Cronache

Social card = tessera del pane?


(AGI) - Roma, 25 nov. - La social card varata dal governo e presentata oggi dal ministro dell'Economia, "ricorda la tessera del pane del ventennio. E' umiliante per chi già è povero andare a pagare in un negozio con quella tessera". Lo ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, durante una conferenza stampa alla sede della stampa estera. Di Pietro ha premesso che "se il governo varasse delle vere misure a favore delle famiglie come per esempio una detassazione delle tredicesime così come ha promesso, noi saremmo d'accordo. Ma al momento - la montagna delle promesse ha partorito un topolino, che è perfino indigesto e indigeribile perché ricorda la tessera del pane del ventennio".  Pur essendo parzialmente d’accordo con l’onorevole Di Pietro ritengo non corrette alcune sue affermazioni. Per esempio l’accostare la social card, presentata dal governo, alla “tessera del pane”, tristemente nota perché legata alla seconda guerra mondiale. In realtà tale tessera, battezzata quale “carta annonaria individuale”, fu fornita a tutti i cittadini nel gennaio del 1940 dal governo dell’epoca, per razionare alcuni generi alimentari (inizialmente per il solo caffè e subito dopo lo zucchero) considerato il clima non certo sereno che regnava in Europa. Infatti di lì  a poco l’Italia scese in campo entrando in guerra con Francia ed Inghilterra ed il tesseramento fu esteso a burro, olio, lardo e strutto. Circa un anno dopo fu la volta di pane e farina di granoturco. Come appare evidente la carta annonaria fu introdotta per razionare le non eccezionali risorse nel triste periodo della guerra ed anche per controllare la produzione e calmierare i prezzi senza penalizzare però gli agricoltori. Certamente credo che non sia facile accettare questa sorta di marchio di povertà per le persone già indigenti, ma l’anonimato della social card e le sembianze che possono tranquillamente farla scambiare per una delle tante tessere che i discount distribuiscono per ottenere sconti alla cassa, potrebbero fare affrontare la cosa con minor peso. Inoltre vorrei ricordare che lo stesso Di Pietro in una delle sue innumerevoli apparizioni televisive (a dispetto del Videla italiano che le controlla totalmente), ha accennato al fatto che persone indigenti siano costrette a frugare tra i rifiuti … beh non mi sembra che tale gesto, dettato dalla disperazione, possa essere ritenuto più dignitoso che presentare una tessera alla cassiera (magari sconosciuta) di un ipermercato. Per quanto concerne invece l’importo, che di certo non arricchisce,  di 40 euro mensili messo a disposizione delle famiglie con la social card (che non è solo questo; è anche accesso alle tariffe privilegiate di elettricità e gas e sconti presso gli esercizi convenzionati) e che tante critiche ha sollevato per l’esiguità della somma in sé per sé,  vorrei ricordare che nella finanziaria del 2007 fu stabilito, dal governo di cui Di Pietro faceva parte, un aumento di stipendio per gli appartenenti alle forze dell’ordine di ben  5 euro mensili (ma questo non fa storia!!!). Concordo invece sul fatto che quello della social card debba essere solo il preludio ad una serie di provvedimenti strutturali, che consentano di affrontare l’emergenza in atto nella maniera più determinata possibile e meno castrante per i cittadini italiani.Vorrei infine cogliere l’occasione per far conoscere, a chi non ha mai avuto l’opportunità di leggerlo, cosa prevede l’art.16 dello Statuto nazionale del movimento/partito di cui l’onorevole Di Pietro è fondatore;  direi che la sua lettura potrebbe rivelarsi addirittura illuminante:Fino allo svolgimento del primo Congresso, i compiti dello stesso sono svolti dal Presidente dell’Associazione e dall’Esecutivo Nazionale del partito. Fino a sua rinuncia, il ruolo di Presidente dell’Associazione viene assunto dal fondatore del Partito, on.le Antonio Di Pietro. Fino a sua rinuncia, al Presidente fondatore – ed esclusivamente a lui, salvo sue deleghe espresse - spettano i seguenti ulteriori compiti: titolarità del simbolo richiamato all’art. 1 dello Statuto; modifica ed integrazione del presente Statuto; approvazione del rendiconto preventivo e consuntivo; ripartizione e utilizzo dei contributi e dei finanziamenti pubblici e privati; approvazione degli Statuti regionali del partito (anche con riferimento alle specifiche modalità di individuazione dei delegati assembleari); delega scritta per la presentazione delle liste ed il deposito del simbolo; supervisione del Registro generale aderenti e del Registro generale Circoli; titolarità dei siti internet nazionali del Partito e del giornale del Partito; definizione delle candidature alle elezioni politiche europee e nazionali; interventi cautelari urgenti - ivi compreso i provvedimenti di decadenza ed il commissariamento nelle varie realtà regionali e territoriali - in caso di grave violazione dello Statuto o delle direttive di ordine generale impartite ovvero per mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati; nomina del Tesoriere; assegnazione di incarichi retribuiti; autorizzazione per lo svolgimento della prima Assemblea Regionale dei Delegati ed approvazione del preventivo Regolamento congressuale; L’impalcatura garantista e democratica che viene descritta nei 15 articoli precedenti dello statuto (per chi volesse approfondire è disponibile sul sito dell’Italia dei valori), resta inapplicata per la presenza delle Disposizioni transitorie su elencate che, in deroga a quanto previsto dagli altri articoli, affidano nelle uniche mani del fondatore Antonio Di Pietro tutta una serie di poteri finché lui stesso non deciderà di rinunciarvi … ed a me non risulta che questa rinuncia ci sia stata, ma potrebbe benissimo trattarsi di una mia lacuna. In assenza di smentite, mi viene naturale chiedermi: ma il vero dittatore chi è? Meditiamo gente … meditiamo … buona giornata a tutti.   (Notizie tratte dalla rete)