blotec2014@libero.it

ROSETTA LOY E LE STRADE DI POLVERE


Rosetta LoyDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.Rosetta Loy (Roma15 maggio 1931) è una scrittrice italiana che fa parte della "Generazione degli anni trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana. Autrice di numerosi romanzi, è anche vincitrice di premi letterari.La biografiaRosetta Loy è una scrittrice italiana ultima di quattro figli, un maschio e tre femmine, nati dal matrimonio tra un ingegnere piemontese e una giovane impiegata romana alle sue dipendenze. Scrisse all'età di nove anni il suo primo racconto, ma la ferma determinazione di diventare una scrittrice si è manifestata verso i venticinque anni. Dopo il suo esordio con il romanzo La bicicletta del 1974, valso il premio Viareggio Opera Prima, ha scritto vari romanzi, dei quali il più importante è Le strade di polvere, pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1987 e ripubliccato nel 2007. Grazie a questo libro l'autrice ha vinto numerosi premi letterari, come il Premio Campiello nell'anno della prima pubblicazione, ilpremio Supercampiello, il premio Viareggio, il premio Città di Catanzaro e il premio Rapallo nell'anno successivo, e infine il premio Montalcino due anni dopo. Il romanzo narra la storia di una famiglia monferrina dalla fine dell'età napoleonica ai primi anni dell'Italia unita. Nel 2005 ha vinto il Premio Bagutta con "Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria" Tra le sue opere successive sono da annoverare, La porta dell'acqua 1976, " All'insaputa della notte"(1978) " Sogni d'inverno" Cioccolata da Hanselmann [1995), " Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria 2004, spaccato tra il1941 e gli anni sessanta, tratta vicende legate alla guerra e allo stravolgimento epocale che essa comporta. "La prima mano" 2009 collage di testi autobiografici.Proveniente da una ricca famiglia dall'impostazione cattolica, appartenne a una certa borghesia italiana la quale, pur non essendo apertamente schierata a favore del fascismo, non si era battuta tra le linee dei dissidenti contro le leggi razziali, forse perché ancora incoscienti della tragedia che si stava compiendo. Sono, questi argomenti, al centro della trama di uno dei suoi ultimi lavori: La parola ebreo del 1997 [4], romanzo vincitore dei premi Fregene e Rapallo-Carige.Tra le opere recenti, Ahi, Paloma 2000, e le traduzioni (per la collana «Scrittori tradotti da scrittori» di Einaudi) delDominique di Fromentin e della La principessa di Clèves di Madame de La Fayette. Ha inoltre pubblicato, presso altri editori, L'estate di Letuqué (Rizzoli 1982), All'insaputa della notte (Garzanti 1984), Sogni d'inverno (Arnoldo Mondadori Editore 1992). Il suo ultimo romanzo è La prima mano del 2009, edito da Rizzoli. Le sue opere sono state tradotte in tutti i principali Paesi. L'autrice attualmente vive a Roma.Il suo stileIl modo di scrivere di Rosetta Loy è rapido, scarno, essenziale, ma decisamente concreto, così lo aveva definito Cesare Garboli, paragonandola ad alcuni scrittori dell'Ottocento, poiché come certi scrittori dell'Ottocento,-continua sempre lo stesso Garboli- si esalta in quegli argomenti sui quali finiamo sempre col misurare, per abitudine, il talento dei romanzieri: l'amore, la guerra, i bambini, la morte[1]. Sono questi, infatti, alcuni degli elementi caratterizzanti la narrativa dell'autrice romana.La sua è una voce limpida, inconfondibile e al tempo stesso elegante, che nasce da una grande passione per la scrittura, una passione della quale non può fare a meno e che lei stessa definisce un vizio o una malattia, ma che al tempo stesso le dà la possibilità di sdoppiarsi, di moltiplicarsi; una passione che le permette di vivere tante vite diverse, come lei stessa afferma. Soprattutto, è fondamentale che la scrittura si riveli uno strumento col quale si possa facilmente accedere al passato, a ciò che sembra irrimediabilmente perduto, e in particolare alla storia, in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue sfaccettature. È la scrittura che le permette anche di far rivivere ciò che appare scomodo, ciò che si fatica, in certi casi, a ricordare, forse perché troppo vergognoso, e che, oggigiorno, sembra si tenda troppo facilmente a dimenticare. Da