Cronache

Una gita ad Irsina


Dopo circa venti giorni di pioggia quasi incessante ecco finalmente una breve pausa: una giornata si invernale per le rigide temperature, ma con un sole splendente ed un cielo di un azzurro ormai quasi dimenticato, picchiettato qua e là di batuffoli di cotone indicanti una giornata certamente stabile.
Alle 11.30 Pasquale è davanti al mio garage mentre io sto finendo di indossare le varie protezioni che dovrebbero difendermi dal freddo che certamente incontreremo. Meta della nostra passeggiata è un paesino della Lucania: Irsina.E’ questo uno tra i 60 comuni più estesi (come superficie coperta) in Italia ed in Lucania è secondo solo alla sua provincia: Matera. Vanta oltre 12 secoli di storia e si trova a circa 600 metri sul livello del mare, ma la cosa più importante per gli amanti delle ruote è che la strada che lo collega a Gravina in Puglia è un nastro d’asfalto che si snoda in un continuo di curve, che poi negli ultimi chilometri, che conducono su al
paese, diventano anche una bella serie di tornanti. Come ci aspettavamo la giornata seppur splendida è piuttosto fresca; gli otto gradi preventivati dal servizio meteorologico vengono percepiti dai nostri corpi, mentre siamo in corsa in sella alle nostre moto, a -7 e quando ogni tanto qualche nuvola ci nasconde al sole, la temperatura sembra avere un repentino ed ulteriore sbalzo verso il basso. Ma il freddo non riesce ad avere il sopravvento sullo stupore che coglie chi viaggia sulle due ruote in panorami affascinanti come quello offerto dalla murgia in questo periodo dell’anno. Le piantine dei
cereali, seminati in autunno, hanno fatto già capolino e la diversa incidenza dei raggi del sole, unita alla grandezza delle piantine stesse, crea infinite tonalità di verde per cui il dolce declivio delle colline sembra essere il risultato di un enorme collage, che una mano divina ha realizzato con pazienza ed amore.Ma torniamo all’aspetto più ludico dell’uscita: la guida della moto! Purtroppo le continue piogge di questi venti giorni hanno lasciato enormi segni sulle strade; per lunghi tratti e spesso proprio in ingresso o in uscita di curva, se non per sfiga nera in piena curva, sono presenti zolle di terreno più o meno secco o addirittura brecciolina. Ovviamente
anche questa volta la prudenza ha avuto il sopravvento sulla voglia di “guida”. Ma la situazione del manto stradale ci ha anche condizionati nel proseguimento della nostra gita che dopo Irsina prevedeva una puntata a Genzano di Lucania; un inciso, cercate di non capitare mai ad Irsina nel periodo invernale e dopo le 13.30 … se voleste uno snack sarebbe impresa ardua! Noi siamo stati fortunati riuscendo ad entrare in un bar rosticceria dieci minuti prima che chiudesse, altrimenti saremmo rimasti con una gran fame ed un bisognino sempre più urgente da soddisfare. Lo so, noi uomini anche all’aperto non
abbiamo grossi problemi, basta un albero o un cespuglio, ma quando si è bardati per andare in moto con questo freddo, l’abbigliamento non è certo il migliore per tali circostanze. Dicevo che siamo stati costretti a rivedere i nostri programmi e quindi abbiamo dirottato su Gravina in Puglia, cittadina tristemente famosa per alcuni fatti di cronaca, che abbiamo sempre attraversato velocemente e per l’extramurale, senza mai fermarci a darle un’occhiata più attenta.Giunti a Gravina, ci siamo avviati subito per il centro storico: è
veramente affascinante! Un dedalo di stradine che si snodano in un percorso tortuoso reso ancor più complicato dalla segnaletica stradale e che ci obbligava ad andare da tutt’altra parte rispetto alla meta prefissata; meta costituita da una sorta di belvedere, posto vicino alla Chiesa di Santa Maria del suffragio, (se non erro, perché le indicazioni erano molto approssimative) che si affaccia su una gravina (un crepaccio molto profondo generalmente scavato da corsi d’acqua). Chi ha visto i Sassi di Matera potrebbe trovare molte somiglianze tra i due panorami.L’orario tiranno ci ha indotti ad accorciare la visita e quindi prima che
il buio ci potesse cogliere per strada (certo che abbiamo i fari, ma il freddo sarebbe diventato poco sopportabile) ci siamo rimessi in sella ed allegramente siamo tornati verso casa.Erano 20 giorni che sognavo il momento di risalire sulla moto ed oggi che l’ho potuto fare mi sono sentito veramente soddisfatto e ritemprato; unico neo sono i dolori alle terga provocati dalla lunga permanenza in sella, ma ne valeva la pena. Buona giornata a tutti