Cronache

Influenza A: “Swine flu party” mossa intelligente o pura follia?


Molti anni fa (per capirci io ero ancora un bambino), le mamme esponevano volontariamente i propri piccoli al possibile contagio per alcune malattie (per lo più esantematiche) perché le stesse se fossero state poi contratte in età adulta, avrebbero potuto creare grossi problemi. In mente mi vengono subito quale esempio la rosolia per le femminucce, che contratta durante lo stato di gravidanza avrebbe arrecato grossi problemi al nascituro, e gli orecchioni per i maschietti, che in età adulta avrebbero potuto dare problemi quali l’orchite e addirittura la sterilità (almeno così si diceva).Poiché la storia è maestra di vita e quindi ciclicamente si ripete, non mi ha meravigliato troppo leggere in rete la notizia che in alcuni paesi nel mondo si stia diffondendo l’uso di esporre i ragazzi al possibile contagio di malattie quali l’influenza A; malattia che grande preoccupazione sta destando in tutto il mondo e per la quale già da tempo l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia.Ma cosa dice la notizia? In sintesi si tratta di feste battezzate “Swine flu party”, alle quali la regola principale da seguire è lo “stare vicini” per affrontare tutte le tipiche  Certo quelli che avranno contratto presto l'influenza A avranno vari vantaggi, saranno in qualche modo vaccinati prima degli altri. Inoltre, se insorgono complicanze è meglio che ciò accada quando gli ospedali non sono intasati”. Di avviso leggermente diverso l’americano Richard Besser, direttore dei centri di controllo e prevenzione delle malattia Usa, che dice «sarebbe tuttavia un grave errore far prendere rischi anche ad individui in non perfette condizioni e soprattutto ai bambini".attività che si svolgono ad una festa, quali: ballare, chiacchierare, ridere ed infine bere (possibilmente) dallo stesso bicchiere di chi è già infetto (sic!). La teoria su cui si basano queste feste è “ammalarsi ora che il virus sembra non essere troppo pericoloso, in modo da sviluppare gli anticorpi e quindi diventare immuni al virus stesso”. L’idea sembrerebbe non fare una grinza, come del resto confermerebbe il professor Antoine Flahault quando afferma “E’ ovvio che ogni genitore prende le proprie decisioni in funzione del benessere e della salvaguardia della salute dei figli. Personalmente però, anche perché leggermente fatalista, credo che in questo momento di gran confusione, in cui ogni giorno ci giungono tramite i media messaggi diversi (a volte di cauto ottimismo ed altre di pessimismo sfrenato), esporre volontariamente al contagio di un virus, che tra l’altro sembra iniziare a farsi beffe degli antivirali e ad uccidere anche le persone apparentemente sane, sia poco saggio.Di conseguenza spero solo che arrivi presto un vaccino efficace e soprattutto sicuro per tutti e quindi ... “No vaccino? No party!"