Around my heart...

Lunedì 4 marzo 2019


Da piccola  per lungo tempo avevo immaginato come avrebbe potuto essere viaggiare.Non so come mai avessi di queste idee.A casa mia non si parlava mai di viaggi e di posti nuovi.Mi baloccavo in fantasie incredibili che non potevano avere riscontri reali in quanto allora la cultura  tutti se la facevano più o meno sui giornali o in televisione visto che internet non esisteva.I libri erano roba da studenti universitari.Una bambina di 4 anni non veniva certo considerata una valida interlocutrice per conversazioni di vario genere.I bambini avevano il compito non scritto ma assodato per consuetudine di giocare,obbedire, e non rompere eccessivamente le scatole agli adulti.La passione era esplosa una sera di pioggia battente quando eravamo stati a Venezia per accompagnare i nonni materni a prendere il treno che li avrebbe riportati in Molise.La magnificenza di quella che era stata l'antica e potente Repubblica Serenissima mi aveva ammaliata.Le facciate dei palazzi di un tempo pieni di fregi,lo sciabordio leggero delle onde che si alzavano al passare dei vaporetti,l'acciottolato umido e lucido di pioggia,gli accenti diversi di tante persone di varie parti del mondo cariche di bagagli nella grande stazione...Tutto aveva acceso ulteriormente la mia fantasia.Non avrei mai immaginato che una volta cresciuta avrei avuto l'opportunità di viaggiare tanto,spesso e in tutto il mondo.La sera ,in estate,  quando  andavo a casa dei nonni Angelo e Teresa  per fare un pò di vacanza con loro e stare al mare,se mi accontentavano, mi facevo portare a guardare i treni  in partenza e in arrivo alla stazione:ne ero letteralmente affascinata.Certo,c'erano le passeggiate lungo il corso principale,gli spettacoli  musicali organizzati dal comune,ie luminarie appese per la festa del Patrono della città,il mare che si frangeva sulle rive ,il faro che si accendeva e spegneva...Potevo ammirare i riflessi dell'acqua e la marea che cresceva spumeggiando dall'alto di Piazza Sant'Antonio  dove c'erano dei bei giardini pieni di cardellini  che facevano il nido tra le palme proprio in quel periodo.Un'imponente fontana con delfini,tritoni e Nettuno che sputava acqua con ritmo cadenzato e rassicurante mi sembrava qualcosa che potevi trovare solo nei libri di fiabe che divoravo da appassionata lettrice quale ero(avevo imparato a leggere,come dico in qualche altro post,mentre frequentavo la scuola materna)Le giostrine dei bambini e l'odore stucchevole dello zucchero filato e del pop corn completavano il quadro.E che dire delle pigre passeggiate sulle mura difensive ormai inutili del paese vecchio su cui svettava, nella sua antica imponenza ,il Castello Svevo?Da là ammiravamo gli spettacoli pirotecnici che al sud sono davvero faraonici.Me ne restavo con il naso all'insù e con le mani sulle orecchie per proteggermi dall'allegro frastuono e il mio sguardo si illuminava di stelle che morivano poco dopo.Se continuavi a camminare trovavi  anche l'antica cattedrale quasi incendiata dai Mori : abbacinava il mio sguardo con le sue pietre bianche annerite a tratti da antiche fiamme.Poi i due porti con le Isole Tremiti sullo sfondo...Tutto congiurava per farmi sognare e la mia immaginazione spiccava il volo verso l'infinito .Come dicevo però  i treni che passavano e che venivano annunciati  erano la mia autentica passione.Lo stridere dei freni sulle rotaie,gli avvisi dagli altoparlanti,i viaggiatori che si affacciavano accaldati dai finestrini e ordinavano panini ,pizzette e bibite all'uomo di fatica del bar...Ecco,quest'uomo col grembiule bianco e il marsupio per i soldi  mi faceva tanta pena.Aveva l'aria perennemente esausta e maneggiava con maestria e velocità un fazzoletto bianco per tergersi il sudore che gli sgorgava copioso dalla fronte.Nel breve lasso temporale in cui i treni stavano fermi ,prima che il fischietto del capostazione  facesse riprendere l'inesorabile marcia  del drago di metallo(nella mia fantasia)sulle rotaie scricchiolanti,questo poveretto correva  come un pazzo avanti e indietro per raccogliere le ordinazioni  trascinando sulla spalla un pesantissimo carico di bevande e cibarie.Nel frattempo il padrone lo guatava con occhio di falco aldilà del vetro del bar,protetto dalle temperature torride e con il privilegio dell'aria condizionata...spesso gli rivolgeva sguardi in cagnesco.Allora le forze del poveretto sembravano centuplicarsi e correva ancora di più mentre i viaggiatori gli  urlavano le ordinazioni dai finestrini.L'ho rivisto anni dopo.L'antico padrone,forse era  deceduto o in pensione.Questi fatti avevano cambiato lo stato delle cose e consentito a quest'uomo di acquistare il bar che ora aveva un aspetto gradevole e moderno.Ma allora mi chiedevo quante storie avessero da raccontare le persone,quante cose avevano visto e avrebbero potuto vedere.Questo desiderio di vedere cose nuove,imparare e conoscere mi ha accompagnata per tutta la vita ed è mio fedele compagno di viaggio.