Creato da archibonarrigo il 02/12/2009

Architecture Design

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Storia & Filosofia dell'Architettura

La Scienza dell’Architettura è una scienza empirica perchè basata sull’esperienza, esperienza che è in primo luogo di tipo tecnico per poi diventare teorico-stilistico. L’uomo è spinto dal desiderio di bellezza, un desiderio destinato però a no essere mai soddisfatto perchè anche l’opera d’arte non fa nient’altro che renderci un’immagine di bellezza ideale. Il desiderio di poter costruire sapendo e quello di esprimere con un opera la nostra identità sono però funzioni indispensabili per l’uomo, e l’uomo architetto spinto da questi tre desideri si può definire inventore di forme e non creatore proprio perchè le forme nell’ “arte” preesistono.

Si potrebbe affermare che la scienza dell’architettura è la collezione e l’organizzazione delle informazioni sui fattori architetturali. L’arte dell’architettura è fare scelte abili per risolvere questi fattori, alla luce dei compromessi, delle interdipendenze e delle priorità. Gli architetti esperti hanno conoscenze in una varietà di aree (per esempio, stili e pattern architetturali, prodotti, insidie e tendenze) e le applicano alle proprie decisioni.

Tralasciando tutti i principi necessari per prendere decisioni architetturali, praticamente tutti i metodi architetturali raccomandano di tenere una registrazione delle soluzioni alternative, delle decisioni, dei fattori influenti e delle motivazioni relative ai problemi e alle decisioni significative.

L’architettura è la scienza che sembra abbia dato il maggiore apporto alla formulazione teorica del Rinascimento. Non si può dimenticare che due dei caratteri fondamentali di questo periodo, la prospettiva e la ripresa della classicità, sono strettamente pertinenti all’architettura. La nuova architettura usa la prospettiva per determinare spazi compiuti e finiti, opposti agli spazi infiniti del gotico. Ciò che distingue nettamente la nuova scienza architettonica è l’uso di un progetto. Nasce un metodo matematico e geometrico che guida la mano degli artisti in modo non empirico ma razionale. Se nel Medioevo la progettazione si limita all’applicazione d’alcune regole, nel Rinascimento è una fase preliminare fondamentale alla realizzazione dell’opera. Un progetto teorico, definito sulla base di chiare leggi matematiche, assicura la perfetta riuscita finale. La struttura che tiene in piedi un edificio risponde a regole precise e diviene più autonoma rispetto alla decorazione.

La musica, il cinema, la danza, la pittura, l’architettura e la scienza in genere, diventano veicoli di approfondimento della conoscenza dell’”altro”.

Fonti: Storia dell’arte

autore: architect pasquale bonarrigo.

 

Web site:

http://www.archibonarrigo.webs.com/

http://www.bonarrigo.altervista.org   

 

The Team at Architecture & Design ≈

Architect Pasquale Bonarrigo 

Reggio Calabria, Italy 

 

Commenti al Post:
archibonarrigo
archibonarrigo il 02/12/09 alle 22:53 via WEB
L'architettura • le sue origini • il termine ed il significato nelle diverse epoche L'architettura è una scienza, che è adornata di molte cognizioni, e colla quale si regolano tutti i lavori, che si fanno in ogni arte. Vitruvio, 30 a.C. circa Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini. Leon Battista Alberti, 1450 Il mio concetto di architettura abbraccia l'intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all'architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l'insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto - William Morris, 1881 (questa definizione è stata il faro di tutta l'Architettura moderna del XX secolo, sintetizzata nell'epigrafe di Walter Gropius "dal cucchiaio alla città", che definisce il campo di applicazione dell'architetto). Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è Architettura - Adolf Loos, 1910 (la forma è in questo caso rappresentativa della funzione, importante è ciò che la forma evoca; la nostra emozione è legata al riconoscimento di quel significato). L'architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi nella luce - Le Corbusier, 1923 Chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura - Mies van der Rohe, 1925 L'architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti. - Giancarlo De Carlo, 1969 "L'architettura è la più antica professione sulla terra, l'arte del costruire, ma anche l'arte di rappresentare le cose." - Renzo Piano, 2007 "L'architettura non banale nasce dal rischio reciproco del committente e dell' architetto." Massimiliano Fuksas, 2007 " Nihil adui aut diminui." Leon Battista Alberti, 1450 Fonti: Storia dell’arte autore: architect pasquale bonarrigo
 
archibonarrigo
archibonarrigo il 05/12/09 alle 10:26 via WEB
L'ETA' AUGUSTEA Le scienze - La cultura romana lasciò sempre in disparte la ricerca scientifica e attuò una netta distinzione, anche concettuale, fra attività intellettuali e pratiche: pur considerando la scienza una disciplina idonea alle persone colte e ai ceti dirigenti della società, ritenne invece la produzione tecnica come un’attività riservata al popolo minuto, per la quale gli aristocratici non dovevano “sporcarsi le mani” rischiando il marchio di infamia di un lavoro manuale svolto per un salario. Pur non essendo pochi i trattati scientifici e le enciclopedie che furono pubblicati nella vastissima produzione letteraria romana, tuttavia in tutte queste opere è sempre viva l’opinione che lo scienziato non debba ricercare le cause dei fenomeni naturali, campo di interesse esclusivo della filosofia, bensì solo descriverli. Fonte: http://www.ips.it/scuola/concorso/peano/scienze.html - Autore: architect pasquale bonarrigo -
 
