Roma venne definita"quadrata".Certamente la natura del luogo dove sorse il nucleo iniziale di
Roma, lungo la sponda sinistra del fiume
Tevere, ai piedi di numerosi colli (in particolare Aventino, Palatino e Campidoglio) sulle cui sommità sorsero i primi abitati protourbani, non molto distante dal
mare, fecero di questo centro il luogo adatto allo scambio di merci (tra cui il sale, di fondamentale importanza) e bestiame tra differenti culture. Coarelli, infatti, racconta del carattere "
emporico" del luogo, frequentato da
Fenici (fin dai decenni finali dell'
VIII secolo a.C.) e da
Greci (dal secondo quarto sempre dell'VIII secolo), quest'ultimi identificabili probabilmente con gli
Eubei di
Cuma. Il guado del Tevere, come pure le vie di transumanza delle greggi e mandria, oltre all'approvvigionamento del sale erano collegati al culto di un
Ercole di origine
sabina, che aveva nel
foro Boario il centro del sistema emporico dell'area.
[17]Certamente la spinta all'aggregazione fu favorita dalla posizione della città, al crocevia di due importanti vie di comunicazione commerciali. La prima, che dalle città etrusche del nord, tra cui la vicina
Veio, arrivava in
Campania dove erano state fondate le polis greche, e utilizzata per lo scambio di materie prime presenti in Etruria contro prodotti lavorati dei greci; la seconda che dai monti della
Sabina arrivava al mare, utilizzata soprattutto per il trasporto del sale (tramite la
via Salaria e la
via Campana).
[18]Per la difesa di questi primi agglomerati urbani si sfruttava, per quanto possibile, la conformazione del terreno, nel senso che veniva eretto un muro o, piuttosto, un rinforzo, solo dove il pendio del colle non era abbastanza ripido da impedire l'accesso. Spesso all'esterno del muro veniva anche scavato un fossato tale da rendere quanto meno difficoltoso l'avvicinamento sui lati non difesi naturalmente.Orografia
Lo scenario naturale del
septimontium dove nacque Roma anticaIl nucleo centrale e antico della città era costituito dagli storici
sette colli:
Palatino,
Aventino,
Campidoglio,
Quirinale,
Viminale,
Esquilino e
Celio.Potremmo anche aggiungere che Roma sorse in una zona temperata dell'
Italia centrale, non troppo lontana dal mare, nei pressi di una grande ansa del fiume Tevere adatta a costituire un
buon approdoanche per la vicinanza di un ottimo guado costituito dall'
isola Tiberina, la cui buona portata idrica favorì certamente il commercio di mercanzie, su colline salubri e convergenti che si allungavano da nord-est a sud-est come dita di una mano, e costituivano un valido sistema di difesa da attacchi nemici. Questo sistema collinare era per così dire costituito da tre lunghe "dita di una mano": a sud l'
Aventino, al centro quella composta da
Palatino,
Velia ed
Esquilino, e più a nord quella di
Quirinale e
Campidoglio. A queste andrebbero poi aggiunte alcune "lingue" o "dita" più corte del
Celio (tra Aventino e Palatino-Velia-Esquilino), del
Viminale e del
Cispio (tra Esquilino e Quirinale), tralasciando più a nord i montes attuali di
Pincio e
Parioli. A questi rilievi si interponevano anche alcune valli come la
Vallis Murcia (tra Aventino e Palatino, e occupata più tardi dal
Circo Massimo) e la valle del futuro
Foro romano (tra Palatino, Velia e Campidoglio) che si allungava più a nord nella zona pianeggiante della
Subura. Il
Pallottino conclude sostenendo che condizioni così "privilegiate" non sono riscontrabili altrove.
[19]