Cronache

Notizie sul fronte aids


Presto la comunità scientifica si troverà a discutere le nuove linee guida per la prevenzione dell’HIV sviluppate dall’American College of Physicians. Linee guida che consistono in un concetto che è molto distante dalla normale prassi e che consiste nell’uso dello screening della terribile malattia, da effettuarsi capillarmente tra la popolazione di età compresa tra i 13 ed i 65 anni. Operando in tal modo, si potrebbe diagnosticare la malattia molto precocemente e questo consentirebbe una maggior efficacia nell’azione della terapia retro virale.Nei paesi occidentali sottoporsi al test HIV non è d’uso comune sia perché ancora troppe sono le paure generate dal nome stesso della malattia, che viene socialmente stigmatizzata, che per la legge sulla privacy che impedisce ai medici di imporre il test ad un paziente. Ma se si considerasse per un attimo che ogni anno in America si contano cinquantamila nuovi casi e che di questi almeno ventimila riguardano contagi da parte di gente che non sospettava minimamente  di avere contratto il virus, forse si guarderebbe al problema con occhi diversi. Certo è impensabile che uno stato possa imporre ai propri cittadini di sottoporsi al test, ma fare una campagna informativa capillare e che spieghi l’importanza per se stessi e per i propri cari (più in generale il proprio prossimo) di conoscere il proprio stato di salute, sarebbe forse uno degli obiettivi più importanti da perseguire per cercare di frenare la diffusione di tale flagello. Ma se voi aveste avuto un comportamento a rischio, vi sottoporreste al test? Non nascondo che personalmente avrei il terrore di saperlo, ma penso che il timore di poter contagiare le persone care avrebbe di certo il sopravvento.Ma a che punto è la scienza nella continua ricerca di una possibile soluzione al problema: ho letto in rete che recentemente è apparso uno studio sul Journal of Medical Virology che suggerisce l’impiego della proteina Gc purificata (Maf), per attivare dei macrofagi che individuano le cellule infette e le eliminano. I ricercatori del Socrates Insitute for Terapeutic Immunology of Filadelfia hanno sottoposto a tale cura un gruppo di 15 pazienti HIV- positivi, i quali al termine della somministrazione della proteina, protrattasi per 18 settimane, si sono visti tornare i valori clinici a parametri perfettamente normali e dopo 7 anni di follow-up non si sono verificate recidive.Strano che notizie del genere passino quasi inosservate,  o per meglio dire che forse non se ne sia dato grande risalto,  per cui una persona distratta come me non ci abbia fatto caso … oppure che ci sia sotto qualcosa di diverso? Mah, nell’attesa che la proteina venga confermata come possibile soluzione o che arrivi al più presto un vaccino veramente funzionale, continuiamo la nostra vita e magari nel nostro piccolo cerchiamo di diffondere tali notizie e sensibilizzare le persone per una condotta più responsabile e socialmente intelligente … buona serata a tutti.
P.S. fonte la rete