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SULL'ARCHITETTURA IN ITALIA

Come definite l'architettura? Cosa vuol dire fare architettura oggi?

L'architettura ha il suo nome, non ha bisogno d'altro. Vorremo piuttosto contrapporre due modi di indicarla, solitamente utilizzati come sinonimi: "Ars construendi vs ars aedificandi". L'edificare è per noi il modo in cui il costruire si rende inautentico: è l'aedis facere, il costruire templi enunciando enfaticamente la loro erezione e mutando un dono, in un "prodotto" intenzionalmente perseguito. Laddove, invece, costruire è lavorare in silenzio nella consapevolezza che all'architetto non è dato ipotecare il futuro e imporre alla pietra le sue metaforizzazioni indebite. Perché la costruzione ha una vita propria, che non appartiene all'architetto. Il tempio sarà, poi, se dovrà essere: non sta a noi "edificarlo" e non sta a noi "edificare" l'umanità, ci penserà il tempo, ci penserà un dio, se ancora ci sarà un dio a pensarci.

Chi costruisce non sa, in realtà, cosa abita ed abiterà (oltre a quest'uomo qui e a quella donna lì, che vedo e che tocco) la sua costruzione: non lo sa e, aggiungiamo, non deve saperlo perché quel che lui può pretendere di sapere, per quanto gli sembri titanico, sarà sempre spaventosamente insignificante e insulso. Il costruttore gotico, questo nomade che si allontanava indefinitamente da se stesso, sapeva bene d'essere strumento di qualcosa che lo trascendeva: l'architetto, nel corso della seconda metà del millennio, lo ha progressivamente dimenticato, oggi l'edificazione ha sgominato la costruzione. L'edificante "fa Arte" (fa il tempio) e sa perfettamente di fare Arte (maiuscolo), e con questa semplice illusione distrugge alla radice ogni possibilità d'arte (minuscolo); perché distrugge, in realtà, la stessa ragion d'essere di un artigianato, la sua dignità e la sua necessaria umiltà, quella che l'architetto dovrebbe imparare non appena prende in mano la sua prima matita.

L'architetto edificante è, dunque, nell'uso che facciamo di questa parola, portatore di hybris e perciò fatalmente e diabolicamente sconfitto proprio quanto più si danna per vincere. Più l'architetto si autocertifica "artista", più vuole edificare, proclamando la sua libertà creativa e la sua indomita genialità, più urla l'importanza epocale di quello che fa e più fatuo, insulso, inutile, diviene il suo operare. Troviamo perciò auspicabile un'architettura non edificante anche se ci rendiamo perfettamente conto dell'inattualità di quest'auspicio.

 

ARCHITETTURA ITALIANA

Esiste un'architettura italiana? In che senso se ne può parlare? Cosa la caratterizza?

Certo che esiste. La caratterizzano: colorito vivace, sguardo sereno, sorriso serafico, nessun movimento. Sembra la mummia di Lenin quando era ancora viva e si faceva la fila per farci quattro chiacchiere. Mai che rispondesse. Parlare, però, se ne può parlare. Parliamone.

Ci s'insegna ultimamente (e lo si fa, se occorre, a colpi di mortaio) che in due cose serve credere: nel Mercato e in Dio (il nostro Dio, naturalmente). Il resto va da sé. L'ottimismo dei tempi, è evidente, deriva dall'identificazione del bersaglio con il suo diametro più esterno, in modo tale che solo al miope grave e al mentecatto sia consentito mancarlo. Dio e Mercato sembrano, del resto, un'ottima accoppiata. Esauriscono i bisogni dello spirito e anche quelli del corpo. In Italia, risparmiatori come siamo, abbiamo ulteriormente ridotto la possibilità di sbagliare il tiro rinunciando a Dio che, ad occhio e croce, è l'anello debole del duetto. La nostra plurisecolare tradizione cattolica e la presenza sorridente ma vigile della chiesa ci consentono queste deliziose forme d'oblio: l'Italia è il solo paese al mondo in cui si può benissimo fare a meno di credere in Dio restando perfettamente ortodossi.

 

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