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GRAFICA 3D RENDERING

Grafica 3D Rendering di Esterni

  Rendering, di esterni in grado di ambientare il modello tridimensionale inqualsiasi situazione atmosferica e ambientale. La possibilità dirichiedere rendering notturni o diurni, scegliendo in anticipol'intensità di luce che la committenza riterrà più opportuna.

 Designer Architect Pasquale Bonarrigo

 Rilievi, strumentali con stazione totale laser di facciate storiche, facciate digrandi dimensioni, elementi strutturali, e di tutti gli elementiriconducibili a rilievo fotogrammetrico.

 

Designer Architect:     

                info@bonarrigo.tk

                 www.bonarrigo.tk

 


 

 

RESTITUZIONI FOTOGRAMMETRICHE

Rilievi e Restituzioni Fotogrammetriche

  Rilievi, strumentali con stazione totale laser di facciate storiche, facciate digrandi dimensioni, elementi strutturali, e di tutti gli elementiriconducibili a rilievo fotogrammetrico.

 Con l' appoggio di rilievi fotografici in alta risoluzione, restituiamol'oggetto rilevato, in maniera estremamente capillare e precisa,consegnando al committente, la fotografica rototraslata perfettaente inscala, e la conversione in formato dwg vettoriale, sia degli elementipropri (finestre, porte, greche), sia degli elementi derivati (crepe,fessure, distacchi di intonaco,ecc).La consegna avviene in formato dwg © secondo la release scelta,georeferenziato.


 

The art of architecture.

 

In un moderno ufficio un team di professionisti realizza studi di progettazione accurati, dando un eccellente supporto a ingegneri ed architetti.

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The Team at Architecture & Design - Architect

 

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DESIGNER ARCHITEKTURA

Designer Architektura

"La capacità di giudizio personale matura nella solitudine con la riflessione, il dubbio e richiede di saper guardare il mondo con curiosità, con stupore, con ingenuità, con cuore puro.
Tutte cose che, di solito, non sappiamo fare."

Designer Architect:     

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SULL'ARCHITETTURA IN ITALIA

Come definite l'architettura? Cosa vuol dire fare architettura oggi?

L'architettura ha il suo nome, non ha bisogno d'altro. Vorremo piuttosto contrapporre due modi di indicarla, solitamente utilizzati come sinonimi: "Ars construendi vs ars aedificandi". L'edificare è per noi il modo in cui il costruire si rende inautentico: è l'aedis facere, il costruire templi enunciando enfaticamente la loro erezione e mutando un dono, in un "prodotto" intenzionalmente perseguito. Laddove, invece, costruire è lavorare in silenzio nella consapevolezza che all'architetto non è dato ipotecare il futuro e imporre alla pietra le sue metaforizzazioni indebite. Perché la costruzione ha una vita propria, che non appartiene all'architetto. Il tempio sarà, poi, se dovrà essere: non sta a noi "edificarlo" e non sta a noi "edificare" l'umanità, ci penserà il tempo, ci penserà un dio, se ancora ci sarà un dio a pensarci.

Chi costruisce non sa, in realtà, cosa abita ed abiterà (oltre a quest'uomo qui e a quella donna lì, che vedo e che tocco) la sua costruzione: non lo sa e, aggiungiamo, non deve saperlo perché quel che lui può pretendere di sapere, per quanto gli sembri titanico, sarà sempre spaventosamente insignificante e insulso. Il costruttore gotico, questo nomade che si allontanava indefinitamente da se stesso, sapeva bene d'essere strumento di qualcosa che lo trascendeva: l'architetto, nel corso della seconda metà del millennio, lo ha progressivamente dimenticato, oggi l'edificazione ha sgominato la costruzione. L'edificante "fa Arte" (fa il tempio) e sa perfettamente di fare Arte (maiuscolo), e con questa semplice illusione distrugge alla radice ogni possibilità d'arte (minuscolo); perché distrugge, in realtà, la stessa ragion d'essere di un artigianato, la sua dignità e la sua necessaria umiltà, quella che l'architetto dovrebbe imparare non appena prende in mano la sua prima matita.

L'architetto edificante è, dunque, nell'uso che facciamo di questa parola, portatore di hybris e perciò fatalmente e diabolicamente sconfitto proprio quanto più si danna per vincere. Più l'architetto si autocertifica "artista", più vuole edificare, proclamando la sua libertà creativa e la sua indomita genialità, più urla l'importanza epocale di quello che fa e più fatuo, insulso, inutile, diviene il suo operare. Troviamo perciò auspicabile un'architettura non edificante anche se ci rendiamo perfettamente conto dell'inattualità di quest'auspicio.

 

ARCHITETTURA ITALIANA

Esiste un'architettura italiana? In che senso se ne può parlare? Cosa la caratterizza?

Certo che esiste. La caratterizzano: colorito vivace, sguardo sereno, sorriso serafico, nessun movimento. Sembra la mummia di Lenin quando era ancora viva e si faceva la fila per farci quattro chiacchiere. Mai che rispondesse. Parlare, però, se ne può parlare. Parliamone.

Ci s'insegna ultimamente (e lo si fa, se occorre, a colpi di mortaio) che in due cose serve credere: nel Mercato e in Dio (il nostro Dio, naturalmente). Il resto va da sé. L'ottimismo dei tempi, è evidente, deriva dall'identificazione del bersaglio con il suo diametro più esterno, in modo tale che solo al miope grave e al mentecatto sia consentito mancarlo. Dio e Mercato sembrano, del resto, un'ottima accoppiata. Esauriscono i bisogni dello spirito e anche quelli del corpo. In Italia, risparmiatori come siamo, abbiamo ulteriormente ridotto la possibilità di sbagliare il tiro rinunciando a Dio che, ad occhio e croce, è l'anello debole del duetto. La nostra plurisecolare tradizione cattolica e la presenza sorridente ma vigile della chiesa ci consentono queste deliziose forme d'oblio: l'Italia è il solo paese al mondo in cui si può benissimo fare a meno di credere in Dio restando perfettamente ortodossi.

 

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