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Cina e USA: ancora non ci siamo


Pare che le due principali economie del pianeta facciano fatica a vedere la luce alla fine del tunnel rappresentato dalla crisi finanziaria globale. Per gli USA ci sono state fasi intermittenti di dati fondamentali positivi, come ad esempio il calo del tasso di disoccupazione ad aprile, il dato migliore del previsto riferito alle buste paga non agricole (NFP) di agosto, ecc. Ciò nonostante, anche se l’inflazione è calata notevolmente, scendendo sotto la soglia del 2% su base annua in aprile, la Fed dovrebbe aspettare prima di intervenire, perché la grave siccit negli USA e l’aumento dei prezzi del greggio potrebbero minacciare i livelli dei prezzi, spingendoli al rialzo. Inoltre, la Fed si sta concentrando sulla seconda parte del suo mandato, la disoccupazione, poiché il tasso continua a rimanere sopra la soglia tollerata dell’8%. Nel complesso, il settore manifatturiero sta tenendo bene negli USA, spinto dalla resilienza delle vendite al dettaglio. I dati che riguardano il settore immobiliare, pur assopito, hanno mostrano un trend positivo per le costruzioni di nuove abitazioni, aumentate notevolmente in giugno. Dall’inizio dell’anno, l’USD ha guadagnato contro le altre due valute di finanziamento, e cioè l’EUR (+5,34%) e lo JPY (+2,90%). Secondo noi, gli investitori non dovrebbero essere troppo ottimismi sullo stato dell’economia USA. Il paese sembra trovarsi su una strada accidentata verso la ripresa; ad aggravare le cose contribuiscono i politici, che stanno bloccando nuove iniziative a causa delle elezioni imminenti, e il cosiddetto “scoglio fiscale”, che entrer in vigore nel 2013. Passando alla Cina, la produzione industriale è cresciuta del 9,2% su base annua, a un ritmo più lento rispetto al rilevamento precedente, soprattutto per la stagionalit dello stoccaggio (H1) e smaltimento (H2) delle scorte, ma anche perché sull’Europa, il principale importatore di merci cinesi per grandezza (16% delle esportazioni totali), pesano la grave crisi del debito e il deterioramento dei dati fondamentali. Da novembre 2011, la PBoC ha agito con coraggio, tagliando, da allora, per tre volte il quoziente bancario di riserva obbligatoria e abbassando due volte il tasso di riferimento. Inoltre, il primo ministro Wen ha garantito espressamente il sostegno del governo all’economia e ha chiesto stimoli mirati al posto degli interventi a pioggia del 2009. Ciò nonostante, l’obiettivo principale di Wen è frenare l’aumento dei prezzi nel settore immobiliare, e quindi, non appena i prezzi sono iniziati a salire questo mese, il premier cinese ha fatto leva sulla minaccia dell’inflazione, affermando che un intervento farebbe gonfiare i prezzi, e che ciò potrebbe risultare controproducente.