« Pensiero numero 84 | Ciao Enzo » |
Lo devo ammettere: sono molto orgogliosa degli studenti che in questi giorni stanno combattendo per difendere i propri diritti. L'ho fatto anch'io quando avevo la loro età: era il lontano 1990, il nemico si chiamava Ruperti, il movimento era quello della Pantera, ma le motivazioni e l'entusiasmo erano gli stessi. Non siamo saliti sui tetti, ma abbiamo fatto manifestazioni, assemblee, incontri, riunioni, interventi durante le lezioni, spettacoli teatrali in università e nelle piazze. Abbiamo cercato e, per un certo periodo di tempo, siamo riusciti, a rendere l'università un luogo vivo, fatto di persone e non di anonime matricole inghiottite dall'algido e altero regno del Sapere. Per me occupare l'università è stato importante perché mi ha permesso di crescere e fare esperienze uniche. Finalmente nelle città si respira un po' di vita, la sua parte più vivace ha scosso il loro torpore. Spero, ora, che l'entusiasmo di questi studenti dilaghi come una malattia contagiosa...
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