IL DIARIO DI HOBBES

Giulietta Squeenz


"Daniele mi incalzò per penetrarmi, lo lasciai fare. Di strattone in strattone scivolò dentro di me. Mentre cadevo in mano nemica, scossa da ondate, realizzai che non ce l'avrei mai fatta a suicidarmi. Era una questione ontologica. Ero troppo attaccata alla materia, al sesso, al vermouth, alle ciliegie candite, a tutto quello che si tocca, si annusa, si inghiotte per potermene volare in cielo. Ero incollata al suolo, prigioniera dentro le curve del mio corpo, quelle che adesso tremavano e cedevano sotto le spinte vandaliche. Sarei rimasta sulla superficie terrestre fino alla fine, avrei strisciato di cantone in cantone elemosinando briciole, come il criceto di mia nonna con gli avanzi di plum-cake, come l'avida e medriocre insettaglia umana che avevo sempre amato e odiato, cercato e respinto, adescato e ripugnato e con cui avevo sempre creduto di non avere niente a che fare, e con cui invece avevo tutto a che fare. A che fare, io e gli altri, avevamo la fame di bocconi buoni.Pulsatilla