Cronache

La leggenda di me pescatore


Come anticipato nell’ultimo post, eccomi qui a raccontare l’episodio suggeritomi dalle vecchie foto ritrovate nella scatola per scarpe ormai dimenticata nella libreria. Le foto raffigurano ovviamente il sottoscritto che fa bella mostra delle prede catturate in due diverse giornate della stessa settimana; giornate memorabili per quantità di pesce catturato e per dimensioni, quando il mare era ancora molto generoso con chi vi si affacciava per sport o per necessità.
Quello che sto per raccontarvi costituisce un esempio di come nascano delle pseudo leggende metropolitane (che nella fattispecie diremo paesane considerate le quasi 25.000 anime qui residenti); dunque … era il mese di agosto di tanti anni fa (come è facilmente intuibile dalla discreta quantità di capelli ancora presenti sulla mia testa) ed io, come ogni giorno, mi trovavo nelle prime ore pomeridiane in un tratto di mare del litorale giovinazzese non troppo frequentato dai bagnanti. Quando pescavo, cosa che faccio oggi come allora, cercavo posti abbastanza solitari e dove raramente le persone  si affacciavano a curiosare o a tentare un dialogo che a me proprio non interessava mantenere vivo. Dopo un’oretta di meravigliosa tranquillità e pace con me stesso, ecco arrivare il simpaticone di turno che attaccò bottone col classico “preso niente?”. Se c’era un esordio che mi dava fastidio era proprio quello … di conseguenza avevo preparato una risposta, sempre la stessa, che generalmente aveva l’effetto di allontanare il guardone e scoraggiare l’oratore: “quando vedrò muovere il galleggiante, sarà il primo segnale di presenza di pesci nell’ora appena trascorsa”. Di solito funzionava, ma con quell’interlocutore ebbe un effetto inaspettato. Il ragazzo si lanciò in una serie interminabile di consigli sulle tecniche di pesca più fruttuose in quel posto, sulle esche da usare, sui terminali, sugli ami etc. etc. … insomma sembrava una radio alla quale peraltro era stato tolto l’interruttore ON/OFF.Non cercai di obiettare per non trasformare quel monologo in dialogo ed allora il ragazzo, certo di farmi cosa gradita, iniziò a parlarmi di valide alternative a quel posto che sembrava essere avaro di pesce: “Il porto! Ecco il posto migliore in questo periodo per catturare prede di misura ed in grande quantità …  pensa che la settimana scorsa uno ha catturato venti chili di cefali in un pomeriggio!” Feci presenti che la settimana precedente ero stato ogni giorno al porto e che nessuno dei pescatori presenti aveva fatto un bottino così ricco. “Devi credermi … questo ha anche incocciato un cefalo di oltre 5 chili”. Gli dissi che
una preda di tali dimensioni avrebbe attirato l’attenzione di tutti i pescatori presenti al porto e che non ricordavo ci fosse stato nulla di simile. “Ma si ti dico! Era presente mio fratello, che per guadinare questo cefalo enorme è persino caduto vestito in mare”. Accidenti … questo particolare fece accendere una lampadina in me; effettivamente la settimana precedente era successo proprio a me di prendere un cefalo piuttosto grosso (2,75 chilogrammi per la precisione) ed era anche successo che un ragazzo per aiutarmi a guadinarlo si era sporto troppo dalla banchina ed era caduto vestito nelle acque del porto; era altrettanto vero che la settimana precedente era stata abbastanza fruttuosa ed in particolare la buona sorte aveva baciato sulla fronte il sottoscritto con 20 chili di cefali in quattro giornate di attività alieutica. Quindi un fondo di verità c’era, ma nel passare di bocca in bocca questa verità era stata distorta assumendo appunto le fattezze di una leggenda “paesana”. Adesso mi congedo augurando a tutti la buona notte ed anch’io me ne vado tra le braccia di Morfeo, magari sognando pescate eccezionali come quelle che un tempo sono diventate “leggenda” … ciao a tutti