qui il suo impegno a non dimenticare gli orrori che si sono compiuti all'interno dei Lager nazisti.Garboli amava descriverla come una scrittrice pomeridiana, un po' come Italo Calvino, perché la mattina ha bisogno di uscire, di andare in giro, dedicandosi alla sua attività di scrittrice solo di pomeriggio, come la Loy stessa afferma. Un'autrice che cerca nella letteratura una via di fuga dalla realtà, dalla giornata del calendario, con le sue scadenze, le sue monotonie, ma che dalla sua principale passione, pretende anche di riscoprire il senso della gioia e del dolore, tentando di scrutarlo sempre con occhi nuovi.Le opere di denuncia contro la tragedia dell'olocaustoRosetta Loy è tra quegli autori che possono essere definiti "della memoria", nel senso che rimanda a Marcel Proust, ma non solo. L'importanza dei ricordi personali e familiari, la bellezza del rievocare le gioie e i dolori dell'infanzia, dell'adolescenza, dei trascorsi della propria vita si trova quasi sempre sovrapposta ai ricordi di un passato storico collettivo, ben più ampio e complesso. È un continuo intrecciarsi, mescolarsi per fondere insieme, fino a confonderle, la memoria individuale, che rivive incessantemente nelle sue opere, con la memoria ben più composita e articolata della storia, del passato comune. La sua memoria è, quindi, anche storia sociale e morale, è un'etica che insegna e ammonisce, ma soprattutto è un'assunzione di responsabilità, come l'autrice romana afferma, che ognuno dovrebbe compiere. È notevole il suo impegno a tenere sempre vivo e acceso il ricordo dell'olocausto, concretizzato dapprima nel suo libro La parola ebreo, romanzo incentrato sul tema delle leggi razziali in Italia, e successivamente in un secondo romanzo, La cioccolata da Hanselmann. Per rafforzare il suo impegno alla denuncia dell'oblio della storia, la scrittrice si è avvalsa anche della stesura di una lettera di accusa, pubblicata sul quotidiano Repubblica[2], in cui condanna aspramente le gravi dimenticanze di oggigiorno riguardo agli orrori delle persecuzioni ebraiche durante il ventennio fascista, giudicando la dimenticanza come un crimine, un atto troppo facile e stupido. Si dimentica per pigrizia e perché fa comodo, afferma la Loy e ribadisce, in seguito, durante un'intervista, l'importanza della conoscenza di quanto accaduto in passato, poiché la memoria, sostiene l'autrice romana, continua a essere l'unico strumento che abbiamo per distinguere il luogo dove ci capita di vivere, è la bussola che ci permette di orientarci. Dimenticare l'orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali.La formazione letterariaErede di una cultura fortemente cattolica, Rosetta Loy ha trovato come punti di riferimento nella storia della letteratura mondiale autori come Marcel ProustFëdor Michajlovič Dostoevskij e Virginia Woolf. Perno nella sua cultura letteraria si riveleranno anche i classici tra i quali Guerra e Pace di Lev Tolstoj.Tra gli autori italiani, la Loy si ispira a Elsa Morante, della quale apprezza particolarmente due opere: La storia eMenzogna e sortilegio.Altra fonte d'ispirazione fu certamente la produzione di Natalia Ginzburg, apprezzata soprattutto per la semplicità e per il linguaggio dei suoi scritti. Fu proprio la Ginzburg ad accompagnare, con una nota personale, la pubblicazione del primo romanzo della Loy, La bicicletta (1974), in cui descrisse con toni elogianti il lavoro dell'allora emergente scrittrice romana.Per quanto riguarda il tema dell'olocausto, la Loy ha definito I sommersi e i salvati di Primo Levi, come uno dei libri più importanti, che ha saputo trattare nel modo più delicato possibile, pur rivelandosi al tempo stesso estremamente efficiente, la tragedia vissuta dagli ebrei. Secondo la scrittrice Primo Levi ha saputo analizzare con estrema chiarezza alcuni temi così fortemente fragili e spinosi dell'olocausto, portando la sonda della letteratura, dopo varie riflessioni dello stesso autore, a toccare il punto dolente, la domanda estrema: perché qualcuno si è salvato e altri no?, rivelando uno degli aspetti più atroci e al contempo suggestivi del genocidio ebraico.Tra gli altri libri fondamentali, riguardante il tema del genocidio ebreo, l'autrice cita La tregua, sempre di Primo Levi, e ilDiario di Anna Frank